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giovedì 30 settembre 2010

Youcanprint.it













Youcanprint.it (http://www.youcanprint.it/) Fondato il 26 Settembre 2007, Youcanprint.it, marchio commerciale della società Borè s.r.l., è uno dei primi siti in Italia ad offrire la possibilità di stampare o pubblicare il proprio libro, catalogo, book fotografico in modo semplice, economico ed accessibile praticamente a tutti. Youcanprint, infatti, permette a chiunque di accedere al mondo dell'editoria, offrendo la possibilità di veder finalmente pubblicata e stampata la propria opera. I prezzi dei servizi offerti da Youcanprint.it non temono nessun paragone con i costi che si dovrebbero sostenere rivolgendosi a “Il Mio Libro”, “Lulu” o “Blurb”. La stampa del vostro volume non esaurisce l'offerta di Youcanprint.it. Accompagnare un libro con un'ottima presentazione può voler dire doversi assicurare una campagna promozionale degna di questo nome. Biglietti da visita, brochure, locandine, inviti e segnalibri coordinati con la vostra pubblicazione garantiscono una riuscita ottimale dei vostri reading o presentazioni.

Ma la differenza più evidente, e per noi fondamentale, rispetto agli altri service di book on demand è la cura che noi mettiamo nel realizzare i vostri libri. Che sia un romanzo, un libro di poesie o un catalogo d'arte, sapremo consigliarvi e seguire passo dopo passo l'impaginazione e la “chiusura” della vostra opera. Mentre ilmiolibro o lulu vi mettono di fronte a sistemi automatici, spesso complicati e non flessibili, con noi avrete a disposizione delle “persone”, con le quali parlare e che vi saranno accanto, vi consiglieranno e renderanno realtà i vostri sogni e desideri.La comunicazione tra l'autore e chi si offre di stampare l'opera non deve mai prescindere da un rapporto di collaborazione continuo per garantire un risultato ottimale. “Alla freddezza” di un software di impaginazione online preferiamo il “rapporto umano”, con gli stessi costi di realizzazione.

Ecco un esempio: La scultura 1971-2009 - Gennaro Esca

"Gennaro Esca è nato a Napoli. Ha studiato all’Istituto d’Arte “Filippo Palizzi” di Napoli, all’Accademia di Belle Arti della stessa città con Augusto Perez e Comunicazione pubblicitaria all’Università per Stranieri di Perugia. È titolare della Cattedra di Discipline Plastiche ed Educazione Visiva presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Mazzatinti” di Gubbio (PG).
Ha esposto alla Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma ed in Gallerie nazionali ed internazionali. Le ultime mostre alla Galleria Artico di Perugia nel 2007; Al Caffè Letterario di Roma nel 2008; alla Galleria Il Trittico di Roma; al Centro Internazionale OAD in via del Corso a Roma per il 400esimo anniversario della morte del Caravaggio nel 2010; alla Galleria LineaDarte Officina Creativa di Napoli per la Biennale del Libro d’Artista. L’Associazione “A Ruota Libera”, con l’adesione del Presidente della Repubblica, ha curato la personale al Castel dell’Ovo di Napoli, dicembre 2009-gennaio 2010; a marzo 2010 l’ultima personale al Palace Museum de Uruguay, a cura di Noemi Silvera.

Info e archivio: garcoes.contemporaryart@hotmail.it

Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Web: www.gennaroesca.it

Contatti: info@youcanprint.it

mercoledì 29 settembre 2010

Libellula edizioni una giovane casa editrice del Salento che con il libro Testarda io! di Valeria Corrado giunge alla terza ristampa!!!













Libellula Edizioni (http://www.libellulaedizioni.com/) nasce con l’intento di creare una realtà nuova nel panorama dell’editoria. Libellus, per i latini, era il piccolo libro e le ali distese come pagine scritte, hanno dato il nome alla Libellula. Ogni collana presentata è un modo di intendere il testo, che si spinge oltre la mera pubblicazione. Ogni sezione è scandita da una linea grafica che la contraddistingue. Le presento di seguito:

- La collana NovElle, dedicata alle donne, nel suo formato pratico ed accattivante

- Le edizioni cartonate dei Diari di Viaggio, in cui risalta l’arte della fotografia

- le edizioni In lapis e I racconti della buonanotte con immagini al vivo e colori brillanti.

Nella collana di punta “NovElle” di questa giovane casa editrice, da mettere in evidenza il lavoro di Valeria Corrado dal titolo “Testarda io” giunto alla terza ristampa. La protagonista, Ilaria, scrive della sua ricerca interiore affidandosi ai tasti di un computer. Ma chi è Ilaria ? Ilaria è l'incaranzione delle contraddizioni della vita o meglio di ciò che si vorrebbe essere, senza però avere la forza di intraprendere un cambiamento nella propria esistenza. Scritto con una prosa che va ben oltre l'essere una mestierante della scrittura, “Testarda io!” di Valeria Corrado è un libro intenso e accattivante che mai vorrete lasciare sul comodino!

Storie Bastarde: booktrailer + primo capitolo

Storie di ragazzi cresciuti tra Pasolini e Banda della Magliana


Anni Settanta. Ostia, estrema periferia di Roma. Una terra di nessuno dove è stato massacrato e ucciso Pier Paolo Pasolini. Un far west di marane, baracche, palazzoni in riva al mare, dove il confine tra vita e malavita è sottilissimo.
Un posto dove le strade ringhiano e i bar sono palestre di vita.
Un gruppo di ragazzini cresce così, attraversando la pineta dove capita di giocare con il cadavere penzolante di un morto impiccato. Dove, tra boss della malavita locale, si incrociano i "bravi ragazzi" della Banda della Magliana e la primula rossa delle Br, Barbara Balzerani.

booktrailer:
Colonna sonora del Piotta e del gruppo "San la muerte".
Roman Blues (bastard rmx) (L.Pari - T.Zanello)
Regia di Nando Scalamandrè

libro di:
Davide Desario, Storie bastarde, Avagliano Editore, 27 settembre 2010

martedì 28 settembre 2010

LEGA-LAND - Miti e realtà del Nord Est. Di Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi. Presentazione di Massimo Carlotto (Manifestolibri)
















Il celebrato modello veneto è andato in tilt, nel gioco sfacciato dell’economia e della politica. Fra il tramonto del “sistema Galan” e il deragliamento della “locomotiva” nord-estina, non affiora soltanto l’ultima generazione leghista, svezzata da vent’anni di “serenissima” ideologia. Il Veneto continua a sfornare contraddizioni stridenti, storie e personaggi emblematici, perfino movimenti sociali che contraddicono ogni “modello”. Questo libro costituisce un viaggio-inchiesta attraverso i tanti volti del Nord Est: dalle schiave dell’immondizia nei capannoni postindustrali al business che ruota intorno ai finanziamenti europei, agli eco-mostri messi in cantiere dagli interessi immobiliari. Come evidenzia lo scrittore Massimo Carlotto, “il Veneto di domani è un affare ultramiliardario che ora passa nelle mani del governatore leghista Luca Zaia e del suo partito”.

GLI AUTORI:

Sebastiano Canetta (1972), è un giornalista free-lance che ha svolto inchieste nel Nord-Est e in Medio Oriente.

Ernesto Milanesi (1961), giornalista e collaboratore del manifesto, ha pubblicato numerosi reportage e raccolte di articoli.

lunedì 27 settembre 2010

Il segreto nella letteratura moderna a cura di Patrizia Guida, e Giovanna Scianatico (Pensa Multimedia)








Il volume si propone, nello spirito della collana Filigrane di cui inaugura una nuova serie, come uno spazio di confronto comparatistico, di apertura interdisciplinare. Studiosi del Rinascimento e contemporaneisti, critici e teorici, italianisti e germanisti offrono i loro contributi intorno ad una tematica fondante della letteratura a partire dalle sue origini mitiche, disposti a correre il rischio di una apparente dispersività, per puntare sull’incrocio delle traiettorie critiche. Si va da Petrarca, Ariosto e Tasso a Dostoevskij, a Borges, da Pirandello a D’Annunzio, a Sbarbaro, a Ungaretti e Montale, alla narrativa del postmoderno. È questo l’obiettivo della nostra per altro modesta e provvisoria proposta: far scattare la scintilla dell’interpretazione dall’attrito di nuovi sguardi, di angolazioni critiche inedite. L’arte della poesia si basa su un paradosso: essa è depositaria di un segreto che è costitutivamente votata a rivelare. Paradossalmente, proprio di fronte all’incomunicabilità dello strumento poetico emerge prepotentemente la necessità di rappresentare la condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, la sua precarietà, il dissolversi della sua humanitas, ma soprattutto gli esiti della ricerca infinita di quel segreto significato dell’esistere.

sabato 25 settembre 2010

Le Valchirie, primi 3 capitoli del nuovo libro di Paolo Coelho, Bompiani


Prologo
J. e io ci incontrammo per cenare sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro. Con tutta la gioia e l’entusiasmo di uno scrittore che stava per pubblicare il secondo libro, gli consegnai una copia de L’Alchimista. Gli spiegai che il romanzo era dedicato a lui: intendevo ringraziarlo per tutto ciò che avevo appreso nel corso dei nostri sei anni di frequentazione.
Due giorni dopo, lo accompagnai all’aeroporto. J. aveva già letto gran parte del mio testo e mi fece notare una frase:
“Tutto ciò che accade una volta potrebbe non succedere mai più. Ma tutto ciò che succede due volte finirà per accadere anche una terza.” Gli domandai cosa intendesse dire. Mi spiegò che già in altre due occasioni avevo avuto l’opportunità di vivere il mio sogno, eppure ero arrivato a distruggerlo. [...]


TRAMA

Paulo (il protagonista autobiografico del romanzo) ha da poco scritto un libro, L’Alchimista, che sottopone al suo maestro spirituale J. Questi lo legge con interesse, capisce il vero messaggio che il libro esprime e il travaglio del suo autore. Suggerisce, quindi, a Paulo il modo per liberarsene: lasciare tutto e intraprendere un viaggio per scoprire la verità della propria esistenza e incontrare il proprio angelo custode. Paulo decide allora di partire con la moglie Chris e di andare negli Usa, nel deserto di Mojave. Qui troverà un gruppo di donne (le Valchirie) capitanate dalla rossa Valhalla. Valhalla metterà in crisi il rapporto di Paulo con Chris, ma sarà solo l’ultima tappa per scorgere la verità.


PAULO COELHO
è nato a Rio de Janeiro nel 1947. Le sue opere, pubblicate in più di centosessanta paesi e tradotte in sessantasette lingue, hanno venduto oltre cento milioni di copie. Tra i premi ricevuti dall’autore, il titolo di Chevalier de l’Ordre National de la Légion d’Honneur, attribuitogli dal governo francese, e la Medalla de Oro de Galicia. Dal 2002 è membro della Academia Brasileira de Letras, nel 2007 è stato nominato Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Bompiani ha pubblicato con enorme successo L’Alchimista (1995), Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto (1996), Manuale del guerriero della luce (1997), Monte Cinque (1998), Veronika decide di morire (1999), Il Diavolo e la Signorina Prym (2000), Il Cammino di Santiago (2001), Undici minuti (2003), lo Zahir (2005), Sono come il fiume che scorre (2006), La strega di Portobello (2007), Henry Drummond Il dono supremo (2007), Brida (2008) e Il vincitore è solo (2009).


link per leggere primi 3 capitoli del libro di
Paulo Coelho, Le Valchirie, traduzione di Rita Desti, Bompiani, in libreria dall'8 settembre 2010

Romamoremorte. Racconti di Aristos, Cristina Del Ferraro, Marco Marsullo, Mauro Petrelli (Enzo Delfino editore)












Un libro, quattro scrittori, quattro racconti in cui i personaggi vivono e uccidono, camminano, strisciano, parlano, e i pensieri muoiono.
Sono storie di emarginazione, di violenza, di sesso, di amore impossibile da comunicare e destinato a finire in maniera dolorosamente tragica. Sono storie che si svolgono a Roma, una Roma di panni stesi, autobus sporchi, rumori di sottofondo, la Roma delle periferie vecchie e nuove che non è certamente (come non lo è mai stata) la città che si offre in pasto ai turisti, immobile, più che eterna.
L'atmosfera va dal pulp de noantri al racconto romantico, dal realismo feroce alla genesi di un racconto, scivolando in un'agevole lettura ma sempre con una caratteristica fondamentale: nascere da un punto di vista uni(vo)co che, ingrandendo e deformando un particolare aspetto della realtà, ce ne rivela il meccanismo complessivo. Ciascuno con il suo stile, eclettico e aderente alla situazione. Tutti con una dote: farsi leggere volentieri, che in fondo è ciò che si chiede a uno scrittore.

tratto da CONFESSA, MALEDETTA di Marco Marsullo

[...] Mancava un’ora alla mezzanotte quando il cellulare gli prese a suonare nel silenzio tombale che lo attorniava. La Primavera di Vivaldi. Metallo ebbe un sussulto e il cuore gli schizzò in una tachicardia
che pareva un assolo di batteria. Istintivamente si portò la mano al petto. Aveva avuto un infarto qualche mese prima e il medico gli aveva categoricamente imposto di non fare sforzi e di non rischiare stupidi spaventi. Come questo, ad esempio. Boccheggiando come un’orata pescata, infilò la mano tremolante nel giubbotto nero di nappa col pellicciotto, ottenendone un vecchio cellulare avvolto in un fodero sgualcito di
tela. Fissò lo schermo per un momento, poi lasciò precipitare verso il basso il braccio che teneva il telefono, come a scaricare una tensione insostenibile. Soffiò fuori dalla bocca un respiro più rumoroso, poi rispose.



venerdì 24 settembre 2010

Attenti a chiamarli Briganti! Intervento di Stefano Donno















Capone Editore è un’azienda editoriale, dotata di un catalogo di grande qualità nel quale vengono sviluppati i diversi aspetti della cultura etno/antropologica a queste latitudfini, dalla preistoria ai giorni nostri, grazie al contributo di storici e studiosi di rilievo sia indipendenti che appartenenti al mondo delle università. Vi troviamo allora non solo libri di fotografia, libri d’arte, di storia, d’architettura ma anche una variegata sezione di testi dedicati al tema del Brigantaggio e della Storia del Mezzogiorno. Non posso non fare riferimento da subito alla collana dell’editore salentino dal titolo “Carte scoperte, storie e controstorie” che ripropone testi storici e opere di narrativa, accogliendo inoltre approfondimenti, sfumature e ipotesi sia che toccano la Storia da un punto di vista delle grandi prospettive sia che scandagliano zone d’ombra della nostra cultura storica. In questa collana hanno visto la luce volumi come l’immenso “Cento anni di Brigantaggio” di Alexandre Dumas (sì proprio lui!), oppure “Il mistero del brigante” di Gianni Custodero. Ora per comprendere con pienezza di analisi e riflessioni il brigantaggio meridionale nel nostro paese a seguito della sua unità, ovviamente liberandolo da ogni fumosità ideologica, occorre calarsi nel mondo contadino che ne è il “sottobosco” culturale e sociale. Di recente pubblicazione per Capone editore, il libro “Nacquero contadini, morirono briganti” di Valentino Romano con post/fazione di Monica Mazzitelli. Le storie consegnate nero su bianco alle pagine di questo lavoro – frutto di un recupero attento e paziente in anni e anni di scavi archivistici - aprono uno spaccato gustoso, spesso inedito e insolito, su questo mondo nel quale convivono e si scontrano tutti insieme rurali e gentiluomini, idealisti e profittatori, eroi tragici, avventurieri bislacchi, briganti e soldati, vittime e carnefici, giudici e condannati, carnefici e “capri espiatori”, clero avido e monarchia intrigante: fantasmi di un Sud, palco di speranze, di illusioni e di delusioni sul quale, dopo la dissoluzione del Regno delle Due Sicilie, va in scena la nuova Italia. Il libro con una fittissima raccolta di indicazioni bibliografiche e un’attenta ponderazione dei passaggi e momenti storici che si concretizza in uno stile elegante e coinvolgente, racconta di semplici e umili contadini le cui vicende aiutano a capire il brigantaggio postunitario e la vera storia dell'Unità d'Italia. Scrive il bravo Paolo Zanetov nella prefazione al volume: “La nuvola di polvere all’orizzonte che tra grida lontane annuncia l’approssimarsi della selvaggia cavalcata dei briganti, il fumo degli spari, lo schioccare delle pallottole e il balenio delle sciabole snudate della cavalleria – sequele classiche delle cronache brigantesche – riconducono il nostro immaginario agli scontri, agli agguati, alle scorrerie ed ai colpi di mano che abbiamo visto scorrere sul grande schermo nelle pellicole d’oltreoceano dedicate alla conquista del West, da Ombre Rosse al Piccolo grande uomo. Analogamente a quella degli indiani, la minacciosa presenza dei briganti aleggia e si percepisce senza mai entrare nello specifico di una umana concretezza, atta a rendere visibili sentimenti, emozioni e sofferte ragioni dei protagonisti di quelle drammatiche vicende” Un libro utile, forse prezioso, forse necessario per capire alcune destinalità di questo sud del sud del mondo!

Titolo: Nacquero contadini, morirono briganti/Autore: Romano Valentino

Editore: Capone

Collana: Carte scoperte. Storie e controstorie/Anno di pubblicazione: 2010

Pagine: 144

email:info@caponeditore.it

giovedì 23 settembre 2010

Da "I viaggi dei filosofi" a cura di M. Bettetini e S. Poggi (Cortina) a "Conversazioni con un Gargoyle" di M. N. Lesniewski (Il Rovescio)


















Quando pensiamo ai filosofi, pensiamo ad una categoria in perenne movimento, soprattutto per quello che concerne le loro riflessioni, e i loro sistemi di pensiero. Ma il filosofo è anche un viaggiatore, e lo dimostra un libro splendido che ho appena terminato di leggere uscito per i tipi di Cortina a cura di Maria Bettetini e Stefano Poggi con un titolo intrigante: “I viaggi dei filosofi”. Si parla di Platone che finisce nelle mani dei pirati per andare da Siracusa alla sua Atene, si parla di Rousseau per il quale il viaggio rappresenta una necessità biologica, per arrivare a Nietzsche, e al suo delirio Torinese. Un volume che consiglio caldamente come un gioco per il lettore che ama scoprire il mondo delle ricerca interiore. E unitamente a quest’opera, voglio proporre uno spazio anche al lavoro di Marcello Nardo Lesniewski che per i tipi di “Il Rovescio editore” pubblica “Conversazioni con un Gargoyle”. Marcello Nardo è nato a Roma nel 1978. Coltiva da sempre la scrittura come bussola dell'umore, influenzata da un tangibile percepito come "bagliori di luce nella decadenza", paradosso destabilizzante e retaggio storico. L'aggiunta ulteriore del cognome Lesniewski è un omaggio alla moglie Kasia. Entriamo però nello specifico. Si tratta di poco più di 90 pagine animate da una serie di visioni che hanno il comun denominatore della guerra tra il soggetto, l’individuo e la realtà. L’Io parlante è un vero e proprio “fugitivus errans” da intendersi non tanto in chiave romantica come viaggiatore spinto nel mondo dall’amore per la conoscenza, ma come indagatore dei miasmi di tutto ciò che lo circonda. Marcello Nardo Lesniewski conduce il lettore attraverso dimensioni a volte reali a volte frutto della sola componente mnemonica, con l’obiettivo di parlare di destinalità e di abissi che spesso irrompono nella vita di ciascuno di noi senza preavviso. Si tratta comunque di un'opera prima che con dieci racconti disegna un cammino, anzi un vero e proprio viaggio da Barcellona a Nizza a Cracovia. Il Gargoyle allora cosa c’entra! Nel caso specifico assurge a ruolo di metafisica Sfinge, predisposta a dare quiete ai mille interrogativi dei “viandanti” ontici!
(Stefano Donno)

mercoledì 22 settembre 2010

LA PERSONA. Etica e ontologia in Nicolai Hartmann di Carlo Scognamiglio (Pensa Multimedia)












Questo libro è dedicato al tema della persona. Alcuni grandi problemi della filosofia morale, quali la libertà, i valori, la singolarità personale, sono indagati secondo un’idea dell’etica che richiede una fondazione ontologica. L’autore prende le mosse da alcune difficoltà interne alla nozione di soggettività, e ricostruisce l’itinerario concettuale con il quale Nicolai Hartmann ha attraversato il movimento fenomenologico, per poi emanciparsene, preferendo un approccio ontologico. Sul piano del pensiero morale, questa impostazione respinge l’idea di una filosofia pratica in grado di fornire precetti o disposizioni, l’etica è «un Sehen, un vedere, un contemplare il cosmo dei valori». Il pensiero di Hartmann viene ridefinito attraverso i rapporti filosofici con alcuni grandi pensatori della tradizione, come Aristotele, Kant, Hegel, Husserl, Scheler, Lukács. Questioni complesse, quali il riduzionismo, la modalità, il dovere, indicano un quadro filosofico intricato, che trova nella descrizione della vita storica e sociale il punto più alto di difficoltà. Personalità vuol dire individualità, ma al tempo stesso comunanza e condivisione: «l’esser uomo dell’uomo – scrive Hartmann – non è cosa del singolo».

martedì 21 settembre 2010

Ma gli occhi chiusi di Ramon Trinca (libro +cd) per conto di Mimisol edizioni

















alba ispirata
e che dire?

pomeriggio ipnotico impunito.

infine questa sera e le mie pagine con
sapore d'asfalto - presente?

qui gira una mosca
gira gira una mosca
attraversa nervosa ogni
numero civico della mia pazienza
gira si rigira
e si posa.

- ecco piccola stronza ...

Libro:
Progetto grafico e impaginazione: Mirko Visentin
In copertina: Manifesto di Ramon Trinca
All'interno: Il Pianista, Bukowski e Prova per una disperazione di Ramon Trinca
Foto backstage: Paolo Formisano

Disco:
Testi e voce: Ramon Trinca
Musiche: Enrico Lucchese e Mirko Visentin
Pianoforte: Mirko Visentin

www.ultimopoeta.net

lunedì 20 settembre 2010

Sir Gawain e il cavaliere verde. Perla e sir Orfeo di John R. R. Tolkien (Edizioni Mediterranee). Intervento di Stefano Donno












E’ accaduto già con un altro caso letterario: il “Necronomicon” di Howard P. Lovecraft. Il dibattito ancora oggi tutt’altro che concluso, verte sul tentativo di comprendere se ci si trovi dinanzi ad un’opera di pura fantasia o se il contenuto del celeberrimo “grimorio maledetto” abbia contenuti reali e dunque, per gli argomenti trattati, inquietanti. La stessa cosa accade per un altro libro, scritto dall’autore di una delle saghe fantasy più celebri, ovvero J. R. R. Tolkien con la sua opera immensa “Il Signore degli Anelli”. Ma non è di questo libro che voglio parlare in questa sede. Vorrei segnalare un lavoro che è frutto di anni e anni di studio da parte dell’autore, della letteratura e lingua scandinava e romanza e della loro cultura magica ed esoterica. Faccio riferimento a “Sir Gawain e il cavaliere verde. Perla e Sir Orfeo” edito quest’anno dalle edizioni Mediterranee. Nella tradizione della storia della letteratura, Sir Gawain e il Cavaliere Verde o Sir Galvano e il Cavaliere Verde è un romanzo scritto in medio inglese (XIV secolo) che racconta le vicende avventurose di Galvano, membro della Tavola Rotonda, che accetta la sfida lanciata da un misterioso cavaliere verde ( e quando Tolkien parla di cavaliere verde lo fa in senso letterale cioè verde dalla testa ai piedi). La sfida consiste in questo: il Cavaliere Verde sostiene che consentirà a chiunque di infliggergli un colpo di ascia senza difendersi a condizione che egli stesso però possa restituire il colpo allo scadere di un anno e un giorno esatti. Gawain accetta e con un sol colpo decolla lo sfidante. Questi non muore ma raccoglie la sua testa, salta su a cavallo e rimembra a Galvano che gli deve soddisfazione alla data concordata. Sir Galvano, comincia così il suo rocambolesco viaggio per raggiungere il luogo prescelto ove riceverà il colpo, dimostrando il suo spirito di nobile cavaliere e la sua straordinaria lealtà. Si tratta fondamentalmente di un romanzo in prosa poetica, o se si preferisce di un poema in forma di romanzo, epico, e ricchissimo di simbologie occulte e singolari. Il suo retroterra socio/culturale è quello del folklore gallese e inglese. Nell’edizione voluta dalla casa editrice romana, c’è posto anche per la storia di “Perla e Sir Orfeo” che narra di un uomo che perde la sua preziosa perla tra l'erba di un giardino e ha la visione del paradiso. L’intramontabile mito di Orfeo ed Euridice visto con gli occhi di un grande studioso del Medioevo. Libro imperdibile, con tanto di dosi massicce di avventura, magia, esoterismo, misticismo, amore e morte lungo le pagine di tre testi del XIV secolo riscritti per i lettori di oggi dall'autore de Il Signore degli Anelli.


domenica 19 settembre 2010

Il 30 settembre uscirà per Fanucci editore Devil Red di Joe R. Lansdale












Non ancora paghi delle ultime avventure e dell’incontro con la leggendaria killer Vanilla Ride, Hap e Leonard decidono di continuare la loro attività di investigatori privati, anche se vorrebbero poterla svolgere nella legalità, una volta tanto. Il primo caso che affrontano, però, è uno dei più incredibili che sia mai capitato loro, e tra una specie di setta vampirica, una strampalata organizzazione di killer mercenari, Hap è sull’orlo di una crisi di nervi. Ma non c’è tempo per riposare: lui e Leonard sono troppo impegnati nel disperato tentativo di non farsi ammazzare da una serie di personaggi che li hanno presi di mira, tra cui il killer Devil Red, la Dixie mafia e una loro vecchia conoscenza, che potrebbe rivelarsi un prezioso alleato o il peggiore nemico mai affrontato.

Joe R.Lansdale (1951) è autore di oltre venti romanzi e più di duecento racconti. Ha ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti, tra cui l’Edgar Award per In fondo alla palude, e il Bram Stoker Horror Award (sei volte). Per Fanucci Editore, che oggi pubblica in esclusiva le sue opere, sono usciti anche i romanzi Atto d’amore, Freddo a luglio, L’anno dell’uragano, Il lato oscuro dell’anima, L’ultima caccia, Echi perduti, Freddo nell’anima, Il valzer dell’orrore, La ragazza dal cuore d’acciaio, Fuoco nella polvere, La morte ci sfida, Il carro magico, Sotto un cielo cremisi (quest’ultimo parte della fortunatissima serie di Hap e Leonard) e le antologie di racconti Maneggiare con cura e Altamente esplosivo.

sabato 18 settembre 2010

BookTrailer di Blocco 11. Il bambino nazista. Libro di Piero Degli Antoni

Un campo di concentramento, un prigioniero da sacrificare...
L'orrore di Auschiwitz rivive in questo thriller!

In un campo di concentramento nazista dieci detenuti sono rinchiusi in isolamento per una notte. Sono condannati a pagare con la vita la colpa di tre compagni che sono riusciti a evadere da quell’inferno, e la loro esecuzione è fissata per la mattina dopo.


Link per leggere le prime 30 pagine del libro di

Piero Degli Antoni, Blocco 11 - Il bambino nazista, Newton Compton, il libreria dal 29 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Fuori dal cerchio. Viaggio nella destra radicale italiana, di Nicola Antolini (Elliot). Intervento di Nunzio Festa




















Con molto ritardo abbiamo accolto il libro di Nicola Antolini, “Fuori dal cerchio. Viaggio nella destra radicale italiana”. Con molto ritardo, nonostante tutto, l'autore aveva inteso spingersi dentro una questione che da anni ricercatori vari, da giornalisti a scrittori hanno voluto far entrare nelle loro opere. Con molto ritardo, Nicola Antolini s'accorge che esistono, ovviamente a sinistra (non a destra destra che a leggere il volume si vive un momento di massimo splendore, un rinascimento sotto le mentite spoglie della rinascita) tanti problemi politici. Con molto ritardo, dobbiamo ricordare che è proprio la generazione, soprattutto, degli ex comunisti e similari, ma quelli d'almeno quarant'anni, va specificato, ad aprirsi, “democraticamente”, al dialogo – considerato comunque sempre fecondo - coi fascisti, o almeno con chi fascista oggi si dichiara. Ma, per fortuna, a parte pure in quel caso, un pizzico di ritardo, generale e generalizzato, avevamo avuto l'inchiesta di Mario Caprara e Gianluca Semprini, eppure evidentemente non solo quello, dal titolo “Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista” (Newton & Compton). Composta in circa 600 paginette. Punture che giustamente non hanno intaccato la volontà dell'Antolini. Che, ed è giusto per lo scopo prefissato, ha tolto dalla 'analisi' buona parte delle piccole vicende da Semprini e Caprara evidenziate, ricordate, narrate, riprese. Perché, tanto per cominciare, oltre alla premessa che il libro di Nicola Antolini va assolutamente letto, e poi si dirà il motivo, l'autore ha scelto di stare proprio dentro al cerchio. Ovvero ha voluto portare un microfono da reggere a persone come: Gianluca Iannone, Francesca Giovannini, Valerio Morucci, Miro Renzaglia, Marcello De Angelis, Gabriele Adinolfi, Gabriele Marconi ecc. E la maggior parte di questi, anche per questo è necessario leggere il libro di Antolini, oggi, 2010, si dice “Fascista”. Altro che, solamente: “fascista del terzo millennio”. Non, quindi, quel “nuovo”, o ripulito, che, tanto per citare, il fasciocomunista Ugo Maria Tassinari sponsorizza andando in lungo e in largo per l'Italia. E, assolutamente, puntualizzazione già venuta da altri territori, il sottotitolo dell'opera, a parte il titolo, è decisamente utile a portare fuori strada. Lanciato, infatti, quale libro che accompagna nella destra attuale, in realtà il lavoro di Nicola Antolini permette semplicemente di descrivere dall'interno, certamente ai protagonisti e promulgatori di questa idea di fascismo d'oggigiorno, che diamine sono davvero CasaPound e simili – o quel che sono per chi le vive e, di più, le deve pubblicizzare. Tralasciando le parole, di molti degli intervistati, che in certi momenti fanno ridere per carica di farsa e in altri fanno piangere per arretratezza culturale, quell'elemento che è sottocultura, è non sicuramente la professata “cultura di destra”. Finalmente, perlomeno, abbiamo il testo che riporta (se pur esistano you tube eccetera) le comiche 'confessioni' e drammatiche del capo dei capi Iannone. Dell'eminenza nerissima G. Adinolfi. Di nostalgici alla Marconi. E la chiusura che farebbe ridere, se fosse un film d'epoca, alla Turbodinamismo. Nicola Antolini, nato a Modena nel '71, ex Pci, appunto, dimostra con questa “ricerca”, senza dubbio di seguire bene una strada immaginata. Ma, di contro, di non saper interagire con il materiale che si trova davanti. Tanto che, è questo libro va per forza letto, dall'opera sappiamo quanto si radichi sempre di più la CasaPound, e da dove nasce, e non incontriamo, nemmanco per accenni, però le prove che l'antifascismo militante tanto odiato cerca di far conoscere all'Italia stordita. Che, per aggiungere, deve nello stesso tempo fare i conti con l'astuzia di Berlusconi e compari di destra e sinistra; insieme, è ovvio, a punte di diamante che possono, a seconda delle occasioni, essere l'associazione “CasaPound” oppure il movimento “Fascismo e Libertà”. Bella storia. Questa non Storia.

Fuori dal cerchio. Viaggio nella destra radicale italiana, di Nicola Antolini, Elliot (Roma, 2010), pag. 382, euro 18,50.

giovedì 16 settembre 2010

Giuliano Pavone, L’eroe dei due mari (Marsilio). Dal 29 settembre in libreria









Non sono molti i libri d’esordio che si fanno notare prima di venire pubblicati, e ancora meno quelli di cui si comincia a parlare prima che abbiano trovato una casa editrice. Eppure è esattamente quello che è successo a L’eroe dei due mari di Giuliano Pavone. Il romanzo era ancora un dattiloscritto in cerca di editore quando l’estate scorsa Tommaso Labranca ne ha scritto un’entusiastica recensione sulla rivista Film TV, concludendo con queste parole: "Spero proprio che qualcuno lo pubblichi perché il romanzo oltre a essere divertente come una vecchia commedia all’italiana degli anni 70 è illuminante se si vogliono capire i recenti risultati elettorali". L’articolo viene notato e ripreso da alcuni siti e blog letterari, come Booksblog e Il Recensore, ed è grazie a questi ultimi che la Marsilio scopre l’esistenza del testo, se lo fa mandare dall’autore e decide all’istante di pubblicarlo. Da allora, probabilmente per via di uno spunto narrativo assai originale e intrigante – un famoso calciatore brasiliano che per mantenere fede a un insolito voto decide di andare a giocare gratis per una stagione nella disastrata squadra del Taranto - la curiosità e l’interesse intorno al romanzo non hanno fatto che crescere, e soprattutto sul web ma non solo si moltiplicano gli articoli e le segnalazioni di un libro che ancora pochissimi per ora hanno letto ma già molti aspettano con ansia!

Giuliano Pavone, L’eroe dei due mari Marsilio Editori.

In libreria dal 29 settembre 2010

Una ironica e tagliente commedia sociale sull’Italia di oggi, a mezza strada tra i romanzi di Gaetano Cappelli e Che la festa cominci di Niccolò Ammaniti

Taranto, la città dei due mari, dei tre ponti e dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa, con record in fatto di inquinamento e morti bianche. Taranto, periferia da sempre, viene portata da un clamoroso evento sportivo al centro dell’attenzione mondiale, dibattendosi fra velleitari sogni di riscatto e l’immagine inevitabilmente folkloristica che ne danno i mass media: Luís Cristaldi, attaccante brasiliano dell’Inter, uno dei migliori calciatori al mondo, in ossequio a un insolito voto annuncia di voler giocare una stagione gratis nel Taranto, che grazie alle prodezze del suo nuovo campione sogna la promozione in serie A per la prima volta nella sua storia. Ma attorno all’euforia dell’intera popolazione tarantina per l’idolo carioca resta la città con i suoi mille problemi, la malapolitica, la malasanità, le morti sul lavoro, la disoccupazione galoppante, mentre nell’ombra misteriose voci al telefono si scambiano accordi lasciando presagire niente di buono. Una storia corale, dove ironia e sprazzi di poesia si alternano a ritmo serrato. Una favola paradossale, ma allo stesso tempo realistica, sui meccanismi dell’informazione, i rapporti fra Nord e Sud, il calcio moderno e quello di provincia. Un romanzo che diverte, commuove e fa riflettere.

"In una Taranto che è per una metà morbida, azzurra e caraibica e per l’altra cupa d’acciaio e ciminiere, l’arrivo di un leggendario fuoriclasse che onorando un voto sceglie di giocare proprio nella modesta squadra locale, darà l’illusione di poter disperdere i veleni che si addensano sul centro siderurgico più grande d’Europa. A partire da questo evento Giuliano Pavone rimescola abilmente le esistenze di titubanti spose promesse e scaltri teleguaritori, modelle pentite e cinici faccendieri, disoccupati disorganizzati e giornaliste maliarde in un romanzo che ha i colori, la perfidia e la comicità debordante di un’ indimenticabile commedia all’italiana"

Gaetano Cappelli

"Pavone descrive mirabilmente l’entusiasmo calcistico eccessivo, quasi irritante, di alcuni accidiosi personaggi che si muovono sullo sfondo delle decadenze, delle mollezze e dei veleni italsiderei tarantini. Un atteggiamento che potrebbe essere facilmente pantografato su tutto il Paese"

Tommaso Labranca

"Sembra scritto per essere un film. Nessuna concessione allo stiloso fine a se stesso, e un sacco di trovate molto divertenti anche per chi, come me, non ama il calcio"

Peppe Fiore

Un romanzo diventato un caso prima ancora della pubblicazione!

Giuliano Pavone (1970) è nato a Taranto e vive a Milano. Giornalista, ha pubblicato libri sul calcio, sul cinema e umoristici. L’eroe dei due mari segna il suo esordio nella narrativa.

mercoledì 15 settembre 2010

Canzoni della giovinezza perduta, di Gaetano Cappelli (Marsilio). Intervento di Nunzio Festa




















Il dissacrante Gaetano Cappelli, quanti autori a più personaggi farebbero infatti parlare del “lugubre” scenario dei Sassi, dove le grotte non sono accolte quale bellezza da guardare e riguardare, ma, appunto, alla stregua d'una cappa piombata sullo stomaco?, con questi racconti di “Canzoni della giovinezza perduta”, a continuare questo secondo esordio (non a caso dice molto chiaramente la dedica a De Michelis) riprende in mano – per miscelarli – racconti contenuti in “Mestieri sentimentali”, “Errori”, “Disertori”, “Prefigurazioni”; due raccolte – i primi due - e due antologie tematiche, i secondi. In “Canzoni delle giovinezza perduta”, però, che molto probabilmente anticipa il prossimo romanzo dello scrittore potentino, del dandy lucano per eccellenza troviamo per esempio tutta la grinta della letteratura che spinge il pensiero in argomenti e sentimenti, oltre che ovviamente in tradimenti e frustrazioni. Allora, ecco spuntare, uno su tutti, il giovane quanto inesperto medico che, durante la scoperta del sesso con una grassona (o al contrario, prima del rapporto sessule con la cicciona), si trova incastrato in uno Sud un poco a livello del paesino scovato. O, ancora, forse i più riusciti, il rocker venditore di pentole e l'aspirante scrittore suo amico e confidente: scrittore che esordisce, con successo, fortunatamente solo per lui e non certo per l'aspetto affettivo, con un romanzo pieno dei segreti dell'amico medesimo. In sostanza, come si capirà dopo i primissimi racconti, però la raccolta diventa quasi un romanzo, si scoprano a questo proposito i personaggi che tornano dopo magari qualche raccontino di pausa, sulla pochezza e la grandezza d'un Sud che è soprattutto Basilicata. Se lo sfondo sentimentale è la giovinezza, la musica di sottofondo, in verità, è un disincanto che si fa vivo da subito nelle vite di scalmanati ed eccentrici meridionali, soprattutto meridionali. Ma il lievito della malinconia non stringe i pori dai quali devono giungere le sensazioni. E allora, tra un tradimento e l'altro, una missione ideale e il suo esatto contrario, appare di forza una riflessione da mettere a punto su ciò che è giusto inquadrare nel senso dei valori e quello che invece non deve appesantire al pari delle zavorre. Gli accenti, la cadenza solita e originale di Cappelli, oltre a far tornare alla mente qualche atmosfera d'anticipazione sui “Parenti lontani”, virgola a seguire virgola nuova c'insegna che si possono fare buoni e cattivi pensieri nonostante la falsa facciata dell'intrattenimento. Ogni chiusa di scritto, infatti, lascia quell'amaro sulle papille che vuol dire questo e niente più.

martedì 14 settembre 2010

Incontri ravvicinati. Avvistamenti e contatti da mondi lontani di Pier Giorgio Viberti (Giunti). Intervento di Stefano Donno













A tutt’oggi c’è una branca del sapere che difficilmente riesce a soddisfare dei parametri di oggettività e analisi di studio tali da poterla considerare una scienza, anche se organismi come il C.U.N (Centro ufologico nazionale) stanno da anni portando avanti questa difficilissima battaglia. Parliamo ovviamente dell’'Ufologia che si occupa come campo di interesse dei fenomeni UFO. In Italia l’ufologia prende anche il nome di “Ovniologia” dall'acronimo OVNI (Oggetto Volante Non Identificato). L’ufologia, a onor di cronaca, si divide in ulteriori sottosezioni di studio come l’esobiologia, e l’astrobiologia (la scienza sperimentale che si occupa della vita extraterrestre) solo per citare al volo qualche esempio. Si tratta dunque secondo i sostenitori più puri di questa – al momento – pseudoscienza, di un incrocio multidisciplinare di studi che vanno dalla ricerca storico-documentale attraverso il reperimento e catalogazione di documenti e foto sino a ricerche che toccano la Fisica, la Chimica, la Medicina, l’Astronomia, la Psicologia. Purtroppo l’ambiente ufologico, come in tutti quei sistemi non ben definiti, è ricchissimo di esponenti che per motivi commerciali, religiosi, o di pura auto/esaltazione lambiscono la cialtroneria e la ciarlataneria, dunque offuscando tutta quella porzione di seri ricercatori che con dedizione e serietà portano avanti i loro studi. Ad ogni modo dopo circa un sessantennio dalla sua nascita, l’Ufologia vede i suoi studi tutt’altro che conclusi. Oggi finalmente una piccola enciclopedia sugli U.F.O., a costo veramente modico (7,90 euro), è a disposizione di quanti vogliono saperne di più sugli oggetti volanti non identificati grazie alla casa editrice Giunti di Firenze. Parliamo di “Incontri ravvicinati. Avvistamenti e contatti da mondi lontani”di Pier Giorgio Viberti, che in poche parole sarebbe una riedizione (supervisionata dall’immenso Roberto Pinotti) riveduta e corretta di quello che la casa editrice Demetra ha editato qualche anno fa. Certamente con questo libro non saprete i segreti sull’Ufo Crash del ‘33 in Italia, o non arriverete ad avere una panoramica esaustiva circa l’esistenza di un governo ombra frutto di uno scellerato patto tra Grigi e i Potenti della Terra, ma di sicuro avrete un’infarinatura discreta di cosa sia l’ufologia e di cosa si occupa. Assolutamente da avere nella propria Biblioteca.

lunedì 13 settembre 2010

La dodicesima vittima di Iris Johansen (Leggereditore, gruppo Fanucci). Intervento di Stefano Donno




















Comincio questo intervento citando David Cronenberg: “ … la letteratura non è divisibile in generi o mainstream, esistono solo romanzi belli o brutti e io la vivo come un grande oceano dove non resta che tuffarmici dentro.”.Niente di più vero soprattutto quando poi si scoprono lavori splendidi, avvincenti come un film, emozionanti con un videogame da piattaforma X/Box o Play Station 3, non incasellabili in un genere, o in una categoria letteraria. Ebbene qualche giorno fa Leggereditore (gruppo Fanucci ) mi invia l’ultimo lavoro su Eve Duncan di Iris Johansen (maestra indiscussa del brivido contemporaneo) dal titolo “La dodicesima vittima”, libro pieno zeppo di tutti gli ingredienti indispensabili per diventare un successo: fantasmi, sette segrete, paranormale e sangue. Iris Johansen, affermata autrice di romanzi rosa e storici (ha superato la soglia dei cinquanta titoli), esordisce nel 1996 nella crime fiction. I suoi thriller, tra cui la serie dedicata al personaggio di Eve Duncan, sono costantemente ai vertici delle classifiche del New York Times. Vive in Georgia con il marito e i suoi due figli. La storia parla dell’omicidio brutale di Nancy Jo, diciannovenne figlia del senatore Ed Norris, la quale viene ritrovata senza vita con un calice d’oro finemente istoriato in mano. Con una rapida e mozzafiato sequenza di “cambio immagini” ad opera dell’autrice, la scultrice forense Eve Duncan si ritrova nel suo frigorifero di casa un calice uguale a quello della vittima colmo di sangue. Macabro avvertimento del serial killer Kevin Jelak, psicoticamente convinto di diventare un vampiro dai poteri immensi grazie al sangue che riesce a prendere dalle sue vittime, che sceglie (dopo accurata selezione) tra soggetti forti nello spirito e nella carne. Da quando però Eve Duncan ha ucciso il killer Henry Kistle – il rifornitore inconsapevole di sangue di Jelak – l’uomo ha giurato che lei sarebbe stata la dodicesima vittima, la prescelta per farlo diventare il principe dei non/morti. Il contatto fra Joe Quinn, detective scettico al paranormale della polizia di Atlanta e compagno di Eve, e Megan Blair, sensitiva fidata confidente di Eve, ha scatenato i poteri extrasensoriali di Joe che si ritroverà faccia a faccia col fantasma di Bonnie, la figlioletta di Eve scomparsa qualche anno prima, e con quello di Nancy Jo. Questo è l’inizio del gioco mortale organizzato in “La dodicesima vittima “ di Iris Johansen a “danno” dei lettori, che dovranno preferibilmente leggere questo libro mai lontani dalla luce. La forza di questo libro è che rimette in gioco il significato della forza del sangue che fortemente si ricollega a rituali esoterico/cannibalici di una buona parte di sette occulte realmente oggi esistenti. Che si creda o no a queste cose poco importa, ma di certo il libro in questione ne viene gigantescamente valorizzato, rendendolo un’opera assolutamente da non perdere.

domenica 12 settembre 2010

Poeta delle Ceneri, di Pier Paolo Pasolini, a cura di Piero Gelli (Archinto). Intervento di Nunzio Festa





















“Poeta delle Ceneri”, poema autobiografico di Pier Paolo Pasolini, ripreso in mano grazie all'attenzione di Piero Gelli e dell'editore Archinto, torna in libreria in una forma che permette d'entrare a pieno dentro l'opera. Fu la rivista “Nuovi Argomenti”, allora diretta dall'amico del poeta Enzo Siciliano a pubblicare nell'80 il testo. E da subito, dunque, ci s'interrogò sullo “spunto di partenza” - come giustamente è di nuovo oggi riferito dal volume attuale. Ma chi era, o chi sarebbe potuto essere quell'occulto intervistatore che chiedeva (senza manifestare e manifestarsi) punti vitali – di vita – a Pier Paolo Pasolini? Un giornalista “puro”? Un critico? Poco importa. Sta di fatto, per esempio, che i versi, molti dei quali volutamente lontanti dalla retorica fitta di lirismi e a volte persino dal 'poetico', rivelano quel forte amore per Ginsberg e, allo stesso tempo, una passione verso gli States che appare senza alcun velo. Infatti, tanto per ricordare, il poema è rivolto proprio agli statunitensi. Che, come in Italia, non è la borghesia, comunque, il 'fervore' del poeta. Sono, invece, quei giovani pronti a volere riscatto. E questo nonostante l'abolizione del concetto di speranza; cioè dopo, e prima, che il poeta aveva scritto e detto di non volersi più concedere, appunto, all'illusione della speranza. Quindi il “Poeta delle Ceneri”, questo poema importante, al di là dei difetti, del poeta, scrittore, giornalista, critico, regista Pier Paolo Pasolini affronta una biografia segnata da fatti, persino, epocali. Stiamo pensando, ovviamente, all'assassinio del fratello del poeta, sulle montagne e per mano di fratelli. Il pubblico italiano, grazie a questo scritto nato per gli americani che non lo conoscevano se non per la sua attività di cineasta, torna su momenti salienti degli anni stati di Pasolini. Fino al rifugiarsi dell'autore, figuratamente ma forse non troppo, nel Friuli della sua originaria Casarsa. Per non farsi troppo danneggiare dai diversi processi contro di lui intentati. E da lui chiaramente “vissuti”. La “disperata comunicazione”, come al solito, non trattiene nulla delle bollenti idee e del fervente spirito di Pier Paolo Pasolini. Si deve, allora, tenere o no conto di questa pubblicazione, di quest'opera (tanto, per 'forma', distante, dalle altre dell'autore)? Considerando che siamo di fronte a una delle figure più importanti del Novecento, e non solo, è necessario dire di sì. Ma se pur così non fosse, per assurdo, la partecipazione dell'autore e gli spunti, non quelli di partenza mentre quelli proprio ideali del poeta, offerti spiegano che il poema ha una funzione “vitale”. E per via di questa disperata, la sua, vitalità, lo si deve leggere. Il testo reca la data 1966-1967. Per Allen Ginsberg: (...) “Grande è il tuo spiritualismo, America! / Ma sarà ancora più grande quando sarà fatta la tua innocenza!”.

sabato 11 settembre 2010

Libri reattivi del mese di agosto 2010

Dopo una lunga immersione, fra citazioni, titoli e autori, sono tornata in superficie con questa sintesi sull’andamento del gioco “LIBRO REATTIVO” durante il mese di agosto.
In questa mano del gioco abbiamo voluto rendere le cose un po’ più complicate, alternando uno scrittore italiano con uno straniero, e devo dire che questo ha portato molta fortuna agli scrittori della nostra penisola, complimenti!

Il gioco, iniziato ad aprile ha raccolto oltre 600 citazioni.
Ad agosto, nonostante le vacanze, sono stati postati la bellezza di 104 brani, 96 libri e 76 scrittori!
L’autore che è stato citato maggiormente è un italiano e per la precisione Andrea Camilleri (6), al secondo posto, pari merito, troviamo Ken Follet, Carlo Emilio Gadda e Gabriele Marconi (4), la terza piazza se la aggiudicano Stephen King e Giorgio Faletti (3). Il libro più citato è stato invece "I pilastri della terra" di Ken Follet (4).
Per quanto riguarda i titoli troviamo i grandi nomi come Cime tempestose, Alice nel paese delle meraviglie, I demoni, Novelle per un anno, Madame Bovary, La coscienza di Zeno, Il giovane Holden, Se questo è un uomo, La ciociara e il Ritratto di Dorian Gray, Mille splendidi soli, Oceano mare, La casa degli spiriti, Cime tempestose, il pluricitato I pilastri della terra e La compagnia dell’anello. E troviamo anche libri meno conosciuti come Santa Maria delle battaglie, Le stelle danzanti, Il regno nascosto, La Malerba, L’osteria della fola, Perdas de fogu e tanti altri.
Attendiamo nuovi giocatori per il mese di settembre, più siamo più sarà interessante e sarà sempre più arduo trovare la citazione adatta.
Buon gioco a tutti!


(di Cristina Fanni)

venerdì 10 settembre 2010

Il rovescio delle foglie di Daniela Liviello (Manni)




















... che le bambine


Liberate le croci dal peso dei corpi
che il legno si crepa piagato da chiodi
ripulilte le croci dal sangue che cola
che le bambine si sporcano tendendo le mani.

"Questa poesia: la purezza muove la scrittura. Dire, e con il dire, la voce si riempie e la scrittura trova pagina. Dire, nonostante il silenzio sia il valore da custodire nel recinto balbettante del cuore. Dire! Desiderio di quiete, balsamo al mormorare continuo delle voci che fanno carne, è la poesia."
Mauro Marino

giovedì 9 settembre 2010

La badessa di S. Giuliano di Marisa Di Bello (Besa editrice). Intervento di Stefano Donno













La vita nei monasteri e nei conventi oggi si sviluppa con le stesse modalità che si potevano riscontrare nel Medioevo. La vita quotidiana si dipana secondo principi che riflettono la scala delle “urgenze” a cui la comunità fa riferimento. Gli imperativi categorici sono in una tipologia di vita del genere essenzialmente due: la semplicità di stile e informalità nei rapporti reciproci nella piccola società di fede e preghiera. E dunque uno stile di vita sobria, anche se vissuto dentro strutture storiche, che cerca di far propria la semplicità evangelica della preghiera e del lavoro. Ma talvolta, questi luoghi (monasteri, conventi, abbazie) a cui magari si chiede ristoro dal caos della quotidianità che conduciamo, nascondono segreti, vissuti, a volte soffocati nel silenzio della memoria, a volte dimenticati per secoli, a volte parliamo di segreti che è meglio non portare alla luce perché ci sono verità che è meglio tenere nell’’oblìo. Per Besa editrice di Nardò (Lecce), a proposito di segreti, esce un intrigante lavoro di Marisa Di Bello, dal titolo “La Badessa di San Giuliano” che raccoglie fatti, vicende, descrive luoghi che riguardano tempi molto lontani. Sostiene l’autrice nella premessa: “ Agli albori del XX secolo, periodo in cui si inquadrano le vicende narrate, mentre al Nord e in altre parti del mondo si andava configurando un nuovo assetto sociale che liberava la donna da molte schiavitù e le riconosceva un ruolo al di fuori delle mura domestiche, al Sud persistevano tradizioni arcaiche che la imbrigliavano in compiti ben definiti, destinati a durare immutati fino al secondo dopoguerra. Il pensiero di tante infelicissime esistenze e di tante potenzialità inespresse non soltanto nell’ambito sociale ma anche in quello privato, mi ha spinto a narrare questa storia circoscritta in no spazio ancora più ristretto e soffocante quale quello di un convento.” Questo il testo. Il contesto: il Sud. Puglia. S. Giuliano. Romanzo storico documentato egregiamente, parla di vicende realmente accadute e nello specifico di un fitto carteggio tra una Curia e un convento “nell’occhio del ciclone”, bersagliato da malignità di ogni genere, e a rischio di chiusura. Il fulcro della storia riguarda l’infelice storia d’amore di suor Crocifissa, badessa di San Giuliano, e il ricco proprietario terriero Pietro Forzano. Romanzo di riscatto per la donna e di denuncia nei confronti della Storia che spesso ha marchiato a fuoco moltissime ostacolandone magari il destino. Marisa Di Bello vive a Bari. Ha collaborato a numerosi periodici tra cui “Cosmopolitan”, “Noi Donne” e da oltre venti anni collabora alla rivista di cultura ed economia “Nelmese” con rubriche e interviste. Tra le inchieste pubblicate: “Le Ragazze degli Anni Ottanta” per le Edizioni Levante, Bari; “Viaggio nei Pianeti Diversi” sui gruppi di tendenza per “Nelmese”; “Donne Nere” per “Cosmopolitan” sulle mutilazioni sessuali subite da donne musulmane presenti a Bari; “Isole”, inchiesta radiofonica in 10 puntate trasmessa da Radionorba, sui vari gruppi etnici presenti sul territorio.

mercoledì 8 settembre 2010

Patrizia Caffiero su Senza Storie di Luisa Ruggio (Besa editrice)





















Deve essere successo ai piu' meritevoli almeno una volta. Una condizione vigile, un abbandono totale, insieme, tali da far riaffiorare tutti i frammenti della vita, come una calamita prendersi, orco, anche tutte le altre, precedenti, adiacenti e successive. Un buco nero. Un buco bianco. Galassia. Inferno. Paradiso. La fragile onnipotenza. La decadenza. La fierezza.
Luisa Ruggio, Sperma, dal suo blog http://astrolabioquaderniblogs.it

Oggi si chiede qualcosa di assai diverso, meno improntato all'obbedienza diretta: si chiedono semplificazioni. Si chiede di ignorare la complessità vivente delle cose. Si chiede di semplificare o di lasciarsi semplificare in modo da collocarsi liberamente di qua o di là, nelle caselle predisposte. Il potere è appunto, come avrebbe detto Foucault, un insieme di relazioni e di procedure entro cui viene a restringersi il campo di selezione degli individui, e che agisce sia a livello delle azioni sia a livello cognitivo.

Carla Benedetti, Il tradimento dei critici, Bollati Boringhieri, Torino, 2003

Il terzo libro di Luisa Ruggio, la raccolta di racconti Senza storie (Besa editrice, 2009) ha meritato ieri un Riconoscimento speciale nell'ambito del Premio Vittorio Bodini. Sulla scena dei romanzi italiani contemporanei, dentro i manufatti stampati a spron battuto nelle ultime decine d'anni mancano spesso il respiro del lavoro serrato sulla pagina e l'ombra fertile di un laboratorio costante, artigianale; mentre si insinua sempre di più nella società dei lettori, degli autori e dei critici la persuasione che seguire genericamente “l'ispirazione” e possedere scarni strumenti tecnici possa bastare a comporre un racconto valido, a strutturare un romanzo di valore. Luisa Ruggio è una scrittrice, grazie a Dio, con un proprio raffinato laboratorio di scrittura; e il suo stile non assomiglia a quello di nessun altro. Se i circuiti editoriali deludono, e i premi letterari, anche quelli prestigiosi, arrivano oggi a celebrare libri di levatura mediocre, ecco invece la risposta di un autore che crede con fermezza che la Scrittura significhi operare nel travaglio delle ottime letture. Una scrittrice che coltiva con pazienza la maturazione del proprio linguaggio originale.

Che ha dei potenti contenuti da esprimere.

La scrittura di Luisa Ruggio ha un respiro europeo: questo cavallo di razza correrà lontano.

Certe atmosfere delle pagine di Senza storie ricordano gli spazi essenziali, nitidi, intelligenti di narrazioni pirandelliane, i paesaggi aspri e aciduli di certe prove del Verga. Eppure questi racconti si nutrono del presente, di cinema, di teatro, di arte contemporanea. E dell'universo del web, a cui la gestazione di queste storie è legata.

L' esperienza della scrittrice nel suo blog Dentro Luisa http://luisaruggio.blogs.it : quello che per molti risulta ancora un non luogo, uno spazio dove rischiare di smarrire il senso, per Luisa è stato un crocevia che lei è stata capace di addensare di significato e valore, convertendolo- in condivisione con altri blogger - in un originale, pregiato remake degli estinti caffè letterari. Nella lingua utilizzata con duttilità dall'autrice troviamo termini quasi in disuso : “agitò i piedi nell'aria e vuotò l'ambascia”( Allunaggio di un uomo qualunque) ed inserti del linguaggio comune: “- Dov'eri quando Kurt Cobain si è sparato?” (Lithium)

Se occorre, l'autrice inserisce nel testo alcuni tratti distintivi del parlato regionale o locale, senza mai scivolare nel mimetismo dialettale. La resa fonetica è infatti marcata dalla differenziazione del font con il corsivo (con effetti anche fortemente spiazzanti e comici). “- Spinelli! Ah ma si' ttu Spinelli!E lo potevi dire prima!Gnerno', chill'scurnacchiat di mio figlio nun ci sta, possiamo parlare noi due indisturbando!”. (Le ricordanze)

Un rapporto entusiasmante con certi episodi dell'esistenza che dai più sono stati da tempo frettolosamente imbaulati in soffitta, come il gesto della pera data dalla nonna alla bambina che batte le mani per la gioia; la semplicità dei giochi dei bambini. Luisa Ruggio traccia davanti a noi la sua visione del mondo senza neppure passare da uno dei luoghi comuni della narrazione meridionale tipica, come ha colto Felice Blasi nella sua acuta recensione: “(...)Ma perche', ci chiediamo, la narrazione delle psicologie femminili deve essere sempre interpretata come una letteratura della fisicita'? Questi racconti, al contrario, seguono un'idea piu' generale, quella della pienezza del mondo, rinominando il quale ci si sente salvi ancora una volta: come "quando noi sapevamo ancora leggere: gli alberi, i rigagnoli, la mollica di pane, i passaggi segreti dei ragni di campagna leggeri tra le stoppie - grossi, come le spille che la merciaia si appuntava sugli involti di lana, rintanata nella bottega dei nastri - le facce salmastre della luna".

Dovevamo imparare a scrivere per dare nomi al mondo, come fa l'io-bambina dell'autrice: eppure qualcosa, forse una capacita' di leggere il mondo, e' andato perduto. L'infanzia e il ricordo sono una via per ritrovare un rapporto con la realta', le persone ed i luoghi non mediato e non tradito dal consueto immaginario meridionale”.

Felice Blasi, “Corriere del Mezzogiorno”, sabato 13.03.2010

Lo stile di Luisa. A tratti, arriva un sapore stilistico sudamericano: “Dunque è qui che sale il sangue degli uomini, dove hanno fine tutte le risse, e le donne hanno sguardi di animale fantastico, denso e stupefatto”. (Il bar degli appuntamenti mancati). A volte, traslitterazioni di senso, in cui gli oggetti si umanizzano; “L'anguria dissanguava il suo umore sul vassoio bianco e azzurro”(Allunaggio di un uomo qualunque) o dove, viceversa, il processo metamorfico riguarda gli esseri umani: “Un pianoforte che muore. In realtà fu mio nonno a morire. Il pianoforte fu - semplicemente- venduto da mio padre, fu fatto sparire, tornò in quel nulla dal quale era apparso”. (Le due variazioni sul fatto). La mitografia cinematografica è presente, e una teatralità non di superficie, se nei numerosi ritratti (Rirì, Vittoria, Melina, Maria, la cantante lirica, Davide, Carmela) presenti nell'opera l'autrice svela e sintetizza movimenti, parti di sinfonie nascoste, o visibili a pochi; ragiona dell'accordatura fra anima e corpo.

Luisa seleziona il gesto Principale, che stigmatizza chi agisce; che non riduce mai a stereotipo, a macchietta il personaggio: “Allora faceva quel gesto. Teneva uno strofinaccio da cucina stretto in un pugno, contro lo sterno e, con l'altra mano, si assicurava la balaustra del balcone come se si trovasse improvvisamente sul parapetto di una nave”. (Le ricordanze)

Oppure:

“Aveva visto sua madre andarsene verso il bosco e posare la sua fronte contro i nodi di un tronco, agitare debolmente le corde dell'altalena ricavata da un pezzo di legno sbiancato dalle piogge”.(Allunaggio di un uomo qualunque)

Una sottile e dignitosissima geremiade è presente in alcuni racconti. Si tratta, in fondo, di questo: le qualità sottili e speciali degli uomini sono pressochè invisibili. Con dignità si dice del mazzo di destini non raccolti da uno sguardo, da chi non ascolta, non è capace di andare a fondo di enigmi: “Che ne sanno i vicari indifferenti? Che gli frega se il mio canto ha radici nell'uomo?” (Il bar degli appuntamenti mancati). Si sottolinea, poi, per contrasto, quanta vita possa generare il riconoscimento di uno sguardo, capace di fare grandangolo di chi gli sta di fronte e quindi, di generare un destino: “L'ascendente di Orson Welles su Rita Hayworth. L'ombra di un pianeta sull'altro. Una lenta calligrafia che fino a un certo momento ignoriamo,un codice che ci investe col suo potere. In definitiva non altro, fuorchè uno sguardo”. (Sedici noni in bianco e nero)

“Lei all'improvviso sa che da qualche parte esiste qualcuno attraverso cui riuscirà un giorno a vedersi perfettamente, uscendo dalle acque di ogni pudore “. (L'istante)

A volte l'autrice fa intuire un possibile ampliamento dell'esperienza di condivisione su piani diversi, che riguardano l'invisibile. Questi temi sono trattati con delicatezza sognante, accurata, nebbiosa: “Aveva una potente teoria riguardo la signora della villa in fondo al bosco, perché su un tappeto di pigne indigene di soavità si fermava a raccontarle la storia dei pinoli da arrostire che hanno sempre un'anima, chiara e sottile. Ne sbucciava uno e parlava di cose al confine fra gli alberi e la natura umana.

Sormontate dalle foglie se ne stavano lì, su quelle radici che emergevano come nativi nascosti dietro i fumi voluttuosi della terra, spandendosi in un istante di silenzio”.(Tra gli alberi)

Ne La collana blu, la tela narrativa approntata è lasciata andare nell'indefinito, aperta a spiragli di incommensurabile; eppure si parte da elementi terreni, si affondano parole e denti nell'erba, nelle pietre.

Le parole di Luisa, insomma, riescono a reggere l'irruenza del fiabesco. Così accade nel bellissimo La volpe, dove l'esperienza delle prime mestruazioni di una ragazzina è catalizzatore di avvenimenti di sapore quasi leggendario: “E lei uscì. Dal fondo del buio. Aveva morbidi occhi gialli, densa aggiunta improvvisa di note violino.

Qualcosa che ti fa sentire bene da che parte è rivolta la lama del coltello”.

Il riversarsi della mitologia nel quotidiano. La sapienza quasi scomparsa, oggi, del riuscire a dilatare le esperienze, la confidenza quasi dimenticata, ormai (e comunque non più tramandata da generazione a generazione) con l'elemento poetico- magico radicato saldamente agli oggetti, alle cose, ai paesaggi, ai corpi; l'indiviso, l'assenza di fratture interne, delle nevrosi che fanno perdere tempo prezioso, che scartano la bellezza.

E'il mondo che conosce Medea prima di incontrare Giasone.

Le metafore usate a volte per descrivere un paesaggio, o per enunciare ampi significati (dove comunque non resta mai traccia di un gesto asettico o arcigno di giudizio sulle cose del mondo), possiedono delle svolte lessicali e aggettivazioni inusuali, dipingono la visione con assertività, non l'abbozzano; l'indefinito. come scrivevamo, è lasciato a un livello narrativo più alto, alla struttura, all'intreccio:

“A volte la vita sembra solo la necessità di compiere qualcosa, qualunque cosa, in un tempo minore di quello consentito”. (Ma nuit chez Roché)

Oppure:

“Capita che, cogliendola nell'atto di intenerirsi, alcuni le dicano:

- Così non farai mai i soldi!

- Lei commenta: tutto quanto c'è di meraviglioso in Shakespeare svanisce appena taluni aprono bocca!”

(Fatti proprio così)

E ancora: la sintesi di cui è capace la scrittrice stupisce, rompe il respiro del lettore, crea un'aritmia cardiaca nel racconto; è un fioretto puntato al petto del lettore, all'altezza dello sterno. Una frase rapidissima, che descrive in un lampo un personaggio e un mondo:

“Le fibbie fermate da bottoncini, tacchi che avevano dato un suono al secolo”. (Le ricordanze)

Oppure; essenziale, assoluto:

“Oltre quell'albero finiva il mondo. E cominciava il grano.”

(Notturno di Chopin, Opera 9 Numero 2)