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lunedì 31 gennaio 2011

Canto e oblìo di Giuseppe Goffredo (Poiesis editrice)












Carne e sangue del lutto. Erezione.

Involontario inabissamento. Incarnarsi

nei dei dolori. Gridi barocca. Terra.

Talpa. Torquemada. Tormentilla.

Santa. Inquisizione. Sangue d’ombre

A brandelli soffocate nel singhiozzo

vacui salgono malorce date

nel presagio voci torci menti

oscuri pezzi sguanci di linguaggi

e dentro e prima e dopo pungenti

spermi facce strati di inchiostri

ripetuti sovrapposti in angoli umidi di stoffe

e cazzi lucidati a sangue. Vedi.

Se un giorno ciechi germogli.

Su querci. Erba tenera alle radici

brevi. E comunque qualche fioricello

ne rimane ancora. Luce. Da malebolge

fiorisce la pena che dal male illumina

Nella sacra officina di Giuseppe Goffredo l’oblio è un artigiano che lavora i granelli di luce per prepararli alla trasformazione. Luce che viene addestrata a imprimersi ovunque, uscire, non temere, abbeverarsi come una bestia in fiamme sopra il venir meno dei calendari e dei nomi, di ogni cosa che insomma possa essere ricondotta a un destino funzionale. Su tutto l'Amore ordina, conferisce assoluto al transitorio, diventa il rivelatore o il punto da cui iniziare a stringere una promessa di creazione col mondo, mondo che nell'eros stesso si deifica, si compatta, si inocula e diventa visione per uno stile, ovvero un'affermazione di presenza e di azione. Sottile il potere dell'Amore, difficile da discriminare: ingovernabile e sovrastante, quasi soffio che s'ingenera e produce distanze da colui che elegge, ma pure vicinissimo, immerso nello spazio, iniettato nel flusso degli oggetti, nella povertà dei dettagli e nel respiro della natura dove tutto è consacrato nel suo nome e dove, compiendosi in cicli, forme, ritorni e approdi, prende casa, scrive le sue pagine umane. Il corpo, ricerca di senso esso stesso, si vivifica e si sfalda nell'abbraccio della storia, germogliando come un seme ma compiendo un passaggio a ritroso, fino a risaltare nel mistero di una ricongiunzione che è antecedente persino al mondo. (Carla Saracino)

domenica 30 gennaio 2011

Virna Lisi. Un'attrice per bene (Besa Editrice)














Quello che più sorprende in Virna Lisi, è la duttilità – davvero non comune nel cinema italiano – di un’attrice capace di affrontare con identica immedesimazione commedie e melodrammi, passando dal confronto con Jack Lemmon in Come uccidere vostra moglie
, dove Richard Quine la sceglie come “nuova Marilyn Monroe” per una parte da “svampita” tra il comico e il brillante; al tenero ritratto di Milena, la giovane cassiera innamorata che Pietro Germi le disegna addosso in Signore e signori; alla Wilma Malinverni della Cicala di Alberto Lattuada, che va apparentemente contro la sua bellezza, invecchiandola, per farle meglio esprimere una disperata vitalità. Dopo mezzo secolo di indiscusso “predominio del regista”, oggi si torna a interrogarsi su chi sia l’autore di un film, sottolineandone gli aspetti di opera collettiva, cui molti talenti e molte professionalità devono contribuire per garantirne il successo. In questa prospettiva, ripercorrere la straordinaria carriera di un’attrice come Virna Lisi può dunque suggerire una delle possibili risposte.

Col passar degli anni molte attrici smettono di lavorare. Lei, invece, è sempre riuscita a trasformarsi e avere dei personaggi in sintonia con la sua età.

"Perché ho saputo a volte anche precorrere il tempo. Senza averne paura. Nel film della Cavani, mi sottoponevo a tre ore di trucco la mattina perché dovevo avere le rughe, mi mettevano le sopracciglia finte, mi arricciavano i capelli. Insomma, mi facevano più vecchia della mia età. Non ho mai avuto paura di invecchiare né a venticinque né a quarant’anni. Quando mi capitava un ruolo in cui potevo essere diversa da quello che sono nella vita era il benvenuto. Tante attrici invece hanno avuto paura. Oppure ci sono persone che a sessant’anni vogliono ancora fare i ragazzini. Per loro è difficile continuare a lavorare" (dalla conversazione di Virna Lisi con Sergio Toffetti)


sabato 29 gennaio 2011

Il libretto rosso di Garibaldi - Booktrailer

Il libretto rosso di Garibaldi, Massimiliano e Pier Paolo Di Mino (a cura di), Castelvecchi Editore (Purple Press), 30 gennaio 2011

Segreti, discorsi, scritti e proclami dell'uomo che invento l'Italia sognando una Patria Socialista.
«Esiste un solo eroe di cui il mondo ha mai avuto bisogno e il suo nome è Giuseppe Garibaldi» ERNESTO CHE GUEVARA

link per leggere le prime 26 pagine del libro
http://www.10righedailibri.it/prime-pagine/libretto-rosso-garibaldi


Un nuovo sito per la ricerca da Libellula edizioni








Libellula Edizioni è orgogliosa di presentare una nuova collana interamente dedicata all’Università e la Ricerca. La collana nasce con l’intendo di offrire al mondo della Ricerca gli strumenti editoriali per poter promuovere la pubblicazione e la diffusione delle opere di carattere scientifico.

Alla nuova collana è stato dedicato un intero sito, nel quale sono illustrate tutte le caratteristiche dell’offerta, i servizi offerti e le pubblicazioni in catalogo. Il sito è accessibile al seguente indirizzo http://universita.libellulaedizioni.com

venerdì 28 gennaio 2011

Girolamo De Michele, La scuola è di tutti - Ripensarla, costruirla, difenderla! (Minimum Fax)












Una scuola degna di questo nome un insegnante come Girolamo De Michele – scrittore raffinato, esperto di filosofia e pedagogia, adorato dai suoi studenti – se lo terrebbe ben stretto. Se ciò non accade, la malattia è nel sistema. Tocca allo stesso De Michele segnalare, a colpi di logica ferrea e di argomentazioni ineccepibili, la deriva dell’istituzione base di ogni società civile verso mutazioni pericolose, e indicare la strada per un’autentica riforma (Valerio Evangelisti)

Volete sapere cosa accade oggi nella scuola, alla scuola, grazie alla scuola o a dispetto della scuola? Provate a chiederlo a Girolamo De Michele (Wu Ming 1)

Troppi insegnanti, alunni violenti e somari, bidelli scansafatiche, programmi inadeguati... la scuola italiana è davvero in stato di emergenza come sostiene chi vuole salvarla a suon di tagli al personale, rigida disciplina, valutazioni «quantitative» dell'apprendimento? Questo libro, unendo analisi statistiche e strumenti teorici di grande autorevolezza con l'esperienza di chi lavora da anni nelle classi, smonta gli stereotipi e aumenta la prospettiva: il nemico da combattere è una vasta crisi di valori politici e culturali che rischia di rendere la scuola (e la società) sempre più autoritaria.

“ dall’ INTRODUZIONE - Col passo del montanaro. Vita narrata di un insegnante per caso Bisogna fare molta fatica a testimoniare la parte migliore di sé col proprio lavoro, perché la parte peggiore non fa nessuna fatica a venire fuori. (Mauro Pagani)

Mi scuserà, ministro, se non La chiamerò né «signora» né «ministra », e userò il genere neutro per rivolgermi a Lei: ma è il genere che si addice alle funzioni, e in Lei non riesco a vedere nulla in più di una funzionaria. Se ne farà una ragione, o probabilmente no: Le assicuro che va bene così. Sono qui, dunque, a narrarLe la vita di un insegnante: sono cose utili da sapere per chi un giorno volesse dirigere un ministero d’istruzione. Alcuni anni fa, in un liceo nel quale insegnavo, arrivò una ex studentessa a chiederci di sottoporci a dei test per un esame che doveva sostenere. Erano delle rilevazioni sulla professione di insegnante. Una di queste domande era: «Quando hai deciso di diventare insegnante?» «Mai», risposi tra lo sconcerto dei colleghi (delle colleghe, in verità): «non l’ho deciso, mi è capitato», spiegai.”

a cura di Stefano Donno

giovedì 27 gennaio 2011

Il meccanico Landru, di Andrea Vitali (Garzanti). Intervento di Nunzio Festa





















Nel '30, Bellano, come sempre e 'giustamente', è fascista. Ma è, inoltre o soprattutto, una delle tante provincie italiane, non dell'Impero Italiano; insomma un paesotto. Allora, se da un treno scendono sei uomini, soprattutto “malvestiti” e “con la barba lunga”, il primo spione di turno non può che invocare clamore (ovviamente il capostazione). Eppure non si tratta che d'operai: le braccia che serviranno, o almeno questo era il proposito dell'azienda, alla Sacr per sosituire uomini con nuove macchine. Insomma il primo problema è che queste persone sono state chiamate ad aiutare nella pulizia, in un certo senso, della manodopera locale. Poi aggiungiamo che a una festicciola paesana si mettono al centro d'una rissa. Che, soprattutto, uno di questi, l'affascinante “gaucho” Landru ha, si capirà avanti nelle pagine, sempre la volontà d'inventare espedienti poco puliti e chiari al fine d'arrabattare la quotidianità. Perché, va specificato, i cinque colleghi sono cacciati da Bellano. Mentre Landru rimane. E il Partito lo scopre ottimo calciatore. Tanto, insomma, da volerlo quale attaccante a coprire le mancanze della squadra di famiglia. Qui, nuovamente, altri personaggi portano i loro desideri. Le loro voglie, quasi costantemente sopite. Vedi la Emilia Personnini che Angelici Landru fa innamorare. E alla quale il meccanico non in servizio fa credere che porterà con sé in Argentina: se questa gli procurerà i soldi necessari a formare il biglietto di viaggio. L'uscita. Insomma, la cittadina, fascista o non fascista, è tutta scossa da questa venuta dello straniero. Come tanti altri piccoli luoghi avrebbero fatto fare ai loro comuni abitanti. A parte la bellissima, triste e giustissima battuta finale del romanzo, è questo l'elemento in più, appunto, dell'opera. Che stavolta, persino i più buoni della comunità hanno paura. Inizialmente molta paura dello straniero. Alcuni di loro trovano l'occasione perfetta per uscire dalla gabbia. Ovviamente, i fascisti di queste pagine non sono tutti coglioni. Ma sono tutti di paese. E questo non vuol dire che, nel frattempo, non abbiamo cattivissime intenzioni. Fatto brutte azioni. Il racconto di Vitali centra un altro tema. Lo legge benissimo. Con la naturalezza che 'solamente' la lingua piana e minuta di Andrea Vitali può garantire alla trama. Andrea Vitali, se ce ne fosse bisogno, si conferma grandissimo narratore.

mercoledì 26 gennaio 2011

Dal 3 febbraio 2011 in libreria per Garzanti La contessa nera di Rebecca Johnes





















Ungheria, 1611. L’alba illumina l’imponente castello di Csejthe. Nella torre più alta, una donna elegante, austera e vestita completamente di nero è sveglia da ore. Sta fissando, attraverso una piccola feritoia nel muro, un pezzo di cielo che volge all’azzurro mentre le stelle lentamente scompaiono. Sa che quello squarcio di cielo è l’unica cosa che riuscirà a guardare per il resto della sua vita. L’ultima pietra che, per decreto del palatino, la condanna a essere murata viva in quella stanza è appena stata posata. Ma la contessa Erzsébet Bathory non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il destino che le viene imposto. Non l’ha mai fatto nella sua vita. Erzsébet è solo una bambina innamorata dei libri quando, nella dimora in Transilvania dove vive insieme alla sua famiglia, assiste ad atti di violenza indicibili. Atti che la segnano nel profondo e che non potrà mai dimenticare. Neanche quando, a soli undici anni, è costretta a sposare l’algido, freddo e violento Ferenc Nádasdy. Un uomo sempre lontano, più interessato alla guerra e alle scorribande che a lei. Erzsébet è sola, la responsabilità dei figli e dell’ordine nel castello di Sarvar è tutta sulle sue spalle. Spetta a lei gestire alleanze politiche e lotte di potere. Questo le procura non pochi nemici e coincide con l’emergere dell’anima più nera della donna. Strane voci iniziano a spargersi sul suo conto. Sparizioni di serve torturate e uccise, nobildonne svanite nel nulla. Si tratta di una cospirazione? O siamo di fronte a una donna malvagia e perversa? O il male è l’unico modo per Erzsébet di sopravvivere e lottare in un mondo dominato dagli uomini?

lunedì 24 gennaio 2011

Anne Frank, la biografia ufficiale a fumetti” di Sid Jacobson e Ernie Colòn (Rizzoli Lizard)












Devo ammettere che nonostante qualche brano letto distrattamente lungo il mio personale percorso formativo (ed invero solo per dovere) non ricordavo proprio nulla del “Diario” di Anna Frank. E’ stata una lettura che ho chiuso in “tarda” età e ho avuto l’opportunità di cogliere la portata reale dei significati e della forza di un libro come questo nell’edizione voluta da Einaudi e curata da F. Sessi che presenta tre diverse versioni del diario di Anna Frank, attraverso uno scandaglio ermeneutico delle diverse stesure, con tanto di correzioni, cancellature, editing e censure del padre dell'autrice. Un’edizione splendida anche perché sono presenti plurimi saggi al suo interno dei curatori olandesi che ricostruiscono anche la storia della famiglia Frank e le vicende burrascose del diario. In una parola un lavoro editoriale fondamentale per comprendere il vero volto di un triste destino. Ora La pop Rizzoli Lizard pubblica lo splendido lavoro di Sid Jacobson e Ernie Colón dal titolo Anne Frank La biografia ufficiale a fumetti con la prefazione del magistrale Sergio Luzzatto

Si tratta di un uscita (start/up per il Giorno della Memoria e per il cinquantesimo anniversario dell’apertura al pubblico della casa di Anne Frank) che assume i contorni del “mitologico”: E per raccontare un micro-frammento di una destinalità che continua nella Storia ad essere un punto di riferimento per quanti vogliono “non scordare” gli orrori nazisti, si parte da un efficacissimo fumetto, che racconta la storia di Anne, partendo dai ritratti di famiglia, dalla vita dei genitori Edith e Otto ai primi anni di Anne, dai mefitici albori del nazismo alla fuga dei Frank ad Amsterdam, dagli anni passati nel nascondiglio segreto, all’arresto, alla deportazione sino all’epilogo doloroso. Imperdibile! (Stefano Donno)

SID JACOBSON (testi) e ERNIE COLÓN (disegni) hanno già pubblicato, in coppia, 9/11 Report: A Graphic Adaptation, bestseller sulla cronaca e gli sconvolgimenti provocati negli Stati Uniti dalla minaccia del terrorismo, e Che: A Graphic Biography, biografia a fumetti di Ernesto Che Guevara.

domenica 23 gennaio 2011

“Monologo di Alda Merini”, 13 Luglio 2008. A cura di Carmen Togni




















“Il 13 luglio 2008, domenica, ero a casa di Alda Merini. D’improvviso ella prese il registratore che avevo in mano e cominciò a parlare… Fu un monologo tutto d’un fiato… Ve lo propongo affinché, nel rispetto della sua figura possiate, voi che leggete, commentare e magari trarre conclusioni che possano portare un arricchimento personale a me oltre che a voi, ed una maggiore conoscenza di questa poetessa eccezionale. Ho chiesto il parere di Flavia su questa postazione, la quale si è detta d’accordo di proporla… Grazie amici, anche a nome di Alda che ha voluto attraverso queste parole lasciare un ulteriore messaggio a quanti la amano…” Carmen Togni (riproposto con il permesso di Flavia Carniti)

qui su Musicaos


Riporto intanto quanto scritto da Luciano Pagano su Musicaos a proposito di questo evento scritturale: "Carmen Togni, che ci ha dato la possibilità di estendere ai lettori di Musicaos.it questo monologo registrato il 13 luglio del 2008 è autrice di diversi libri, l’ultimo dei quali, edito di recente, si intitola proprio “Il sogno di Alda” (Edizioni Del Poggio, 2010). La ringraziamo per averci fatto conoscere questo ‘frammento’ di vita di questa grande poetessa.
“Dopo aver saputo della morte di Alda Merini, sono rimasta in silenzio per tutti i giorni seguenti leggendo e meditando tutto ciò che veniva riportato sulla stampa e mediante internet. Il venerdì successivo, in mattinata, la mia mano, guidata da non so quale input, ha cominciato a scrivere. Le parole sono uscite spontaneamente. Alla fine, quando misi il titolo ‘Canto ultimo per Alda Merini’, la mia mano tremava… L’impressione era che quelle parole me le avesse dettate lei mentre stava continuando il suo viaggio da pochi giorni intrapreso…” (C. Togni)

cover da Alda Merini la Nera Novella edito da Rizzoli 24/7

sabato 22 gennaio 2011

Ti iodio da morire di Sergio Siciliano (Lupo editore)












Ricettario e indicazioni per affrontare la preparazione alla cura radio metabolica con dignità ed allegriamangiare senza iodio ... ma con gusto!

Ed eccomi catapultato nella vita di tutti i giorni, il bunker sembra lontano. Mi ritrovo tra i miei soliti aperitivi, pranzi di lavoro, brunch, lunch… e tutto ciò che finisce in “unch”.

Questa breve guida unisce i fondamenti scientifici della deprivazione iodica alla fantasia dell’autore/paziente che ha saputo infondere nel testo la sua esuberante vitalità, rendendolo utile non solo per i soggetti affetti da carcinoma tiroideo differenziato che si troveranno a percorrere la medesima esperienza, ma anche per il curante che potrà essere supportato nelle indicazioni e nella comprensione delle stesse da parte dei pazienti.

Sergio Siciliano è nato a Lecce il 18 maggio del 1968. Attore di teatro e conduttore tv e radio. Ha lavorato tra gli altri con Mario Prosperi in Lisitrata e in La città di Dio, con Fiorella Rubino e Massimo Venturiello in Ecchel’Messia ripreso da Rai Sat, con Raffaella Panichi protagonista in La Corona rubata -Piazza Navona. Per il teatro autore e conduttore di Avevo un frack. Jazz e dintorni prod.Teatro Flaiano; per la radio:Top secret R.S.A.TV: Telethon dall’Ag.5 BNL-RM (RAI 1). Per la televisione conduttore-attore in Cort in progress Coming Soon Tv, See you again Salento Channel.

Supporto medico scientifico Dott.ssa Elisa Giannetta

Elisa Giannetta (Medico Chirurgo Endocrinologo) è nata a Roma il 14 giugno del 1978. Si occupa di diagnostica ecografia e agoaspirazione tiroidea presso l’U.O.C. di Andrologia, Fisiopatologia della Riproduzione e Diagnosi Endocrinologiche, diretta dal prof. A. Lenzi. È autrice di diverse pubblicazioni su riviste internazionali in ambito endocrinologico; ultima delle quali è: ISIDORI AM, GIANNETTA E., LENZI A. (2008). Male hypogonadism. PITUITARY, vol. 11(2); p. 171-180, ISSN: 1386-341X

venerdì 21 gennaio 2011

Un sacco di ingiustizie di Giorgio A. Pisano (Edizioni Creativa)



















Kinduku, amicizia, unione, fusione di idee, sensazioni, pensieri, riflessioni dinamiche scaturite dall’Africa e che dall’Africa stessa si diramano. Vademecum sincero, figlio di un’esperienza magica in una terra martoriata che cerca di raccontare se stessa con l’inchiostro del cuore di chi ha toccato la gioia e la sofferenza dell’incontro. Umanità da scoprire, martoriata sul baratro del neocolonialismo e ansiosa di una speranza rigeneratrice, alimentata dalla Parola che si incarna ogni giorno, pronta a varcare i confini su un mare di indifferenza e pronta bussare alle porte delle nostre coscienze.

Il ricavato della vendita del libro sarà interamente devoluto alla Fondazione Sasa, per la costruzione di un salone ''Agorà - Kinvuka'' (= piazza, luogo d'incontro - = gioia di stare insieme), a Kikwit 4 nella R.D. del Congo a favore dei ragazzi e dei giovani, per la loro informazione (cause della povertà, neocolonialismo, sfruttamento dei paesi del Nord del mondo etc.), formazione umana e cristiana e cultura.

giovedì 20 gennaio 2011

L'istinto del pane di Annalisa Fantini (LAB di Giulio Perrone editore)








Abbiamo avuto già il piacere di apprezzare il precedente lavoro di quest’autrice con il suo “L’innocenza indecente” (Il Filo) dove si raccontano sedici storie di donne che vivono al margine dell’esistenza, narrazioni che sono lontane nel tempo e nello spazio legate alcune a vicende gestite in prima persona da Annalisa Fantini come giornalista, altre frutto di pura invenzione. Comunque lavoro dedicato alle donne che riscoprono l’importanza del “ritrovarsi” solidalmente quando tutto sembra perduto. Ora per i tipi di Lab di Giulio Perrone editore, nella collana Gli Ulivi diretta da Teresa Romano, esce un nuovo interessante lavoro di Annalisa Fantini dal titolo “L’istinto del pane”. Interessante perché parla di guerra, parla di orrori e atrocità, di dolori che solo la guerra è in grado di procurare. Un libro la cui originalità sta nell’aver però dato voce, corpo e fiato a quelle vite che non hanno mai impugnato un fucile, o non hanno mai diretto operazioni militari, o non hanno mai governato uno stato in tempo di conflitto bellico. E’ il b/side della guerra, quello delle vittime innocenti e della gente comune, forse più autentico, più veritiero perché nessun libro di storia ne darà mai conto.

– Abbiamo detto mai più all’odio, al genocidio, alla violenza… lavoro per migliorare la condizione di questa gente – dice Emilio a Marcello,mentre tra lui e Carolina si accende la fiamma dell’amore, ballando in una notte d’estate piena di stelle e di speranze. Wojtek Pankiewicz

Quest’autrice è brava, di grande talento, perché è in grado di coniugare nella sua scrittura leggerezza, delicatezza e rigore tanto da conferire ad ogni suo libro un’impronta unica che spinge a il lettore a diventare un suo “aficionados”. Assolutamente consigliato! (stefano donno)

mercoledì 19 gennaio 2011

La Besa editrice si racconta a D/Battiti di AcmeLab













BESA nasce con l'attenzione rivolta a quegli ambiti letterari che sono da sempre stati penalizzati dal grande circuito editoriale: il travaglio dei Balcani, il crogiolo multietnico del Mediterraneo, la solarità transnazionale del mondo ispanico dall'Europa alle Americhe. Punti di riferimento di un progetto che intende volgere in lingua italiana le produzioni culturali scaturite da questi grandi bacini di idee, di creatività e d'arte. A queste letterature in continuo divenire che invocano - tanta è la loro fertilità - una riscoperta permanente o, forse, la riscoperta, Besa dedica gran parte delle sue collane, consapevole che proprio da questo universo in attivo fermento proviene il meglio delle scritture contemporanee. La casa editrice si propone, altresì, di valorizzare quelle aree di scrittura della narrativa italiana analogamente ignorate dal pubblico: proposte letterarie innovative e sovente alternative alle scuole consolidate, incluse quelle che si presentano come sperimentali o d'avanguardia. La produzione di Besa è orientata verso un rigoroso rispetto del pubblico: le opere straniere sono tutte tradotte dalle lingue originali per far sì che il lettore italiano fruisca nel modo più diretto dei valori espressivi anche di testi provenienti dalle aree linguistiche meno frequentate. Con la propria attività Besa intende stimolare dibattiti ed iniziative nel campo della scrittura: un contesto che in nome delle nuove tecnologie è considerato quasi in via d'estinzione, mentre è molto probabile che debba ancora conoscere vaste e gratificanti affermazioni, proprio in virtù e con l'ausilio della stessa tecnologia. "D/battiti - fra le righe" è una rubrica letteraria prodotta da ACMElab e curata da Stefano Donno. Novità, curiosità e recensioni dal mondo letterario. Ospite della quinta puntata è Livio Muci di Besa Editrice che presenterà le ultime novità prodotte dalla casa editrice tra cui "La Cerva" di Daniela Palmieri. www.acmelab.it

Qui il video

martedì 18 gennaio 2011

I fuoriusciti di Michele Lupo (Stilo Editrice)












Un pittore che incarna quotidianamente il suo fallimento su più livelli ontologici alle prese con un amore delirante e un infante da accudire (Il babysitter); un uomo di chiesa colmo delle ombre di tante anime, si apre attraverso una missiva oltre il delirio al suo “confessore”, uno psicanalista (Ego te absolvo); il senso di un sud del sud del mondo in una “promenade sulla circonferenza” che ri/traccia una destinalità smarrita di un uomo del meridione (Gatti del Sud); e ancora un maldestro libraio, che una serie di circostanze trasformano in un omicida “vendicatore” (Cimento); e poi l’automutilazione dei sogni e delle speranze di una poetessa in “Congedo”. Solo pochi e sommari ritratti di storie ai confini della marginalità e della deriva, che trasformano questo lavoro in un libro non solo godibilissimo, ma assolutamente da consigliare. Questo racconta Michele Lupo nello splendido lavoro edito da Stilo editrice dal titolo “I fuoriusciti” che narra di come sovente l’inconsistenza del vivere sociale e l’assurdità di certe convenzioni acuiscono interiori fragilità ed equilibri di persone che alla fine non riescono ad orientarsi su ciò che è reale e ciò che non lo è, su ciò che si può fare e ciò che non è consentito. Questi sono i fuoriusciti, mosaico di voci surreali, distonici, distopici dove al peggio quasi – ci sembra voler dire tra le righe l’autore – non c’è mai fine! (stefano donno)

Michele Lupo è nato a Buenos Aires e vive a Tivoli, dove insegna nella scuola pubblica. Il suo primo viaggio lo fa in nave, a nove mesi: dura ventinove giorni, dal Sud più remoto del mondo al piccolo Sud d’Italia. Neppure maggiorenne, lavora prima in un ristorante a Berlino e poi in una fabbrica dell’hinterland romano. Prima di laurearsi in Lettere all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, compie studi musicali presso il Conservatorio de L’Aquila. Avendo vissuto in Campania, Lazio e Lombardia, ha constatato, in quello che la tradizione letteraria italiana ha vanamente sognato come il ‘Bel Paese’, la persistenza di molti Sud. Ha pubblicato numerosi racconti su riviste letterarie, il saggio Elementi carnevaleschi nel Decameron (Loffredo Editore, 1992), il romanzo L’onda sulla pellicola (Besa Editrice, 2004). L’ennesimo Sud lo ha raccontato in un reportage sulla Cambogia apparso su «L’Unità» nel 2009 e prossimamente sul numero 13 della rivista «Crocevia» (Besa Editrice). Nel 2011 è prevista anche l’uscita del suo secondo romanzo. Collabora con «Il paradiso degli orchi» (www.paradisodegliorchi.com) e «La poesia e lo spirito» (lapoesiaelospirito.wordpress.com) : vi scrive, con marcata vis polemica, di libri altrui, scuola e disastri italiani diffusi. Il suo blog è michelelupo.blogspot.com. L’indirizzo e-mail: michele.lupo@tin.it

domenica 16 gennaio 2011

Un futuro senza bisogno? E' possibile ...

In un mondo in cui le speranze della gente non trovano più terreno solido dove poter pensare di costruire un orizzonte di futuro accettabile e sostenibile, ecco che non si può prendere più sul serio qualsivoglia aspirazione a rendere il mondo che agiamo un posto migliore in cui condurre le nostre esistenze. Per evitare di scivolare in un baratro buio e senza fondo, sarà necessario un vero e proprio salto di paradigma, uno sforzo individuale e collettivo per trasformare il senso di pervasiva insicurezza e instabilità in operatività del confronto, del dialogo e di una prassi che costruisce relazioni produttive e concrete. Una direzionalità di questo tipo viene presa come scelta editoriale dalla casa editrice salentina PensaMultimedia, che di recente pubblica due titoli molto interessanti ed edificanti al fine di sviluppare griglie interpretative utili a capire chi siamo e dove stiamo andando.

continua qui

sabato 15 gennaio 2011

“The Rabbits” di John Marsden e Shaun Tan (Elliot)





















“I conigli arrivarono molti nonni fa. All'inizio non sapevamo cosa pensare. Ci somigliavano un po'. Alcuni di loro erano gentili. Ma gli anziani ci misero in guardia: state attenti.”. L’incipit di un piccolo libro, preziosissimo, terribile anche nel suo essere favola. Parliamo di un libro illustrato “The Rabbits” di John Marsden e Shaun Tan, pubblicato da Elliot. Ma di favola essenzialmente ci ho visto poco, se non per lievi accenni di sceneggiatura e di tratto, che “more geometrico” costruiscono una storia complessa e drammatica. In poche pagine si parla di colonizzazione nel senso più forte del termine, ovvero l’immissione forzosa di culture, tradizioni, tecnologie “aliene” che coprono ritualità, civiltà, memorie. In una parola invasione. Non so se esattamente si può individuare una storia appartenente ad un popolo, ad una nazione specifici, ma con certezza il messaggio contenuto in questa pubblicazione può dare molto da pensare. I conquistatori sono rappresentati da orde di conigli che arrivano, consumano, distruggono, depredano, devastano. Opera iper/visionaria, splendida. Chi volesse poi saperne di più in fatto di colonizzazione, consiglio “I cortili dello zio Sam” di Noam Chomsky (Gamberetti) testo scorrevole ma scioccante, che in fatto di “invasioni” può dare molte dritte! (stefano donno)

venerdì 14 gennaio 2011

La spia del Doge. Leonora e i misteri di Venezia, Loredan, Newton Compton - Booktrailer

Primo libro di una straordinaria serie di misteri ambientati nella città della laguna: spie, amore e morte nella Venezia del settecento...

prime 35 pagine de libro .
Loredan, La spia del Doge - Leonora e i misteri di Venezia, traduzione dal francese di Fausta Cataldi Villari e di Alberto Frigo, Newton Compton, in libreria dal 13 gennaio 2011

sinossi del libro

booktrailer
Voce: Nanni Venditti

giovedì 13 gennaio 2011

Il segreto del gelso bianco: dai ricordi di emigranti ricostruiamo il nostro passato. Intervento di Roberto Martalò. Di Roberto Martalò











Il segreto del gelso bianco di Antonella e Franco Caprio è un romanzo dalla straordinaria portata evocativa di ambienti, emozioni ma anche colori, odori e sapori che riportano il lettore indietro nel tempo a scavare nei propri ricordi alla ricerca di genuine sensazioni. Il libro prende spunto dalla storia della famiglia Di Lauro, alter ego narrativo della famiglia degli autori, raccontandone le vicende di ben tre generazioni: quelle del nonno Federico, emigrante a più riprese negli USA per scappare dal destino di contadino e dalle responsabilità familiari, di Pietro, figlio primogenito di Federico, costretto a crescere troppo in fretta per mandare avanti la campagna dei Di Lauro e, infine, quelle di sua figlia Marianna, che nella realtà è la madre degli scrittori, che al gelso bianco di fronte casa confida un segreto destinato a restare tale per molti decenni. Ambientato principalmente nel paesino di Merignano, nome di fantasia che sostituisce Turi, il romanzo racconta questa saga familiare ricostruita dai ricordi di Marianna, che diventa progressivamente il centro del libro. Utilizzando una prosa lirica che abbina il registro colto della voce narrante a quello paesano-dialettale dei protagonisti e dei merignanesi, i Caprio riescono a dare alla loro opera uno stile a tratti neorealista e a tratti epico. La coincidenza, che emerge nel finale, tra narratore e Antonella Caprio, alias Martina Aprile, è sorprendente e rafforza molto l'esposizione e il suo potere evocativo. Il segreto del gelso bianco non è solo la storia di una famiglia, ma è anche una storia meridionale: temi come l'emigrazione, l'integrazione sociale, la guerra e il desiderio di ricchezza e di riscatto emergono con veemenza e coinvolgono milioni di individui accomunati dalle stesse condizioni e da un destino simile. Ancora, Merignano assurge ad archetipo di paese del Sud agli inizi del '900 e gli effetti dell'avvento della modernità nel territorio raccontano la storia dello sviluppo del Meridione nel secolo scorso. Un libro che è dunque una storia italiana: in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, è certamente utile per aiutarci a capire chi siamo e da dove veniamo.

Il segreto del gelso bianco di Antonella e Franco Caprio

Besa Editrice, 363 pag, 18€


mercoledì 12 gennaio 2011

SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DI "CALPESTARE L'OBLIO"





















NELLA SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DI "CALPESTARE L'OBLIO" POETI, GIORNALISTI, STUDENTI, SINDACATI, PARTITI GIUNTI DA TUTTA ITALIA PROPONGONO UN OSSERVATORIO SULLA QUESTIONE CULTURALE ITALIANA
UN REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE GELMINI E CHIEDONO UN INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

ROMA – Sabato 8 gennaio 2011, in un affollatissimo locale del quartiere San Lorenzo, il Beba Do Samba, si è tenuta, di fronte a una platea di oltre 200 persone, la seconda Assemblea nazionale di “Calpestare l'oblio”, a cui hanno preso parte poeti giunti da tutta Italia, giornalisti come Pietro Spataro (vice-direttore dell'Unità), Angelo Mastrandrea (vice-direttore del Manifesto), Donatella Coccoli (direttore di Left-Avvenimenti), i collettivi universitari “Abbiamo fame di cultura” (Studi Orientali), Coordinamento K5, la rete di collettivi auto-organizzati “Ateneinrivolta”, i registi Beppe Gaudino e Isabella Sandri, Cristian Sesena (CGIL), Matteo Orfini (responsabile culturale del PD), Stefania Brai (responsabile culturale PRC), Danilo Borrelli (Giovani Comunisti), i rappresentanti del movimento dei lavoratori dello spettacolo MOVEM09 e del Network delle facoltà ribelli UNIRIOT; in video l'intervento di Nichi Vendola (per vedere il video: http://www.youtube.com/watch?v=nDaVg6FChb8)-

Nato come opera poetica di impegno civile nel novembre 2009, capace di attirare l'attenzione non solo degli addetti ai lavori ma dei maggiori media nazionali, dall'8 gennaio 2010 “Calpestare l'oblio” si è auto-organizzato in un vasto movimento spontaneo di rivolta generale contro quello che i promotori hanno definito il “trentennio dell'interruzione culturale” e della “rimozione della coscienza critica”.
A un anno di distanza, dopo una serie di iniziative tenute in tutta Italia, i curatori del progetto Davide Nota (rivista La Gru), Fabio Orecchini (rivista Argo e Beba Do Samba) e Valerio Cuccaroni (rivista Argo) hanno cercato di tirare le fila e, al termine di oltre quattro ore di discussione ininterrotta, l'Assemblea si è accordata su alcuni punti chiave:
 unire le lotte di studenti, ricercatori, precari della scuola, operatori del mondo dello spettacolo, giornalisti, metalmeccanici;
 promuovere un'arte “contaminata”, ovvero un'arte che non solo racconti il presente, ma cammini nel presente e lotti per un futuro migliore;
 istituire un osservatorio sulla questione culturale italiana, un luogo aperto di incontro per una pluralità gravida di domande e orfana di risposte: scrittori e piccoli editori, attori registi e produttori, teatranti, artisti e operatori culturali in genere, studenti, ricercatori e insegnanti;
 promuovere un referendum abrogativo della Legge Gelmini, da associare a quello sull'Acqua e sul collegato lavoro, convocando tutti i partiti del centro-sinistra attorno a un tavolo comune per discutere e raticare;
 chiedere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di accompagnare le dichiarazioni sull'emergenza giovani con concrete sollecitazioni al Governo di centro-destra perché attinga i fondi necessari alla cultura dall'evasione fiscale, affinché non venga lasciato quest'onore solo e sempre al centro-sinistra.

La serata è continuata con le letture dei poeti di “Calpestare l'oblio” e altri che hanno aderito spontaneamente al progetto, i concerti del gruppo Pane e del fondatore del Canzoniere del Lazio Piero Brega.

Lunedì 10 gennaio l'opera e il progetto “Calpestare l'oblio” verranno presentati in diretta su TG3 LINEA NOTTE da Valerio Cuccaroni, curatore della Collana Argo e autore dell'introduzione all'opera “Calpestare l'oblio. Cento poeti contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana” (Cattedrale, Coll. Argo, 2010). L'introduzione riprende e aggiorna un articolo, tradotto in francese e pubblicato a marzo 2010 dal mensile parigino Le Monde diplomatique nel proprio blog Le lac des signes.

PROSSIMI APPUNTAMENTI
I poeti in rivolta di “Calpestare l'oblio” torneranno a riunirsi e incontrare la cittadinanza:
Sabato 22 gennaio, ore 18, Libreria Rinascita, Ascoli Piceno
Venerdì 11 febbraio, ore 21, Bartleby, Bologna

Hanno aderito a “Calpestare l'oblio”, finora:

i giornalisti e intellettuali: Angela Azzaro (Gli Altri), Leonardo Bonetti, Tonino Bucci (Liberazione), Donatella Coccoli (Left), Geraldina Colotti - Tommaso Di Francesco - Pietro Ingrao - Angelo Mastrandrea (il manifesto), Manuel Cohen, Furio Colombo (Il Fatto quotidiano), Enrico Ghezzi (Rai), Michele Arcangelo Firinu, Elio Matarazzo, Giovanna Nuvoletti (Rolling Stone), Simone Oggionni, Giancarlo Rossi (Rai Radio 1), Luigi Alberto Sanchi, Isabella Sandri, Pietro Spataro (l’Unità), Tommaso Ottonieri;

gli artisti: Nicola Alessandrini e Valeria Colonnella, Jakob De Chirico, Beppe e Isabella Gaudino (movimento dei lavoratori dello spettacolo MOVEM09);

le riviste, web-zine e blog: Absoluteville, Argo, Blanc de ta nuque, Bollettario, Farepoesia, La Gru, Metromorfosi Infocritica, Micromega, Poesia2puntozero, Post it, Il primo amore, Versodove;

le associazioni: Agave, Aidoru/Teatro Valdoca, Anpi, Arcipelago scec, Azimut onlus, Casa delle culture di Ancona, Donne dasud, Gasper Roma, Iodonna, Istituto Storia Marche, Licenze poetiche, Meddletv, Milanocosa, Osservatorio nazionale amianto, Svolta a sinistra, Zuccherificio;

i collettivi universitari: Abbiamo fame di cultura, Ateneinrivolta, Collettivo Lettere Filosofia Firenze, Coordinamento K5, Assemblea Scienze politiche Romatre, Uniriot;

gli editori: Fara editore, Pellicanolibri, Polimata, Senzapatria, Zona;

i comuni: Ancona e Grottammare e la provincia di Ancona

i sindacati: Cgil, Cobas;

i politici: Danilo Borrelli (Giovani Comunisti), Stefania Brai (PRC), Matteo Orfini (PD), Nichi Vendola (SEL);

i poeti e scrittori: i co-autori di “Calpestare l’oblio” Francesco Accattoli, Annelisa Addolorato, Nadia Agustoni, Fabiano Alborghetti, Augusto Amabili, Viola Amarelli, Antonella Anedda, Gian Maria Annovi, Danni Antonello, Luca Ariano, Roberto Bacchetta, Martino Baldi, Nanni Balestrini, Maria Carla Baroni, Vittoria Bartolucci, Alberto Bellocchio, Luca Benassi, Alberto Bertoni, Gabriella Bianchi, Marco Bini, Brunella Bruschi, Franco Buffoni, Michele Caccamo, Maria Grazia Calandrone, Carlo Carabba, Nadia Cavalera, Enrico Cerquiglini, Antonino Contiliano, Beppe Costa, Andrea Cramarossa, Walter Cremonte, Maurizio Cucchi, Gianluca D’Andrea, Roberto Dall’Olio, Gianni D’Elia, Daniele De Angelis, Francesco De Girolamo, Vera Lùcia De Oliveira, Eugenio De Signoribus, Nino De Vita, Luigi Di Ruscio, Marco Di Salvatore, Alba Donati, Stefano Donno, Fabrizio Falconi, Matteo Fantuzzi, Anna Maria Farabbi, Angelo Ferrante, Loris Ferri, Fabio Franzin, Tiziano Fratus, Andrea Garbin, Davide Gariti, Massimo Gezzi, Maria Elisa Giocondo, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Raimondo Iemma, Andrea Inglese, Giulia Laurenzi, Maria Lenti, Bianca Madeccia, Maria Grazia Maiorino, Francesca Mannocchi, Giulio Marzaioli, Emiliano Michelini, Guido Monti, Silvia Monti, Davide Morelli, Renata Morresi, Giovanni Nadiani, Davide Nota, Opiemme (laboratorio), Fabio Orecchini, Claudio Orlandi, Natalia Paci, Adriano Padua, Susanna Parigi, Fabio Giovanni Pasquarella, Giovanni Peli, Enrico Piergallini, Antonio Porta, Alessandro Raveggi, Rossella Renzi, Roberto Roversi, Lina Salvi, Stefano Sanchini, Flavio Santi, Lucilio Santoni, Giuliano Scabia, Francesco Scarabicchi, Alessandro Seri, Marco Simonelli, Enrico Maria Simoniello, Giancarlo Sissa, Luigi Socci, Alfredo Sorani, Pietro Spataro, Roberta Tarquini, Rossella Tempesta, Enrico Testa, Fabio Teti, Emiliano Tolve, Adam Vaccaro, Antonella Ventura, Lello Voce, Matteo Zattoni + Leonardo Bonetti, Dina Basso, Tiziana Cera Rosco, Massimiliano Chiamenti, David Colantoni, Azzurra D’Agostino, Sara Davidovics, Marco Di Paquale, Chiara Daino, Alessandro Giammei, Mario Lunetta, Michele Ortore, Luisa Pianzola, Schiavone Ivan, Christian Tito, Cristian Sesena, Jonata Sabbioni.


“Calpestare l'oblio” è a cura di:
Davide Nota - Rivista “La Gru” 327 6948405
Fabio Orecchini - Ass.Cult. “Beba do Samba” 339 6374741
Valerio Cuccaroni - Rivista “Argo” 335 1099665

martedì 11 gennaio 2011

Celibe in nome di Dio di Roberto La Paglia (Dissensi edizioni)












E' possibile immaginare un futuro nel quale i preti possano liberamente sposarsi, avere una famiglia, dei figli e una vita sociale più vicina a quella dei loro parrocchiani? A questo spinoso argomento tenta di dare una risposta il nuovo saggio dello scrittore Roberto La Paglia: Celibe in nome di Dio.

Un saggio che si rivela già dall'inizio piacevole e semplice da leggere, che riesce a rendere un argomento così controverso e denso di citazioni teologiche e questioni morali, alla portata di tutti.

Partendo dalla semplice, almeno in apparenza, domanda iniziale, ci si incammina verso un percorso dove la storia della Chiesa si intreccia con quella molto più umana di coloro che la formano. Dagli antichi concetti sul celibato alle moderne prese di posizione, l'autore si incammina in un sentiero impervio senza mai perdere la sua innata abilità di rendere semplici e fruibili concetti e affermazioni da sempre reputati come appannaggio degli "addetti ai lavori". Nasce così una appassionante inchiesta che non manca di percorrere temi scottanti quali la sessualità, lo scandalo dei preti pedofili e le recenti cronache che hanno visto alla ribalta sacerdoti sposati e matrimoni segreti.

Un libro da leggere tutto d'un fiato e da rileggere con curiosità; un punto di partenza per chi vuole approfondire questo delicato tema e per chi ama anteporre la chiarezza espositiva e l'appassionata ricerca ai tortuosi percorsi delle cattedre teologiche.

lunedì 10 gennaio 2011

La carta e il territorio di Michel Houellebecq (Bompiani)












Mi sono occupato qualche tempo fa delle “Particelle elementari”, un’opera che mi aveva lasciato di stucco per rigore e bellezza. Ora Michel Houellebecq esce (il libro è uscito da qualche tempo, ma ho avuto solo ora l’opportunità di leggerlo) in Italia con Bompiani con un romanzo che a definire onnicomprensivo è non solo riduttivo, ma si rischia di non rendergli sufficientemente merito. Con “La carta e il territorio” Michel Houellebecq si attesta come firma immensa nel mondo delle lettere mondiali.

“Da qualche settimana si era messo a parlare alla sua caldaia. E la cosa più inquietante – ne aveva preso coscienza due giorni prima – era che adesso si aspettava che la caldaia gli rispondesse. L’apparecchio produceva è vero rumori sempre più vari: gemiti, ronzii, schiocchi, sibili di tonalità e di volume differenti; ci si poteva aspettare che un giorno o l’altro arrivasse al linguaggio articolato. Era, insomma, la sua più vecchia compagna.”. Oppure : “Qualche volta aveva l’ipermercato tutto per sé – e che gli pareva fosse un’approssimazione abbastanza buona della felicità.”. Il protagonista principale del “multiverso” raccontato dall’autore francese, è Jed Martin, un artista a 360° che tramite la sua poiesi estetica esprime un forte senso di inadeguatezza rispetto a un mondo dove nemmeno più il denaro riesce a colmare lo scarto fra ciò che è reale e la sua rappresentazione umana. Il nuovo romanzo di Houellebecq incarna un vero e proprio salto di paradigma nel suo percorso scritturale: abbandona la pulsione sessuale come protagonista assoluta delle storie che scrive, e la sostituisce con l'interesse per il guadagno, che rende invece come un potente sistema meccanico/fisico per la creazione di mondi simbolici allucinati all’interno della superficialità dell’essere che noi agiamo quotidianamente. E allora arte, denaro, amore, rapporti genitoriali, morte, lavoro sono solo temi che lambiscono marginalmente il massacro dell’umanità che questo geniale autore, mette nero su bianco. (stefano donno)

Michel Houellebecq ha pubblicato presso Bompiani i romanzi Le particelle elementari (1999), Estensione del dominio della lotta (2000), Piattaforma (2001), Lanzarote (2002), La possibilità di un’isola (2005), divenuto un film con la regia dell’autore nel 2008, la raccolta poetica Il senso della lotta (2000), i saggi H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (2001) e La ricerca della felicità (2008), e il libro scritto con Bernard-Henri Lévy, Nemici pubblici.

domenica 9 gennaio 2011

Medusa di Chiara Cordella (Lupo editore). Un estratto





















"Ho trovato Antonio che mi veniva incontro. Gli ho sorriso mentre lui cercava le chiavi nella tasca.
Avevo l’animo leggero. Ero sopravvissuta. Potevo ritenermi soddisfatta. Non avevo perso il mio confessore, il mio amico, avevo trovato un uomo. Dovevo accettarlo, come lui con le sue lacrime aveva fatto con me. Pensavo che ormai era tutto finito. La giornata più lunga della mia vita si stava concludendo. Quando ho sentito il frastuono dell’incensiere che cadeva, ho capito che tutto era finito per sempre. Ho sentito una voragine, aprirsi nello stomaco, fino a bloccare i polmoni. Ho sentito la consapevolezza della fine che incombe. Mi sono voltata per correre in sacrestia. Pochi metri lunghi come una vita. L’ho immaginato. L’ho visto. Come in un sogno. Ancor prima di vederlo. Don Eupremio, come mio padre. Per terra. Bianco in volto. Una mano sul petto. Il silenzio. Quello che ti fa fischiare le orecchie."
Dal mito classico alla psicanalisi moderna, la terrificante immagine di Medusa ha sempre rappresentato la pericolosità e l’angoscia del “femminino”, la cui insondabile e ambigua forza distruttiva – di qualsiasi abito si vesta – disarma l’uomo e lo fa soccombere.
Questi racconti, spesso sottilmente surreali, ci portano in storie inquietanti le cui protagoniste mietono vittime impreparate e inermi a volte consumando una loro crudele privata vendetta, a volte per calcolo spietato, altre rivendicando semplicemente il diritto ad esistere

sabato 8 gennaio 2011

10 libri più letti dicembre 2010 - Classifica

Blocco 11. Il bambino nazista di Piero Degli Antoni è primo in classifica tra gli incipit più letti e i primi capitoli più scaricati dai lettori di 10 righe dai libri. La casa editrice Newton Compton è in classifica con ben 5 libri.

Primi 3 incipit più letti

1— Piero Degli Antoni, BLOCCO 11 – IL BAMBINO NAZISTA, Newton Compton, 23 settembre 2010
Link per leggere le prime 30 pagine del libro

2— RAFFAELE NOTARILE – SABRINA MINARDI, Segreto criminale – La vera storia della banda della Magliana, Newton Compton, ottobre 2010
Link per leggere il primo capitolo del libro

3— GIORGIO NARDONE, Gli errori delle donne (in amore), Ponte delle Grazie 2010, 6 maggio 2010
Link per leggere le prime pagine del libro


Primi 3 tra i primi capitoli più scaricati

1. Blocco 11 – Il bambino nazista
2. Storia ragionata dell’Hip Hop italiano
3. Vincere senza combattere


Con piacere evidenzio l'entrata di D. Ivic, Storia ragionata dell'Hip Hop italiano (Arcana Edizioni) di Katarina Mazetti, Il tizio della tomba accanto (Elliot Edizioni) alcuni autori in classifica da tempo: Giorgio. Nardone con Gli errori delle donne in (amore), (Ponte alle Grazie); Francesco Falconi con L’aurora delle streghe. Underdust (Reverdito) e con Nemesis – L’Ordine dell’Apocalisse (Castelvecchi), Giovanni De Feo con 171 pagine del libro Il mangianomi (Salani editore).

Trovate la classifica completa top 10 libri qui.

Fiabe: Il Principe Felice - Il Gigante Egoista (Edizioni Angolo Manzoni)





















Là, sopra la città, su di un’alta colonna c’era la statua del Principe Felice. Era tutto ricoperto di foglioline d’oro fino, per occhi aveva due lucenti zaffiri, e un grosso rubino rosso brillava sull’elsa della sua spada. Era davvero ammiratissimo. “È bello come un gallo segnavento”, osservò uno dei consiglieri comunali che desiderava guadagnarsi la fama di avere gusti artistici; “però non altrettanto utile,” aggiunse nel timore di venir considerato come poco pratico, ciò
che in realtà non era. “Perché non sei come il Principe Felice?” chiese la sensibile mamma di un bambinello che piangeva perché voleva la luna. “Il Principe Felice non si sognerebbe mai di piangere per alcunché.

Traduzione Piero Malvano. Illustrazioni Leonardo Ríos. TESTO INGLESE CON TRADUZIONE ITALIANA A FRONTE. Allegato CDMP3 Voci Narranti Franco Collimato (italiano); Martin Mayes (inglese)

Le due fiabe sono tratte da "Il principe felice e altri racconti" (The Happy Prince and Other Tales, 1888), una raccolta di fiabe scritte da Wilde per i suoi due figli Cyril e Vyvyan. Sono favole etiche, che insegnano a guardare le cose del mondo nel profondo, ma molto divertenti.
Lo scrittore affermò di voler soprattutto divertire i bambini, come faceva divertire i grandi con le sue brillanti conferenze. Ma in queste fiabe preziose e struggenti si allude sottilmente alle ingiustizie sociali e alle contraddizioni della morale borghese di epoca vittoriana. E alla fine prevale un messaggio di amore incondizionato.

Di Oscar Wilde, in questa collana, è già stato pubblicato in EasyReading anche “Il fantasma di Canterville”.

Un giorno il Gigante fece ritorno. Era stato a far visita al suo amico Orco di Cornovaglia e si era fermato da lui per sette anni. Una volta trascorsi i sette anni, aveva detto tutto quello che aveva da dire, dato che la sua conversazione era limitata; e così decise di rientrare al proprio castello. Quando tornò vide i bambini che giocavano nel giardino.
- Che cosa state facendo qui? - urlò con voce molto alterata e i bambini fuggirono.
- Il giardino mio è il giardino mio, - disse il Gigante; - chiunque può capirlo, ed io non permetterò che nessuno ci giochi al di fuori di me. Così vi costruì intorno un alto muro ed espose un cartello. I TRASGRESSORI SARANNO PERSEGUITI. Era un Gigante molto egoista.

LA PRESENTE OPERA È STATA REALIZZATA ANCHE MEDIANTE IL CONTRIBUTO FINANZIARIO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

link per leggere le prime 10 pagine del libro

venerdì 7 gennaio 2011

2004 - 2011 Sette anni di Musicaos.it. Intervento di Luciano Pagano



















"Anche quando i costi della rete saranno abbattuti, anche quando l’elettricità necessaria per accendere i computer, ai server e collegarsi ad internet sarà fornita da fonti energetiche rinnovabili e disponibili il libro non potrà essere rimpiazzato dall’e-book. Ci sarà sempre un servizio il cui accesso prevede un pagamento. Guattari in anticipo sulla diffusione della rete pensò un futuro ricco di password che aprono e password che chiudono, rubriche digitali dense di pin e numeri di accesso. Il tempo della lettura ed il tempo della scrittura, il tempo dell’ascolto e il tempo della ricezione. Il tempo è la misura dentro cui si iscrive la ricezione di un testo. Immettere contenuti, sia su internet che nell’editoria, in modo sempre più facile e veloce, dovrebbe responsabilizzare maggiormente chi questi contenuti gestisce. Le pagine su internet e le pagine di carta stampata sono miliardi. Come trovare la qualità? La qualità di una scelta, di una selezione, di un filtro, con l’avvento di internet hanno raggiunto lo stesso grado di importanza della qualità del testo stesso. E torniamo al punto di partenza. Le differenze tra internet e libro sono puramente tecniche. In sostanza i due mezzi seguono gli stessi percorsi di funzionamento. Sui manuali di html-design è consigliato di dare molta importanza ai contenuti nello sviluppo dei propri siti. Un sito può essere strabiliante dal punto di vista grafico della presentazione, tuttavia il motivo che ci fa tornare a visitare quel sito è il fatto che lì troviamo quel che ci serve. Lo stesso accade nei libri. Il libro dovrebbe essere l’oggetto par excellence orientato ai contenuti."

Luciano Pagano, Webook,
9 gennaio 2004/3 febbraio 2004

http://www.musicaos.it/interventi/04_webook.htm

Se volete comunicare direttamente con la redazione inviate un email a lucianopagano [at] gmail [punto] com

Per festeggiare il settimo compleanno postiamo una poesia postuma di Charles Bukowski, "e così vorresti fare lo scrittore?".

se non ti esplode dentro a dispetto di tutto, non farlo. a meno che non ti venga dritto dal cuore e dalla mente e dalla bocca e dalle viscere, non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer o curvo sulla macchina da scrivere alla ricerca delle parole, non farlo.
se lo fai per soldi o per fama, non farlo.
se lo fai perché vuoi delle donne nel letto, non farlo. se devi startene lì a scrivere e riscrivere, non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo. se stai cercando di scrivere come qualcun altro, lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.

se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono e noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall’auto-
compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.

quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.

non c’è altro modo. e non c’è mai stato.

Charles Bukowski, E così vorresti fare lo scrittore? Guanda, 2009, €9,00
traduzione di Simona Viciani
poesie tratte dal volume Sifting through the Madness for the Word, the Line, the Way

mercoledì 5 gennaio 2011

Canto che amavi, poesie scelte, di Gabriela Mistral ( Marcos y Marcos). Intervento di Nunzio Festa












Non è di secondaria importanza sottolineare che questa pubblicazione italiana di “Canto che amavi” della poetessa Gabriela Mistral nasce anche grazie, oltre all’editore italiano, a due istituzioni. Una statale – il Governo del Cile – una religiosa – l’Ordine Francescano del Cile; quest’ultima, la spirituale, in quanto custode delle volontà della stessa Mistral, ovvero di dare aiuti economici ai bambini di Montegrande e del Cile. Abbiamo voluto ricordare questa particolarità, in quanto siamo nel terreno e nelle biografia dell’autrice. Perché, innanzitutto, Gabriela Mistral fu provveditore agli studi. Dunque una particella, è possibile dire, dello Stato cileno. E, infine, perché la poetessa fu pienamente consapevole della situazione di povertà della maggior parte degli indios delle Ande e con loro fraternamente solidarizzava. Tanto che, quando arrivò a ottenere un Nobel che per la quale corsa in pochissimi davano per favorita, Gabriela Mistral usò la sua posizione pure più fortificata sempre testimoniando le necessità dei poveri della sua terra. La poesia della Mistral, è qui puntiamo all’elemento di simbolo delle liriche portate agli italiani, persino quando diviene quasi più onirica si nutre del fattore umano e nutre parole e immagini d’un’umanità spesso eletta dai più deboli. Gli elementi che sbalordiscono il libro sono due: il Paese, i poveri. I bisogni delle classi più povere della nazionale che la poetessa vorrebbe trasformare ad asilo di tutte e tutti. A stralcio di paradiso terrestre da garantire ha chi, invece, è abituato a soffrire. A formare e comporre “Canto che amavi” sono state selezionate ed emarginate poesie da “Desolazione” (1922), “Tenerezza” (1924), “Taglio del bosco” (1938), “Torchio” (1954), “Poema del Cile” (1967). L’alternanza fra potente musicalità, nonostante la traduzione dalla spagnolo, comunque assicurata in fil di penna, e maggior scioltezza nella discorsività più arricchita da dissonanze specifiche, aiuta a capire quanto nell’arco della sua vita la poetessa avesse voluto vivere diverse sensazioni di liricità. E da un retroterra zeppo di cultura, ma soprattutto di culture, come abbiamo detto quelle dei fratelli disperati e, addirittura, senza parola, prendono il volo brividi poetici che sono il seme del mondo. Fra corpo d’amore e lamenti di visi, Gabriela Mistral dice del suo Cile, del paesaggio che sta sopra e sotto la catena delle Ande, a frattura perlomeno idealmente le catene accreditate al popolo. La Patagonia e le filastrocche, il desiderio di servire l’indeterminatezza della Sua casa fatta d’appezzamenti agricoli inimmaginabili accanto al fervore dello sguardo dei bambini poveri rendono sensazionale le rime della Mistral. Il Cile delle sofferenze e delle possibilità di riscatto. E siamo prima e dopo, persino durante Pinochet.

Canto che amavi, poesie scelte, di Gabriela Mistral, testo spagnolo a fronte, traduzione di Matteo Lefèvre, fotografie di Paz Erràzuriz, Marcos y Marcos (Milano, 2010), pag. 314, euro 17.00.

martedì 4 gennaio 2011

De Philosohia italica Modernità e politica in Vico e Cuoco di Fabio Vander (Pensa MultiMedia)








Una genealogia della modernità italiana. Un percorso che da Vico a Cuoco, cioè dalla critica del razionalismo cartesiano alla critica dell'utopismo giacobino, definisce un peculiare rapporto tra filosofia e politica, cultura e storia.
Partendo dai classici, dalla riflessione politica di Platone ed Aristotele, il saggio individua nel Vico della Scienza nuova i termini di una concezione della "classe politica" tendenzialmente democratica che, nel Cuoco critico della rivoluzione napoletana, prenderà invece un'inflessione elitista destinata a pesare sulla vicenda politica risorgimentale. I capitoli finali su Gioberti, Gramsci e la "rivoluzione passiva" tendono proprio a confermare la esaustività, entro il nostro panorama politico, di determinate analisi e categorie.
Un iter italicum, per dirla come Kristeller, che spiega tanto della nostra storia nazionale più recente: dalle tare dello spirito pubblico e delle classsi dirigenti, ad una democrazia nel profondo debole, imperfetta, continuamente esposta alle insorgenze delle forze anti-sistema.


lunedì 3 gennaio 2011

Storie di terre di sole. Misteri, malombre e prodigi nei racconti popolari del Sud di Silvano Trevisani (Capone editore)













Storie di terre di sole. Misteri, malombre e prodigi nei racconti popolari del Sud di Silvano Trevisani (Capone) è la riproposizione, rivista, ampliata e modificata per una maggiore completezza narrativa, di una raccolta di testi apparsa nel 1987 introdotta da Donato Valli. I racconti popolari, è convinzione dell’autore, rappresentano uno degli itinerari alla riscoperta di quel grande patrimonio di memorie, avvenimenti, credenze, princìpi che hanno percorso la vita delle generazioni che ci hanno preceduto. Partendo da questa convinzione, l’autore tira fuori un bel volume che “nella struttura narrativa- avverte nella premessa - si muove su due binari: il fil rouge, rappresentato dalla vicenda di un ragazzo, Tommaso, costretto a emigrare agli inizi degli anni Sessanta, epigono di una lunga schiera di emigranti, insieme alla famiglia, e i racconti che rappresentano, per lui, il legame emozionale con la terra in cui ha lasciato gli affetti e gli amici”.

L’AUTORE - Giornalista professionista, Silvano Trevisani, laureato in filosofia, è redattore capo e responsabile dei servizi culturali del “Corriere del giorno”. Ha all’attivo numerose pubblicazioni di narrativa, di poesia e di saggistica. Per la Capone Editore ha pubblicato due edizioni della Guida di Taranto (1995 e 2008), Viaggio nella Puglia archeologica (2001), Borboni e briganti (2002), La Puglia dei Santi. I luoghi di culto, i riti, i monumenti (2006), 50 anni di impegno sociale. Enzo Giase sindacalista del Sud (2009).

domenica 2 gennaio 2011

Rapsodia su un solo tema Colloqui con Rafail Dvoinikov di Claudio Morandini (Manni)



















Nel 1996 Ethan Prescott, giovane compositore di Philadelphia, si reca più volte in Russia a incontrare l’anziano collega Rafail Dvoinikov, per una lunga intervista che è anche l’omaggio di un discepolo nei confronti di un maestro quasi dimenticato. Il titolo del progetto, Rapsodia su un solo tema, rimanda a una delle partiture più emblematiche di Dvoinikov. Il vecchio rievoca infanzia e giovinezza, incontri, amori, umiliazioni, con la libertà e il disincanto di chi finalmente non deve più rendere conto a nessuno. La sua musica e le sue parole dimostrano che si può rimanere liberi, come artisti e come uomini, anche sottostando alle direttive di un potere oppressivo. Schiudendosi come una matrioska, questo romanzo combina tentativi di saggio, pagine di conversazioni e di diario, verbali di interrogatori, trascrizioni da un pamphlet settecentesco, per raccontare di musicisti che parlano di altri musicisti che raccontano di altri musicisti che immaginano la vita di altri musicisti ancora. In sottofondo, la Storia, spesso dolorosa ed enigmatica, del Novecento.

“Dvoinikov?” mi scrive Edna. “Ha un mercato?”. Sono abituato alla laconicità delle sue mail. So che non vuole suonare definitiva, ma solo risparmiare tempo, e dunque le sue domande, all’apparenza negativamente scettiche, esprimono solo una perplessità che qualche buon argomento potrebbe smorzare. “Dvoinikov è il più grande compositore russo vivente. Con Elliott Carter e pochi altri, il più grande compositore vivente e basta” rispondo. “Davvero? Perché allora non ne sento mai parlare se non da te caro?. “Perché frequenti le persone sbagliate cara. “ (Dal diario di Ethan Prescott - 12 marzo)