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mercoledì 31 agosto 2011

James di Donegal

Booktrailer di "James di Donegal, la vera storia del diamante Queen of Holland", di Rocco De Virgilio, Schena Editore.

www.jamesdidonegal.it

Una produzione Grenar Lab - Trailerlibro.it - Déjà Vu. Scritto e diretto da Gianfranco Grenar. Fotografia Francesca Martello (Déjà Vu). Con Giuseppe Delre nel ruolo di James; Alessia Fazio nel ruolo di Mary; Gabriella Schino nel ruolo di Nataly; Michele Rossi nel ruolo di Rodriguez;. Narratore Loris Leoci Costumi e accessori (Mary) Eva Palmisani. Costumi (James, Nataly e Rodriguez) Bleach Labs. Grenar's book trailers and music videos:

http://www.grenar.info/site/booktrailer-articoli/the-book-trailer-lab.html

http://www.grenar.info/site/videoclip/the-music-video-lab.html

Info: info@grenar.info

martedì 30 agosto 2011

Reality di Mariusz Szczygiel. Traduzione di Marzena Borejczuk, (Nottetempo). Intervento di Nunzio Festa




















“Kaprisyk. Damskie historie” è il titolo originale, polacco, di “Reality”, libro di Szcsygiel portato in Italia da Nottetempo. Suddivio in quattro stanze, il libricino del pluripremiato giornalista e scrittore polacco entra nelle viscere d'alcune vite femminili esportate dalla normalità per finire nel vortice della storia scritta. Tre racconti-reportage, scorrevoli come un fiume ad argini perfetti, capaci di farci conoscere vicende apparantemente futili ma che poi sentiamo buone a contribuire alla comprensione della Storia. Il primo racconto, ovvero quello eponimo, descrive una donna che per decenni ha appuntato su quadernoni custoditi dalla sua casa ogni mansione semplice e comune che, poi catalogata, andava a realizzare giorno per giorno. Questa donna, in sostanza, aveva raccolta la sua vita in miglia di pagine ma con un tono che facesse immaginare alla registrazione privata della presenza dello stesso protagonista principale del racconto: lei; che la donna si scriveva persino in terza persona e appuntando per esempio del figlio senza far intendere che fosse suo figlio, per dire. Una vita esemplare, altamente significativa. Seppur a primo impatto vuota e proprio insignificante. Uno scritto di scritti, in pratica, che senza analisi sociologiche spiega ragioni e riflessioni d'una fra mille. Per non parlare direttamente di “Lo sceneggiato a due penne”. Dove due donne, che da anni non s'incontrano e più non s'incontreranno, per decenni hanno mantenuto una corrispondenza fatta da missive che elevano l'amicizia a tono di confessioni su confessioni. E pensare, per esempio, che una delle due neppure conosce il marito nuovo dell'altra. E il rapporto epistolare sarà sostituito solamente dal cambio d'esso con la garanzia delle velocità supermoderna degli scambi velocissimi di sms. Si tratta o no di momenti impressionanti? La bravura altissima di Mariusz Szczygiel sta nel non interrompere la comunicazione delle testimonianze riprese, cioè lasciare dire alla singola testimonianza del contesto dentro la quale matura e della motivazione che la fa nascere e morire. Mentre corre, chiaramente, il cambiamento della Polonia Comunista di Regime. A Polonia a Ragime Capitalista. Ecc. Dove, come era naturale che fosse, l'individuo rimane individuo e vuole essere individualità. Le protagoniste femminili dei racconti di Szczygiel urlano quindi un concetto che deve rimanere baludardo della vita vera.

lunedì 29 agosto 2011

La Puglia di ieri e quella di oggi (Stilo editrice)









Il passato, il presente e la loro influenza sul futuro della Puglia, attraverso sei racconti brevi. «PugliaLibre. Libri a km zero», la rivista dedicata alla letteratura e all’editoria made in Puglia, offre con questa pubblicazione, che raccoglie i racconti vincitori del concorso letterario «La Puglia di ieri e quella di oggi», un mosaico di storie in cui potersi riconoscere. Storie in cui passato e presente, da semplici tessere colorate, diventano un disegno uniforme. Storie da leggere per la Puglia che parla di sé.

RACCONTI: Tutto il bianco ed il vento che ho, di Ada Bellanova; Estate, di Maria Pia Latorre; Hotel Escort, di Alfonso Diego Casella; Il naufrago, di Francesco Costernino; Inconscia ribellione, di Lorenzo Loizzo; Il sorriso di Pietro, di Francesco Elios Coviello

sabato 27 agosto 2011

"Metti il diavolo a ballare" di Teresa De Sio (Einaudi) il 30 agosto a Nardò














Spiagge d’autore e Presidio del libro di Nardò hanno dato un senso tangibile alla programmazione estiva della cultura del Comune di Nardò con una serie di appuntamenti che si sono avvicendati da luglio fino alla fine di agosto.

Martedì 30 Agosto, alle ore 21.00 in Piazza Salandra a Nardò, sarà ospite Teresa De Sio, musicista di fama internazionale e autrice del romanzo “Metti il diavolo a ballare” (Einaudi), con il quale ha confermato le sue doti di interprete in parole e canto dello spirito del Sud.

Una terra inizia ad acquistare consapevolezza di sé quando incomincia a essere raccontata, quando cioè i suoi miti ancestrali prendono corpo e si mescolano al sangue e alla società delle persone che la abitano. Il Salento, che dopo le indagini di Ernesto De Martino non fu più lo stesso, subisce un nuovo mutamento grazie all’opera di Teresa De Sio, che restituisce con il suo “Metti il diavolo a ballare” una storia struggente e attuale. Ambientato negli anni cinquanta il libro della De Sio ci riporta con prepotenza alle radici di un fenomeno che è anzitutto portavoce di una terra e delle sue genti. “Un romanzo di sorprendente forza narrativa, costruito come una tela di ragno.”

“Metti il diavolo a ballare” - «Nessuno saprebbe dirlo a parole, ma tutti sentono che dentro quel battere, quello scordamento di corde e tamburi, dentro il ballo di quella piccola anima senza scarpe, attraverso il corpo macilento di Archina che comincia a muoversi in modo sempre più convulso, si sta riassumendo ogni loro singolo progetto di salvezza terrena». La terra è quella aspra e impenetrabile del Salento. Il tempo è quello in cui le tarante mordevano nelle campagne inoculando il veleno nei corpi dei pizzicati, e bisognava metterli «a ballare» per liberarli dal male.

Con il suo primo romanzo, Teresa De Sio ci porta nel cuore del Salento premoderno degli anni Cinquanta e del suo orizzonte mitico fatto di credenze ataviche, di erbe miracolose e fatali, diavoli ragni, ma anche di miseria, arroganza di casta e saggezza insospettata. Ci racconta una storia in cui l'amore è una dolcezza preclusa, e la felicità «una zattera» che non arriva mai, o quasi. È la storia di Archina Solimene, una bambina morsicata, di sua sorella Filomena, «mansueta come una mucca», del loro padre Nunzio, di donna Aurelia la vammàna, che ha suoi modi antichi per scacciare il male. Al centro c'è una notte maledetta di Carnevale, una vicenda che finirà per travolgere la vita di molti e scompaginare l'esistenza stessa del paese di Mangiamuso. Intorno c'è una trama fatta di tanti destini, tanti personaggi. Come se fosse necessario lo sguardo di tutti (il pavido don Filino, la parrucchiera-maga-etilista La Saputa, le avare gemelle Santo, Severino ragazzo-lupo), per riuscire a evocare quel male segreto, senza consolazione, che né i suoni magici della pizzica né le diavolerie che arrivano «dritte dritte dal futuro» possono guarire. Dopo aver suonato la musica della taranta, con il suo tempo «fuori portata», dopo aver a lungo studiato quel mondo, Teresa De Sio ne ha fatto un potente romanzo per voci sole, che finisce per sciogliersi in nerissima storia corale.

Teresa De Sio Teresa De Sio incomincia la sua attività artistica di cantautrice negli anni Settanta, pubblicando album da solista e in collaborazione con alcuni dei musicisti più importanti del panorama italiano, con lavori tesi al recupero della tradizione e allo stesso tempo all’avvicendamento musicale con i nuovi ritmi e le sonorità della world-music. Ha lavorato con artisti del calibro di Eugenio Bennato, Brian Eno, Fabrizio De Andrè, Fiorella Mannoia, Matteo Salvatore. Nel duemila è iniziato il suo interessante percorso di approfondimento delle tematiche legate al Sud e alla musica del mediterraneo, una terra che è sempre stata sfondo del suo “racconto” anche musicale. Teresa De Sio ha sempre messo a disposizione la sua musica nel’impegno sociale e nelle tematiche più urgenti, della libertà di espressione e del lavoro, dimostrandosi capace di reinventare i canoni della musica tradizionale con lavori recenti come “Riddim a Sud” (2008) e in occasione della sua partecipazione a "Rai Per Una Notte" (25 Marzo 2010) e della serata “Tutti in piedi: signori, entra il lavoro” organizzata il 17 giugno in occasione dei 110 anni della Fiom.

Gino Leonardo Di Mitri, storico e ricercatore dell'Istituto "Diego Carpitella", riconsiderando l'ignorato capitolo del tramonto della civiltà bizantina in Terra d'Otranto, perviene ad una definizione del tarantismo più complessa e meno angusta di quella che si sarebbe potuta supporre, in un contrappunto fra antiche danze mediterranee e indizi di religiosità sincretica racchiusi in un autentico dramma sacramentale.

Suoi studi sono pubblicati nei volumi “Quarant’anni dopo De Martino”, “Transe, guarigione, mito”, e sulla Rivista Melissi, tutti editi da Besa Editrice; per lo stesso editore ha pubblicato con M. Agamennone il volume “L’eredità di Diego Carpitella”.

Giuseppe Tarantino giornalista, dal 1993 al 2004 ha "praticato" la musica popolare con gli "Xanti Yaca" e appassionato di musica e tradizioni popolari. Per l’occasione lettore a Km 0

venerdì 26 agosto 2011

Morte di un'assassina di Rupert Thomson (Einaudi). Intervento di Roberto Martalò











Che cosa è il male? È qualcosa di facilmente definibile, tangibile? Infine, è realmente separato dal bene o vi è indissolubilmente legato? Gli interrogativi che accompagnano l'uomo da millenni e che sono al centro di grandissime riflessioni filosofiche e teologiche fanno capolino anche nella mente dell'agente di polizia Billy Tyler allorquando l'imprevista telefonata del sergente Phil gli assegna un incarico tanto semplice quanto carico di ricordi e suggestioni negative: sorvegliare per un doppio turno il cadavere di una donna che diversi anni prima aveva sconvolto tutto il Regno Unito per una serie di cruenti omicidi, compiuti con il suo partner, di bambini. Suggestionato dalle sensazioni negative della moglie e dalla morbosa curiosità dei giornalisti, che si accalcano all'uscita dell'ospedale pur di avere una qualsiasi notizia sulla defunta, Billy passerà una nottata a ricordare eventi della sua vita legati all'assassina e a chiedersi cosa è il male, qual è il limite tra essere colpevole e vittima e, soprattutto, quanto bene e quanto male c'è in ognuno di noi. Inevitabilmente, vengono fuori i suoi ricordi più remoti e la consapevolezza che nell'armadio di chiunque ci sono scheletri da nascondere. Rupert Thomson consegna ai lettori un thriller dell'anima, con forti tinte noir a creare un'ambientazione suggestiva seppur semplice: è nella fredda sala d'obitorio dell'ospedale che tutto si svolge ma è proprio quella sala inquietante che favorisce il ricordo a Bill; ricordo inteso sia come recupero del passato per regolare i conti con sé stesso, sia come evasione da una situazione quasi opprimente. “Morte di un'assassina” è un romanzo che ci costringe a guardarci dentro, a interrogarci sulla condizione dell'uomo e a riflettere sulla coesistenza in ognuno di noi di Bene e Male. Perché il lato oscuro è insito in ogni uomo..

Morte di un'assassina di Rupert Thomson (Einaudi)

giovedì 25 agosto 2011

La gallina, di Fabrizio Ottaviani (Marsilio) . Intervento di Nunzio Festa





















Gli accadimenti di “La gallina”, romanzo d'esordio del critico Fabrizio Ottaviani, succedono quasi interamente in un appartamento. Seppure non è facile comprendere perché questi dovrebbero essere per forza d'una casa dell'Europa del Nord. E le scene decisive, per così dire, sono addirittura poche. Ma grazie a un 'linguaggio' molto teatrale, dunque altamente, appunto, “scenico”, potremmo dire che la piccola situazione, diventata grandissimo e grandioso fuoco del romanzo, è legittimata da un approccio borghese - anzi moraviano - al piccolo mondo della borghesia, diviene quasi una commedia di Eduardo senza, in un certo modo, la commedia degli equivochi eppure con l'incarnirsi dell'equivoco nella macchinata commedia. Il tutto, poi, sorretto da un linguaggio computo e attrezzato a dovere con una sfilza di dialoghi più che attenti a fare da compagnia illustre al montaggio lessicale. Il momento temporale nulla conta. Quello che conta è una vecchia signora vestita proprio comune uno spaventapasseri che riesce, letteralmente, a piazzare nella casa dei De Giorgi: una gallina viva anzi vivissima e agitata alquanto. I padroni, dotati di cameriera cuoca e maggiordomo un po' scemo o stonato, sono ricchissimi e in città hanno (una) posizione di grido. Che dovrebbero sempre proteggere. Mentre la gallina produce una serie di conseguenze che stravolgono lo status quo. A parte, in effetti, che davvero non si scoprirà facilmente chi cavolo ha portato e, soprattutto, per quale ragione la gallinaccia in casa De Giorni, accadono vicende che i personaggi non sempre sono capaci di gestire. Tranne alcuni di questi. Che qui, va precisato, potremmo persino parlare d'eroi e antieroi. Oppure, più tranquillamente, di buoni e cattivi. Però queste vite di facoltosi sono cattive cattive nonché animate da sotterfugi su sotterfugi. Più volte s'usa, per il romanzo d'Ottaviani, la parola “farsa” quando non il termine puntuale “burla”. Propriamente, per esser sinceri fino all'osso disossato, qui è molto peggio di questo. Ottaviani, infatti, con uno sguardo glaciale, freddo e distante in ogni instante, privandosi d'umanità come i narrati, riesce a descrivere quando l'umanità vien a mancare. Inizialmente, pare che del libro ci s'appassioni poco. Mentre dopo le primissime pagine già si devono necessariamente studiare e attendere le mosse della gallina magica. Un libro di mirabile valore.

martedì 23 agosto 2011

Francesca Lancini con Senza Tacchi (Bompiani) a Nardò il 26 agosto













Francesca Lancini, autrice di “Senza tacchi” (Bompiani), dialogherà con la scrittrice Luisa Ruggio e con il “lettore” a Km 0 Serena Marchese. Una serata al femminile quella alla quale potremo assistere Venerdì 26 Agosto, alle ore 21.00 presso la Piazzetta delle Erbe di Nardò (Lecce), nell’ambito della fortunata rassegna nell’ambito della programmazione culturale estiva “ondediluna” del Comune di Nardò. Spiagge d’autore e Presidio del libro di Nardò, insieme “per una lettura a km 0”, sono liete di ospitare “Senza tacchi” (Bompiani) il felice esordio di Francesca Lancini.

“Senza tacchi” è un romanzo che racconta la vita di una giovane modella ventiquattrenne, alle prese con una vita divisa tra realtà e ipocrisia, tra mondo della moda e esistenza quotidiana, fatta di rapporti umani in frantumi e esistenze deviate, ipotetiche, ai limiti della possibilità di costruire un rapporto reale e tangibile con il prossimo. È così che il racconto della giovane autrice diventa paradigmatico di una generazione che è vittima nello stesso momento in cui viene additata come complice del suo disfacimento, con una speranza, importante, data dallo spazio che viene concesso alle emozioni e al sentimento, unici elementi ancora in grado di dare uno spiraglio di umanità all’esistenza.

Senza tacchi.

Sofia Martini è una modella milanese di 24 anni che odia il suo lavoro e si racconta un sacco di bugie. Nella sua vita ci sono: i genitori anaffettivi, la sorella Ginevra, sedicenne cinica e colta, Gian Alfonso il praticante avvocato, Alessandro il fotografo e Paolo il libraio maledetto. Ma ci sono soprattutto le modelle: un groviglio di personalità deviate, inutili, stanche, affamate e pericolose. Milano, Miami, Barcellona: sono le tappe del cambiamento di Sofia, scandito da una vita frenetica tra set fotografici, passerelle e incontri surreali. Sofia gira intorno a se stessa cercando sempre di sfuggirsi. Perché, se riuscisse a prendersi, dovrebbe lasciar cadere tante cose inutili che le danno sicurezza: gli uomini, i flash dei fotografi e la sua involontaria bellezza. Perché Sofia Martini è cattiva e ironica, e il suo occhio implacabile si posa con la stessa precisione sul suo animo, su un corpo maschile e sulla stupidità dei tanti che incontra. Sofia si ribella alle frivolezze della moda, che è solo una manifestazione della malattia del momento: la superficialità. Urla l’importanza delle emozioni, combatte contro gli sguardi spenti e va in cerca di quelle risposte che, a volte, è difficile dare anche a se stessi. “Oggi ho capito che la felicità ti si rovescia addosso solo se la cerchi. Bisogna capitarci sotto per prenderla tutta, come una pioggia inattesa. E non possiamo decidere i tempi e gli spazi, ma quando arriva la sentiamo.”

Francesca Lancini - ha lavorato come modella e attrice, è nata nel 1983 a Brescia, e vive a Milano. Questo è il suo primo romanzo.

Luisa Ruggio - Giovane scrittrice e giornalista, da un decennio firma recensioni e articoli per la pagina della cultura del Tg di Canale 8. All’attivo ha due romanzi, “Afra” (2007, Besa Editrice, menzione speciale Premio Bodini 2010), pubblicato di recente nella sua seconda edizione; “La nuca” (Edizioni Controluce) e una raccolta di racconti “Senza storie” (Besa Editrice). La sua scrittura, insieme ai diversi premi vinti nel corso degli anni, fanno di Luisa Ruggio una delle voci più interessanti, decisive e autentiche della giovane letteratura italiana degli ultimi anni. Luisa Ruggio è stata insignita, nel 2011, dal Premio Skylab alla carriera, per il giornalismo e la cultura, da parte dell'Università del Salento.

Serena Marchese - giornalista, blogger, con una lunga esperienza in Inghilterra, ama la letteratura a tinte forti. Per l’occasione lettrice a Km Zero

domenica 21 agosto 2011

Giancarlo De Cataldo con "Traditori" (Einaudi) il 23 agosto a S. Maria al Bagno












Nell’ambito della programmazione culturale estiva Spiagge d’autore, il Presidio del Libro e il Comune di Nardò per una lettura a km 0 presentano Giancarlo De Cataldo con “Traditori” (Einaudi) che martedì 23 Agosto alle ore 21.00 sarà in Piazza Nardò a Santa Maria al Bagno e dialogherà con il magistrato Salvatore Cosentino e con il “lettore” a Km 0 Marcello Risi. Giancarlo De Cataldo, stimato come Giudice della Corte d’Assise di Roma è in realtà più conosciuto, in tutta Italia e all’estero, per la sua attività di giornalista e scrittore per la televisione, nonché autore di alcuni dei romanzi più interessanti e amati dai lettori. Bastano pochi titoli, uno su tutti, “Romanzo criminale” (Einaudi, 2002), per rendersi conto di quanto la scrittura di De Cataldo abbia influenzato il nostro stesso modo di rapportarci al passato paese, in un impasto materico di realtà e fiction che ha fatto scuola. Giancarlo De Cataldo è autore e attore consapevole di una vera e propria rinascita dell’interesse, da parte dei lettori, nei confronti della nostra storia recente. Il suo ultimo romanzo, “Traditori”, è ambientato nel periodo del Risorgimento e i suoi personaggi hanno nomi e cognomi che hanno scritto la nostra storia, nella consapevolezza che a un grande disegno si accompagnano spesso esigenze più grette e giochi di potere. Giuseppe Mazzini, Carlo Pisacane, Camillo Benso conte di Cavour, Francesco Crispi, Felice Orsini, Thomas Carlyle e il pittore Dante Gabriel Rossetti ma anche Griffin McCoy, reporter americano, il guerriero sardo chiamato Terra di Nessuno o la Striga, creatura delle foreste. Un salto nel passato recente condotto con la stessa lucidità cui ci ha abituati l’autore dei romanzi che indagano l’Italia di oggi con la lente del crimine, lo stesso De Cataldo afferma infatti che “è più facile spiegare le contraddizioni di un paese attraverso il giallo che la storia d’amore”.

“Traditori”.

Da Palermo a Londra, da Roma a Torino, da Venezia alla Transilvania, nelle carceri inglesi e nei boschi della Calabria, tra pittori preraffaelliti e camorristi promossi poliziotti, tra mercanti di carne umana e lord irrequieti, giovani uomini e donne sognano, combattono e amano. E tradiscono. Ognuno va incontro al suo destino. A qualcuno tocca in sorte una nuova vita. Alcuni diventano faccendieri e delinquenti. Alcune donne guardano piú avanti, piú lontano. Gli ideali piú puri si fanno gretta convenienza. Le organizzazioni criminali si innervano nella nazione che nasce. I mafiosi intraprendono. I tagliagole tagliano gole. E Mazzini tesse la sua tela di sangue e utopia. Eppure, tra battaglie e cospirazioni, tra vite leggere e amori complicati, si compone potente e netto il disegno di una stagione e di un ideale che è sempre possibile. E che di nuovo ci attrae, con l’innocenza di una forza giovane che non possiamo dissipare.

Giancarlo De Cataldo è Giudice di Corte d’Assise a Roma, città nella quale vive dal 1973. Scrittore, traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature televisive, ha pubblicato come autore diversi libri, per lo più di genere giallo. Collabora con «La Gazzetta del Mezzogiorno», «Il Messaggero». Il suo libro più significativo è Romanzo criminale (2002), dal quale è stato tratto un film, diretto da Michele Placido, e una serie televisiva, diretta da Stefano Sollima. Nel giugno del 2007 è uscito nelle librerie Nelle mani giuste, ideale seguito di Romanzo criminale, ambientato negli anni ’90, dal periodo delle stragi del ’93, a Mani Pulite e alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. Nel 2006 cura per la Rai il progetto "Crimini", una serie tv scritta da grandi autori italiani, chiamati a trasporre in film di 100 minuti l’estrema diversità, e il fascino, delle realtà locali italiane. Del 2010 è "I Traditori", romanzo ambientato durante il Risorgimento italiano.

Salvatore Cosentino Giudice di provata esperienza, magistrato inquirente per l’esattezza, è docente universitario e critico letterario di grande acume e sottigliezza. Nella sua carriera ha seguito diverse inchieste e scritto numerosi saggi.

Marcello Risi avvocato di 44 anni, una vita spesa per la politica, credendoci davvero. Attualmente Sindaco di Nardò e fervente sostenitore della lettura a Km 0

sabato 20 agosto 2011

“Tsunami nucleare” di Pio D’Emilia (Manifesto libri) di Vander Tumiatti*












Vorrei proporvi l’ultimo frutto del mio frequente peregrinare tra volumi, opuscoli e scaffali, un lavoro che tocca temi di cui ho trattato anch’io negli scorsi mesi, introducendo molti elementi di riflessione sull’approccio facilone, approssimativo, se non addirittura mistificatorio, di un certo modo di fare informazione. E, si badi bene, non stiamo parlando di gossip, bensì di terribili disastri ambientali.

Pio D’Emilia è un giornalista italiano che da più di vent’anni vive in Giappone ed è attualmente corrispondente di Sky TG24. D’Emilia si trovava a Fukushima mentre si andava palesando la catastrofe, intento a documentare quanto stava accadendo sotto i suoi occhi con i suoi reportage televisivi diffusi poi dalla tv satellitare Sky. Per questa ragione, l’Asahi Shimbun, secondo quotidiano giapponese per diffusione, ha pubblicato un articolo che fa riferimento ad alcune sue dichiarazioni nelle quali D’Emilia evidenzia, fornendo nomi, dati e numerosi esempi, la disinformazione attuata dai media internazionali in merito alla reale situazione della crisi post-tsunami. Tra le cause individuate da D’Emilia, all’origine di questa aberrazione, la scarsa o nulla conoscenza del Giappone da parte dei reporter spediti dalle loro testate a corrispondere sulla tragedia, il timore del rischio radioattivo che ha indotto molti altri a scrivere dal più sicuro scrittoio di un hotel piuttosto che a recarsi sul posto, il desiderio di sensazionalismo che ha spinto un po’ tutti ad inventarsi cose impossibili come quella di aver raggiunto le porte della centrale quando era già stato steso dalle autorità un impenetrabile cordone di sicurezza dal raggio di venti km.

Il lavoro di Pio D’Emilia, “Tsunami nucleare” (Manifesto libri), non è classificabile a mio avviso come un’opera scritta in fretta e furia, magari lasciando più spazio al cuore che alla ragione. Potrebbe essere incluso nella categoria degli istant book, ma dico “potrebbe” perché le implicazioni di un lavoro come questo sono tante e molteplici sotto ogni punto di vista. Innanzitutto il libro vuole parlare di un evento dalla portata catastrofica per una nazione come il Giappone: l’ormai terribilmente noto disastro di Fukushima, che ha raccolto attorno a sé tutta una serie di omissioni, negligenze, leggerezze sul piano dell’informazione che definire terribile sarebbe un eufemismo. Tutto comincia l’11 marzo 2011, quando un terremoto di magnitudo eccezionale, cui fa seguito uno tsunami, mette letteralmente in ginocchio il Giappone con un bilancio oltremodo nefasto di circa trentamila vittime. Pio D’Emilia, corrispondente da Tokyo per Sky Tg24, e firma storica per il quotidiano Il Manifesto, narra con grande qualità narrativa e cronachistica, tutti gli eventi che hanno, non solo gettato nell’abisso il destino di una nazione, ma radicalmente incrinato e modificato una serie di assetti di carattere economico a livello mondiale. La cronaca di D’Emilia, da subito in prima linea davanti ai cancelli della centrale nucleare di Fukushima, oscilla tra una serie di interrogativi che mirano a capire quali possono essere le prospettive di un paese completamente da ricostruire e sotto minaccia di uno "tsunami" sempre pericoloso come quello nucleare, i cui danni non sono in alcun modo, a tutt’oggi, prevedibili. Un documento completo, dunque, perché il testo è corredato da una serie di foto postume al terremoto, e da una minuziosa cronologia degli eventi, oltre a una nota critica su come la stampa internazionale ha affrontato questa catastrofe.

E ora? Il fall out di Fukushima continua ad produrre i suoi effetti, anche molto lontano, come provano le reazioni suscitate in Europa. Germania e Svizzera hanno così deciso di rinunciare all’atomo, mentre in Italia un referendum boccia in modo plebiscitario e ormai definitivo il progetto di farvi ritorno. Decisioni che, come ho già avuto modo di sottolineare, risolvono alcuni problemi ma ne sollevano tanti altri, non ultimo quello di come fare a rimpiazzare, in modo ecosostenibile, l’energia che verrà in questo modo a mancare. Sospesa a mezz’aria rimane, poi, una domanda di fondo: qualcuno sa dire in quale misura l’informazione distorta, inficiata dal pressapochismo e inquinata dal sensazionalismo nuoce all’ambiente? Molto, credo, sicuramente più di quanto la maggior parte di noi è incline a credere.


* Esperto Unep e fondatore di Sea Marconi Technologies di Torino


(una versione differente dell'intervento era apparsa sul Quotidiano Paese Nuovo)

venerdì 19 agosto 2011

Poesia Oggi ... la rivoluzione poetica parte da Facebook!













Si fatica a trovarla sugli scaffali delle librerie e non compare nelle classifiche di vendita, ma la poesia oggi è più che mai viva e necessaria: quasi ogni giorno riempie di significato, e spesso anche di un numero inaspettato di persone, luoghi e non luoghi di quest’Italia in crisi (di identità prima che economica), nonché le piazze virtuali di Internet. Poesia Oggi, che parte al momento come gruppo su Facebook, è un progetto nato da un’idea di Pietro Berra (comasco) e da una collaborazione con Stefano Donno (salentino), ispirati da due maestri del recente passato: il fabbricante di sogni salentino Antonio Verri, che negli anni Ottanta diede vita al Quotidiano dei Poeti, riuscendo a stampare e diffondere in Italia un giornale che fosse solo di poesia e che sapesse parlare la lingua dei poeti, e il giornalista scrittore toscano Tiziano Terzani, secondo il quale nel mondo odierno «sono i poeti i veri rivoluzionari, perché solo loro dicono la verità». L’obiettivo è far nascere un network poetico, che parli e aggiorni su ciò che in Italia la Poesia crea e regala. Ciascun membro del gruppo potrà condividere news, recensioni, segnalazioni e… poesie! Chi disponesse di spazi web, e volesse partecipare al progetto mettendoli a disposizione per pubblicare (discrezionalmente) contributi poetici, segnalazioni e recensioni, potrà farlo postando in bacheca l’indirizzo del sito o blog e indicando la mail a cui inviare il materiale.

SEGUITE IL LINK (ovviamente per chi è iscritto su Facebook)









giovedì 18 agosto 2011

Riccardo Staglianò il 19 agosto a Nardò in Piazzetta delle Erbe con il suo "Grazie ..." (Chiarelettere)












Nell’ambito della programmazione culturale estiva ondediluna del Comune di Nardò Spiagge d’autore e Presidio del libro di Nardò per una lettura a a km 0 presentano Riccardo Staglianò con il suo libro “Grazie. ecco perché senza gli immigrati saremmo perduti” (Chiarelettere) venerdì 19 agosto 2011 ore 21.00 piazza delle Erbe – Nardò (Le).

Dialogheranno con Riccardo Staglianò Luigi Perrone (docente Sociologia delle migrazioni e delle culture) e il “lettore” a km 0 Vincenzo Renna (assessore).

“Grazie. Ecco perché senza gli immigrati saremmo perduti” è un’indagine rivolta più che al “fenomeno” dell’immigrazione al “mondo” degli immigrati, facenti parti del tessuto economico e sociale del nostro paese, ma relegati a una posizione minoritaria quanto si tratta di affrontare la loro condizione dal punto di vista politico e civile. Promuovere un ragionamento concreto e critico sul “noi” e sul “loro”, su ciò che spinge un così grande quantitativo di persone a raggiungere quotidianamente il nostro paese e allo stesso tempo entrare nel conflitto in essere con il particolarissimo momento storico che stiamo attraversando. Riflettere sui problemi degli “altri” è anche un modo per riflettere sulla nostra attuale situazione di crisi economica (2 giovani disoccupati su 3 al Sud). Ecco perché la formula della discussione pubblica sul libro di Riccardo Staglianò, che analizza a fondo la tematica dell’integrazione tra immigrati e società civile, mondo economico e mondo del lavoro, nel nostro paese. “Gli immigrati producono il 10% del PIL. Di fatto ci pagano la pensione” basta una frase come questa, estratta dal libro, per farci comprendere l’importanza in questo momento di un simile momento di dialogo con un interlocutore, gli immigrati, che costituisce parte integrante del sistema Italia.."

“Grazie. Ecco perché senza gli immigrati saremmo perduti”

“Provate a depennare questi nomi: Ibrahimovic, Kakà, Milito, Trezeguet, Pato, Mutu, Crespo, Zanetti, Lavezzi... Immaginate che dalla prossima partita nessuno di loro scenda in campo. Sarebbe un disastro. Oggi su 933 calciatori della serie A ben 322 sono stranieri. Un esempio rivelatore. La realtà è che senza gli immigrati (compresi i clandestini) tutta l'Italia andrebbe a rotoli. Quasi il 10% del PIL italiano arriva dagli immigrati; una famiglia su dieci dipende da una badante straniera. Anche la Chiesa, anche gli ospedali. In Trentino, nella Val di Non, le mele le raccolgono i senegalesi, in Veneto i nigeriani conciano le pelli per la preparazione dei giubbotti destinati a Hollywood, a Vedelago, nel cuore del leghismo veneto, sono loro ad assicurare il 90% di riciclaggio dei rifiuti. A Reggio Emilia i facchini sono per lo più indiani, in Campania i sikh allevano le bufale, in Sicilia, senza i pescatori tunisini, la flotta di Mazara del Vallo non prenderebbe il mare. E i camionisti? Nel Nordest i due terzi sono albanesi e romeni, nessun italiano è capace di fare i loro turni. E chi terrebbe i nostri vecchi e i nostri bambini? E gli uffici chi li pulirebbe? E il pacco da consegnare? Gli immigrati non vengono a rubarci il lavoro ma a fare i mestieri che noi rifiutiamo. Basta raccontare una giornata di lavoro in Italia per verificare che cosa realmente succede. Da nord a sud”.

Riccardo Staglianò , quarantuno anni, nato a Viareggio, è giornalista della “Repubblica”. Ha iniziato la sua carriera come corrispondente da New York per il mensile “Reset”, ha poi lavorato al “Corriere della Sera” e oggi scrive inchieste e reportage per “il Venerdì” dall'Italia e dall'estero. Da dieci anni insegna nuovi media alla Terza università di Roma. Nel 2001 ha vinto il Premio Ischia di Giornalismo, sezione giovani. È autore di vari libri sull'impatto di internet sulla società: Bill Gates. Una biografia non autorizzata (Feltrinelli, 2000), Cattive azioni. Come analisti e banche d'affari hanno creato e fatto sparire il tesoro della new economy (Editori Riuniti, 2002) e L'impero dei falsi (Laterza, 2006) sul traffico di merci contraffatte dalla Cina all'Europa. Per Chiarelettere ha pubblicato con Raffaele Oriani I cinesi non muoiono mai e Miss Little China che accompagna l'omonimo documentario di Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco (2009).

Luigi Perrone insegna Sociologia delle migrazioni e delle culture presso l’Università degli Studi di Lecce e coordina l’Osservatorio Provinciale sull´Immigrazione (OPI) di Lecce. Ha pubblicato: Le mura di Tebe. Mutamenti socio-economici di una comunità del Mezzogiorno (1985); Quali politiche per l´immigrazione? (1995); Porte chiuse. Culture e tradizioni africane nelle storie di vita degli immigrati (1995, 2003); Naufragi albanesi. Studi, ricerche e riflessioni sull´Albania (1996); Né qui né altrove. I figli degli immigrati nella scuola Salentina (1998); Tra due mondi. Forme e grado di adattamento della comunità senegalese (2002), e una serie di saggi sulle principali riviste italiane e straniere con le quali collabora.

Vincenzo Renna - Assessore con delega ai lavori pubblici, infrastrutture, manutenzione stradale e illuminazione pubblica. Ha ricoperto incarichi come componente indipendente in Consigli di Amministrazione e organismi di vigilanza di importanti società italiane. Ha strutturato, in alcune regioni italiane, ipotesi di PPP – Partenariato Pubblico Privato – finalizzate allo sviluppo e alla crescita dei territori col minimo dispendio di risorse finanziarie pubbliche, tessendo importanti relazioni col sistema finanziario nazionale e internazionale. È stato associato e fondatore di studi associati in Puglia nonché top associate e of counsel di Tonucci&Partners – studio legale con oltre 200 avvocati e 7 sedi in Europa – dal 2004 al 2008 operando prevalentemente sui mercati del Veneto e della Lombardia nonché dell’area balcanica Romania e Albania.

mercoledì 17 agosto 2011

Il mio Carso, di Scipio Slataper con prefazione di Diego Zandel (Mursia). Intervento di Nunzio Festa





















Slataper, intellettuale triestino più italiano di molti italiani nati a Roma, tanto che Scipio Slataper (e Stalataper, per esser chiari, in sloveno dovrebbe esser tradotto Pennadoro), morì in battaglia per l’Italia contro l’Austria nel 1915 all’età di ventisette anni; scrittore che dedicò la sua piccina vita alla lotta per affermare l’identità nazionale che prediligeva, scrisse “Il mio Carso” come una: “autobiografia lirica”: tanto che, insomma, specialmente la prima parte del breve romanzo in forma d’epistola alla sua terra: è fatta quasi di poesia, quanto meno di lirismo accentuato per specificare al punto. In sede di prefazione, comunque, Zandel spiega chiaramente per quale ragione il libro di Slataper merita rispetto pieno e in che maniera l’opera letteraria rappresenti, giustamente come puntualmente è ristampato – tipo adesso dalla attenta Mursia – , un punto cruciale delle letteratura italiana del Novecento. Le memorie di Scipio Slataper, infatti, sono il segno di un triestino che nato in un crogiuolo di popoli e lingue, e consapevole di questo, sceglie d’essere italiano a tutti gli effetti, una scrittura vivida e descrittiva, che tra l’altro fa perdonare errori geografici e storici significativi compiuti dall’autore. Quando lo scrittore dice “il mio carso”, lo fa sempre ed essenzialmente per benedire, ringraziare, omaggiare i suoi luoghi d’origine. “Il mio carso è duro e buono. Ogni suo filo d’erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l’arsura per aprirsi. Per questo il suo latte e sano e il suo miele odoroso”, leggendo questo Slataper, inoltre, ci tornano in mente certe parole che Rocco Scotellaro dava alla Basilicata. Con la differenza, per riprendere, che Scipio Slataper racconta un pezzo dell’irredentismo in primis triestino e consegna persino passaggi verbali al dialetto delle sue zone. Altro che terre straniere. E qui, per giunta, senza ovviamente rendere onori alla guerra, dobbiamo ricordare un vero patriota che senza secondi fini ama Garibaldi e i sogni di liberazione da una delle oppressioni della storia. Pubblicato per la prima volta a Firenze nella Libreria della “Voce”, d’altronde, nel ’12, Il mio Carso è in prima battuta considerato un capolavoro della letteratura triestina e dunque italiana. Un’opera che fa parte della storia della Letteratura.

martedì 16 agosto 2011

ERO NATO SUI MARI DEL TONNO il festival della letteratura a Gallipoli













Fare un giro nella città di Gallipoli vuol dire tuffarsi in un mondo dove il nuovo e il vecchio si incontrano proprio su una delle coste più belle d’Italia: la costa ionica. Grazie alla sua posizione sul mare incontaminato e il suo clima mite proprio di queste latitudini del nostro Paese, la città ha guadagnato una incredibile reputazione turistica e non solo per l’estate. Ma Gallipoli non è solo meta di turismo oramai conosciuta a livello nazionale e internazionale, ma diventa anno dopo anno un luogo in cui creare e fare cultura. Il chiostro del Convento dei Domenicani sito in Gallipoli, realizzato intorno al XV secolo e racchiuso tra via Rosario, via Ferrai e Riviera Nazario Sauro, rappresenta un’importante anello di congiunzione tra la presenza dei Basiliani nella città di Gallipoli ed il successivo arrivo dei frati Domenicani e per anni è stata la cornice ideale per l’organizzazione di eventi musicali, teatrali ed artistici nel centro storico di Gallipoli. Il meraviglioso edificio, dopo anni di chiusura, ha recentemente ritrovato tutto il suo fascino, grazie al progetto Comunale “Liberal’arte”, pensato per attività formative, informative e culturali, nell’ambito del programma regionale Bollenti Spiriti e farà da location ad un ciclo di serate culturali a “Km0” che vedranno protagonisti scrittori, musicisti, artisti e aziende di prodotti enogastronomici locali.

“ERO NATO SUI MARI DEL TONNO” alla sua prima edizione sarà un momento di alto livello culturale e che nel tempo sarà un punto di riferimento per le rassegne letterarie del meridione. Dal 18 al 21 agosto 2011 nel Chiostro di San Domenico, lungo la Riviera Nazario Sauro 137 organizzata da Lupo editore, Liberal’Arte (ATS composta da: Associazione Emys, Associazione AppleHeart, Associazione Legambiente e Ditta Roberto Perrone) e la Città di Gallipoli in collaborazione con Regione Puglia, Libreria Nostoi, L’altra Pagina, e con il sostegno di Castello Monaci e Unipol Assicurazioni, presentano la rassegna in omaggio al poeta gallipolino Vittore Fiore “ERO NATO SUI MARI DEL TONNO”. Un omaggio significativo a un giornalista e scrittore italiano, tra i maggiori protagonisti della cultura e della politica meridionalista italiana. Fondatore de “Il nuovo Risorgimento” e direttore della rivista “Delta”, fu animatore del periodico della Fiera del Levante di Bari Civiltà degli scambi e dei relativi “Quaderni” editi da Laterza.

"Ero nato sui mari del tonno" (1952-53 – Schwarz e Palomar) è il tributo poetico di Vittore Fiore alla sua terra natìa, il Salento, quella terra che gli ha fatto scoprire il divario "tra il bene e il male" e gli ha lasciato, dopo il trasferimento a Bari, un filo di speranza per poter meditare sulla sorte del Sud. La sua poesia non è evasione dalla realtà: egli s'interroga sul destino della sua terra denunciandone le attese disattese, descrivendone i suggestivi paesaggi immersi nel caldo sole estivo o facendone intravedere le scogliere di Leuca o i luoghi pietrosi delle Murge.

Il partner logistico/organizzativo dell’intera manifestazione è "Il Laboratorio Urbano Liberal’Arte” che nasce come un luogo dove arte e tecnologie innovative si fondono per coltivare giovani talenti, in un ambiente in cui l’obiettivo principale è quello di sperimentare nuove modalità di aggregazione, per lo sviluppo di idee creative. L’obiettivo della rassegna “ERO NATO SUI MARI DEL TONNO” e più in generale del Laboratorio Urbano è quello di realizzare eventi tesi alla valorizzazione del territorio in tutti i suoi diversi aspetti con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile ed ai temi sociali, culturali ed ambientali. Le varie serate, saranno divise in due momenti distinti. Nella prima parte, ad ingresso gratuito, vedranno alternarsi interventi di autori letterari locali per la presentazione delle proprie opere. Nella seconda parte della serata, si terranno performance musicali e teatrali di autori locali che stanno riscuotendo successi di pubblico e critica e per le quali sarà richiesto un modesto contributo economico ai partecipanti, con ulteriore sconto per chi presente nella prima parte letteraria. Il tutto nella splendida cornice del Chiostro tra opere d’arte, installazioni visive, prodotti dell’artigianato e dell’enogastromomia locale. In coda all’evento, per il mese di settembre 2011 il Comune di Gallipoli, in collaborazione con il Laboratorio Liberal’arte, ha già programmato una serata in onore di Vittore FIORE, illustre poeta, scrittore e giornalista meridionale, nato a Gallipoli. La serata ripercorrerà i momenti salienti della produzione poetica e letteraria di Vittore FIORE, all'insegna del suo smisurato amore per il Mezzogiorno d'Italia che è tuttora, secondo la nota intuizione gramsciana, il problema nazionale per eccellenza.

Il Programma

18 agosto a partire dalle 20,00

- E’ tutto normale di Luciano Pagano (Lupo editore). Dialoga con Stefano Donno

- Salento amore mio di Pierfrancesco Pacoda (Kowalski). Dialoga con Stefano Donno

- Da qui tutto è lontano di Pierluigi Mele (Lupo editore).

- Cucina interiore di Mino Pica (Lupo editore). Dialoga con Antonio Errico. Reading di Daniela Nisi

Simone Franco legge Vittore Fiore. Questo momento performativo introduttivo al Trio Jazz vuole essere un omaggio lirico attraverso i testi di Fiore uniti sapientemente in un corpus organico, alla splendida Città di Gallipoli

Simone Franco (1973). Attore e regista. Vive e lavora tra Lecce e Roma. Come attore si forma frequentando laboratori e workshops di alcuni fra i maggiori registi ed interpreti del “teatro di ricerca” italiani ed esteri (Pippo Del Bono, Danio Manfredini, Eugenio Barba, Armando Punzo, Cesare Ronconi, Mariangela Gualtieri, Carla Tatò e Carlo Quartucci, Marcel Marceau, Cesar Brie, Nicolaj Karpov); rivolge la sua ricerca artistica alla drammaturgia della voce seguendo numerosi corsi (Carmelo Bene, Edda Dell’Orso, Andrea Simone, Gabriella Rusticali). Come regista ha scritto diverse drammaturgie, rivolgendo particolare attenzione a temi quali: il disagio psichico, l’immigrazione e la persecuzione politica. Collabora con artisti, musicisti e compagnie teatrali. Ha realizzato numerosi recital da poeti italiani ed esteri.

Dalle 22,30

Concerto jazz con Mauro Tre, G. Laudisa Dario Congedo

Il jazz è forse il genere musicale che più sfugge alle definizioni e alle etichettature che con ostinazione la critica e il mercato tentano di appiccicargli. Ciò nonostante negli ultimi tempi si è assistito ad un suo stereotiparsi intorno a stilemi scolastici ed emulativi che hanno avuto come conseguenza un eccesso estetizzante e sostanzialmente sterile. Il paradosso che ne risulta è che, salvo rari esempi (E.S.T., Bad Plus, per citarne alcuni), la cosiddetta nicchia di ascolto si è comodamente ritirata nella contemplazione di forme tanto elegantemente virtuose quanto inutilmente “corrette”. L’incontro fra due generazioni di musicisti, quella di Mauro Tre e quella dei suoi due sodali, Luca Alemanno e Dario Congedo, tenta di restituire all’esperienza del jazz il lato più profondamente emotivo, contemporaneo, insieme al recupero delle radici proprie del genere, la forma e i temi della “pop song” americana che ne è alle origini. Nondimeno il trio si lascia trasportare nei flussi e nelle variazioni da “suite” che incrociando lo spirito di libertà, emancipazione e ricerca hanno caratterizzato l’epopea del free jazz. Il risultato è un jazz che spazia dai registri soavi dei temi delle “ballads” più nostalgiche alle energiche pulsioni dei “fast” più fulminanti. Tutto questo senza la ricerca ossessiva della perfezione tecnica ma badando piuttosto a mantenere sempre aperto il canale privilegiato dell’emozione e della partecipazione di chi ascolta.

Mauro Tre - Proviene dall’esperienza dei jazz club che nel salento degli anni ’80 vedevano alternarsi sui palchi la passione dei musicisti locali e le fortunate presenze dei mostri sacri che riempirono il cartellone di quella magnifica stagione. Bill Evans, Art Blakey, Phil Woods, Dave Brubeck fra I tanti. Da allora la curiosità e la pratica del mestiere della musica lo hanno spinto a misurarsi con altri generi, dal rock alla musica dance, dalle musiche balcaniche alla ricerca elettronica, infine alla musica per teatro e alla musica da camera.

Dario Congedo Diplomato in percussioni nel 2005 presso il conservatorio di musica “Tito Schipa” di Lecce. Consegue la "Laurea in Discipline musicali-indirizzo cameristico" nel 2009 . Ha studiato batteria con: Maurizio dei Lazzaretti , Fabrizio Sferra , Alessio Riccio. Ha studiato a New York con John Riley, Matt Wilson, Jonathan Blake, Jim Black, Ernesto Simpson, Vince Cherico. In veste di solista: -Si aggiudica il 1° premio al concorso internazionale” PercFest memorial Naco” 2008 in qualità di solista.

-E’ 3°classificato (2°della sua categoria) al Festival Internazionale "le Giornate della

Percussione" (Fermo,2006 ).

- ha conseguito il 1° premio come "miglior musicista" nel 7° concorso nazionale New

Generation (Castelfidardo,aprile 2005).

Ha suonato e inciso con : Gianluca Petrella, Javer Girotto, Nguyen Le, Giancarlo Parisi, Tino Tracanna, Fabio Zeppetella, Jaques Mauger, Gaetano PArtipilo, Arnaldo Vacca, Massimo Carrano, Gilson Silveira, Giovanni Imparato, e molti altri. Ha all’attivo diversi progetti musicali inediti. “Nadan” è il titolo del suo primo lavoro discografico in qualità di batterista e compositore pubblicato da Blue Serge nel 2009. Dal 2007 è endorser Istanbul Agop e Aquarian drumheads

Luca Alemanno Classe 1988 attualmente frequenta presso il conservatorio T.Shipa di Lecce il corso di contrabbasso classico sotto la guida del M° L.Presicci.Si perfeziona nello studio del jazz (contrabbasso/basso elettrico) con Eddie Gomez, Dario Deidda, Marco Panascia, Marco Siniscalco.Ha frequentato i corsi estivi di umbria jazz 2008 dove ha avuto modo di studiare tra gli altri con Oscar Stagnaro, Pat Martino, Horacio "El Negro" Hernandez, Miroslav Vitous. Viene premiato come miglior talento (categoria basso) nell'ambito di umbria jazz e si esibisce con il berklee award group ai festival "umbria jazz winter 2008; umbira jazz 2009". Vince 2 borse di studio per frequentare il Berklee College of Music di Boston. Vince il primo premio nel prestigioso concorso europeo per basso elettrico "european bass day 2009". Ha collaborato con: J.O.Mazzariello, Paco Sery, Michael Rosen, Paolo di Sabatino, Marco Fadda, Elisabetta Antonini, Osunlade, Gaetano Partipilo, Enrico Zanisi e molti altri. Attualmente è il bassista nel tour invernale di Samuele Bersani


19 agosto a partire dalle 20,00

- L’amore fuggitivo – Prog. Cultura. Pamela Serafino dialoga con Pompea Vergaro

- Il buio delle volpi di Tony Sozzo (Lupo editore). Dialoga con Vito Antonio Conte

- Cadenza d’inganno di Alfredo Annicchiarico (Lupo editore). Dialoga con Carlo Caprino

- Medusa di Chiara Cordella (Lupo editore). Reading di Massimo Colazzo

Ore 22,30

Spettacolo teatrale di Antonello Taurino

Poeti folgorati ovvero come provammo a distruggere la Poesia del Novecento

Tratto dalla raccolta “Poeti Controluce: il libro delle parodie”

di Luciano Folgore. Ideazione, messinscena, selezione musicale e testuale Antonello Taurino

Luciano Folgore è il più grande poeta italiano del Novecento. Senza alcun dubbio. Esagerato?.. Beh, leggetevi “Poeti Controluce. Il libro delle parodie”, del 1935, e capirete: l’ardimentoso ci sorprende con parodie dei più famosi poeti del Novecento: Pascoli, D’Annnunzio, Montale e altri. E la ridicolizzazione della poetica vetusta d’ognun d’essi si unisce all’eccellenza linguistica della perfetta imitazione formale del modello. Insomma, un genio. Un futurista. Che poi, poverino, all’anagrafe faceva Omero Virgilio Vecchi! Come, vuoi fa’ il poeta futurista, e ti chiami “Omero”, e per giunta “Vecchi”? Ma, in ogni caso, se la poesia andava distrutta tutta, lui ci provò. Concretamente. Indi è l’idolo di tutti i neofuturisti dell’orbe, e con quella carica eversiva va presentato, non altrimenti! Col sardonico fulgore di un’ardita messinscena nella sua arrembante pochezza. Una straripante ridondanza di nulla, che punti ribalda solo all’irritazione del pubblico, al suo mistico imbarazzo, come gli happening futuristi de’ bei tempi che furono. E un attore solo a porgercene le liriche, impavido nella scalata verso l’agognato fallimento.

Ma quante matte risate ci si fa col buon Folgore! La sua raffinatissima cialtroneria si staglia beffarda sull’orizzonte della sonnecchiante mediocrità italiota. E ci si sganascia!.. solo se però si conosce il poeta di volta in volta parodiato, se si coglie il gioco dei rimandi e delle citazioni… Senò? Vabbè, allora lo si spiega. Non lo capisci ancora? Diapositive didascaliche sul “contesto storico” del periodo, come si fa nelle scuole, postriboli cukturali purtroppo non ancora aboliti completamente. Ancora niente?

Allora si fa così:

Spettacolo riservato a soggetti laureati o al massimo a studenti di lettere: giungere muniti di libretti universitari e documenti comprovanti tutto ciò: saranno controllati all’ingresso. Se non capite e non ridete, che venite a fare?

20 agosto a partire dalle 20,00

- Sangue di nemico di Giacomo Toma (Lupo editore). Dialoga con Antonio Errico

- Inganni di Giulio Palmieri (Lupo editore). Dialoga con Silvia Ripa

- Dove comincia il mare di Gianni Carbotti (Lupo editore). Dialoga con Monica Manca

- Ricadute narrative della contingenza esistenziale di Antonio Pagliara. Dialoga con Marina Greco

Dalle 22,30. Concerto Acustico Live con Mino De Santis che presenta “Scarcagnizzu – vento dal basso”

21 agosto a partire dalle ore 20,00

- Storie dal Salento di Raffaele Polo (Lupo editore). Dialoga con Mario Triarico

- Mia sorella Emanuela di Fabrizio Peronaci e Pietro Orlandi (edizioni a Nord Est). Presentano Raffaele Polo e Mario Triarico

- Io accuso di Marco Antonacci (Lupo editore). Presenta Loredana Ruffilli

- Come lei mi insegna di Loredana Ruffilli (Lupo editore). Presenta Sandrina Schito


Dalle ore 22,30

Concerto Acustico Live “Sulu” di Dario Muci (Kurumuny)

Special Guest Valerio Daniele

Scheda Sulu di Dario Muci (Kurumuny) - Dario si fa cantastorie e usa la voce e il canto, strumento di socializzazione riconosciuto della tradizione orale salentina, per raccontare gli scenari in cui versa il Sud, le condizioni dei migranti, il razzismo e l’intolleranza, il peso delle politiche ingiuste nella distribuzione della ricchezza e delle risorse. Con una voce che si fa dolce, rabbiosa, ironica, Dario narra storie senza nostalgie, senza rimpianti, in fuga da ogni luogo comune del folklore e dedica il suo canto a chi è partito per fame o per sogni mancati.

lunedì 15 agosto 2011

Prepariamoci a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza... e forse più felicità di Luca Mercalli (Chiarelettere)












Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti tra politici disinformati o in conflitto d'interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare. L'autore racconta il suo percorso verso la resilienza, ovvero la capacità di affrontare serenamente un futuro più incerto, e indica il programma politico che voterebbe. Il cambiamento deve partire dalle nostre case (più coibentate), dalle nostre abitudini, più sane ed economiche (dal consumo d'acqua ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall'orto all'impegno civile). Oggi non possiamo più aspettarci soluzioni miracolistiche: meglio dunque tenere il cervello sempre acceso, le luci solo quando servono.

domenica 14 agosto 2011

Cholstomer. Storia di un cavallo (Besa editrice)












Uscito per la prima volta nel 1886, questo breve romanzo di Tolstoj racconta la natura umana attraverso una metafora geniale. A parlare infatti è Chlostomer, un cavallo che nessuno vuole perché ha avuto la sfortuna di nascere con un mantello pezzato. Dalla tenera età e dai primi turbamenti amorosi fino alla vecchiaia, Chlostomer ci racconta con tenerezza la sua vita. Con le speranze e i sogni disattesi, le gioie e le sofferenze come inevitabile corollario, la vita del cavallo non si differenzia da quella vissuta da tanti esseri umani.

Ma, a differenza degli uomini, vittime della loro ossessione per il possesso, i cavalli affrontano l’esistenza con libertà, affrancandosi dalla schiavitù dell’ansia per il tempo che passa ineluttabile. Così, nonostante “la ragione stava sempre dalla parte di coloro che erano forti, giovani e felici, di coloro che avevano tutto davanti a sé...” Cholstomer vive la vecchiaia e la morte con nobile distacco e intelligente curiosità.

Lev Tolstoj (Jasnaja Poljana, 28 agosto 1828-Astapovo, 20 novembre 1910) è uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, autore di pietre miliari come Guerra e pace e Anna Karenina.

sabato 13 agosto 2011

Il Codice Berlusconi di Davide Ferrari (Youcanprint)












Un uomo uscito dalle ­ file socialiste accentrerà tutto il potere e dopo di lui in Italia si instaurerà la dittatura. Questa la sconcertante profezia lanciata negli anni settanta in un ambiente vicino al leader craxiano. Da chi? Perchè? Chi sapeva di Berlusconi? Indagare nei retroscena massonici che hanno dato vita al fenomeno Berlusconi ci porta a confrontarci con il mondo dell'esoterismo e a scoprire quanto la P2 e il Priorato di Sion fossero inanellati in un unico grande mistero storico che riemerge di recente proprio con lo scandalo della P4. Sull’onda di questi fatti reali l'autore propone un romanzo satirico nel quale Marco Travaglio diventa il Langdon di Dan Brown e la compagna Sophie Neveu assomiglia a una Virginia Sanjust. L’avvicendamento del romanzo però affronta retroscena inenarrati e autentici della politica italiana e mondiale dove le trame massoniche custodiscono segreti millenari. Entrando e uscendo di soppiatto dalla cinta del Vaticano e inseguendo il più ampio pensiero orientale cui fanno riferimento le logge si tiene speci­fico riguardo alla nascita e alla ­ fine della cosiddetta Seconda Repubblica.

venerdì 12 agosto 2011

Costa d'Argento e Capalbio. Con le Guide d'Autore i cantautori ci accompagnano nelle loro terre (Effequ)












Tornano con due titoli e una rinnovata veste grafica le Guide d'Autore effequ. Come da tradizione corredate di un prezioso corredo fotografico le Guide d'Autore offrono al lettore l'occasione di farsi accompagnare in una città o in un lembo di terra da un cantautore (e non solo…) che quella terra la conosce, perché ci è nato. Questa volta tocca a Francesco Quatraro raccontarci i segreti della Costa d'Argento e a Claudio Bellumori svelarci i saliscendi tra le mura di Capalbio. Le guide sono illustrate dalle foto di Andrea de Maria (Costa d'Argento) e Andrea Bastogi (Capalbio).

Dov’è la Costa d’Argento? E soprattutto: è davvero d’argento? No. Però è bellissima. Prendete un po’ di macchia mediterranea, bagnatela con acqua più o meno salata, amalgamate il tutto con un bel po’ di vento e infine buttatelo. Vi rimarrà indelebile nel ricordo il tratto di costa che va da Capalbio a Talamone, passando dall’Argentario e così via, senza fermarsi mai. Questa guida d’autore offre un percorso tra il riflessivo e l’appassionato, tra il serio e il faceto, per scoprire minuzie e grandezze della costa maremmana più suggestiva di sempre. Visti dall’alto e dal basso, tra segreti e consigli utili, spiagge e paesi raccontati dalle orecchie di un cantautore che da queste parti c’è nato e cresciuto e ci vive ancora, e se lo portano via, come dice lui stesso, urla. Perché in Costa d’Argento si finisce per capire che cos’è la saudade in salsa italiana, quanto è bella, nascosta e sfuggente. La guida è anche corredata da un particolarissimo viaggio sulla Costa d’Argento fatto per immagini da uno dei fotografi maremmani più conosciuti. Oltre che da utili informazioni di servizio (dove si mangia, dove si dorme, cosa c’è da vedere) in pratiche schede che si trovano nei contenuti speciali in fondo al libro.

Capalbio. Uno dei borghi toscani più famosi d’Italia, tanto piccolo quanto notevole per i gradi conquistati sul campo negli anni. Medaglie al valore simboliche, soprattutto frutto di una bellezza naturale, che ancora riesce a sedurre gli sguardi di tanti. Nel testo c’è la storia del paese e il suo sviluppo, dall’antichità, alla riforma agraria degli anni ’50, ai giorni nostri. E poi il mare, la caccia, le sagre, l’Oasi WWF, il Giardino dei Tarocchi e molto altro ancora. Nel mezzo alcune testimonianze dirette, strumento chiave per rendere più diretto il racconto. Storie della porta accanto, che confermano il fascino e lo splendore di questo splendido spicchio di Toscana. La guida è anche corredata da un viaggio per immagini molto personali e particolari, oltre che bellissime, compiuto da uno dei fotografi maremmani che più conosce questi posti. Inoltre ci sono anche utili informazioni di servizio (dove si mangia, dove si dorme, cosa c’è da vedere) in pratiche schede che si trovano nei contenuti speciali in fondo al libro.

Gli autori:

Come occupazione principale Francesco Quatraro fa il cantautore di ventotto anni. È nato a Orbetello, è andato via da Orbetello, è tornato a Orbetello. Con Effequ ha già pubblicato due racconti Cinica, nella raccolta Il sapore del fumo; e Riflessioni in La voce dei matti.

Claudio Bellumori è un capalbiese doc e svolge il suo lavoro di giornalista per il Tirreno tra la Maremma e Roma. Laureato in Scienze politiche, appena ne ha l'occasione butta via penna e taccuino per indossare la maglia della Torbiera, squadra di calcio amatoriale che milita nel campionato Uisp di Prima divisione.

La collana: Guide d'Autore sono eleganti guide tascabili, in cui i cantautori ci guidano attraverso le loro terre con sguardo trasognato e dissacrante.

Capalbio, di Claudio Bellumori, Effequ, pp.128, euro 9

La Costa d’Argento, di Francesco Quatraro, Effequ, pp. euro 9