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lunedì 31 ottobre 2011

L'ascensione di Roberto Baggio di Matteo Salimbeni e Vanni Santoni (Mattioli 1885). Un’anteprima






















Chiedete a chiunque: l’Italia è un paese con 30 milioni di Baggisti. Ognuno di noi ha un ricordo di Roberto Baggio. Un ricordo che per venti anni si è intrecciato alle nostre vite. Gol dopo gol. Mondiale dopo Mondiale. E ognuno ha il suo Baggio. L’ascensione di Roberto Baggio NON è una biografia NON è un reportage. Questo è un viaggio alla ricerca dell’uomo, del calciatore, dell’icona Roberto Baggio. Un romanzo, che attraversa venti anni di storia, sul più grande e discusso campione del calcio italiano. Un’avventura che vi porterà in giro per l’Italia, seguendo le tappe della carriera del campione di Caldogno, ricostruendone il ritratto attraverso i racconti della gente comune, degli addetti ai lavori, di ex calciatori e allenatori.

Vanni Santoni è nato a Montevarchi nel 1978. Suoi racconti e reportage sono apparsi sui principali quotidiani nazionali e sulle maggiori webzine letterarie. Ha pubblicato i libri Personaggi precari (RGB 2007), Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008), Se fossi fuoco arderei Firenze (Laterza – in uscita a ottobre 2011). Tiene una rubrica quotidiana e un editoriale settimanale sull'inserto toscano del Corriere della Sera.

Matteo Salimbeni è nato a Firenze nel 1982. È fondatore e drammaturgo della compagnia teatrale Expoi Teatro ed è autore di varie opere teatrali rappresentate in giro per l'Italia. Come narratore ha scritto per Mostro, Collettivomensa e SIC. È autore di due e-book su Zlatan Ibrahimovic e Giampaolo Pazzini per la New Editing Libri. Come autore televisivo ha collaborato alla sceneggiatura di I Soliti Idioti (Mtv).

domenica 30 ottobre 2011

TEMPEST DI JULIE CROSS (FANUCCI)




















Un viaggio mozzafiato in una New York surreale, tra presente e futuro, dove nulla è come sembra e le coincidenze del passato possono diventare i nodi irrisolti del presente. Manhattan, 2009. Il diciannovenne Jackson Meyer è dotato della facoltà di viaggiare nel tempo. Una mattina, due uomini fanno irruzione nella camera della sua fidanzata Holly e le sparano; Jackson assiste impotente alla scena e, in preda al panico, salta nel tempo, ma si ritrova bloccato nel 2007, senza più riuscire a tornare nel presente. Così decide di rivivere il passato per cambiarlo, in modo che Holly non sia più in pericolo. Tornando ancora più indietro negli anni, Jackson scopre importanti segreti su di sé e la sua famiglia: le persone che ritiene più vicine sono in realtà pericolosamente diverse da quello che sembrano... Ma non è tutto: Jackson effettua due viaggi in un futuro non meglio precisato, in cui una misteriosa bambina di nome Emily gli mostra una New York totalmente devastata, mentre Manhattan sembra galleggiare in una dimensione surreale e perfetta. Jackson sarà costretto a prendere decisioni sconvolgenti che potranno compromettere per sempre la sua vita e quella di chi ama profondamente...

Julie Cross è una giovane scrittrice e blogger statunitense. Ama i film di Stephen King, la saga diTwilight e tutti i libri di HarryPotter. Tempest è il suo primo romanzo, in corso di pubblicazione in Francia,Germania, Regno Unito, Portogallo, Russia e Thailandia. La casa di produzione Summit Entertainment, che ha prodotto la saga di Twilight, ha acquisito i diritti cinematografici per Tempest per un prossimo film.

sabato 29 ottobre 2011

Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso di Vincenzo Di Michele (Curiosando, 2011). Intervento di Nunzio Festa






















La boutade non è nuova. Per la prima volta, infatti, come più volte afferma lo stesso autore di “Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso”, Vincenzo Di Michele, fu una rivista e oltre quarant'anni fa a riportare che il duce in realtà a Campo Imperatore non fu in prigione ma in vacanza. Oggi, però, Di Michele commenta questo fatto (quei fatti?) incentrando la ricerca sulle testimonianze d'alcune persone che dicono d'esser state testimoni oculari di quel momento. Annullando il grosso errore di Vincenzo Di Michele che facendo addirittura eccesso di ridondanza ripete nel testo troppe volte due affermazioni fondanti: Mussolini sul Gran Sasso faceva quello che voleva e incontrava chi voleva, la liberazione di Mussolini a opera dei nazisti fu una pagliacciata e gli uomini di guardia non reagirono, grazie al lavoro di Vincenzo Di Michele leggiamo alcuni elementi che dovrebbero farcire rendere conto quanto da sempre l'italiano medio, tipo il carabiniere di guardia che poi passa alla Repubblica di Salò, sia disposto da sempre a vendersi. Eliminando, poi, altri due punti a sfavore del comunque interessante libro. Intanto l'opera è martoriata dalla presenza di virgole poggiate a caso nel testo. Ovvero l'utilizzo della punteggiatura da parte di Di Michele è quanto meno estroso. Poi il tono, e questo è un appunto che non va fatto soltanto all'autore dell'opera, tende a rappresentare il boia dell'Italia Benito Mussolini come un uomo dignitoso e già da rispettare, prima di farlo addirittura passare per vittima della Storia quando invece stiamo parlando appunto d'un carnefice. Però rivediamo in questo racconto d'un pezzo della storia italiana e italica di nuovo la fuga del re e di Badoglio, la loro ultima codardia. Che mai dovremmo dimenticare. Vincenzo Di Michele, quindi, fa bene a ritornare sui luoghi del delitto. Dove intanto gli occupanti tedeschi fecerono sceneggiate sbeffeggiando l'Italietta. Perché Mussolini fu dato a Hitler.

venerdì 28 ottobre 2011

PROUST E LE CATTEDRALI - Saggio di Gennaro Oliviero (LaRecherche.it)






















Proust aveva una concezione sentimentale del viaggiare, come risulta dal paragone generalizzato per le città nominate ed evocate: «Il desiderio che esse accendevano in me, sembrava qualcosa di profondamente individuale, quasi si fosse trattato di un amore, di un amore per una persona».

 Gennaro Oliviero, nato a Portici-Na il 4/6/1940, ha insegnato discipline giuridiche nelle Università di Napoli,Bari e del Molise, ricoprendo numerosi incarichi e ruoli istituzionali. È autore di pubblicazioni di successo, tra cui “Il Travet perduto” e “Come quando dove”. Ha compiuto missioni umanitarie in Iraq a seguito delle quali ha pubblicato il libro “La Babilonia imprigionata” (Clean Editrice, 1994, segnalato alla Galassia Gutenberg del 1995). Ammiratore dell'opera di Proust fin dalla prima giovinezza e fondatore dell’“Associazione Amici di Marcel Proust” (1998), ha dato vita alla pubblicazione del “Bollettino d'informazioni proustiane” e successivamente alla rivista “Quaderni Proustiani” di cui è attualmente redattore. Ha promosso la realizzazione della “Saletta Marcel Proust” di Napoli (Via Giuseppe Piazzi 55), luogo di aggregazione per conferenze, seminari e letture. Nel 2010, in occasione della visita della delegazione francese proveniente da Illiers-Combray, guidata da Mireille Naturel, (Segretaria generale della Société' des Amis de Marcel Proust et des Amis de Combray) ha allestito un “museo” proustiano con libri, locandine, cimeli, ecc. nella Galleria Monteoliveto di Napoli. È autore di numerosi scritti riguardanti l’opera di Proust. È curatore del “Giardino di Babuk” (Via Piazzi 55 - Napoli) luogo di incontro per manifestazioni letterarie,artistiche e musicali,dal quale ha preso avvio il ciclo pittorico di Lavinio Sceral, ispirato ai temi proustiani; il museo Marcel Proust di Illiers-Combray ha accolto in esposizione permanente la sua opera “La Cattedrale Bianca”.

Un estratto - L’attenzione e l’interesse di Proust per le cattedrali modifica l’immagine del letterato futile e frivolo, dalle pose languide, espressione dello spirito di fine secolo che emerge dalla sua prima opera (I piaceri e i giorni - 1896), nella prefazione della quale Anatole France (verso il quale Proust nutriva una profonda ammirazione fin dagli anni del liceo) scrisse: “Pure il libro del nostro giovane amico ha dei sorrisi languidi, degli atteggiamenti di abbandono che non sono né senza bellezza né senza nobiltà”. È un’immagine ed una reputazione di frivolezza che dominerà per lungo tempo la figura di Proust, che solo un’opera monumentale come la Recherche poteva scalzare; un’opera con la quale Proust si sforzò di cancellare o rimuovere due immagini: «Quella di sé che per anni ha cercato di offrire agli altri, cioè la maschera dell’io mondano, e quella degli altri e del mondo di cui per anni si è accontentato, soggiacendo agli inganni provvidenziali della solitudine».

giovedì 27 ottobre 2011

Innamorarsi a Manhattan di Kate Parker (Leggereditore)





















Un uomo e una donna, i loro destini sembrano essere già scritti. Lei è un’infermiera pediatrica con il mito di Audrey Hepburn, lui uno scrittore di successo che ha dimenticato cosa significa sognare. Poi l’incontro da Tiffany, uno sguardo e il tempo si ferma. In un attimo le loro vite vacillano, ed entrambi intravedono la possibilità di un futuro diverso, senza però riuscire a mettersi in gioco fino in fondo. Il loro momento è intenso ma sembra che siano destinati a separarsi e a non vedersi mai più. Ma un anno dopo si ritrovano, protagonisti di un romanzo del quale toccherà a loro scrivere il finale... Riuscirà la magia di Tiffany a trasformare un semplice istante in qualcosa di speciale che durerà per sempre? Un romanzo delicato e profondo, che risplende a ogni pagina. Una storia che ci ricorda il potere dell’amore, e la meraviglia che si nasconde dietro un incontro inaspettato che può stravolgere una vita intera e forse dare felicità a chi osa rischiare fino all’ultimo respiro.

Kate Parker ha sempre vissuto a Manhattan, New York, città che adora. È per questo che ha scelto di ambientare il suo romanzo d’esordio proprio fra le strade che l’hanno vista crescere. Kate ha deciso di dedicarsi alla scrittura per due motivi: realizzare un sogno che nutriva sin da bambina, e trasmettere ai suoi lettori la voglia di provarci, di crederci sempre e comunque. Le sue sono storie di persone comuni, disposte a tutto pur di lottare per ciò in cui credono. Lo stile limpido, l’accurata descrizione psicologica dei personaggi e la capacità di far rivivere sulla pagina emozioni forti e indimenticabili, conquisteranno le lettrici, per non abbandonarle più in questo primo libro di una trilogia.

mercoledì 26 ottobre 2011

CANTI e SUONI della TRADIZIONE di CARPINO a cura di Pio Gravina ed Enrico (Kurumuny)

 


















“Quando per vecchiaia se ne saranno andati anche gli ultimi cantatori, pastori e contadini nati negli anni ʻ20, non ci sarà più modo di poter ascoltare dal vivo la musica di tradizione di Carpino, e di capire di chi siamo figli, e da dove proveniamo”. Con queste considerazioni che danno la misura del lavoro di ricerca condotto, Pio Gravina e Enrico Noviello aprono il loro lavoro Canti e suoni della tradizione di Carpino, composto da due Cd audio e da un libretto allegato, una sorta di guida all’ascolto con i testi dei canti eseguiti, le note dei due curatori e le traduzioni dei canti stessi. Proprio per cercare di salvare dall’oblio un patrimonio straordinario, un vero e proprio giacimento di memorie e di suoni antichi, Gravina e Noviello hanno deciso di intraprendere la stessa strada che prima di loro hanno percorso grandi ricercatori come Alan Lomax, Diego Carpitella e Roberto Leydi. Per due anni Noviello e Gravina hanno frequentato gli ultimi esponenti della tradizione carpinese, accompagnandoli con la chitarra battente e quella francese (quella classica) nei sonetti eseguiti nei tre modi tradizionali, alla montanara, alla viestesana, alla rodiana e documentando questi incontri. Una selezione dei materiali sonori provenienti da questa ricerca, scelti in base al valore documentario, alla qualità delle performances vocali, e al fatto di contenere strofe e modalità esecutive di particolare interesse o in qualche modo diverse da quelle finora conosciute, compone il primo Cd della raccolta. Il secondo invece contiene una serie di canti provenienti dalle ricerche storiche, a partire da una rodiana sporca registrata nel 1966 da Roberto Leydi e Diego Carpitella dalla viva voce di Antonio Di Cosmo, detto Marèssë, passando per alcuni brani registrati da Ettore De Carolis nel 1967, per arrivare ad altri brani registrati nel corso di alcune sessioni informali degli anni ʻ80 e a esibizioni più recenti dei componenti dei Cantori di Carpino, tra cui spicca una notevole ninna nanna eseguita da Antonio Piccininno, l’ultimo componente anziano del gruppo rimasto ancora in attività. Dall’ascolto di questa affascinante sequenza musicale, che nelle intenzioni dei due ricercatori “vuole restituire un’idea complessiva di uno dei corpus musicali della tradizione agricolo pastorale più interessanti di tutta Italia”, si rimane colpiti dalla complessità e dal virtuosismo delle tecniche strumentali e vocali elaborate nel centro della Capitanata e dall’estrema raffinatezza e varietà delle soluzioni poetiche, finalizzate in gran parte allo svolgimento delle serenate.

martedì 25 ottobre 2011

Le nuove uscite di Besa editrice di Nardò con Francesco De Giorgi, Paolo Volponi, Silvana Bedodi, Toni Servillo, Francesco Spilotros, Ismail Kadarè




















Tu prepara il filtro di Francesco De Giorgi - Tu prepara il filtro è un romanzo generazionale che descrive in modo puntuale la crisi di ideali e il disagio dei trentenni di oggi schiacciati dal nuovo mostro del ventesimo secolo: il precariato. Attraverso le vicende del ventinovenne Matteo Fabbri, l’autore racconta in modo scanzonato il senso di vuoto e la perdita di speranza che travolgono non solo il protagonista/narratore ma anche gli amici storici a lui vicini, vittime dello stesso male: la disattesa ricerca di una realizzazione professionale che nel profondo sud non sembra fattibile.
Francesco De Giorgi è nato a Casarano, in provincia di Lecce, nel 1984. Nel 2007 si è laureato in scienze della comunicazione presso l’università degli studi di Siena. Tu prepara il filtro è il suo romanzo d’esordio.

Toni Servillo. L’attore in più a cura di Enrico Magrelli - Se si dovesse eleggere un volto simbolo, in grado di condensare attraverso i suoi lineamenti il mood della cinematografia italiana attuale, il candidato ideale sarebbe certamente Toni Servillo. Nessuno, meglio di lui, ha saputo mettere la propria statura attoriale a disposizione di film, autori e registri tanto diversi, delineando con altrettanta abilità e precisione una galleria di personaggi emblematici, tipici dei nostri anni, scolpiti con perizia ostinata e rigorosa osservanza del dettaglio. E con risultati interpretativi sempre suggestivi, quando non indimenticabili. Un lavoro, il suo, che ha contribuito nei suoi esiti più alti a riportare il nostro cinema su un piano di prestigio e competitività decisamente internazionale.

Enrico Magrelli è conservatore della Cineteca Nazionale. Dal 1994 è autore e conduttore del programma radiofonico Hollywood Party. È consulente della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e vicedirettore del bif&st di Bari. Fa parte della Commissione del fondo di garanzia per il cinema del Ministero dei Beni Culturali. Scrive per la “Rivista del Cinematografo” e collabora con al Casa del Cinema di Roma. Ha scritto e curato numerose pubblicazioni.

Fiabe Ungheresi a cura di Francesco Spilotros - Le fiabe ungheresi hanno l’ardire di affrontare in campo aperto questioni pedagogiche di alto profilo. Con una lettura trasversale che coinvolge tutte le fiabe, si può affermare che il progetto educativo che portano avanti, unitariamente, è quello per una società democratica che faccia del dialogo la sua dimensione fondativa. Le fiabe ungheresi spingono verso un’educazione che sia impegno a elaborare e coltivare una tensione infinita sia verso la realtà esterna sia verso una realtà interna, verso se stessi alla continua ricerca di significato. E lo fanno preparando alla vita i piccoli lettori attraverso mille temi, svariati personaggi, infinite avventure, multiformi situazioni.

Francesco Spilotros (1968), insegnante, sposato con tre figli, è laureato in lingue e letterature straniere e in scienze della formazione primaria. Collabora con la cattedra di storia della letteratura per l’infanzia dell’università di Bari. È socio fondatore dell’associazione internazionale di lettura e letteratura per l’infanzia L’Aquilone, nata a Bari nel 2007, e della omonima rivista specializzata di letteratura giovanile (www.associazionelaquilone.info). Sul sito http://www.montessorimola.net/ gestisce il blog Didattica e dintorni.

La commissione delle feste di Ismail Kadarè - In un’Albania ancora assoggettata al dominio ottomano, si svolgono i minuziosi preparativi per una festa di riconciliazione. Il meticoloso dispositivo cerimoniale accresce, di ora in ora, l’attesa per l’arrivo degli invitati. Rituali dell’ospitalità, banchetti, danze e giochi costituiscono, però, solo la messa in scena di una tragica beffa...

ISMAIL KADARE (Argirocastro, 1936), romanziere, poeta e saggista di fama internazionale, condensa nella sua scrittura le inquietudini di un paese lacerato da vecchie dominazioni e da nuove libertà. Nessuno meglio di lui è riuscito a cogliere, nella loro storicità, il retaggio complesso e la ricchezza di sfaccettature dello spirito albanese. Dal 1990 risiede stabilmente in Francia.

Cantonate di Urbino di Paolo Volponi - La città di Urbino, com’è noto, è al centro di un’intera rete di figure ossessive nell’opera narrativa e poetica di Volponi. La forza stilistica presente anche in questi brevi scritti, tre testi e un’appendice epistolare, scioglie fin dall’esordio ogni dubbio: non si tratta di bozzetti paesaggistici o idillici. La città vi appare annichilita, senza “idillio, né rifugio, né quiete, né silenzio, né società”. La “Città ideale” è divenuta inerte spoglia mortale, ai margini rispetto agli odierni flussi mercificanti: questa vicenda allude a qualcosa di concreto e universale, che non riguarda la sola Urbino.
Paolo Volponi nasce a Urbino il 6 febbraio 1924. Dirigente industriale e attivista politico, si dedica a un’intensa attività letteraria accompagnata da riconoscimenti nazionali e internazionali. È autore di raccolte poetiche e romanzi, tra cui Memoriale (1962), La macchina mondiale (1965), Corporale (1974), La strada per Roma (1991). Muore ad Ancona nel 1994.

Lucrezia i tuoi sogni di Silvana Bedodi - Lucrezia Malpigli, una giovane bellissima, cresciuta tra Lucca e Ferrara, circondata dai piaceri del lusso e della raffinatezza, viene data in sposa a un uomo del quale non è innamorata: Lelio Buonvisi. Presto però lo tradisce con un uomo che conosce fin dall’infanzia, Massimiliano Arnolfini, suo coetaneo e troppo meno nobile di Lelio. I due amanti sono legati da una passione indomabile che li indurrà all’assassinio di Lelio. Il processo contro Lucrezia, Arnolfini e i sicari, con grande spreco di interrogatori, torture e delazioni, porterà Lucrezia in convento, dove rimarrà fino alla morte. Con mano sicura, Silvana Bedodi ci guida nei meandri di un’anima lacerata non dal dubbio (non c’è mai in Lucrezia pentimento) ma dalla rabbia di avere perduto la vita in nome del decoro (il denaro) e delle norme coercitive di una società ipocrita.

Silvana Bedodi (1956) vive e lavora a Cuneo. Appassionata di studi classici, si diletta a scrivere soprattutto su argomenti storici. Con Besa ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, Pellegrino di Provenza (2005).

ACUFENI... tinniti... tinnitus... e se non fossero sempre MALATTIE da CURARE? Di Beppe Spitzer e Matr Jala (Youcanprint)






















Acufeni    E' la prima pubblicazione che affronta l'argomento da un punto di vista completamente diverso dal solito.  Sono milioni le persone "colpite" da questi curiosi problemi e, nonostante la medicina offra oggi tecnologie e cure piuttosto avanzate, molte di loro non sono mai riuscite a liberarsene. Finalmente ecco a disposizione una diversa, incredibile ma precisa spiegazione su questo strano "male incurabile" e anche informazioni che daranno, a chiunque lo desideri, la possibilità di effettuare semplici verifiche personali.  Antiche conoscenze ci rivelano infatti un sorprendente segreto che alcuni ricercatori e "ammalati" di tutti i tempi hanno però sempre conosciuto: acufeni, tinnitus, eccetera, molto più spesso di quanto si creda non sono infatti una malattia o un vero problema ma...

lunedì 24 ottobre 2011

Buffalo Bill in Italia – L’epopea del Wild West Show di Mario Bussoni (Mattioli 1885)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Buffalo Bill – pseudonimo di William Frederick Cody – è senza dubbio uno fra i più poliedrici e controversi personaggi dell’epopea del west americano: cacciatore di bisonti, scout dell’esercito, corriere del pony express, guida turistica di nobili europei giunti in America in cerca di avventure, eroe delle guerre indiane insignito della Medaglia d’onore del Congresso americano, uccisore di indiani prima e ami-co fraterno di molti di loro più tardi, attore, impresario teatrale e cinematografico… la lista delle sue imprese è lunga e potrebbe continuare, ma il suo capolavoro resta l’intuizione di dare vita nel 1883 al Wild West Show, uno spettacolo circense concepito come una vera e propria “macchina da guerra”, con l’obbiettivo di portare in scena la storia del west americano. Il Buffalo Bill’s Wild West Show fu un successo in patria e all’estero per più di vent’anni: in Italia compì due tournèe, una nel 1890 e una nel 1906, lasciando un ricordo indelebile nel nostri connazionali di allora. Fra trionfi e fiaschi, applausi e critiche, sfide lanciate e raccolte, vittorie e sconfitte, queste pagine raccontano l’epopea di uno dei più eccezionali spettacoli circensi della storia, e del suo fondatore: Buffalo Bill, l’eroe del west. Dichiara Henry Blackman Sell: « ... il colonnello William Cody, che apparve ai nostri nonni, quando venne in Italia, un Achille, un Orlando o un Garibaldi, era solo un gigante di argilla o possedeva qualche autentica dote? e perché se fu soltanto un massacratore di bisonti e di indiani, ancora oggi l’America sbandiera i suoi vecchi poster e fonda un museo in suo onore?»
Mario Bussoni giornalista specializzato in storia e viaggi, ha pubblicato reportage su mensili, settimanali e quotidiani. È coautore dell’enciclopedia a fascicoli XX Secolo (DeAgostini) e di numerose guide turistiche.

domenica 23 ottobre 2011

RETROMANIA DI SIMON REYNOLDS (ISBN). Intervento di Stefano Donno

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A tutt’oggi mi chiedo se il pop sia morto, e se i “fasti” di qualche anno fa siano irripetibili! Mi spiego meglio: la psichedelia impazzava negli anni sessanta, il post/punk nutriva di energia gli anni settanta, l’hip hop faceva ballare gli anni ottanta, il rave devastava gli anni novanta. Nel nuovo millennio si registra invece per la musica una visione “dietrologica” che tenta di rendere per note atmosfere, sensazioni, stimoli che vengono da tutto quell’humus discografico che ha nomi specifici come Police, Sex Pistols, Sonic Youth, Einstürzende Neubauten. Mi ritrovo a passeggiare tra gli scaffali dei negozi di musica e vedo solo "altarini celebrativi" di storiche pop stars e se mi addentro nell’underground dei concerti urbani scorgo garage simil punk o cloni di Amy Winehouse, La Roux e Lady Gaga. Ma cosa sta succedendo? Risponde a questo interrogativo il bravissimo Simon Reynolds che per ISBN esce con RETROMANIA. La domanda sorge spontanea … ma quando finiremo di attingere agli anni d’oro della musica, i vari creative teams cosa si inventeranno? Si riuscirà mai a trovare un po’ di originalità nella produzione contemporanea musicale odierna? Da Cina, Brasile, e altri paesi di nuova economia dove è tanta la voglia di futuro, la musica crea identità sociale e molta  voglia di costruire senso: un esempio? Basta ascoltare gli Animal Collective!. Libro interessantissimo che si legge con estremo piacere ma soprattutto irrinunciabile per chi si sente pop!
Simon Reynolds è il più autorevole critico musicale contemporaneo. Ha collaborato, tra gli altri, con New York Times, The Guardian, Rolling Stone, Observer, The Wire, Uncut. Isbn ha pubblicato Post-punk 1978-1984

venerdì 21 ottobre 2011

La struttura concreta dell'infinito di Marco Pellegrino (Youcanprint)






















Districarsi nell’alveo del pensiero filosofico di Emanuele Severino non è compito semplice, e la difficoltà aumenta quando, come nel testo che qui affrontiamo, ci si propone l’oltrepassamento del fondamento del discorso severiniano. Scevro da ogni possibile schematismo accademico, l’autore si propone, in primis, di illustrare le soluzioni che egli ritiene necessarie per risolvere determinate aporie filosofiche, mostrando il nuovo volto che, in tale risolvimento, acquista il concetto di struttura concreta dell’essere. In secondo luogo, vengono evidenziate quelle che, usando il linguaggio dell’autore, sono le contraddizioni presenti nell’impalcatura logica del pensiero di Severino, con analisi di notevole spessore teoretico, al pari solo di chi è addentro da anni alle questioni ontologiche. La filosofia è essenzialmente lo sfondo all’interno del quale ogni contenuto, che interpretiamo come storia dell’uomo, accade. Ciò che si crede sia lontano dal vivere quotidiano, come un discorso siffatto potrebbe ad un’analisi semplicistica apparire, è in realtà la chiave imprescindibile dell’esplicazione del senso di tutti i fenomeni che riteniamo evidenti, ma che necessitano di essere fondati e riconsegnati al loro senso veritativo. Comprendere a fondo tali tematiche ci aiuta a fare un passo avanti in vista del superamento delle contraddizioni che attanagliano il vivere umano. La contraddizione è isolamento e dolore. Pertanto, nell’ottica di tale superamento ci si propone, nell’opera, di indicare l’identità di totalità e parte – pur conservando la loro distinzione –, in modo tale che ognuno non rimanga alla superficie e non renda quindi inutile ogni sforzo che non sia legato all’essenza del fondamento. (Andrea Berardinelli)

giovedì 20 ottobre 2011

Tre volte all'inferno di Cristian Borghetti (Perdisa Pop). Intervento di Nunzio Festa

















Quando abbiamo scelto di leggere “Tre volte all'inferno”, ovviamente, già avevamo, tranquillamente superato il pregiudizio del genere; nel senso che, precisiamo, i romanzi dichiarati e dichiaratamente presentati e/o proposti come gialli noir ecc. è difficile prenderli sul serio: specie se a firmarli sono autrici e autori d'Italia. Specialmente se, poi, dello scrittore, permetteteci persino questo, nulla sappiamo. Ma Tre volte all'inferno del quasi esordiente Cristian Borghetti c'ha sconvolti. Dunque il libro, che contiene non racconti, ma addirittura tre (brevi) romanzi – del gotico più gotico – ha rotto argini per prendersi attenzioni alla grande. Per esempio il primo racconto fa vedere questa terra amena e praticamente lucubre di Bosco Oscuro, terra del dominatore Asmodeo Colonna, verso l'ultimo pezzettino d'Ottocento che si possa immaginare, che viene visitata accanitamente da una furia omicida non umana. E che il colonnello Flauros Ferramano, valoroso soldato e nemico giurato del nobile, è chiamato a rintracciare coi suoi uomini più duri. La lunga serie di colpi di scena è sempre detta da una voce narrante, apparentemente esterna alle scene e persino in grado di dare più di qualche giudizio sulle questioni, si paleserà solamente alla fine del filare della trama. La lingua di Borghetti, autore che Alan D. Altieri raccomanda con devozione paterna, costruisce uno stile che è la cifra in più dei fatti, comunque pure loro molto ben calibrati e soprattutto devastanti in quanto a originalità, materia della quale questi fatti sono pieni – e non era semplice. Quindi, nuovamente, Perdisa pesca molto bene. Senza remore possiamo inoltre aggiungere che uno scrittore, tra l'altro giovane, come Cristian Borghetti è destinato a passare a una delle major dell'editoria. Noi, molto più umilmente, dopo aver letto questa interessante opera, che per dirne un'altra riesce a re-inventare la figura di Medusa, attendiamo la prossima prova di Borghetti. Che c'auguriamo sia persino più soddisfacente. Cristina Borghetti, con questi suoi giri all'inferno, con questi viaggi diretti alle fiamme dell'Inferno, lascia un biglietto da visita che conserviamo.

mercoledì 19 ottobre 2011

Sentimenti sovversivi, di Roberto Ferrucci (Isbn). Intervento di Nunzio Festa

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non ci sono scuse. Il parallelismo tra Francia e Italia che Roberto Ferrucci mette in scena in questo suo ultimmo “Sentimenti sovversi” è urticante. Sappiamo, dopo la lettura, ancor meglio quanto il Belpaese sia da molto ex Belpaese. Il romanzo, già benedetto da Tiziano Scarpa, racconta la residenza francesce dello scrittore che è ospitato a Saint-Nazaire come prima di lui tante altre penne. Ferrucci oppone il fascino di certi luoghi francesi a una Iesolo in devastazione. Per cemento. Nonostante il passato. E un po' di nostalgia che allo scrittore fa ricordare di quando era piccino e in quel mare senza tutti questi palazzoni c'erano corteggiamenti lunghissimi. Oppone, l'autore, un certo tipo di cordialità, francese e non, gusto dell'accoglienza e dell'integrazione con la i non necessariamente maiuscola ed evocativa con il linguaggio della nuova e morta Italia che deve incazzarsi necessariamente coi migranti. A Venezia, rammenta Roberto Ferrucci in righe sconvolgenti persino più d'altre, in pratica il filoso ed sindaco d'allora Massimo Cacciari invento un provvedimento razzista contro gli ambulanti: in quanto nelle fughe dai vigili dotati di repressione urtavano i cittadini. Assurdo. Viene di vomitare. Di certo la Lega gioisce e noi per un pezzo ancora moriamo di nuovo. La narrazione di Ferrucci parte dall'insediamento in terra straniera, salutato da un vero brindisi, passa nelle elezioni italiote che incoronarno e 're-incoronano' Berlusconi, si fa incantare da paesaggi soffiati dal vento. Roberto Ferrucci, in questo romanzo sentimentale assai e carico di meraviglie e forza della meraviglia, per quanto ancora sia possibile, per mezzo d'una lingua gentile e semplice, dialoghi minimi e simbolici, cerca di sconfiggere l'odio dell'italiano che italiano non si sente con l'Amore verso le cose e quindi in faccia alle persone. Non si può, e non si potrà, di certo, sovvertire con dolcezza. Ma, in fondo, Sentimenti sovversivi, lo voglia o no l'autore, di dolcezza è carico. A carica esplosiva. Pubblicato per la prima volta proprio in Francia, finalmente questo testo di Ferrucci si confronta con i resti dell'Italia. 

martedì 18 ottobre 2011

10 righe dai libri a Lucca











Con un grande stand di 72 mq 10 righe dai libri   avvia la seconda Campagna LETTURALE fuori dal web: dal 28 ottobre all'1 novembre, sarà tra i protagonisti della celebre fiera Lucca Comics & Games, il più importante salone nazionale dedicato all’immaginario fantastico. Un’esperienza tutta da seguire, che vedrà ancora una volta lo staff impegnato nella divulgazione della lettura attraverso la promozione delle proposte di editori primo livello, tra cui Giunti, De Agostini e Dalai Editore, in collaborazione con Fantasy BookShop.
Come sempre, ci saranno numerose iniziative, dagli incontri con gli autori e ai GIOCHI (a breve i dettagli per giocare) e sorprese: regaleremo ai lettori a curiosi e appassionati tantissimi tra libri offerti da Elliot Edizonie Castelvecchi Editore, sconti e gadget.
Di grande impatto l’offerta di catalogo e novità: da I sogni dei morti, secondo capitolo della saga Iris (Giunti editore) di Maurizio Temporin che proprio a Lucca Games conclude il suo blog tour di presentazione, ad Andrea Cremer, ospite d’onore della manifestazione con il suo Nightshade, fino a Francesco Barbi, intento a bissare il successo de L’acchiapparatti con l’atteso sequel Il burattinaio (Dalai Editore).
Ancora grandi proposte, con i volumi dedicati a Merlino, Trilogia di Aton, Starcrossed  e gli altri successi dal contenitore Y per Giunti, le serie Cyboria, Fairy Oak e Gli Invisibili con le copertine illustrate da Paolo Barbieri per De Agostini, Cuore Nero, La custode del drago e Il giardino del drago purpureo per  Dalai Editore. Poi Edizioni Ambiente - Verdenero con I dannati di Malva, Gothica e H.e.r.o.i.n., Mattioli 1885 con Trilogia di Avelion, Come diventare un lupo mannaro e Giocattoli di latta, fino a Castelvecchi con l’anteprima nazionale di Nemesis. La chiave di Salomone, secondo episodio della fortunata saga firmata da Francesco Falconi di cui tra pochi giorni pubblicheremo sul sito i primi capitoli..
Allo stand sarà inoltre disponibile lo speciale dedicato alla saga Twilight e relativo all’imminente uscita nelle sale dell’attesissimo Breaking Dawn.
Ricco è il programma delle presentazioni che si terranno all’interno dello stand e presso l’ area incontri “Giovanni Ingellis”. .
Per informazioni info@10righedailibri.it

lunedì 17 ottobre 2011

Romolo il Grande, di Friedrich Durrenmatt con traduzione di Aloisio Rendi (Marco y Marcos). Intervento di Nunzio Festa























La caduta di Roma durante la pollicultura. L'allevamento dei polli è il principale assillo, la passione più grande dell'imperatore romano Romolo Augusto, dell'imperatore “Romolo il Grande”. Che ozia mentre Roma è presa dai Germani. Il testo teatrale di Friedrich Durrenmatt, oggi ripubblicato da Marcos y Marcos, testo teatrale che è più interessante del “romanzo” in quanto tale, gioca con la calata dei Germani di Odoacre, ma ovviamente a maggior ragione si diverte disegnato un duce che da sempre conficcato nell'oziosità della villetta distante dalla capitale dell'Impero Romano d'Occidente, sonnecchia e mangia mentre i suoi soldati muoiono in battaglia. Come, tra l'altro, in battaglia s'era perso il vecchio fidanzato della figlia del tiranno, che tra una visita e l'altra del rigattiere che compra le sculture della residenza imperiale, in questo quinto secolo d.C. torna e cerca 
di convincere la sua amata a sposare un commerciante che potrebbe salvare la patria. Cosa alla quale, il matrimonio che darebbe facoltà al commerciante ricchissimo di comprare la ritirata del re Odoacre il duce Romolo è contrario. Le porzioni nelle quali l'opera è suddivisa, come il linguaggio meticoloso dell'autore svizzero, sono pensate per rappresentare, con fare cronologico, la progressione del vile e nullafacente ultimo imperatore di Roma in puntuale conoscitore di tutte le cose del Potere. Il momento impensabile e inatteso di Romolo il Grande, infatti, sbuca da una pertugio della trama. Quando l'Odoacre confessa, intanto, d'aver paura di suo nipote. E il faccia a faccia fra i regnanti, col romano che alla fine accetta un tranquillo pensionamento nonostante la moglia sia annegata nel tentativo di scappare dal regno, si trasforma in un discorso non sui massimi sistemi ma sui massimi tormenti del Potere. L'ironia dello scrittore di romanzi e di opere teatrali che hanno scavato, dunque, nelle viscere d'ogni forma di potere, è infinita. Perché ogni lettrice e lettore che avrà in mano queste pagine riconoscerà il tormeno che supera le normali scanzioni dei tempi e la verve a dir poco corrosiva di Friedrich Durrenmatt.

domenica 16 ottobre 2011

Sentimenti sovversivi, di Roberto Ferrucci (Isbn). Intervento di Nunzio Festa





















Non ci sono scuse. Il parallelismo tra Francia e Italia che Roberto Ferrucci mette in scena in questo suo ultimmo “Sentimenti sovversi” è urticante. Sappiamo, dopo la lettura, ancor meglio quanto il Belpaese sia da molto ex Belpaese. Il romanzo, già benedetto da Tiziano Scarpa, racconta la residenza francesce dello scrittore che è ospitato a Saint-Nazaire come prima di lui tante altre penne. Ferrucci oppone il fascino di certi luoghi francesi a una Iesolo in devastazione. Per cemento. Nonostante il passato. E un po' di nostalgia che allo scrittore fa ricordare di quando era piccino e in quel mare senza tutti questi palazzoni c'erano corteggiamenti lunghissimi. Oppone, l'autore, un certo tipo di cordialità, francese e non, gusto dell'accoglienza e dell'integrazione con la i non necessariamente maiuscola ed evocativa con il linguaggio della nuova e morta Italia che deve incazzarsi necessariamente coi migranti. A Venezia, rammenta Roberto Ferrucci in righe sconvolgenti persino più d'altre, in pratica il filoso ed sindaco d'allora Massimo Cacciari invento un provvedimento razzista contro gli ambulanti: in quanto nelle fughe dai vigili dotati di repressione urtavano i cittadini. Assurdo. Viene di vomitare. Di certo la Lega gioisce e noi per un pezzo ancora moriamo di nuovo. La narrazione di Ferrucci parte dall'insediamento in terra straniera, salutato da un vero brindisi, passa nelle elezioni italiote che incoronarno e 're-incoronano' Berlusconi, si fa incantare da paesaggi soffiati dal vento. Roberto Ferrucci, in questo romanzo sentimentale assai e carico di meraviglie e forza della meraviglia, per quanto ancora sia possibile, per mezzo d'una lingua gentile e semplice, dialoghi minimi e simbolici, cerca di sconfiggere l'odio dell'italiano che italiano non si sente con l'Amore verso le cose e quindi in faccia alle persone. Non si può, e non si potrà, di certo, sovvertire con dolcezza. Ma, in fondo, Sentimenti sovversivi, lo voglia o no l'autore, di dolcezza è carico. A carica esplosiva. Pubblicato per la prima volta proprio in Francia, finalmente questo testo di Ferrucci si confronta con i resti dell'Italia.

venerdì 14 ottobre 2011

Un'anteprima a cura di Stefano Donno: L’ultima volta che ho visto Parigi di Lynn Sheene (Leggereditore)





















Parigi. Seconda guerra mondiale. Una donna dal passato misterioso. Un sogno di libertà. Un amore che sgretola ogni tentativo di autocontrollo. Un piccolo negozio di fiori, preziosa ampolla di colori e profumi, dove si intrecciano amicizie e speranze, in una città sconvolta dal caos. Questi sono solo alcuni dei particolari di questo romanzo, a partire da ottobre in libreria per i tipi di Leggereditore. “L’ultima volta che ho visto Parigi” è un romanzo intenso, denso, commovente che parla di sogni, di aspirazioni, di relazioni e sentimenti. E’ il romanzo d’esordio di Lynn Sheene, membro dell’ International Thriller Writers, Romance Writers of America, Alliance Française, and the French Heritage Society. Ma per entrare nello specifico … Le ultime luci illuminano Parigi, fra poco nulla sarà più come prima, nulla avrà più un senso. Non la musica che aleggia per le strade della città, né l’atmosfera spensierata che la pervade. Un negozio di fiori sugli Champs Elysées, con la sua eleganza ostinata, resisterà agli stravolgimenti della storia, diventando un crocevia di vite, tradimenti, amori e speranze. Ed è qui che una donna in fuga da un passato fitto di misteri si ritroverà a lottare per la propria libertà, e per la prima volta anche per quella di chi le è accanto.

 Lynn Sheene, da sempre vicina alla cultura francese, si è interessata al dramma della Parigi occupata grazie al ritrovamento fortuito di una spilla. è così che ha iniziato a studiare quell’epoca così piena di fascino, lasciandosi trasportare da una storia suggestiva e fitta di intrighi. L’ultima volta che ho visto Parigi è il suo romanzo d’esordio, ed è in corso di traduzione in diversi Paesi.


giovedì 13 ottobre 2011

Se non ora, adesso di Don Andrea Gallo (Chiarelettere). Segnalazione a cura di Marco Mattanti























Le nuove generazioni non hanno bisogno di maestri ma di testimoni, nessuna predica, solo esempi. Don Gallo racconta episodi di vita vissuta (l’adolescenza, la mamma, i suoi incontri e battaglie) e si appella alla voglia di reagire dei giovani e delle donne. A cominciare dal sesso, che non deve essere un’arma del potere per sfruttare e discriminare, complici la Chiesa e questa politica, ma una spinta a essere se stessi e a stare bene con l’altro. Prima viene l’etica, poi la fede, dice don Gallo. Anche in famiglia, nella strada, sul lavoro. Ogni giorno. Allora il disagio di chi non è omologato, degli ultimi e dei diversi non sarà più un problema di ordine pubblico, piuttosto un’occasione di confronto, una questione sociale e umana che riguarda tutti. La forza “eversiva” del Vangelo è in un’idea di cittadinanza ricostruita a partire dall’incontro con gli altri, in pace, per un cammino veramente liberatorio a fianco dei più oppressi.

Don Andrea Gallo (Genova 1928) è sacerdote dal 1959. Nel 1975 ha avviato la Comunità di San Benedetto al Porto per il recupero degli emarginati. Tra i suoi libri, COSÌ IN TERRA COME IN CIELO (Mondadori 2010), SONO VENUTO PER SERVIRE (con Loris Mazzetti, Aliberti 2010), DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE (Aliberti 2011)





mercoledì 12 ottobre 2011

Doppio Marlowe - Liscio e senza ghiaccio di Frank Spada (Robin edizioni)















Il tempo che non muore è quello che ritorna? Pare di sì, se questa volta, mentre presenzia al funerale di un amico, Marlowe incontra un irlandese conosciuto da bambino, che gli lascia una busta con il mistero del passato, e un tesoro, per poi svanire dalla scena inghiottito nel ventre di una nave di Cape Town. Dopo Marlowe ti amo e Dimmi chi sei, Marlowe, Frank Spada tesse nuovamente la sceneggiatura di un film d’epoca, dove gli indizi si configurano come misteri ai quali solo il tempo può dare soluzione. L’incarico di svolgere un’indagine sul fratello di una “lady in passerella”, accusato di omicidio, porta Marlowe a varcare una linea di confine parallela all’Oceano Pacifico, costringendolo a far ruotare gli assi della Olds a Las Mesas e a contabilizzare la strada percorsa da un’automobile che è un mito con gli squillanti dollari di un libretto al portatore. Neppure chi comanda il “caso” può sottrarsi al gioco, e rischia di trovarsi messo a nudo per i suoi rapporti con gli agenti federali. Per Marlowe, e per il suo inseparabile doppio impegnato a esercitarsi con lo spirito, non sarà difficile capire che un tesoro maschera un traffico pesante e che l’identità di un morto non può essere provata da un cadavere con qualche dito in meno.
California e dintorni, anni Cinquanta, e come sempre il jazz che aumenta i giri degli imprevedibili pensieri di un autore che mantiene le promesse: complotti, sotterfugi, suspense, colpi di scena, citazioni, richiami cinematografici, dialoghi incalzanti, e le metafore celate in una “scrittura” che catturerà il lettore per la sua originalità.

martedì 11 ottobre 2011

10 Righe dai libri compie gli anni ... ecco le parole dello staff!

 









"E se qualcuno ancora crede che in Italia non si legge ecco alcuni dati dal 10.10.10 al 10.10.11:
- Visite: 750.000
- Downloads dei primi capitoli: 41.037
- 10 righe postate da voi: 25.510
Evvaiii! 
: )
Novità dalla community  http://scrivi.10righedailibri.it/
-   La pagina UTENTE sta nascendo: cliccate sul vostro nome o  su quello di un lettore e vedrete che sorpresa! Vi chiediamo solo un favore: completate i vostri dati (che sono ben custoditi nel rispetto della privacy). Caricare un’immagine che vi rappresenti così diamo un po’ di vita e colore.
-   Il gioco Riga 10 continua e i vostri contributi stanno dando vita a dei simpatici “input letterari”. Ecco il terzo da Teodora Avramova, Sonia De Risi,  Rachele Farina, Filippo Gigante, Natalina Maio, Emy Mercuri, Antonella Montesanti,  Marika Renni, Roberta Zanon.
E quando lei aveva inserito il suo curriculum vitae nel sistema aveva battuto le parole senza vederle veramente.
“Io... io pensavo che Jan ...”.
Poi tutto si perse di nuovo.
Artemidoro Di Daldi era considerato la più grande autorità per quanto riguarda l'interpretazione dei sogni.
Forse, resta però il dato importante dell'assenza di reporter stranieri a Gaza proprio al momento dell'attacco israeliano.
Tutto quel dissesto l'ha fatta dimagrire.
In fondo non siamo quasi mai capaci di soffermarci qualche minuto in più per sussurrare.
“Devi pagare il prezzo, Gordon”.
“Che possa leggerlo per elevare lo spirito, poi è un’assurdità che nessun borghese può concepire”.
"Questo uccello porterà fortuna a chiunque lo tocchi!", Omar si superava nel trovare gli slogan.
Eventi:
10 righe dai libri sarà presente alla Fiera xxxxx (sorpresa) con uno stand di 72 mq... a breve in home troverete la notizia e i dettagli.
10 libri più letti e top download - settembre 
Potete leggere sul blog  Apri un Libro la classifica completa dei 10 libri più letti.  Primo in classifica Il Mercante di libri maledetti, Marcello Simoni, Newton Compton.
 
Cari lettori,
il vostro amore per i libri sta contribuendo a divulgare la cultura del libro.  Fattelo sapere a tutti.
E ora vi sveliamo i nostri nomi e si festeggiaaa... con il TAM TAM a suon di libri (per una settimana)!!! 


Staff 10 righedailibri
(Enrico Conticchio, Maria De Toni, Sonia De Risi, Sweets Dreems, Cristina Fanni, Florestano Pastore, Patrizia Puggioni, Isabella Pulcinelli)

QUI

lunedì 10 ottobre 2011

FINO ALLA FINE DEL GIORNO DI OSVALDO PILIEGO (LUPO EDITORE)





















Il pub di Settimio è l’approdo di generazioni perdute, il punto d’incontro di storie confinanti, di solitudini che annaspano nell’illusione di risolversi in cerca di una free way destinata a rivelarsi una diàspora. Le radici si sgretolano insieme alla sassosa terra salentina, incapaci di trattenere valori e tradizioni nell’incalzare disordinato di tempi nuovi e non certo migliori. Luca, Francesca, Dora, zio Franco, Emanuele… dalle storie della famiglia Peschici e dalla costellazione dei personaggi che incrociano le vicende di Danilo emerge un quadro di gente a volte ignara di tradire se stessa, totalmente partecipe delle inquietudini e delle corruzioni che segnano l’oggi in modo globale, immersa in un disorientamento a mala pena illuminato da barlumi di autocoscienza e dai legami affettivi che hanno nutrito l’infanzia. Dal coraggioso e coinvolgente romanzo di Osvaldo Piliego esce il Salento oscuro, nascosto a chi insiste a rifugiarsi in una pizzica mitizzata come emblema di purezza primigenia; è la denuncia di una penna “giovane” che, pur intrisa di nostalgia, rifiuta le panoramiche da cartolina per guardare ad occhi aperti la realtà e interrogarsi sui rischi che essa comporta.


“Diana Ross e le sue Supremes intonano Love Is Here and Now You’re Gone, l’amore adesso è qui, lo sento, ma tu te ne sei andato. Una lacrima segue l’incavo tra guancia e naso scende giù fino al mento prima di spiccare il volo e sfiorare il seno sinistro. Fa venire la pelle d’oca. Da quanto tempo non mi sfiorano così. Pensa. Solo la tristezza lo fa. Diego ha chiamato tre volte oggi. Inutile rispondere. Lo sa Francesca cosa vuole, lo sa lui, lo sa sua madre e anche suo padre. Lo sapeva dal primo giorno che mettersi con il figlio di amici di famiglia non era una buona idea. Lui era simpatico, aveva sempre con sé un po’ di hashish e le cene tra potenti finti amici diventavano divertenti. Un giorno lo fecero negli spogliatoi del campo da tennis e fu bello, niente di speciale, ma bello. Continuarono a vedersi per qualche mese, con il benestare delle rispettive famiglie che già pregustavano fantasmagoriche congiunzioni economiche e politiche, ma non funzionò. A quanto pare lo ha capito solo lei e il povero Diego ha scoperto che alcune cose proprio non si possono comprare. A Danilo, poi, Diego non è mai piaciuto. Una volta sono usciti insieme. Solo loro due, «una cosa tra maschietti» aveva detto Danilo. Alle tre di notte chiamarono Francesca dal pronto soccorso. Diego era entrato in coma etilico. Le dissero di averlo trovato senza sensi a sguazzare nel suo stesso vomito a pochi metri da un pub gestito da un certo Settimio. Accanto a lui c’era un ragazzo che lo insultava, ridendo e brandendo una bottiglia di whisky. «Non è andata esattamente così» le aveva detto Danilo.
«Cioè?». «Non brandivo la bottiglia, semplicemente la finivo». Ha chiamato anche “l’agenzia”. Lavoro veloce. Villa privata, dieci ragazze, cena a bordo piscina. Niente sesso, solo compagnia. Ci saranno solo pezzi grossi e serve tappezzeria buona, carne giovane e sorridente a smorzare un po’ di puzza di rancido e dare un tono di vita. La prima cosa che le dissero fu «sii sempre sorridente, qualsiasi cosa succeda, hai una vita per piangere». Accadde per caso. Francesca non ha mai avuto bisogno di soldi, ma solo di sentirsi libera e di sbagliare. E quando rispose a quell’annuncio per un lavoretto part time non si aspettava certo di fare la escort.”