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venerdì 29 aprile 2011

Contagio di Scott Sigler (Fanucci)












In questo horror-thriller avvincente, dei semi alieni provenienti dallo spazio infettano alcuni esseri umani, che iniziano a sviluppare inusuali sintomi e a manifestare escrescenze blu triangolari sulla loro pelle, diventando infine dei maniaci omicidi. L’agente della Cia Dew Phillips è incaricato di scoprire perché questi docili cittadini sono diventati preda di una furia omicida, e per farlo si avvale della collaborazione dell’epidemiologa Margaret Montoya, che ha riferito il primo degli strani casi. Uno degli infettati, l’ex giocatore di football Perry Dawsey, cerca di resistere all’attacco: egli sa fin troppo bene che, se non controlla la sua irascibilità, la gente può farsi male sul serio. Dopo un lungo percorso, ha finalmente chiuso con il suo passato violento, ma le presenze aliene che abitano il suo corpo reclamano la sua attenzione e non gli daranno tregua finché non le ascolterà.

Scott Sigler è un autore americano di fantascienza e horror. Originario del Michigan, attualmente risiede a San Francisco, in California, con la moglie e due cani. Nel 2006 Sigler ha concorso ai Parsec Awards con il racconto Hero nella categoria Best Fiction dedicata alla narrativa breve e con Infected nella categoria Best Fiction dedicata ai romanzi. Nel 2008, Contagious, il seguito di Infected, ha esordito al 33° posto della classifica dei best seller del New York Times. Nello stesso anno Scott Sigler ha vinto il Parsec Award nella categoria Best Speculative Fiction Story (Short Form) con il romanzo Red Man.

Un estratto


“Capitano Jinky- «Linea diretta del mattino sulle frequenze 92.5, cos’hai da raccontarci?»

«Li ho uccisi tutti.»

Marsha Stubbins gemette. L’ennesima testa di cazzo che si riteneva divertente e cercava di farsi mandare in onda giocando la carta della follia.

«Davvero? Bravo.»

«Devo parlare con il Capitano Jinky. Il mondo deve sapere.»

Marsha annuì. Erano le 6:15 del mattino, proprio l’ora in cui i pazzi e gli idioti si buttavano giù dal letto, ascoltavano il Capitano Jinky e gli Zoolander del mattino battere la fiacca in onda e sentivano di dover intervenire nel programma. Succedeva ogni mattina. Ogni... singola... mattina.

«Cosa deve sapere il Capitano Jinky?»

«Deve sapere dei triangoli.» La voce era sommessa. Le parole giungevano tra profondi sospiri, come se qualcuno cercasse di parlare appena dopo essersi sottoposto a un allenamento sfiancante.

«Bene, i triangoli. Mi sembra più un problema personale.»

«Non farmi la lezione, testa di cazzo!»

«Ehi, non puoi urlarmi in questo modo solo perché sono quella che passa al vaglio le chiamate, intesi?»

«Si tratta dei triangoli! Dobbiamo fare qualcosa. Mettimi in contatto con Jinky, altrimenti vengo lì e ti ficco un coltello in un occhio, cazzo!»

«Uh-uh» esclamò Marsha. «Un coltello in un occhio. Caspita.»

«Ho appena sterminato tutta la mia famiglia, non capisci? Sono ricoperto del loro sangue! Ho dovuto farlo! Perché me l’hanno detto loro!»

«Non è divertente, idiota, e comunque sei il terzo pluriomicida che ci ha chiamato stamattina. Se richiami, telefono alla polizia.»

L’uomo riattaccò. Marsha ebbe l’impressione che fosse stato sul punto di dire qualcosa, di inveire di nuovo contro di lei, fino a quando non aveva pronunciato la parola polizia. Poi aveva riattaccato e l’aveva fatto in tutta fretta. Marsha si massaggiò il volto. Aveva desiderato quello stage, e chi non l’avrebbe fatto? Il programma mattutino del Capitano Jinky era uno dei più apprezzati dell’Ohio. Ma, accidenti, l’incarico di passare al vaglio le chiamate, con le telefonate assurde che ricevevano giorno dopo giorno... Là fuori c’erano un sacco di ritardati convinti di essere divertenti.

giovedì 28 aprile 2011

WOJTYLA SEGRETO di Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti (Chiarelettere)












Guardiamo ai fatti. Questo libro, scritto dal vaticanista de “La Stampa” Giacomo Galeazzi e dal giornalista d’inchiesta Ferruccio Pinotti, ricostruisce la storia di Karol Wojtyla e si propone come un appello documentato contro la beatificazione. A uso di credenti e non credenti. Proviamo a mettere da parte i miracoli, veri o presunti. Proviamo a non guardare solo allo straordinario carisma di trascinatore di folle che ha lasciato tutti profondamente ammirati. Gli anni di Cracovia, i primi sponsor politici all’interno della Chiesa, le amicizie scomode (il vescovo americano Marcinkus, il vescovo cecoslovacco Hnilica - entrato anche nella vicenda della morte del banchiere dell’Ambrosiano Roberto Calvi -, il consigliere della sicurezza americano Brzeziński), la pioggia di soldi al sindacato polacco Solidarność. WOJTYLA SEGRETO fotografa anche una serie di personaggi da romanzo criminale: Sindona, Gelli, Pippo Calò, Flavio Carboni, Francesco Pazienza.

Questa controinchiesta raccoglie molte voci critiche anche interne al Vaticano, ostili alla beatificazione ma di fatto mai davvero ascoltate. Resta il dubbio di una decisione politica. E l’amarezza per i tanti vescovi che hanno combattuto contro regimi feroci, come Wojtyla contro il comunismo, giocandosi la vita. Nel libro si ricorda tra gli altri Oscar Romero, vescovo di San Salvador, trucidato mentre celebrava una messa. Anche lui possibile santo, ma c’è chi si oppone alla sua beatificazione. Cardinali per lo più vicini a Wojtyla e al suo successore Joseph Ratzinger. La fazione vincente. Oggi in gioco c’è il futuro della Chiesa: da una parte il potere dall’altra il messaggio di Cristo. I fatti dimostrano che con la beatificazione lampo di Wojtyla la Chiesa celebra soprattutto la sua ossessione secolare per il potere.

Giacomo Galeazzi è vaticanista de “La Stampa”. Tra i suoi libri ricordiamo L’ULTIMO PROFETA, BIOGRAFIA DI KAROL WOJTYLA (Spedalgraf 2005) e KAROL E WANDA, GIOVANNI PAOLO II E WANDA POLTAWSKA, STORIA DI UN’AMICIZIA DURATA TUTTA LA VITA (con FrancescoGrignetti, Sperling & Kupfer 2010).

Ferruccio Pinotti, giornalista e scrittore, è autore di molti libri di successo tra i quali ricordiamo POTERI FORTI (Bur 2005); OPUS DEI SEGRETA (Bur 2006); FRATELLI D’ITALIA (Bur 2007); COLLETTI SPORCHI (con Luca Tescaroli, Bur 2008); L’UNTO DEL SIGNORE (con Udo Gümpel, Bur 2009). Per Chiarelettere ha pubblicato LA LOBBY DI DIO (2010), un’inchiesta su Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere.

mercoledì 27 aprile 2011

L'imperatore del male di Siddhartha Mukherjee si è aggiudicato il premio Pulitzer 2011 per la nonfiction. A settembre per Neri Pozza










L'imperatore del male di Siddhartha Mukherjee si è aggiudicato il premio Pulitzer 2011 per la nonfiction. Il libro è in uscita per Neri Pozza a settembre.

Tra i 10 libri del 2010 che vale la pena leggere secondo il New York Times, libro del mese per Amazon alla sua uscita negli U.S.A., il saggio che ha conquistato i lettori americani ripercorre la biografia del cancro e l'epica battaglia umana lunga 5000 anni per controllare, sconfiggere e comprendere la malattia dal punto di vista di un importante fisico e ricercatore di medicina angloindiano che si sbilancia anche su falsi progressi e vere speranze di cura. Siddhartha Mukherjee è medico e ricercatore oncologo. È oggi professore di medicina alla Columbia University, dopo aver studiato a Stanford, a Oxford, a Harvard. Ha pubblicato articoli sulle maggiori riviste scientifiche americane e mondiali. Vive a New York con la moglie e le figlie. Un’originale e profondamente umana “biografia” del cancro – dalle sue prime documentazioni migliaia di anni fa fino alle epiche battaglie del ventesimo secolo per curarlo, controllarlo e sconfiggerlo, e alle attuali prospettive di comprensione della sua reale natura. Siddhartha Mukherjee esamina il cancro con la precisione di un biologo molecolare, con la prospettiva di uno storico e con la passione di un biografo. Il risultato è una cronaca sorprendentemente lucida di una malattia con cui gli esseri umani vivono – e muoiono – da oltre cinquemila anni. È una storia di umana ingegnosità, determinazione, eroismo, ma anche di arroganza, superbia e idee sbagliate. Mukherjee racconta secoli di scoperte, sconfitte, vittorie e morti, viste attraverso gli occhi dei suoi predecessori e dei suoi compagni, impegnati contro un avversario dalle infinite risorse. Tra questi emergono Sidney Farber, padre della chemioterapia moderna, che per caso identifica un potente anti-tumorale nell’analogo di una vitamina e da lì comincia a sognare una cura universale per il cancro; e Mary Lasker, l’energica esponente dell’alta società di Manhattan dal leggendario impegno sociale e politico. E poi vi sono i pazienti, gli ammalati di cancro: dalla regina persiana Atossa, che chiese al suo schiavo greco di tagliarle un seno affetto da tumore, fino ai pazienti del diciannovesimo secolo sottoposti alle prime radio e chemioterapie; e fino a Carla, paziente dell’autore colpita da leucemia. Il libro – che l’autore definisce “un libro di storia militare – dove l’avversario è privo di forma, senza tempo e sempre più aggressivo” – è una storia di persone, uomini e donne, che hanno combattuto sottoponendosi a una dura disciplina per cercare di sopravvivere e di migliorare la nostra conoscenza di questa malattia. Affascinante, avvincente e sorprendente, L’imperatore del male offre uno sguardo nel futuro delle terapie contro il cancro. Un libro illuminante che dà speranza e fa chiarezza per tutti coloro che cercano di demistificare il cancro.

martedì 26 aprile 2011

Pensa MultiMedia in occasione della sua beatificazione rilancia Scienza e Verità di Giovanni Paolo II














Fervono i preparativi per la beatificazione di papa Giovanni Paolo II che si terrà il 1 maggio 2011. La casa editrice Pensa MultiMedia, pubblica il libro di Giovanni Paolo II (a cura di Mario Castellana), Scienza e Verità. «…dobbiamo compiere ogni sforzo per approfondire e consolidare la nostra fede ascoltando, accogliendo, proclamando, venerando la Parola di Dio, scrutando alla sua luce i segni dei tempi e interpretando e vivendo gli eventi della storia». Questo è “Scienza e Verità” di Giovanni Paolo II (Pensa MultiMedia, 2010) a cura di Mario Castellana. L’intera pubblicazione tenta di centrare l’obiettivo di fornire uno spettro quanto più ampio possibile di un personaggio carismatico, religioso, politico, in una parola straordinario come lo fu proprio Giovanni Paolo II. Certamente in quest’uomo la Fede ha fatto più dei semplici “straordinari”, ma sono certo che la sua strategia vincente in qualsiasi ambito è stata determinata da più fattori come il dialogo, l’interrogarsi costantemente come poter migliorare il presente, leggendo con maggiore parsimonia il passato e guardando ad un futuro “sostenibile” anche attraverso la ricerca scientifica, costruendo magari scenari prossimi tecnologicamente eco/compatibili per l’uomo, per realizzare il parole povere il “migliore dei mondi possibili”. Un papa “scienziato” forse, sicuramente un uomo che accanto alla sua missione di vicario di Cristo in terra, aveva un’amore smisurato per l’uomo e per il suo progresso! Quest’opera costituisce la raccolta per eccellenza, degli interventi sulla scienza all’inizi del pontificato di Giovanni Paolo II, e rivela molti aspetti di un pontefice che ha considerato la riflessione sulla Scienza uno punto di riferimento solido e efficace per tracciare delle rotte utili sia sia al pensiero scientifico che alla ricerca teologica. Sono scritti, che precedono la Fides et Ratio, e fanno emergere una particolare ‘immagine della scienza’ strutturalmente e teoreticamente unificata anche ad una vera e propria pastorale della scienza, con cui sia il mondo laico che quello religioso devono confrontarsi per avviare insieme un dialogo di reciproco intendimento.

lunedì 25 aprile 2011

D/battiti fra le righe (AcmeLab) con Luisa Ruggio






















"D/battiti - fra le righe" è una rubrica letteraria prodotta da ACMElab e curata da Stefano Donno. Novità, curiosità e recensioni dal mondo letterario. Il primo ospite della nuova serie dedicata agli autori è Luisa Ruggio con il suo romanzo AFRA (Besa). www.acmelab.it

Vedi qui la puntata

Cinque donne si muovono in un’indimenticabile geografia dell’anima. Una puttana analfabeta che conserva una piccola Bibbia piena di annotazioni a margine, la grazia del fantasma di una donna tradita per il miraggio novecentesco dell’America e innamorata di una terra chiamata Afra, la forza di una monaca che ha smesso di attendere notizie dal fronte africano di El Alamein, un’adolescente scampata ai bombardamenti su Napoli e sopravvissuta alle sue sorelle nelle atmosfere surreali della seconda guerra mondiale, una domestica bambina posseduta dal dèmone dell’amore. Che cosa lega il loro destino e il loro punto di vista sensuale e disperato? Le loro vite si sfiorano alle straordinarie altezze del pudore dell’amore, condizionato dalle ferite della Storia e l’invadenza del caso fino a diventare attesa dei ritorni mancati. Afra è la terra, alma mater, che attraversa questa storia con una forma sottilissima di erotismo ed è anche un’eco in cui riconosciamo la voce di una scrittrice italiana.

Luisa Ruggio, giornalista e scrittrice di origini pugliesi, ha pubblicato con Besa Senza Storie (2010), Menzione Speciale Premio Bodini 2010. Afra, il suo primo romanzo, ha vinto quattro premi letterari. È autrice del blog dedicato alla scrittura “Dentro Luisa”, http://www.luisaruggio.blogs.it

sabato 23 aprile 2011

Cadenza d'inganno di Alfredo Annicchiarico (Lupo editore) visto da Donatella Neri












La storia è ambientata nel Galles, in piena rivoluzione industriale, tre anni prima dell’inaugurazione della torre Eiffel (e sette anni prima del primo “puente colgante” costruito nel 1893 a Bizkaia da Arnodin, allievo dello stesso Eiffel, su progetto di Alberto de Palacio). Nella piccola cittadina di Newport la popolazione locale – nella quale è presente una consistente componente ebraica – ruota attorno alla ferriera di George Stanton che, deluso dall’impegno politico, si occupa dell’impresa fondata dal padre. Il suo spirito progressista lo spinge verso il sogno di un ponte trasportatore che, oltre a dare impulso alla vita del paese, esaudirà un romantico desiderio dell’anziano genitore malato. Con George vivono la malinconica sorella Mary Ann, immersa nel ricordo dello sposo perduto, e il nipotino Andrew, che coinvolge il piccolo ebreo Abel nello studio e nella caccia dei venti raccontandogli di aver una volta catturato un angelo. Ciascuno sembra quindi coltivare una propria intima dimensione, per il giovane lord esaltata dall’amore frustrato per la popolana Ruth (moglie di un marinaio) e dal grandioso progetto del ponte, per realizzare il quale egli trova in Clarence Hewett un compagno ideale. La comunità intorno si divide tra la manovalanza in ferriera, piccole attività commerciali e di servizio, in una quotidianità pacata che viene scossa dalla curiosità e dal fermento quando Stanton presenta i disegni dei piloni e del sistema a carrucole che intende costruire sul fiume; oltre alla perplessità della gente comune, George deve fare i conti anche con il polemico scetticismo del sindaco, suo avversario politico, che cercherà di danneggiare la sua immagine ricorrendo a losche trame. E quando il cantiere per il ponte viene aperto, le tensioni collettive e individuali imprimono un’accelerazione alla vicenda, in un crescendo di sentimenti nuovi che agitano gli animi. Il progetto del ponte non avrà l’esito sperato, rivelando di essere un sogno troppo avanti per i tempi, ma coloro che l’hanno vissuto – in prima o in seconda persona – sono comunque mutati, perché la forza del sogno sta nel cambiamento interiore che esso scatena, per dare frutto più tardi. Non a caso la narrazione è introdotta da una sottile citazione di Erasmo da Rotterdam, che della “follia” umana coglie la fragilità e la grandezza. Scandito in quattro “Movimenti”, questo intenso romanzo dalla scrittura “pulita” e ben ritmata racconta dunque di sogni e di sognatori vissuti quando l’idea di progresso appariva limpida, fondendo suggestivamente le atmosfere d’epoca e gli attuali disincanti, e riflettendo sulla forza trasformatrice della sconfitta.

venerdì 22 aprile 2011

Ternitti di Mario Desiati (Mondadori). Intervento di Elisabetta Liguori










Soltanto i luoghi che abitiamo sanno parlare della felicità e dell’infelicità della nostra gente. Forse per questo è tanto arduo riuscire a scriverne. Qui, a sud, bisognerebbe infatti poter dire: terra, polvere e mutazioni. Ficcarsi una zolla in bocca. Vivere duemila anni e duemila vite. Lasciare che le pietre rotolino, che si smussino e si frangano. Si dovrebbe poter radicare una o più trame agli alberi, innestare la modernità di certi frutti coi semi del principio. Oppure forgiare rotaie. Essere prima movimento, poi parola. Dire di ciò che cambia, quanto di ciò che resta. Da qualunque lato la si guardi la faccenda appare assai complessa. C’è chi dice, infatti, che il Salento letterario degli ultimi anni, nonostante l’indiscutibile fermento creativo, non abbia trovato ancora il suo grande romanzo. Io credo piuttosto che esistano così tante ipotesi di sud, che un solo romanzo non possa bastare e che le molte identità, così frammentate e conflittuali come sono quelle che ci rappresentano, non possano che moltiplicare le visioni possibili, in un gioco di specchi. All’infinito. Tra queste, quella dell’ultimo romanzo di Mario Desiati “Ternitti”, Mondatori editore. Il titolo è già una rivelazione. Una vera e propria contaminazione. Ternitti infatti è il termine dialettale che traduce la parola tetto, con la quale a sud si evoca l’eternit, mescola di cemento e amianto, materiale altamente tossico che nella sua radice oscura unisce la voglia di una casa stabile a quella dell’eternità. Ogni parola a sud è così: evoca ciò che vorrebbe essere, senza poterlo essere del tutto. Forse per la medesima ragione anche il romanzo di Desiati è fatto di puro desiderio. Narra un Salento mitologico che immagina se stesso e, come ogni desiderio, tende verso l’infinito. La vicenda parte dagli anni settanta e si spinge fino alla peste dei giorni nostri, finendo per descrivere quella che per molti è la più silenziosa delle tragedie dell’emigrazione italiana, rimasta priva di dati ufficiali. Delle morti e le malattie per eternit in pochi hanno parlato, molti le hanno vissute. Desiati ce ne offre un preciso punto di vista, lasciandolo scorrere come un filo sottile, anno per anno, attraverso la cruna dolorosa di una narrazione di grandissimo impatto emotivo e sonoro. Quando uno scrittore riesce a rivelare ciò che è sepolto, misconosciuto, ciò che è negato, fa il suo mestiere al meglio: trasforma il suo egotico isolamento in una voce condivisa. Quando uno scrittore fa questo, bene, allora quello è davvero uno scrittore. E questo di Desiati è sicuramente un romanzo che svela il sud. Ambientato tra Tricase, Ruffano e Lucugnano, ha tratti decisamente femminei. Lievi e animaleschi. Cromaticamente intensi. Mimì è la protagonista vestita di giallo, figlia, amante, madre, che nella sua solitudine reca le tracce di un’umanità mediterranea comune. Mimì gioca a carte, a calcio balilla, è testarda, ostinata, folle d’amore, odora di vino e sudore, comunica con gli avi servendosi dei suoni stridenti del dialetto degli uomini, a volte così meticcio, così immaginato, desiderato, da apparire irriconoscibile. Mimì dunque è il sud di Desiati, cosicché, leggendo di lei, come si è osato pensare soltanto a proposito di Dio, non si può non gioire dell’ipotesi assurda che il sud migliore possa avere le fattezze e i colori di una donna (e non è neppure la prima donna di Desiati!). Una della tante donne da sempre possibili ed eterne.

mercoledì 20 aprile 2011

Scarface, una storia violenta di Daniele Cavagna (Zerounoundici, collana Opera prima)












“Il ragazzino lasciò il marciapiede dissestato e sporco sul quale tutti gli altri stavano muovendo i loro passi elettrici e allucinati. Si accinse ad attraversare il parco, anch’esso squallido e sporco, dentro al quale svettavano quattro alberi spogli che non avrebbero avuto più nemmeno l’orgoglio di opporsi con forza al rumoroso e devastante taglio di una motosega. Si sarebbe detto che ognuno di quegli alberi non solo meritasse, ma avesse addirittura il diritto di essere abbattuto per tornare almeno, in qualche umile modo, utile. Sotto la sovranità di quei principi senza gloria versavano ancora pochi fedeli sudditi raggruppati in famigliole di fili d’erba ingiallita. Altrove l’unico vero tiranno era il marrone di una madre terra capricciosa ed esigente che per fiorire avrebbe avuto bisogno di attenzioni. La direzione era quella di casa. L’ometto avrebbe dovuto oltrepassare la desolazione buia del parco, prima di calpestare l’asfalto della Quinta strada. Da lì avrebbe potuto incunearsi nel canyon di cemento che si stagliava a poche centinaia di metri dai suoi occhi. Quella gola che, per qualche scherzo del destino, aveva un nome alquanto insolito e rassicurante. Un nome dedicato da una sudicia, enorme, città alla memoria di un qualche scrittore dimenticato. Un intento nobile e fallito, poiché il ricordo dell’artista era già da tempo esclusivo patrimonio della targa arrugginita appesa all’inizio della via.

VIALE DEI PENSIERI luogo prediletto dallo scrittore Luciano Fontana per “riflettere e filosofeggiare”.

Il Viale dei Pensieri poteva in qualche modo considerarsi l’equivalente del veneziano Ponte dei Sospiri che conserva questo romantico e malinconico nome per via del luogo, che niente aveva di romantico, al quale conduceva in passato.

“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate“, avrebbe piuttosto dovuto recitare quella targa. E chi avesse percorso il Viale dei Pensieri avrebbe avuto questa sensazione in cuor suo, questa frase nella testa. “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”. Non esiste nessun ragionevole dubbio per credere il contrario.”

Soldi, per avere rispetto, per avere potere: lo schema a cascata che riassume il sogno di molte persone." Dopo la visione del film, Scarface diventa anche il sogno di un ragazzino di periferia che, pur di seguire l'esempio di Tony Montana, è pronto a sacrificare ogni cosa.

martedì 19 aprile 2011

SULL'ONDA DELLE LEGGENDE DEL SALENTO (Kurumuny edizioni)





















“…all’improvviso vede un’ombra furtiva che risale dal mare attraverso quella spaccatura, scavalca il muretto a secco, si mangia l’uva e se ne torna velocemente in mare! Che cos’era?” Guarda il DVD per scoprirlo “Sull’onda delle leggende del Salento” è un’opera multimediale composta da un libro-guida con all’interno un documentario che raccoglie le leggende di mare della costa Salentina. Partendo da Roca, sul versante Adriatico, giungendo sino a S. Caterina, sullo Jonio, passando per Otranto, Leuca, Gallipoli e tutti quei luoghi in cui si narra ancora oggi una leggenda. Testi, foto, interviste, riprese, registrazioni: il materiale prodotto durante la ricerca sul campo, svolta nel 2010, viene arricchito da illustrazioni e animazioni, dando poi vita ad un documentario coinvolgente, che seguendo gli scrosci del mare e le note del pianoforte, ci accompagna alla scoperta di leggende tramandate da secoli. I racconti non sono riadattati o ritoccati, sono narrati in prima persona dagli abitanti del luogo come gli hanno ascoltati da sempre. Torre del Serpente, Rupe della Dannata, Grotta della Poesia, Isola della Fanciulla. Ogni leggenda è all’origine del nome del luogo dove si svolge. “Sull’onda delle leggende del Salento” non è solo una raccolta di leggende popolari, è anche un viaggio alla scoperta dei misteriosi luoghi che le hanno ispirate: per far scoprire un territorio unico, dove le pietre hanno ancora un posto nella memoria degli uomini. Non è solo un libro, non è solo un documentario, è un vero e proprio tuffo multimediale nella cultura popolare.

domenica 17 aprile 2011

Anteprima: "Finalmente libero" il nuovo romanzo di Salvatore Tornese (EDIZIONI ESPERIDI)












"Ben vengano le memorie di chi ha vissuto bene il suo tempo, altrimenti i tasselli che compongono il quadro unitario di un'epoca si perderebbero nelle brume dell'anonimato. La vicenda di Cosimo è una di quelle che si incuneano in un così grande quadro, quello della guerra, da non risultare essenziale a prima vista" (dall' introduzione di Laura d'Arpe, autrice)

"Tale pubblicazione ricade opportunamente nella ricorrenza delle celebrazioni del 150° ann.o dell'Unità d'Italia e consente di ricordare che il processo di unificazione passa anche dalla nostra Città (Monteroni di Lecce, n.d.r.) patria di perseguitati politici e di martiri per la libertà (...) "

(dalla presentazione di Pasquale Giorgio Guido, Sindaco di Monteroni di Lecce)

In copertina, illustrazione di Gianfranco Belfiore.

sabato 16 aprile 2011

Sulu di Dario Muci (Anima Mundi edizioni/ Kurumuny)












Cantautore, cantore e musicista salentino, Dario Muci presenta Sulu, il suo secondo disco solista (dopo Mandatari, Anima Mundi edizioni, 2007), pubblicato in collaborazione da AnimaMundi e Kurumuny. Dopo l’esperienza di sperimentazione con l’etno jazz di Mandatari, Muci sceglie qui uno stile acustico, che ritorna alla tradizione musicale del meridione d’Italia per raccontare il suo Sud, senza però rinunciare a misurate tessere blues e jazz. L’amore profondo per la terra che vive da sempre lo rende sensibile verso la faccia scura del Sud, e in particolare del Salento. Quella lontana dalle bandiere blu e dall’edonismo estivo, quella dei mali eterni e irrisolti, a cui se ne aggiungono di nuovi come le difficili condizioni dei migranti. E proprio la sofferenza che ne scaturisce lo spinge a denunciare «le sue spiagge libere che appartengono ai privati del Sud / le terre abbandonate, le coste deturpate dal cemento / e le facili concessioni con i permessi dello stato». Un impegno sociale per cui compone (Il mio sud, Tre doni) e reinterpreta alcuni classici della canzone di denuncia, sia tradizionali (Canto di carcere, l’America) sia d’autore (Quistione meridionale, della fervida intellettuale salentina Rina Durante, La ballata de li porci e Soccu vonnu del cantautore siciliano Pino Veneziano). Sulu è accompagnato da un libretto di 45 pagine (brossura 13x17) con interventi di studiosi, musicisti, scrittori e degli editori sull’autore e sulla cultura popolare salentina. Per la sua pubblicazione hanno collaborato due realtà editoriali salentine complementari. L’etichetta indipendente AnimaMundi è proiettata verso il presente della tradizione e impegnata a perpetuarla nella modernità, in equilibrio tra musica popolare e world music (con in catalogo alcuni tra i più importanti artisti pugliesi, come Officina Zoè, Ghetonìa, Tonino Zurlo, Mascarimirì, Enza Pagliara, Anna Cinzia Villani, Raffaella Aprile, Insintesi, Rossella Piccinno), mentre la casa editrice Kurumuny documenta e ripropone i tesori della cultur ra popolare, attraverso un vasto repertorio di studi, racconti, documentari, poesie e canti dei portatori della musica salentina (Ernesto de Martino, Antonio Verri, Cecilia Mangini, Gianfranco Mingozzi, Rossella Piccinno, Uccio Bandello).

Track list:

1. Tre doni

2. La ballata di li porci

3. Quistione meridionale

4. Lu tristu furese

5. Soccu vonnu

6. Canto di carcere

7. Il mio sud

8. L'America

9. Jundulu di mare

Musicisti: Dario Muci, voce e chitarra; Valerio Daniele, chitarra acustica ed elettrica, tar, kazoo, glockenspiel; Rocco Nigro, fisarmonica; Emanuele Licci, chitarra classica, voce; Raffaella Aprile, voce; Marco Bardoscia, contrabbasso; Fiore Benigni, organetto; Mauro Semeraro, mandolino; Paolo Rocca, clarinetto, clarinetto basso; Marco Tuma, armonica; Angela Cosi, arpa

Interventi di Eugenio Imbriani, Antonio Errico, Luigi Chiriatti, Sabrina Chiarelli, Umberto Leone, Valerio Daniele, Dario Muci

venerdì 15 aprile 2011

Storie dal Salento di Raffaele Polo (Lupo editore)












In questo libro sono compresi gli scritti principali che Raffaele Polo ha ambientato nel “suo” Salento. Inediti, correzioni e aggiornamenti che rendono il testo fluido ed attuale. C’è il seguito de “Il silenzio del Pesciolino Rosso”, ovvero “I disegni di Albarosa” con la riproduzione delle opere originali. E anche per “L’isola delle Pazze” è prevista un’aggiunta con nuovi spunti ...e prospettive. Ma la cosa più consigliabile sta nel considerare questi scritti come un vero e proprio cantiere aperto. Ce ne sono e ce ne saranno altri, che aggiungeranno tessere colorate a questo mosaico che si va componendo e che, come la tela di Penelope, pare non debba mai terminare di ripercorrersi. Immergersi in queste storie vuol dire comprendere l’anima del Salento, dei suoi abitanti, della sua contemporaneità. Scoprire un luogo affascinante e misterioso che nessuna carta geografica può delimitare. Scrive l’autore: “Ho raccolto alcune storie dal Salento, nel tentativo, nell’illusione che la lettura di queste pagine possa dare un’idea di questa terra, che io, come tanti, mi illudo di conoscere; ma che, in realtà, è un vero e proprio mistero, ricchissimo di sollecitazioni e curiosità. Basta fermarsi ad osservare il pinnacolo di un campanile o il fregio di un portone e ci si incammina subito in un percorso fiabesco surreale che chissà dove può portarci. Ho vissuto in questa Terra respirando il profumo del mare e della campagna, ascoltando il dolce idioma dei suoi abitanti, ammirato dalla bellezza e dalla cultura che promana da ogni piccola realtà del suo tessuto. Ho sperato, per lungo tempo, di poter cantare l’incredibile fascino che il Salento offre ai visitatori. Ma ho capito, quando era forse troppo tardi, che l’omaggio più vero, più sincero, più giusto da fare a questi luoghi è di fermarsi. Fermarsi e stare ad ascoltare. Il vento, i rumori della quotidianità, i sospiri e le voci. Ascoltare con il cuore, con il sentimento. E accorgersi che non si può descrivere tutto questo. Non si può neppure tentare di spiegare perché, adesso, mi viene da piangere così, senza motivo. Forse perché sono diventato vecchio ma sento ancora che la vita è bella, e mi dispiace andarmene perché devo abbandonare questi luoghi, questi volti, questi sorrisi. Restano le Storie. Le Storie dal Salento che sono il mio testamento, il mio microscopico contributo alla Memoria dei Padri, dei Nonni, dei nostri Avi che, anche loro, erano tutti, ma proprio tutti, innamorati della propria terra.

Raffaele Polo (Piacenza, 1952) è uno scrittore e giornalista italiano. Ha cominciato la sua attività di scrittore nel 1985, scrivendo testi pubblicati da case editrici come Cingolani Editore, Edizioni del Grifo, Editore La Notizia, Acustica Edizioni, Lupo Editore e Edizioni Antica Roma.

info: http://www.lupoeditore.com/

giovedì 14 aprile 2011

Il Muchacho - booktrailer

Oggi in libreria Il Muchacho, libro di Roberto Parpaglioni, Cavallo di Ferro. Un viaggio Un viaggio nell'Italia che cambia, l'Italia del Boom economico, attraverso il rock 'rivoluzionario' dei Rolling Stones, dei Beatles o dello Spencer Davis Group, la chitarra di Trini Lopez e Nat King Cole e le canzoni di Gilbert Becaud, Nilla Pizzi e Claudio Villa, o il grande cinema di Fellini, Antonioni, Visconti.

Il Muchacho è Saverio, un bambino di otto anni, che ci racconta un'infanzia a Roma, tra il 1962 e il 1967. Siamo nel pieno del boom economico, è la Roma della Dolce Vita, di Cinecittà, delle industrie cinematografiche. Si ascolta "We can work it out" dei Beatles, "Let's spend the night together" dei Rolling Stones, "Gimme some lovin" dello Spencer Davis Group. Si viaggia in Fiat 850. Escono film come "Il Gattopardo", "Per un pugno di dollari"...
Di seguito il booktrailer e qui il link per leggere le prime 36 pagine del libro

Al libro Il Muchacho è stato dedicato un sito http://www.ilmuchacho.it/ ricco di materiale: si possono ammirare le foto delle auto d'epoca, vedere le partite di calcio con i campioni famosi e spezzoni di film che ricordano quei magici anni. Presto arriveranno anche dei premi speciali per il lettori e appassionati degli anni 60.

mercoledì 13 aprile 2011

Sherlock Stone e l’enigma della puzza di aceto. Intervento di Silla Hicks








Posso solo immaginare cosa sia, dopo una vita di fatti mettersi a scrivere di sogni. Perché è questo che ha fatto, l’autore di questo libro che immagino essersi rigirato per anni la storia nelle tasche, ché la ricerca seria non lascia spazio a divertissement di sorta, dieci ore sui libri e poi a letto, gli occhi spalancati al soffitto sognando l’altrove e l’altrimenti, inventandosi qualcos’altro e un’altra vita. Non lo so se è davvero un signore brizzolato con gli occhi azzurri oppure no, certo è davvero stato in Egitto e veramente se ne è innamorato, e queste pagine sono una lettera di scuse, scusa se per secoli ti abbiamo strappato via dalle braccia ciò che ti apparteneva, scusa se ti abbiamo portato via la tua storia e il tuo futuro con la stessa sicumera di scuse con cui gli occidentali ricchi e senza figli portano via bambini scuri da paesi poveri, ripetendo che potranno darli tutto ciò che lì dove sono certamente non avrebbero, le attenzioni e le cure che meritano, senza accorgersi che il vero amore non è mai pretesto di rapina. La storia, intesa come vicenda raccontata, resta sullo sfondo, rispetto alla descrizione del Cairo e dei tombaroli che denudano le mummie per recuperare i papiri usati che le vestono, delle spedizioni archeologiche paravento di razzie, della passione per l’antichità come scusa di saccheggi. Rispetto al problema della burocrazia e della ragion di stato che invadono quello della cultura e dell’arte come qualsiasi altro mondo, alla ragnatela di gelosie da ufficio che sono in un Museo come in una banca o in un’industria manifatturiera. E fa riflettere il dipendente misogino nell’Inghilterra civilizzata, che propugna l’inferiorità delle donne sancita da dio con il piglio dei più retrivi fondamentalisti islamici. L’archeologo, il poliziotto, la direttrice del museo, la fantomatica setta di adoratori di Anubi sono monodimensionali avatar confezionati ad hoc per incorniciare riflessioni che vanno oltre la storiella, che precipita verso il finale frettolosamente perché ha già detto quello che aveva da dire. Non lo so, se il professore si senta ancora in colpa, verso il suo Egitto e verso tutta la storia che ha studiato, per quello che quelli come lui – archeologi, studiosi, esploratori – si sono presi perché loro potevano – conservare, studiare, analizzare , proteggere - senza rimorsi, o se finalmente sia venuto a patti con secoli di razzie. Quello che so per certo, è che deve averci pensato molto, a come chiedere perdono. Ed è questo – questo e basta – che questo libro è. Una richiesta di perdono sofferta, straziante, come è sempre quando si è pentiti davvero, e non importa se non siamo stati noi a farlo, basta essere nati da questa parte per portarne il peso, occidente di civiltà che incivilmente ha rubato e che ancora ruba: la mia Germania si tiene tuttora i fregi del Partenone e il Louvre scoppia di Egitto, di Grecia, di Italia, la Nike di Samotracia non si è vestita di vento per stare in cima a una scalinata, il patrimonio dell’umanità è certo di tutti ma in primis sempre il figlio di qualcuno. Peccato solo che i correttori di bozze si siano ostinati a rimarcare accenti desueti nell’italiano moderno, su parole come sùbito e ancòra su cui nessuno li mette, ma queste cento pagine non sono né vogliono essere un romanzo, in fondo, non sono letteratura ma piuttosto metafora, di quello che il mondo avventuroso di Indiana Jones in realtà è stato – forse ancora è – scritta da uno che in quel mondo c’è stato una vita, che non credo voglia fare lo scrittore e che ha chiuso in fretta per tornarvici, alle sue carte, al Cairo, al tè alla menta e ai suk, avendo espiato di appartenere alla genìa dei suoi razziatori. Un’ultima cosa: il paese in cui ho scelto di vivere tratta sistematicamente le tracce della storia come materiale di scarto, mezza Pompei è crollata, la città in cui vivo – che è stata quella di Taras – si contorce tra gli spasmi della diossina. Mi spiace, ma non riesco a non pensare che forse se qualche studioso straniero e civilizzato si portasse altrove il nostro patrimonio abbandonato – nel migliore dei casi all’incuria – forse potrebbe salvarlo. Non si senta in colpa, professore. Per quello che vale, forse un Paese deve meritare la sua storia. Forse, anche se mascherato da rapina, all’abbandono è sempre meglio l’amore.

IL DR. CAVENDISH E LA MUMMIA DEL MUSO ORIENTALE di Mario Capasso (Pensa MultiMedia)

martedì 12 aprile 2011

L’Associazione Pugliese Editori (APE) in Macedonia per la “PRIMAVERA DEL LIBRO” dal 12 al 17 aprile 2011 a Skopje










Primo appuntamento internazionale per l’Associazione Pugliese Editori (APE), costituitasi nel 2010 e della quale fanno parte ventidue soci editori pugliesi. Dal 12 al 17 aprile 2011 infatti, diversi editori aderenti all’APE saranno ospiti della manifestazione “Primavera del libro” a Skopje. La “PRIMAVERA DEL LIBRO” è il nome dell’evento che si terrà nella capitale macedone dal 12 al 17 aprile 2011, organizzato dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Skopje, dell’Ambasciata di Svizzera in Macedonia e dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” – Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje – Dipartimento di Italianistica. L’evento, vede l’impegno e la presenza dell’Associazione Pugliese Editori, cui si aggiunge quello della Fondazione Gramsci in Puglia (come soggetto attuatore), e, come ente organizzatore, del Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje. Divella è lo sponsor dell’evento. Questo appuntamento arriva appena dopo la conclusione di Expolibro 2011 a Bari, manifestazione che ha visto la partecipazione di tutti gli aderenti all’Associazione Pugliese Editori e che ha catalizzato l’attenzione del pubblico ospite per la varietà di offerta e, soprattutto, la vivacità del panorama editoriale della nostra regione.

L’Associazione Pugliese Editori trova grazie all’appuntamento di Skopje una prima occasione di confronto con le realtà culturali di uno dei paesi che, al di là dell’Adriatico, guarda con attenzione reciproca la nostra produzione culturale.

Con i libri si apre un ponte tra la Puglia dell'editoria e la Macedonia










L'Università “Ss. Cirillo e Metodio”, la Skopje Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje, l'Istituto Dante Alighieri di Skopje Fondazione Gramsci, il Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje, presentano la “PRIMAVERA DEL LIBRO” dal 12 al 17 aprile a Skopje La “PRIMAVERA DEL LIBRO” è il nome dell’evento che si terrà a Skopje dal 12 al 17 aprile 2011, organizzato dalla Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Skopje, dell’Ambasciata di Svizzera in Macedonia e dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” - Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje - Dipartimento di Italianistica. L’evento, vede l’impegno e la presenza dell’Associazione Pugliese Editori cui si aggiunge quello della Fondazione Gramsci in Puglia (come soggetto attuatore), e, come ente organizzat, del Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje. Divella è lo sponsor dell'evento. L'Associazione Pugliese Editori sarà presente nella manifestazione che si terrà nella capitale macedone, tra gli editori ospiti Besa Editrice, entrata nel suo ventennale di attività, insieme ad altri facenti parte dell'APE. Tra questi, per fare alcuni nomi, saranno presenti anche Kurumuny, con i suoi testi dedicati alla conservazione della cultura tradizionale e al rapporto tra la cultura salentina (dal punto di vista etno-musico-antropologico) e la cultura grika e Lupo Editore, con il suo catalogo dedicato alle novità di narrativa, poesia, saggistica e letteratura per ragazzi. L’appuntamento che si terrà a Skopje va letto come un importante evento nella costruzione di relazioni culturali e rapporti di collaborazione stabili tra gli operatori culturali, in primis gli editori, “al di qua” e “al di là” dell’Adriatico, striscia di mare che diventa sempre più spesso - grazie a simili eventi - tessuto connettivo tra diverse culture.


http://overeco.wordpress.com

domenica 10 aprile 2011

Dylan Dog edito da Bonelli con delle "artiste" d'eccezione










Avranno un tocco più delicato, forse... ma non per questo meno micidiale! Stiamo parlando di quello delle mani delle "femmes fatales" che hanno scritto e disegnato le pagine del sesto Dylan Dog Color Fest, in edicola dal 27 aprile. Quattro storie sceneggiate, illustrate, colorate e letterate da autrici che hanno dimostrato di conoscere bene l'inquilino di Craven Road 7 e di saperlo raccontare sotto una luce un po' diversa dal solito: quella che fa risplendere l'"altra metà del cielo". Passando in rassegna i nomi delle "colpevoli" di questa impresa, partiamo da quello di Laura Zuccheri, solitamente a suo agio tra le vie di Garden City in cui si muove Julia e qui in veste di copertinista. Ad aprire le danze con la prima storia dell'albo troviamo Vanna Vinci, che il suo esordio bonelliano lo aveva già fatto ai tempi di Legs Weaver e che ha poi proseguito realizzando numerosi volumi per Kappa Edizioni, dai più intimisti quali "Ombre" ai più divertenti come quelli dedicati alla "Bambina filosofica". È l'autrice sarda ad accompagnarci ne “La villa degli amanti”, un luogo in cui sta per compiersi una terrificante tragedia annunciata. Si prosegue, poi, varcando la soglia de “La camera chiusa”, "costruita" da Rita Porretto & Silvia Mericone e "arredata" grazie alle tavole di Simona Denna, un nome non certo nuovo in Casa Bonelli, avendo disegnato tante storie del mondo del futuro in cui si muovono la già citata Legs e Nathan Never. L'unica veterana di Dylan Dog (e immancabile “madrina” dell’iniziativa) è Paola Barbato, scrittrice di tante memorabili avventure dell'Indagatore dell'Incubo, che ci presenta “La predatrice”, affascinante quanto letale creatura alla quale hanno dato vita le matite di Lola Airaghi, disegnatrice che ha esordito su Legs per poi divenire una delle colonne di Brendon. Una debuttante assoluta nel mondo del fumetto, ma già autrice di un romanzo per ragazzi edito da DeAgostini, è invece Chiara Caccivio che fa vivere a Dylan una spiazzante avventura che lo vede negli insoliti panni di impiegato modello e felice padre di famiglia. “Tagli aziendali”, questo il titolo del racconto, è visualizzato da Valentina Romeo, proveniente dallo staff di Nathan Never. A completare la squadra "in rosa" ci sono le coloriste Chiara Fabbri Colabich, Stefania Faccio e Ketty Formaggio, nonché la nostra bravissima "calligrafa" Marina Sanfelice, per un totale di tredici "dark ladies": tutte impegnate a confezionare un albo per niente tenero, ma inconfondibilmente e fatalmente femminile!

fonte Sergio Bonelli

sabato 9 aprile 2011

Fantomax di Onofrio Catacchio e Luigi Bernardi (Coconino Press)
















Questo è un libro imperdibile per tutti gli amanti dei fumetti. Un vero e proprio omaggio a Magnus e Pazienza. Ritorna dunque l'eroe tutto “noir” del feuilleton con un vera e propria “resurrezione” in grande stile. “Sia imperitura la gloria del male che spargiamo”. Un male che si protrae in maniera esoterica lungo una linea di discendenza che di adepto in adepto scavalca lo spazio e il tempo. Ogni volta che un Fantomax muore, un altro prende il suo posto. Non importa la tradizione, l’identità, l’Io. La missione è quella che conta. Un po’ alla Wu Ming per intenderci. E mentre gli scenari parlano di guerre, eco-catastrofi e crisi finanziarie, Fantomax agisce nell’ombra. Ma questa volta a incarnare l’eroe o anti-eroe come lo si vuole interpretare a seconda dei punti di vista, è una donna, con un inferno interiore terrbile e angosciante. Fantomax è mn mito rivisitato, una fantastoria mozzafiato che rilegge in controluce drammi e paure della nostra contemporaneità grazie alla mano di Onofrio Catacchio e Luigi Bernardi. (segnalazione a cura di Stefano Donno)

giovedì 7 aprile 2011

Il Marchese De Sade, di Dante Serra, a cura di Francesca Mazzucato, con illustrazioni (Odoya). Intervento di Nunzio Festa






















Donatiene Alphonse Françoise Marchese de Sade. Questo il nome dell'anima che infuoca la nuova edizione, la precedente era addirittura datata 1950 e titolata non “Il Marchese de Sade” ma “L'avventurosa vita del Marchese de Sade”, della biografia d'uno dei maggiori e più, sicuramente, diversamente interessanti scrittori francesi di tutti i tempi. Perché, appunto, in questo studio, che in un certo senso l'autore definisce “parziale”, ma sicuramente parziale in termini d'approfondimento sul personaggio che tratta e quindi delle ambientazioni sia generali che specifiche non lo è affatto, il soggetto della narrazione, possiamo dire, ovvero dunque il Marchese de Sade e la sua vita, allora diciamo la stessa quasi identica cosa, condiziona tutto il libro; perché l'autore analizzato è una delle personalità delle Lettere che da sempre interrogano, e a vario titolo, l'umanità o la freddezza di cultori e semplici ammiratori della parola. Dante Serra, che veramente fa brillare le “sfumature” citate in sede di nota dalla curatrice Mazzucato, attenta e sempre preziosa per questi testi e non solo, dopo aver spinto la lente su certe morse vitali di George Sand e Balzac, addirittura noncurante d'alcuni giudizi ottenuti da una porzione di critica, sceglie di mettere luci innanzitutto sui costumi settecenteschi che fanno la nazione Francia. A primo focus. Prima di passare, come farà, alla trattazione, diciamo senza troppo rispetto, del cominciamento della vita amorosa e famigliare del Marchese che mai divenne Conte e nonostante la storia del passaggio per generazioni e dinastia degli araldi. Ma Serra non transige neppure in tutto il corpus necessario, oltre la stessa mole di documenti imparati, che invece permette di sentire ogni vicenda ideale legata a libertà assoluta e carcere di più tipi che hanno fatto de Sade. Galera e manicomio, e ben pensanti, insomma. Ma sempre sentendo le parole d'uno scrittore che da 'libertino' puro afferma, per esempio, senza abbassare mai i toni dell'ideale, appunto: “Non è il mio modo di pensare che ha fatto la mia rovina, ma il modo di pensare degli altri. Sì, sono un libertino, lo riconosco: ho concepito tutto ciò che si può concepire in questo ambito, ma non ho certamente fatto tutto ciò che ho concepito e non lo farò certamente mai. Sono un libertino, ma non sono un criminale né un assassino. Il vostro corpo è la chiesa dove la Natura chiede di essere riverita. Tutti i principi morali universali sono oziose fantasie. Sii uomo, sii umano, senza timore né speranza; abbandona i tuoi dei e le tue religioni; tutto ciò è buono solo per armare la mano degli uomini, e il solo nome di questi orrori ha fatto versare più sangue sulla terra di tutte le altre guerre e di tutti gli altri flagelli messi insieme. Rinuncia all’idea di un altro mondo, che non esiste, ma non rinunciare al piacere di essere felice, e di godertela in questo!” Una sezione molto interessante del volume, che non si dimentichi è diviso in undici parti tutte fra loro giustamente connesse, permette agli ignoranti in materia di saperne più precisamente su Sadismo e Masochismo. Ma in un libro del genere è senza dubbio necessario assimilare persino l'ultima, per così dire, delle note. E sia i pro che i contro de Sade dovrebbero entrare in ogni riga del saggio. In una biografia che cattura. Perversamente. Fra le altre cose, come è noto, il ribelle appassionato ha scritto dall'interno della Bastiglia. Su rotoli di benda. Questo serva, in pratica, a scoprire dell'idea stessa che della scrittura aveva il de Sade. Lo storico della letteratura Dante Serra sceglie, allora, di raccontare un “filosofo libertino”. Riuscendoci. La curatrice del volume, scrittrice che da anni scrive e legge del corpo, delle sue mutazioni e delle sue rappresentazioni è la persona che opportunamente avrebbe trattato questa nuova edizione del libro di Serra, ed ha svolto egregiamente la missione. Non possiamo che accogliere.

mercoledì 6 aprile 2011

L'editoria salentina a Bari ExpoLibro 2011







Anche quest’anno a Bari, nell’ambito della Fiera del Levante si terrà l’ambito appuntamento di “Expolibro”, spazio di ExpoLevante dedicato all’editoria, ai lettori e alle occasioni di incontro con gli autori. L’amore per la lettura e la conoscenza delle case editrici pugliesi domineranno la scena in concomitanza con le celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia e grazie all’organizzazione di decine diversi eventi che prenderanno luogo tra il giovedì 7 aprile e domenica 10 aprile nel Padiglione 9 della Fiera. Le case editrici salentine sono presenti con diversi appuntamenti.

Besa Editrice sarà presente con le sue ultime novità, tre presentazioni ‘al femminile’ che vedranno impegnate, nell’ordine, Francesca Palumbo, venerdì 8 aprile alle ore 19.30, con il suo romanzo “Il tempo che ci vuole”, che verrà presentato presso la Sala “La Polla”; sarà la volta poi di Marisa Di Bello, che sabato 9 aprile alle ore 19.30 presenterà, presso la Sala “Manakis”, il romanzo “La badessa di San Giuliano”, infine la salentina Maria Pia Romano presenterà il suo ultimo libro, un romanzo dal titolo “L’anello inutile”, alle ore 20.00 di domenica 10 Aprile, presso la Sala “La Polla”. La casa editrice Kurumuny sarà presente domenica 10 Aprile alle ore 18.00, presso la Sala “Manakis”, con la presentazione del libro che ha letteralmente ‘scaldato gli animi’, nell’inverno appena trascorso, un piccolo gioiello editoriale e al tempo stesso un testo che ha avuto un ottimo riscontro di mercato, ci riferiamo al “Prezzario della rinomata casa del piacere”, curato da Anna Chiriatti e Stefano Donno. I curatori del volume saranno entrambi presenti in fiera per incontrare i lettori. Lupo Editore, reduce dall’aver ricevuto dall’associazione Puglialibre, il riconoscimento come “migliore casa editrice pugliese” per l’anno 2010, sarà presente con le sue ultime produzioni di poesia, libri per ragazzi e narrativa, in particolare “La malamara” di Giuseppe Triarico, “Cadenza d’inganno” di Alfredo Annicchiarico, "Ho provato a non somigliarti" di Pierluigi Mele.

L’ingresso a EXPOLIBRO 2011 è rigorosamente gratuito, un motivo in più per farci visita e tornare a casa con qualche buona lettura.

Info su come raggiungere EXPOLIBRO e sul programma completo possono essere trovate al seguente indirizzo: http://www.expolibrofdl.it

La porta sul mondo di Maurizio Soldini (Giuliano Ladolfi Editore)




















Un'indagine sul nuovo protagonista del nostro spazio quotidiano: il centro commerciale. Il poema propone riflessioni, meditazioni su se stessi e il proprio tempo, assurgendo così a vera e propria esperienza dell'anima. Il panorama urbanistico contemporaneo è dominato dal centro commerciale, «scatolone/dove il tempo è scandito/da quel televisore/che annuncia le occasioni di giornata» (VIII). Soldini ricostruisce una nostra giornata tipo, che si dipana tra due poli, l'Itaca di ognuno di noi e il centro commerciale. In questo viaggio tre sono gli eroi con cui si confronta l'autore: Marcovaldo, Astolfo, Ulisse. Ma l'ultimo eroe a cui ci aggrappiamo resta Ulisse, il perenne paradigma dell'umanità, il cercatore di senso nel mare del non senso. E l'unica salvezza è la via dell'arte dell'amore. La dimensione poematica dell'opera di Soldini si pone come sfogo e parabola allo stesso tempo: sfogo contro la realtà attuale, contro la spersonalizzazione del paesaggio, ridotto a una successione di scatoloni eterodiretti; parabola per la riconquista della minacciata, ma non ancora perduta, umanità. E il vero mondo è l'amore e l'arte la via per accedervi, ovvero la porta sul mondo.

IL PRIMO LIBRO CHE PARLA CON LA POESIA DI UN CENTRO COMMERCIALE

HANNO LETTO “LA PORTA SUL MONDO” E HANNO SCRITTO


"La porta sul mondo" è un dantesco (nell'unico modo possibile nel mondo attuale) itinerario alle esperienze, alle presenze, alle cose, alla non vita del nostro tempo così vano e sperduto da aver bisogno di infiniti oggetti per accorgersi di esistere davvero. (Giorgio Barberi Squarotti)


Sono stato colpito dalla intensità di alcune composizioni e dallo slancio con cui Soldini sa affrontare un tema tanto cruciale. Non nascondo che l’argomento mi interessa molto, e trovo che la decisione di Soldini di portarlo al centro della ricerca poetica (merce e mercificazione, alienazione e snaturamento) sia pienamente condivisibile. (Valerio Magrelli)


Mi è piaciuto molto il poemetto “La porta sul mondo”, dal quale mi sono sentito

coinvolto profondamente. (Paolo Ruffilli)


Ottima l'idea di fondo del poemetto “La porta sul mondo”. Il centro commerciale è diventato in pochi anni il centro dell'immaginario massificato dell'uomo occidentale, e mi sembra molto giusto che un poeta lo affronti, tra l’altro con dei versi ben tagliati. (Giuseppe Conte)


L'originalità del tema (la focalizzazione lirica, ma in forma che non esclude l'atteggiamento critico sottostante) si abbina a quella dello stile scelto, che richiama fin dall'incipit la classicità italiana. (Elisabetta Sgarbi)

martedì 5 aprile 2011

Poesie del panesalame di Carlo Carlotto a cura di Pasquale Vitagliano (Edizioni CFR - poiein)












Già dal titolo trapela la cifra stilistica dell’autore, quel tono dimesso che ne contraddistingue tutta l’opera in versi. Una poesia – la sua – che rifiuta l’aulico, il retorico, il ridondante, l’ampolloso per un periodare semplice basato sulla concretezza dei termini. Una lingua calata nel quotidiano con inserti vari sia dall’inglese, sia da sapienti spunti dialettali, come il subric di «Schizzi di favole» di gusto gastronomico o il Garibuia di stampo favolistico della medesima poesia. Un titolo, dicevo, di tono basso, da scampagnata tra amici, all’ombra variegata di un albero o sotto la penombra di un pergolato, quasi che i versi debbano fluire impastati di vita e di realtà. Anche in quest’ultima raccolta il poeta ci ricorda come l’uomo non sia il centro dell’universo, bensì soltanto un insignificante «granello di sabbia», una parte infinitesimale, un punto nello spazio infinito. Emblematica a questo proposito è la poesia Contemporaneamente, che guarda un po’ alla lezione dei grandi poeti del nord Europa, soprattutto la polacca Wisława Szymborska: Mentre proprio non ci pensavo,//indaffarato in trascurabili affari,// gli alberi hanno continuato//a sintetizzare clorofilla,//le sorgenti a sgorgare acqua,//i mari a sdraiarsi sulle spiagge// come se non esistessi per nulla. Le figure retoriche, come similitudini e metafore, sono molto parche, ridotte all’essenziale. Un esempio di come un’immagine naturale possa trasfigurarsi in modo quasi lineare, con un procedimento a specchio, è quella del noce a novembre della poesia «Corallo». Con un processo di scambio e analogie, l’albero autunnale diventa «altro», quasi visione metafisica: Aggrappato allo scoglio//della zolla algida,//sarebbe un corallo//se fluttuasse nel mare//anziché nell’aria//il noce a novembre,//grigio e giallo. Carlotto scrive poesie usando parole scarne nella loro fulgida nudità, nel loro significato intrinseco, come un tempo i contadini costruivano i muri a secco accostando le pietre una sull’altra con grande sapienza, senza l’uso di cemento. A tratti balenano lampi di humour sottile e graffiante, spunti di indignazione da poeta engagé. (Remigio Bertolino)

Contemporaneamente

Mentre proprio non ci pensavo,//indaffarato in trascurabili affari,//gli alberi hanno continuato//a sintetizzare clorofilla,//le sorgenti a sgorgare acqua,//i mari a sdraiarsi sulle spiagge// come se non esistessi per nulla.// E in effetti me l'hanno dimostra