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giovedì 27 gennaio 2011

Il meccanico Landru, di Andrea Vitali (Garzanti). Intervento di Nunzio Festa





















Nel '30, Bellano, come sempre e 'giustamente', è fascista. Ma è, inoltre o soprattutto, una delle tante provincie italiane, non dell'Impero Italiano; insomma un paesotto. Allora, se da un treno scendono sei uomini, soprattutto “malvestiti” e “con la barba lunga”, il primo spione di turno non può che invocare clamore (ovviamente il capostazione). Eppure non si tratta che d'operai: le braccia che serviranno, o almeno questo era il proposito dell'azienda, alla Sacr per sosituire uomini con nuove macchine. Insomma il primo problema è che queste persone sono state chiamate ad aiutare nella pulizia, in un certo senso, della manodopera locale. Poi aggiungiamo che a una festicciola paesana si mettono al centro d'una rissa. Che, soprattutto, uno di questi, l'affascinante “gaucho” Landru ha, si capirà avanti nelle pagine, sempre la volontà d'inventare espedienti poco puliti e chiari al fine d'arrabattare la quotidianità. Perché, va specificato, i cinque colleghi sono cacciati da Bellano. Mentre Landru rimane. E il Partito lo scopre ottimo calciatore. Tanto, insomma, da volerlo quale attaccante a coprire le mancanze della squadra di famiglia. Qui, nuovamente, altri personaggi portano i loro desideri. Le loro voglie, quasi costantemente sopite. Vedi la Emilia Personnini che Angelici Landru fa innamorare. E alla quale il meccanico non in servizio fa credere che porterà con sé in Argentina: se questa gli procurerà i soldi necessari a formare il biglietto di viaggio. L'uscita. Insomma, la cittadina, fascista o non fascista, è tutta scossa da questa venuta dello straniero. Come tanti altri piccoli luoghi avrebbero fatto fare ai loro comuni abitanti. A parte la bellissima, triste e giustissima battuta finale del romanzo, è questo l'elemento in più, appunto, dell'opera. Che stavolta, persino i più buoni della comunità hanno paura. Inizialmente molta paura dello straniero. Alcuni di loro trovano l'occasione perfetta per uscire dalla gabbia. Ovviamente, i fascisti di queste pagine non sono tutti coglioni. Ma sono tutti di paese. E questo non vuol dire che, nel frattempo, non abbiamo cattivissime intenzioni. Fatto brutte azioni. Il racconto di Vitali centra un altro tema. Lo legge benissimo. Con la naturalezza che 'solamente' la lingua piana e minuta di Andrea Vitali può garantire alla trama. Andrea Vitali, se ce ne fosse bisogno, si conferma grandissimo narratore.

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