"Crescete pure ma rimanete piccole, figlie mie. Fate dispetto a chi vi
vorrebbe senza sogni pericolosi". "Un pilota perde un secondo a giro a
ogni figlio che gli nasce", diceva Enzo Ferrari. È una frase bellissima.
Significa capire che c'è qualcosa di più importante fuori da sé, e che
quando ti nasce un figlio il successo non si misura più con i traguardi
con cui l'hai misurato fino a quel momento. I figli sono l'occasione che
ti regala la vita di guardarti allo specchio. Tutto quello che sei,
quello in cui credi, quello per cui lotti non sono più solo il tuo modo
di stare al mondo, ma si caricano di una nuova responsabilità. Da quando
sono arrivate Caterina e Margherita (quattro anni e due scarsi), per
Saverio raccontare storie con immagini e parole non è più solo un modo
per fare il proprio lavoro. È gettare sul mondo uno sguardo che sarà,
almeno inizialmente, anche il loro, è fare scelte di cui a loro più che a
chiunque altro dovrà rendere conto. In una lettera alle sue figlie, tra
pappe dai colori indecenti e cambi di pannolini in alta quota,
terribili gaffe e momenti di grande tenerezza, Saverio affronta i temi
che più gli stanno a cuore: la tolleranza, i diritti dei più deboli, la
lotta per l'uguaglianza, la denuncia di qualunque forma di razzismo e
fascismo, i pericoli della rete. Saverio Tommasi ci regala il gesto
d'amore più grande che un uomo possa fare per i propri figli:
raccontarsi davvero, a costo di abbassare qualunque difesa.
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