Raccontando gli anni del fascismo con
un'epopea dove le storie dei personaggi dialogano magistralmente con la
grande Storia, Marcello Dòmini segue le peripezie di due fratelli lungo
ventotto anni, e segue, senza mai perderle di vista, le vite di tutti
coloro che gli si muovono intorno. Il grande romanzo popolare di uno
scrittore al suo esordio.
«Gli fu improvvisamente chiaro
cosa significava essere il maggiore: sarebbe stato lui a doversi
prendere cura del fratello per il resto della vita, perché erano uniti
da qualcosa che non si poteva spiegare ma che c'entrava col papà e la
mamma, con l'amore, la famiglia, con tutti quelli che erano venuti prima
di loro e tutti quelli che erano venuti prima di loro e tutti quelli
che sarebbero seguiti poi.»
«Di guerra e di noi» è la storia
di due fratelli e copre l'arco di due guerre mondiali, correndo a
perdifiato dal 1917 al 1945; comincia nelle campagne intorno a Bologna, e
da lì non si sposta. Quando il marito non torna dalla Prima guerra
mondiale, la madre dei due, ormai sola, è costretta a separarli. Il più
grande, di nome Ricciotti, va a studiare in collegio a Bologna. Il più
piccolo, Candido, rimane al mulino. Il collegio di Ricciotti è una
scuola da ricchi, e la vita di Candido al mulino è una vita da poveri.
Finiti gli anni avventurosi e duri del collegio, Ricciotti sarà
segnalato per andare a lavorare nella neonata sede del Fascio di
combattimento bolognese, dove incontrerà Leandro Arpinati, che diventerà
suo mentore e amico. Candido resterà invece a lavorare nelle campagne
frequentando sempre più quegli uomini e quelle donne che, col passare
degli anni, andranno a formare le bande partigiane. Ricciotti però non è
fascista, e Candido, d'altra parte, non è più di tanto interessato alla
politica. Pensano entrambi a mandare avanti la famiglia, a proteggere
la madre e i braccianti, pensano a correre dietro alle ragazze – donne
avvolte di colori, nonostante partecipino e soffrano la guerra quanto
gli uomini –, pensano a innamorarsi e poi sposarsi, e soprattutto a
comportarsi bene quando molti intorno a loro, a causa della guerra, si
comportano male. Come per Oskar Schindler, tuttavia, la grande occasione
per trasformare la loro azienda agricola in un progetto onesto ma più
ambizioso sarà proprio la guerra. Raccontando gli anni del fascismo con
un'epopea dove le storie dei personaggi – mai del tutto innocenti, mai
del tutto colpevoli – dialogano magistralmente con la grande Storia,
Marcello Dòmini segue le peripezie dei due fratelli Chiusoli lungo
ventotto anni, e segue, senza mai perderle di vista, le vite di tutti
coloro che gli si muovono intorno – compagni di scuola, segretarie,
squadristi, mogli, crocerossine, staffette partigiane... –, e lo fa
rovesciando situazioni, svelando fondi segreti (dei muri e dei
personaggi), collegando incontro a incontro, fatto a fatto, con una voce
profonda, potente e in fondo scanzonata, perché è sempre la giovinezza a
partire per la guerra. Il grande romanzo popolare di uno scrittore al
suo esordio.
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