Se in vita era sodale di Luigi Pirandello e Giuseppe Antonio
Borgese, dopo la morte è rimasto nella torma degli autori
"trascurabili", di chi ha pubblicato poco e disordinatamente.
«Un
raccolta divulgativa di sei saggi scritti tra il 1918 e 1919, per farsi
u'idea di cosa Tozzi pensasse della letteratura e di quanto le ruota
attorno: editori, circoli, persino manuali scolastici» - La Lettura
Oggi, proprio con Pirandello e con Verga, Tozzi è ritenuto il più
grande novelliere dei primi ottant'anni dell'Italia unita. I saggi
raccolti in "Come leggo io" sono un'introduzione e un compendio della
sua poetica, tanto di scrittore quanto di lettore. Con tono squillante, e
senza tema di perentorietà, impone la propria idea di letteratura;
denuncia i perversi meccanismi editoriali, che inseguono e alimentano le
mode; rivolge accuse alla critica letteraria, che dalle pagine morte
dei manuali rende «antipatiche anche le cose più degne
dell'immortalità». E, non ultimo, dispensa consigli ai giovani
scrittori, soprattutto a quelli che si sentono «nati con l'esperienza
dei vecchi», perché non si sollazzino in «esercizi di calligrafia».
Introduzione di Arnaldo Colasanti.
Nessun commento:
Posta un commento