Con nove disegni dell'autore e uno scritto di Italo Calvino.
Torna, restaurata filologicamente, l'opera piú strana, ma forse per
questo tanto affascinante, di Carlo Levi: diario ospedaliero,
autobiografia, libro di sogni e riflessioni a 360 gradi.
Levi
la scrisse nel 1973 in condizione di cecità, quando era in clinica per
un doppio intervento alla retina. Per questo si fece fare un quaderno
con una griglia metallica che lo aiutava a tenere allineata la scrittura
(da cui il titolo). La malattia e la percezione di una fine non lontana
lo portavano a ripercorrere ricordi di infanzia che si intrecciano però
con i sogni, in una situazione in cui notte e giorno, sonno e veglia,
non avevano molte distinzioni. Il libro uscí postumo nel 1979. Ora viene
riproposto recuperando alcune parti perdute e l'ordinamento originario
d'autore. Il Quaderno non è un'opera progettata a tavolino, nasce
piuttosto da una prassi quotidiana volta a esorcizzare con la luce della
scrittura il buio della malattia. Le stesse condizioni materiali in cui
versa l'autore orientano piú che mai l'opera, a tal punto che in alcuni
passaggi le carte manoscritte attestano come egli si sia addormentato
scrivendo, cosí come al contrario altre volte si sia risvegliato e abbia
prontamente appuntato un sogno. Il carattere diaristico e quotidiano
dell'opera si mescola allo sguardo onirico e interiore a cui lo
costringe la cecità. In molti suoi romanzi, Levi intreccia una
componente finzionale a eventi della propria biografia, e il risultato
di questo impasto ha talvolta ingenerato equivoci circa lo statuto delle
sue opere. Anche il Quaderno non si sottrae a tale caratteristica, qui
tuttavia i dati concreti sono davvero esigui: l'operazione, il ritorno a
casa, una seconda operazione in aprile e il successivo periodo di
convalescenza sono parti della cornice entro cui sprofonda l'abnormità
del mondo onirico, vero tratto distintivo di questo diario che non deve
essere necessariamente letto pagina per pagina, ma che può anche essere
attraversato con incursioni trasversali. dalla prefazione di Riccardo
Gasperina Geroni.
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