Los Angeles, agosto 1965. Americo Monk è un esploratore urbano, un
rabdomante di storie, la sua vita scorre più o meno serenamente nel
ghetto, tra il palazzo di container in cui vive assieme alla fidanzata
Karmann e la quotidiana, ossessiva caccia a graffiti, tag e murales da
ricopiare nel suo quaderno per decrittare il linguaggio segreto della
città. Poi un giorno, d'improvviso, il mondo inizia a bruciare: durante
una delle sue ricognizioni nei territori delle gang esplodono i moti di
Watts, tumulti che mettono a ferro e fuoco i quartieri popolari di L.A.
per giorni. Monk si ritrova così perso, confuso, isolato; un Ulisse nero
in balia del caos, distante miglia e miglia da casa e senza alcuna
possibilità di tornarci se non attraversando un pericoloso mare di
negozi incendiati, volanti della polizia in assetto antisommossa e boss
di quartiere. Così, mentre Karmann, novella Penelope, lo attende
assediata da falsi amici scrocconi, perdigiorno e cascamorti, Monk
inizia un viaggio estenuante in una città divisa tra violenza e
repressione, perbenismo e cultura underground. Nel corso del suo
pellegrinaggio nel ventre della rivolta si trova faccia a faccia con
malavitosi cinesi mangiatori di loto, streghe del vudù, gangster che
citano William Blake, ciclopici re delle fogne con un occhio bendato e
perfino Godzilla. "Odissea americana" di A.G. Lombardo è un romanzo
rocambolesco, un fiume in piena di vernice spray, musica soul e
marijuana che, alternando episodi surreali a violenti squarci di realtà,
dipinge sui muri losangelini un ritratto, contraddittorio ed
elettrizzante, del contemporaneo. Un canto epico notturno, che racconta
il nostro eterno, disperato ritorno verso la casa da cui siamo partiti e
i pericoli che potere e fato disseminano sul nostro cammino.
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