Nell’autunno del 1915, Constance Kopp, dopo aver scartato sdegnosa il
mestiere di giardiniera e intagliatrice, per non parlare di quello di
governante, si destreggia nel suo nuovo mondo: la prigione dello
sceriffo Heath, ad Hackensack, in New Jersey. Il suo posto da
vicesceriffa è in bilico, perché le ingessate leggi dello Stato ancora
non prevedono che quella carica possa essere ricoperta da una donna. E
così viene retrocessa a direttrice della sezione femminile, dove
sorveglia le detenute o rincorre giovani ragazze in fuga sui treni,
accudisce prostitute rinvenute mezze uccise dall’oppio, sottrae
ragazzine ignare alle grinfie di qualche mascalzone, compila documenti
per donne che vogliono divorziare. Ma è un vecchio tedesco scaltro, il
barone von Matthesius, che, evadendo, minaccerà il suo distintivo. In
questo sequel basato su una storia vera, Constance insegue l’evaso per
le strade di New York e del New Jersey, dimostrando tutto il suo talento
di detective. Le sue sorelle, Norma e Fleurette, sono d’aiuto e anche
d’ostacolo al suo lavoro: Fleurette, frivola e spumeggiante, intende
darsi all’amato teatro, con grande preoccupazione di Constance, mentre
Norma, che addestra piccioni per il recapito urgente di messaggi e legge
sei quotidiani al giorno, con il suo pragmatismo fornisce a Constance
ottimi suggerimenti per risolvere il caso. Grossi guai per Miss Kopp fa
entrare ancora una volta i lettori nella storia dimenticata di una delle
prime donne vicesceriffo d’America, in anticipo non solo sul suo tempo,
ma a volte anche sul nostro. Era il 1915 ed ero stata nominata
vicesceriffa. Portavo pistola e manette. Potevo effettuare un arresto.
Percepivo uno stipendio da uomo. La gente lo trovava sconvolgente e a me
non poteva importare di meno. C’è chi aspira alla cronaca rosa, io
invece ero sempre finita nella nera. «Chi volesse scovare un difetto nei
libri di Amy Stewart, sappia che cercherà invano.» New York Journal of
Books
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