Una macchina procede sulle strade americane. All’interno una coppia e i
due bambini nati da precedenti relazioni. Il padre e la madre sono
documentaristi, si sono conosciuti durante una mappatura degli idiomi
parlati a New York, la metropoli linguisticamente più eterogenea del
pianeta. Si sono lasciati alle spalle la casa in cui sono diventati una
famiglia. Davanti a loro una lunga lingua d’asfalto che li spinge verso
un futuro incerto. Sono diretti in Arizona: il padre vuole visitare il
luogo dove l’ultima banda di guerrieri apache si è arresa all’esercito
americano. La madre vuole invece vedere con i propri occhi la realtà di
quella che i notiziari chiamano “emergenza migratoria”: bambini che
attraversano da soli il confine. In un alternarsi di paesaggi desertici,
polverose città di frontiera e soste in motel, si delinea una nuova
mappa dell’America d’oggi, un territorio profondamente segnato dalla
storia, dalle migrazioni e dalle conquiste. Lo stesso paesaggio che, in
cima a un treno merci, attraversano anche i bambini perduti con un
numero di telefono cucito sui vestiti.
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