Con buona pace del "giusto
distacco" del lettore e del recensore, confesso che ho letto e spesso
apprezzato le pagine di "Diario di un'insurrezione" perché il messaggio
e il punto di vista dell'autore non si discosta molto dal mio; tranne per
alcune valutazioni e qualche giudizio che non condivido, quindi, io stesso
analizzo e vorrei ripartire allo stesso modo di Sergio Baratto dal
controvertice di Genova del 2001. (E non solmante perché avevo allora vent'anni
non ancora compiuti per pochi giorni). Pasolini fece Salò come denuncia della
riduzione del corpo e dell'uomo a oggetto, e oggetto di consumo - sottoposto
alla fine al consumo. Noi che abbiamo partecipato alla grande mobilitazione
contro il vertice del G8 di Genova, denunciavamo, 'tra le altre cose', la
mercificazione delle vite tutte e degli stati, sottoposti alla dominazione e
alla sopraffazione del capitale-multinazionale. Baratto, i cui scritti avevo
più volte apprezzato sul libero spazio d'espressione di Giovannini, Benedetti,
Moresco, Tarabbia, Scarpa ecc., www.ilprimoamore.com, con questa opera
d'esordio sintetizza al fine le nostre aspettative per il futuro, ma
soprattutto il moto di rigetto incominciato con le delusioni di qualche anno
fa, il fiume di disicanto e i materiali che bollivano nel pentolone della
contestazione che montava. Ché è diventata presenza forte. Assoluta. Nonostante
lavoro e lavorio degli addetti alla salvaguardia della normalità. Diario di
un'inserruzione, dove finalmente rivedrete il subcomandante Marcos e pezzettini
dei tantissimi testi/grida dell'Ezln e del popolo chiapaneco, dialoga
direttamente con gli elementi positivi e negativi di quella lunga esperienza.
"A chi si ostina a credere nella lotta per un altro mondo possibile non
resta che sottrarsi e fuggire. Ma questa fuga, sempre più solitaria, disperata
e testarda, si trasforma piano piano in una marcia di attraversamento. La
ritirata si confonde con l'avanzata e si fa cammino interiore di
rigenerazione". Racconto personale d'una storia collettiva, è definito il
libro. L'agile libretto, per me, è lo stesso bisogno d'agire nel pieno
dell'immobilismo. Forse una prova. E, finalmente, il riepilogo di quel che
siamo stati.
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