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lunedì 12 novembre 2012

Diario di un'insurrezione di Sergio Baratto (Effigie). Intervento di Nunzio Festa



Con buona pace del "giusto distacco" del lettore e del recensore, confesso che ho letto e spesso apprezzato le pagine di "Diario di un'insurrezione" perché il messaggio e il punto di vista dell'autore non si discosta molto dal mio; tranne per alcune valutazioni e qualche giudizio che non condivido, quindi, io stesso analizzo e vorrei ripartire allo stesso modo di Sergio Baratto dal controvertice di Genova del 2001. (E non solmante perché avevo allora vent'anni non ancora compiuti per pochi giorni). Pasolini fece Salò come denuncia della riduzione del corpo e dell'uomo a oggetto, e oggetto di consumo - sottoposto alla fine al consumo. Noi che abbiamo partecipato alla grande mobilitazione contro il vertice del G8 di Genova, denunciavamo, 'tra le altre cose', la mercificazione delle vite tutte e degli stati, sottoposti alla dominazione e alla sopraffazione del capitale-multinazionale. Baratto, i cui scritti avevo più volte apprezzato sul libero spazio d'espressione di Giovannini, Benedetti, Moresco, Tarabbia, Scarpa ecc., www.ilprimoamore.com, con questa opera d'esordio sintetizza al fine le nostre aspettative per il futuro, ma soprattutto il moto di rigetto incominciato con le delusioni di qualche anno fa, il fiume di disicanto e i materiali che bollivano nel pentolone della contestazione che montava. Ché è diventata presenza forte. Assoluta. Nonostante lavoro e lavorio degli addetti alla salvaguardia della normalità. Diario di un'inserruzione, dove finalmente rivedrete il subcomandante Marcos e pezzettini dei tantissimi testi/grida dell'Ezln e del popolo chiapaneco, dialoga direttamente con gli elementi positivi e negativi di quella lunga esperienza. "A chi si ostina a credere nella lotta per un altro mondo possibile non resta che sottrarsi e fuggire. Ma questa fuga, sempre più solitaria, disperata e testarda, si trasforma piano piano in una marcia di attraversamento. La ritirata si confonde con l'avanzata e si fa cammino interiore di rigenerazione". Racconto personale d'una storia collettiva, è definito il libro. L'agile libretto, per me, è lo stesso bisogno d'agire nel pieno dell'immobilismo. Forse una prova. E, finalmente, il riepilogo di quel che siamo stati.

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