Simon Lelic ci regala qui un
romanzo poetico e feroce, forte di una trama di tale potenza e attualità e di
una così inequivocabile qualità letteraria da essere diventato un caso
letterario sia in Europa sia negli Stati Uniti, dove è stato segnalato dal New
York Times come il crime più importante dell’anno.
Estate. Mattina. Una scuola come
tante, in un sobborgo di Londra. Professori, preside e alunni sono riuniti in
assemblea plenaria nell’aula magna. Tema all’ordine del giorno: la violenza.
Qualche giorno prima Elliot Samson, dieci anni, è stato selvaggiamente
aggredito da un gruppo di compagni più grandi. Pochi minuti dopo uno dei
docenti, Samuel Szajkowski, apre il fuoco sui presenti. Cinque morti, quattro
allievi e un’insegnante. La sesta vittima è l’omicida: un colpo solo, alla
testa. Il caso viene aperto e subito chiuso visto che, in realtà, un caso non
c’è. Ma l’ispettore Lucia May non si arrende all’evidenza: caparbiamente,
inizia a interrogare allievi, docenti, il preside, i genitori delle vittime.
Cosa ha spinto un timido, riservato professore di storia a commettere un
crimine così efferato? Ognuno ha una spiegazione da dare, una sua
interpretazione dei fatti, dei moventi; ma la verità è una terra straniera, un
labirinto di dubbi attraverso cui emergono, via via più nitidi, il ritratto di
un uomo qualunque e le motivazioni della sua scelta. Fare fuoco, per non
soccombere.
Simon Lelic è nato a Brighton nel
1976 da padre sloveno e madre inglese. Dopo aver lavorato a Londra come
giornalista free-lance, ha rilevato l’impresa paterna di import-export. Lelic
ha da poco lasciato Londra, dove ha vissuto per dieci anni, per trasferirsi
nuovamente a Brighton, dove abita con la moglie e due figli.
«Io scrivo per porre delle
domande ai lettori. Per far sì che si soffermino a considerare il punto di
vista meno banale, quello che non emerge dalle notizie di cronaca, dai titoli
cubitali dei giornali. La realtà è invece piena di sfumature, di grigi: sono
l’essenza stessa delle cose, anche se sembriamo averlo dimenticato.» Simon
Lelic
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