Marzo 1987. Nella torpida e malavitosa Mesagne il biliardino è l’unica
passione di una inquieta gioventù che cerca di prolungare l’adolescenza per
paura del futuro. Il bar di Salvatore è il loro punto di ritrovo. Qui, come a
sfida, portando nel locale il gelo di una eccezionale nevicata fuori stagione,
si presenta Rudi il Cileno, ventenne boss emergente della Sacra Corona Unita.
Ma la sua sorprendente intenzione è solo quella di trovare un partner per
partecipare al torneo dell’Inter Club e per Mattia Bonelli, il prescelto, si
aprono giorni critici che lo vedono diviso tra una timorosa curiosità e la
tentazione di una sincera amicizia. La sua vita sembra scorrere su due binari
paralleli, tra la solida e tradizionale atmosfera di casa e la strada, mentre
il rapporto con Rudi rivela una insospettabile dolcezza che smuove in Mattia
momenti di bilancio, ricordi sopiti e ammissioni di fragilità, riscoperta di
radici. E mentre la primavera salentina esplode in tutta la sua prepotente
luminosità, a pochi giorni dalla finale del torneo di biliardino si gioca il
destino dei due amici: per uno dei due il futuro sarà tutto da scrivere,
dell’altro resterà una traccia di dolente purezza. Una splendida storia di
crescita, di ribellione e contraddizione, di autenticità.
Di fronte a noi c’era il miglior attaccante della storia del biliardino
mesagnese. Un fenomeno della natura: tecnica perfetta ed una fluidità nel
maneggiare le stecche che portavano il gioco al massimo della velocità
possibile. Eravamo di fronte e ci fissavamo, ridendo con gli occhi. In sala
c’era ressa e fumo, la gente spingeva nel tentativo di ricavarsi un piccolo
spazio per guardare la partita. Oltre ai soliti biliardinomani, quella sera
c’erano facce nuove, gente che in quel posto non s’era mai vista e non era
difficile capire di che tipo di gente si trattasse. Stavano lì in piedi, con le
sigarette accese, le camicie sbottonate sul petto, le collane d’oro grosse così
e lo sguardo truce.
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