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sabato 19 novembre 2011

Scardinare l’acqua di Rita Filomeni (LietoColle)




















Questa scrittura sembra contrarsi sapendo che l’azione è figlia della potenza, in modo che ognuna delle due, lasci intravvedere l’altra, con la quale intrattenere una dialettica di energia. […] nella scrittura di Rita Filomeni, non abbia molto senso cercare il levigato del nobilissimo e vincente percorso che va da Petrar­ca a Leopardi, ma sia meglio parcheggiare l’attenzione del lettore dalle parti dello scorbutico poeta cacciato da Firenze. Inoltre, nel privilegiare la struttura portante del significato, […] questi versi occhieggiano a quella catastrofica fortu­na di un punto sensibile, un nervo scoperto, che è quello dell’assoluto, come unità di misura nel cogliere il variegato senso della vita. (dalla prefazione di Guido Oldani)
“Vogliono piuttosto essere, questi versi, lavoro di ago e filo, ricostruzione uncinata di una archeologia del presente. Sterpéto fin già troppo arido e in frantumi, il reale, martoriato e tradito per il voluttuoso virtuale, ne costituisce l’orizzonte verticale ed il limite. Inseparabili dai fatti di una vita e di un’epoca perversa, segnate dalla non misura con cui si è imparato a guardare e misurare le cose, queste poesie - leggibili in una punteggiatura visibile ed invisibile - rappresen­tano il prezzo pagato e deciso a pagare per un dovere: la libertà. (L’autrice)

dalla sezione DISGIUNTURE – “cosa nostra// per la sovraintendenza del paese// qual dente del giudizio, si fa largo,// incuccia sanguisuga e trama ragne// maligni a bisbigliar anch’al senato// sì contro lì non sai chi hai accanto se valigia a doppio fondo è lo stato// che su gl’onesti com’aiuol calpesta// e vuol uno ci finisca, e sette n’esca// dentro, mai, a vita hanno lo sconto// di pena, non li ammali depressione:// cosa nostra altrimenti è guarigione

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