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venerdì 27 ottobre 2023

Autoritratto newyorkese di Maurizio Fiorino (Edizioni E/O)

Quello di Autoritratto newyorkese è il racconto di una generazione disillusa, tradita e irrimediabilmente sola, che senza punti di riferimento vive l’erotismo come una forma estrema di incomunicabilità.

«Con una scrittura priva di eccessi, ma con precisi affondi intimisti, Fiorino ci porta nelle viscere di una città che è più misera di come si racconta e nelle bassezze di una generazione che ha più speranze di quel che si dica.» - Internazionale

«Ci si emoziona, quasi ci si commuove a ritrovare un romanzo newyorkese così janowitziano, pieno di luoghi chiamati per nome, di esistenze randagie vissute nella fretta, sconquassate dalla distrazione, dalla confusione, da incidenti paradossali e da piaceri di brevissima durata, esistenze comiche loro malgrado perché vissute in locali squallidi e assurdi, in compagnia di personaggi assurdi e psicotici.» - Tuttolibri


New York, 2008. Il ventitreenne protagonista ha lasciato l’Italia, per andare all’estero a studiare fotografia. Per sbarcare il lunario fa il go-go boy nei locali notturni di Alphabet City e il modello di nudo per artisti di second’ordine, trascorrendo gran parte del suo tempo libero su Craigslist alla ricerca di stanze in affitto e di sesso usa-e-getta. È lì che incontra Louis, detto Lou, uno sregolato che passa le sue giornate in una casetta costruita su un albero, fuori città, leggendo libri fantasy. I due, dopo un’incostante e fugace frequentazione, decidono di andare a vivere insieme e mentre tentano di far quadrare i conti con i loro sogni e i rispettivi disincanti, tirano a campare alla bell’e meglio: Lou trovando lavoro in un bizzarro solarium aperto ventiquattr’ore al giorno, il protagonista in una pizzeria italiana. Imprigionata in un’oscura e autodistruttiva ossessione reciproca, la loro diventa una storia fatta di furti in giro per i supermercati di Manhattan e di notti insonni, di pericolosi giochi d’azzardo e marchette, di pugni in faccia e diner che, in assenza di posti dove sfogare le ultime frenesie notturne, si trasformano in parcheggi dell’anima. L’esito, irrimediabilmente devastante, sembra suggerirci l’idea che bisogna precipitare nell’abisso più profondo per venire a patti con la propria integrità. 

 


 

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