“Molto spesso inizio a scrivere annullando la mente, le parole piano piano o d’impeto si spandono sulla carta, prendono forma. Una bussola mi accompagna in questo viaggio, la consapevolezza di non essere solo. Mi piace molto la forma degli haiku giapponesi, piccole storie concentrate in tre versi. Un mondo, che apre orizzonti inesplorati e così cerco la semplicità del verso, la possibilità dell’essenziale. Molto spesso siamo circondati dal molto, molte parole, molte immagini, molto rumore, ecco cercare di togliere il superfluo, limitarmi a poche righe, ma nello stesso tempo costruirmi un mondo. Mi ha sempre affascinato il testo della Bibbia “Genesi”, in cui Dio nel creare il mondo, lo divide in giornate lavorative ed espressamente dice: “E fu sera e fu mattina” per ogni ciclo, per ogni giornata. Perché nell’ambito di una giornata si chiude un cerchio, che si può allargare o restringere a seconda della capacità di ognuno di noi. Molte poesie sono accompagnate da un’ immagine, che non è l’illustrazione dei versi. Immagini semplici, che hanno una forma autonoma, ma nello stesso tempo racchiudono il senso dei versi, ai quali fanno riferimento. La disposizione dei versi e delle immagini è collocata in modo tale che i versi siano la lingua originale, le immagini la traduzione e come tale una interpretazione, che non rispecchia la parola. La matita va per conto suo e io la lascio tracciare, per interpretare e scrutare l’imprevisto. (Giuseppe Zilli)
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