Pagine

Evidenzia Libri - Libri e dintorni news

Notizie su Libri e Festival Letterari

    Powered by ilLibraio.it

    venerdì 14 maggio 2021

    Ambrogio Valsecchi autore de Storia di un teologo e della sua opera "estremamente pericolosa" (Morcelliana)

     “Una teologia discordante. Ambrogio Valsecchi nell’Italia degli anni ’50-’70” (pagg. 368, 28 euro, Morcelliana), ricostruisce e interpreta la storia e la produzione del prete ambrosiano, teologo di primo piano nella Chiesa italiana della seconda metà del ‘900, allora noto, ma poi pressoché sconosciuto per la “ damnatio memoriæ” calata su di lui in seguito ai pronunciamenti dottrinali contro le sue opere e per la sua scelta di ritornare allo stato laicale e dedicarsi alla psicoterapia. Un approfondimento tra storia e teologia, quello offerto in queste pagine da Federico Ferrari che, analizzando la letteratura di Valsecchi, nel corso di una ventennale attività scientifica e divulgativa, nonché valorizzando una documentazione finora inedita, presenta un capitolo importante per la comprensione della storia dei rapporti fra magistero e ricerca teologica nel postconcilio. È ormai riconosciuto che temi quali il controllo delle nascite o il divorzio, furono realmente centrali dal punto di vista dottrinale e pastorale, segnando fortemente la storia del cattolicesimo italiano - e non solo - di quegli anni. La riflessione di Valsecchi si concentrò principalmente su queste problematiche volendo offrire - nel solco della teologia cristiana e in dialogo con la cultura moderna - nuovi percorsi. Talora lungo direttrici discordanti rispetto al magistero ufficiale, ma corredati di una segnaletica chiara per tutto un mondo teologico che in quegli anni sentiva la necessità di riconoscere la mutevolezza e la contingenza delle forme entro cui vocazione e scelte di fede devono incarnarsi, mai pretendendo di cristallizzarsi dentro sistemi definiti per sempre. L’opera di Ferrari segue la vicenda esistenziale di Valsecchi in tutte le sue fasi: dal seminario, all'assunzione di un profilo via via più marcato di moralista , ovvero – e sin dagli Anni ’50 – di osservatore critico dei mutamenti di assetti politici, civili, sociali, e persino nel costume, della società italiana. Inizialmente vicino a monsignor Carlo Colombo (il futuro “teologo del papa”, influente consigliere di Paolo VI), Valsecchi – come qui sottolinea l’autore – si fece notare già prima del Concilio per la sua sensibilità a proposito di alcune questioni sociali inserendosi così anche nel dibattito sull’“apertura a sinistra” da parte della Dc e ottenendo una copertura assai cauta del suo arcivescovo Giovanni Battista Montini costantemente tenuto sotto controllo insieme al mondo ambrosiano dal cosiddetto “partito romano”. Su richiesta del suo maestro, il cardinal Giovanni Colombo, Valsecchi partecipò al Concilio divenendo poi nella stagione successiva una figura di primo piano della nostra teologia. L’attività di studioso e le sue pubblicazioni si allontaneranno sempre più dai metodi che i suoi superiori, in particolare Carlo Colombo, consideravano ortodossi tanto da giungere, dopo un drammatico percorso, alla rottura con quel mondo in cui era cresciuto. Scrive qui Ferrari che Valsecchi potrebbe apparire per molti aspetti un outsider, precursore in anticipo sul proprio tempo, tuttavia simile lettura ne depotenzierebbe la figura di teologo. L’interesse per Valsecchi risiede in ciò che scrisse, pensò e soprattutto testimoniò in quegli anni così complessi. La sua riflessione fu una continua ricerca e, come confessò al temine della sua opera prima, Regolazione delle nascite (1967) «non si dubiti della buona fede dei moralisti innovatori: oltre il resto, la mutazione d’indirizzo avvenuta è costata molto più a loro che a qualunque altro cristiano, se è vero che – tranne i giovanissimi – si erano tutti impegnati nel passato a difendere, quanto più onestamente e lealmente potevano, la posizione allora comune».

     


     

    Nessun commento:

    Posta un commento