«Hisham Matar possiede la qualità di cui ogni storico – del mondo e del sé – ha piú bisogno: sa quando farsi da parte per lasciare che sia il passato a parlare» - Hilary Mantel
Il primo
folgorante incontro di Hisham Matar con la pittura della Scuola senese
risale ai suoi giorni da studente a Londra, poco dopo che il padre era
sparito nelle prigioni di Gheddafi senza piú fare ritorno. Venticinque
anni piú tardi, in cerca di rigenerazione e quiete, Matar parte infine
per la città che di quella tradizione artistica fu la culla. Il suo
viaggio a Siena dura trenta giorni, durante i quali le visite quotidiane
alle opere di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Ambrogio
Lorenzetti e gli altri si alternano a lunghe passeggiate senza meta. I
vicoli e le piazze della città sono membra di un «organismo vivente»
dove un incontro fortuito scatena un ricordo, un'architettura rimanda a
un dipinto, nel tracimare continuo di un'esperienza nell'altra che
restituisce una visione, compiuta e commovente, del rapporto fra l'arte e
la condizione umana.
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