Un documento unico e clamoroso che svela dall'interno le regole non dette e i segreti inconfessati dei palazzi di potere.
"Io sono un'ombre. L'ombra del potere. Talvolta più potente del potere. Io sono il capo di gabinetto"
Nel tempo delle dirette social, dei leader iperconnessi, della
comunicazione come sostituzione dell'ideologia, c'è un angolo del potere
che resta sconosciuto, evocato talvolta ma inaccessibile nei suoi
meccanismi. La giuntura che lega le grandi burocrazie pubbliche alla
classe politica. I politici vorrebbero e provano, in ogni stagione, a
farne a meno. Ma non riescono a emanciparsene perché non possono. Una
burocrazia ostile, o semplicemente non collaborativa, è in grado di
impedire, confondere, rallentare qualsiasi decisione. In Italia la
selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di
cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della
Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I
burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche
amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento,
regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità, scandali, ricatti,
mele marce, figure leggendarie. Ogni stagione segna una diversa forma di
convivenza tra politica e burocrazia. Dalla Prima Repubblica a
Berlusconi, da Renzi ai grillini. La connivenza e la lusinga si
alternano alle epurazioni e alle minacce. Ma questo accade sulla scena
pubblica. Sotto traccia va in scena uno spettacolo diverso. Fatto di
relazioni, alleanze, trasversalismi, compromessi. E continuità. Questo
libro raccoglie sotto forma di diario-confessione la testimonianza di un
'grand commis' che ha lavorato per diversi ministri di diverso colore
politico.
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