In una sinfonia di ricordi, documenti e frammenti di vita, Jan
Brokken compone con magistrale equilibrio il ritratto di un eroe
dimenticato dalla Storia che, al pari di Oskar Schindler, Raoul
Wallenberg e Giorgio Perlasca, ha trovato il coraggio di opporsi alla
brutalità del Nazismo.
1940. L’Europa è sconvolta dal Secondo
conflitto mondiale, centinaia di migliaia di ebrei cercano riparo dalla
furia nazista nei pochi paesi ancora neutrali. Quando l’Unione Sovietica
invade la Lituania, i profughi che vi avevano trovato asilo non hanno
più scampo e si radunano in massa ai cancelli dei vari consolati, nella
speranza di ottenere un visto. In quell’anno, l’olandese Jan
Zwartendijk, direttore della filiale Philips in Lituania, viene nominato
console onorario a Kaunas, capitale del Paese. Cosa significava
esattamente per un uomo d’affari diventare console onorario? «Quasi
nulla», gli fu detto. «Forse ti capiterà di firmare qualche pezzo di
carta.» Ma se migliaia di ebrei trovarono la salvezza fu proprio grazie a
lui che firmò senza riserve i visti per il loro espatrio e garantì
l’apertura dell’ultima rotta verso la libertà: la Transiberiana fino al
Giappone, e poi Curaçao, isola olandese nel mar dei Caraibi.
Rintracciando con minuziosa dedizione fonti e testimonianze dirette dei
famigliari dei sopravvissuti, Jan Brokken racconta nel dettaglio una
delle operazioni di salvataggio più straordinarie della Storia,
ricostruendo con una prosa incalzante e magnetica i dieci giorni che Jan
Zwartendijk ebbe a disposizione per mettere al sicuro il maggior numero
di vite. Dieci giorni e dieci notti di febbrile attività per portare a
termine una missione caduta poi in un ingiustificato oblio, ma che
garantì la libertà a più di ottomila ebrei. Nel 1997, Jan Zwartendijk è
stato insignito postumo del titolo onorifico di «Giusto tra le Nazioni».
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