Una nuova sorprendente voce nella letteratura contemporanea
internazionale. A 28 anni Pajtim Statovci è l’autore di uno dei romanzi
europei più celebrati degli ultimi anni.
«Questa è l’opera
di un romanziere già maturo, in una tradizione che va da Camus a Kafka,
da Kadare a Kristeva. Di una bellezza brutale» - The Guardian
«La
scrittura di Statovci è di un lirismo toccante, capace di comprimere in
una sola frase rabbia e desiderio, la malinconia e il dettaglio più
minuto» - The New Yorker
Bujar è un uomo che sa diventare
una donna: può essere una meravigliosa ragazza di Sarajevo che attrae
uomini di ogni età o un affascinante giovane spagnolo che fa innamorare
ragazze alle quali non sa concedersi. Tra Orlando di Virginia Woolf e
Tom Ripley di Patricia Highsmith, Bujar crea continuamente se stesso e
la propria storia perché può scegliere chi è, la sua nazionalità, il
sesso, semplicemente aprendo la bocca e parlando, nel racconto di una
vita trascorsa in viaggio e in fuga, dall’Albania all’America, passando
per Roma, Madrid, Berlino, Helsinki. Bujar narra la sua storia in prima
persona, a partire dall’adolescenza poverissima a Tirana. La morte del
padre, il dolore della madre, la scomparsa della sorella, e poi
l’amicizia con Agim, coetaneo e vicino di casa, rifiutato dalla famiglia
per il suo orientamento sessuale. Entrambi fuori luogo in un paese
devastato, sempre più dipendenti l’uno dall’altro, decidono per la fuga,
a caccia di un futuro che gli appartenga. Vivono per le strade di
Tirana, poi sulla costa, fino al viaggio da clandestini in Italia
attraverso l’Adriatico. Dall’isolamento, l’umiliazione, la vergogna,
nascerà un nuovo Bujar. Emozionante riflessione letteraria sull’identità
condotta con una sensibilità innovativa e spiazzante, il romanzo segna
il talento di un autore giovanissimo, capace di raccontare
l’appartenenza e l’esclusione, l’amore e la crudeltà in un libro «che
come una potente fenice sorge dalle ceneri del secolo precedente» (The
Guardian).
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