Le cicogne sono immortali è il romanzo più politico di
Mabanckou, quello in cui l’universo famigliare si allarga rapidamente
fino a diventare un affresco del colonialismo, della decolonizzazione e
dei vicoli ciechi del continente africano, di cui il Congo è una potente
e dolorosa metafora.
«Michael racconta con
leggerezza le sorti una famiglia africana nel momento in cui si scontra
con la grande Storia. Un testo autobiografico e un romanzo storico allo
stesso tempo» - La Lettura
Continuazione ideale di Domani avrò vent’anni, Le cicogne sono immortali
ci riporta nella Pointe-Noire di fine anni Settanta, in tre giorni
cruciali nella storia del Congo-Brazzaville. Ritroviamo Michel, il
piccolo sognatore, oggi un ragazzino di tredici anni con la testa sempre
tra le nuvole; papà Roger, attaccato ventiquattro ore su ventiquattro
alla radio per ascoltare le ultime notizie dal mondo; mamma Pauline, la
venditrice di caschi di banane, forte, impavida; insieme a una spassosa
carrellata di personaggi. Non mancano i cinema Rex e Duo, che
trasmettono sempre i soliti film, il quartiere Trois-Cent, quello delle
prostitute, e tutti i luoghi cari alla memoria di Mabanckou e dei suoi
lettori. I tre giorni in cui si svolge la vicenda sono appunto giornate
cruciali: il presidente Marien Ngouabi, capo della rivoluzione
socialista congolese, è appena stato assassinato e la gente segue con
apprensione l’evolversi degli eventi. Tre giorni che cambieranno la vita
del protagonista. Ed è proprio attraverso le parole piene di ingenuità
di Michel che Mabanckou torna a raccontare, con il consueto umorismo e
il gusto per il grottesco, il proprio paese, con tutte le sue
contraddizioni ma anche la sua bellezza nostalgica.
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