“Riguardai il suo viso
e cercai di immaginarlo adesso, sfigurato dalla caduta. Una cosa che non
meritava, qualunque cosa avesse potuto fare di sbagliato. Non c’era perdono in quel viso. Lo cercavo,
ma non c’era”.
Chi è l’antagonista? - Il
volo di una mosca sul televisore spinge un trentenne a cambiare vita
lasciandosi alle spalle un matrimonio naufragato, le aspirazioni di critico
cinematografico frustrate dal mestiere di web content manager, il direttore che
gli impone il taglio da dare ai pezzi per non scontentare gli inserzionisti e
un romanzo da scrivere fermo solo all'immagine iniziale: Ero fermo a poco più
di un’idea. Anzi, un’immagine. Una ragazza che cammina a piedi nudi sulla
sabbia in una giornata di pioggia, alla fine dell’estate. Questo e poco altro.
Solo il vago sentore di una storia possibile dietro la tela di quell'immagine.
Un richiamo. Chi era? Da dove veniva? Cosa l’aveva portata lì? Pressapoco
queste le domande attorno alle quali avevo intenzione di sviluppare la storia.
In realtà, nella scena che avevo immaginato vi era anche altro. Un ulteriore
dettaglio. Mentre lei camminava sola sulla battigia, un uomo la osservava dalla
finestra di una casa sulla spiaggia. Il romanzo di Zambelli segue il viaggio
del protagonista senza nome. Dal buen retiro di Torre dell'Orso sino alla bruma
di Gonzaga, passando per il caos delle strade romane. Un viaggio che sferraglia
di treno in treno, viaggiando di notte, in quella terra di nessuno che è il
vagone inghiottito dalla campagna lombarda. Mentre il protagonista cerca di
darsi una nuova quotidianità tra giornali, rassegne cinematografiche, classici
da leggere e rileggere tra il fumo di troppe sigarette, ecco comparire il volto
della sua prima fidanzata sulla foto di un giornale. Erika si è suicidata. Il
suo volto sfigurato lo rimette su un altro treno, per ritrovare lei e se
stesso. Il viaggio procede a strappi. Nel vapore degli anni verdi
dell'università, quando il sogno segreto era un disco troppo caro. Cosa
nasconde il parroco don Diego? Cosa ha da offrire la proprietaria dell'albergo
che ha già un nome salvifico come Grazia? Un funerale senza nessuno a seguire
la bara, solo due mazzi di fiori e un biglietto. Resta questo e una donna che
continua a camminare sulla spiaggia. Un esordio “davvero speciale” quello di
Zambelli che per Giulio Mozzi “ha tutte le caratteristiche per diventare un
classico: perché lavora su zone profonde dell'immaginario, perché la sua lingua
è perfettamente controllata, perché l'autore avanza nella narrazione con la
sicurezza di chi ha un mondo in testa”.
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