Verrà presentato il libro di
Daniele Palma edito da Kurumuny dal titolo “L'AUTENTICA STORIA DI OTRANTO NELLA
GUERRA CONTRO I TURCHI. NUOVA LUCE SUGLI EVENTI DEL 1480-81. DALLE LETTERE
CIFRATE TRA ERCOLE D’ESTE E I SUOI DIPLOMATICI”
venerdì 12 luglio alle ore 19,30
presso Palazzo Raho a Zollino in via Vittorio Veneto. Interverranno Antonio
Chiga (Assessore alla cultura), Luigi Manni (Ricercatore), Luigi Chiriatti
(Kurumuny), Daniele Palma (Autore). L’appuntamento ha il Patrocinio del Comune
di Zollino
Più di trecento lettere originali
presenti nell’Archivio di Stato di Modena – scritte nei giorni del conflitto e
in parte codificate con un alfabeto segreto per comunicare in modo riservato le
informazioni più delicate sui rapporti tra varie entità statuali, europee e
mediterranee – costituiscono la struttura fondamentale di questo volume sulla
guerra turca contro la Terra d’Otranto. Le risultanze che scaturiscono da tali
documenti sono confrontate con altri già editi, con la storiografia posteriore
e con la saggistica sull'argomento. Sul più vasto scenario della guerra che i
turchi portarono in Terra d’Otranto, se da un lato è stato scritto molto,
dall’altro sono rimaste molte questioni aperte. Lo stesso discorso vale,
naturalmente, per altre questioni, quali l’esatta cronologia dei vari episodi
in cui si dispiegò l’invasione turca o lo sterminio di centinaia di otrantini:
perché fu voluto e precisamente da chi, con quale criterio furono scelte le vittime, se ebbero la
possibilità di scampare alla morte riscattandosi o abiurando la loro fede, se questo fu loro richiesto, e altro ancora.
Daniele Palma - Daniele Palma, nato a Calimera (LE) nel 1952, forse
perché impaziente di dedicarsi alla neonata passione per l’astrofisica, nel
1970 conclude brillantemente gli studi classici saltando l’ultimo anno di
liceo. Negli anni seguenti, in effetti, studia fisica prima a Lecce e poi a
Roma, laureandosi nel 1975 con una tesi nella quale introduce un nuovo
parametro per lo studio di alcune caratteristiche degli ammassi globulari,
grandi concentrazioni di stelle intorno alla nostra galassia. Tra un esame e
l’altro trova il tempo di esprimere le sue opinioni – sulla politica,
sull’economia e sul costume – in vari giornali locali, spesso da lui stesso
fondati, diretti ecc.: forse, crede, per un residuo gusto per il componimento.
Intanto pubblica su riviste specialistiche i risultati dei suoi studi: da solo
(Evidence and properties of double shell burning stars in globular clusters),
con il relatore della tesi (A parametric approach to the slope of the globular
clusters giant branches) e con un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università
di Lecce (‘Mutual relationships between ice mantle and silicate core properties
of interstellar grains’). La scoperta, non solo del parametro δ0.6, ma anche
del fatto che la ricerca scientifica è bella quanto avara con i suoi amanti,
specialmente se questi pretendono di dare uno sbocco concreto ai propri studi
in un lasso ragionevole di tempo, lo induce a correggere la propria rotta,
quanto basta per approdare ai lidi dell’informatica, scienza e tecnica allora
pionieristica. Così, mentre passa attraverso cinque diverse aziende tra Roma e
Lecce, riascolta il seducente canto delle sirene che gli rammentano come la sua
anima – attratta fino a quel momento un po’ dall’umanesimo e un po’ dalla
scienza – può trovare un buon equilibrio affiancando, ad un’attività lavorativa
nel segno della logica e dell’elettronica, uno spazio di tempo libero dedicato
alla ricerca storica e linguistica, con lo spunto di un’identità peculiare
propria di una terra d’origine sospesa tra Oriente e Occidente. Credendo,
quindi, di voler conoscere nomi, cognomi e date importanti di tutti i suoi
antenati (e delle antenate), intraprende una ricostruzione sistematica delle
migliaia di famiglie che sono vissute a Calimera dal Seicento all’Ottocento.
Non solo: inseguendo le radici proprie e della moglie Dolores Greco (che sa
bene quali attrattive lo tengono molte ore fuori di casa, immerso in fondi archivistici
o agricoli), finisce per interessarsi anche del territorio circostante e dei
suoi antichi abitanti. Lungi dal cercare improbabili quarti di nobiltà, scopre
che i suoi figli, Giuseppe, Maria Veronica e Luigi Matteo, hanno inattesi
antenati tra arcipreti di rito greco, mercanti genovesi, scultori, ecc.; e,
strada facendo, raccoglie tante altre notizie – forse riportate come curiosità
da alcuni benemeriti parroci antichi – che si rivelano particolarmente
interessanti per la filopatria. Comincia così a pubblicare questi ritrovamenti,
prima connettendoli con una trama narrativa (A metà del guado – Vicende
religiose nella Calimera del Seicento [Calimera 1988]; Alba di luna sul mare –
Tragedia di Roca tramandata oralmente sull’altra sponda [Galatina 2000]), poi
all’interno di saggi lunghi (I Castriota a Calimera, sul Bollettino storico di
Terra d’Otranto 10 [2000]; A nord di Kunta Kinte: incursioni e rapimenti in
Terra d’Otranto intorno al secolo dei lumi sul Bollettino 11 [2001]) e anche in
forma divulgativa (‘Donde Vrani’, Il Campanile di Borgagne; ‘Belloluogo, un
nome che viene da lontano’, Quotidiano 29/1/2001, 14; ‘Roca, covo di pirati
distrutto da Carlo V’, Quotidiano 4/6/2001, 17). Nel 2002 vedono la luce la
monografia Roca – La diaspora unita nel culto di Maria e il saggio Un buon
Lagetto inedito sugli eventi del 1480-81 in Otranto sul Bollettino 12, su cui
continua, negli anni successivi, la pubblicazione delle risultanze scaturite
indirettamente dagli studi genealogici: Cronache di altri tempi: tutti i
particolari nei registri; Speranza nell’Essere e certezza del divenire in
antichi documenti parrocchiali; Lingua e rito greco a Calimera e negli altri
centri dell’area rocana. Nel frattempo, si dà corpo allo studio sulla feroce
guerra turca, che colpisce le genti salentine mentre altrove il buio medievale
è rischiarato dagli splendori rinascimentali, dando inizio a incubi
plurisecolari che accomunano ancora una volta questo lembo d’Italia ai destini
della Grecia, in un sincronismo perfetto di morte e resurrezione, fino
all’inizio dell’Ottocento. In questo modo, Daniele Palma si ricollega agli
studi iniziali sulle affinità culturali in senso lato della propria terra con
il mondo ellenico.
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