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martedì 27 novembre 2012

UNA VITA DA... OVVERO: "LE PROCELLARIE DI ANDREA" DI GIANCARLO CARIOTI (ABEL BOOKS)



IL LIBRO - Che vita è stata quella di Andrea? Ditelo, voi lettori, magari con un sostantivo o con un aggettivo. Nato da povere cose, Andrea ce l’avrebbe la forza ed i talenti, per riformare fino in fondo il suo paese. Ma chi sta ad ascoltarlo? E soprattutto: che può un uomo di fronte ad una massa di uomini, di fronte ad un intero paese che tenta di procedere verso la civilizzazione? Così, dopo una prima parte, in cui Andrea si misura con una serie di acuti fallimenti, sembrerebbe, dopo aver conosciuto Nicoletta, che la sua vita si trasformi. Egli si appropria di un certo potere, ma viene bruciato dal padre di lei, che lo scaraventa in politica. Qui Andrea conosce la disfatta, perché, egli si dice, questa Italia non sa e non vuole cambiare, perché la gente è in fondo colpevole e merita di vivere male. Egli si brucia e, da quel momento cade nella più acuta nevrosi, per cui insistentemente pensa al suicidio,

ESTRATTO - Chi sa perché non riusciva a seguire. Le immagini si succedevano in rapida sequenza, ma era come se gli sfuggisse il significato recondito di quelle banalità, che pure si sforzava di voler intendere; ed il film, dai!, non era mica male, solo che… era il mezzo, quel piccolo schermo che lo ottundeva, in fondo, la sua autogestione, come tutte le cose “private” che ti compri, per farne un piccolo feticcio, il tuo tesoro autogestito, in cui non passava, chi sa perché mai l’oggetto, ma una sua pantomimica retrospezione, dove tutto si faceva... ecco... piccolo, troppo, troppo piccolo e limitato, senza una sua dignitosa autonomia. Così l’oggetto perdeva lena e sequenza, diventando accatto, paccottiglia senza determinatezza. Ed il bello era che tutto ti scivolava sulla pelle, diventando, appunto, incomprensibile, maculato di un uso improprio in cui mancava la tessitura di idee, che diventavano labili e confuse, insino allo smarrimento.

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