La vicenda, narrata in prima
persona, racconta del secondo esodo di migliaia di albanesi verso le coste
pugliesi, nell’agosto del 1991. Andi parte da Durazzo inseguendo il sogno di
una vita migliore. L’Italia, l’Occidente rappresentano per la popolazione
albanese una forte attrattiva in un periodo in cui in patria la miseria e il
disordine, seguiti alla caduta del regime comunista, imperversano. Il viaggio
della speranza di Andi dura 16 ore e a esso fanno seguito molti giorni trascorsi
all’addiaccio nel porto di Bari. Le razioni alimentari scarseggiano, la
situazione è al limite dell’umana sopportazione. Andi, al porto di Bari con lo
zio, finge un malore per guadagnarsi un posto nell’accampamento medico, dove
resterà per molti giorni e dove avrà la fortuna di rifocillarsi meglio di
altri, di dormire decentemente e di lavarsi. Andi continua a fantasticare di
una nuova vita, pensa al modus vivendi occidentale come a una conquista;
immagine che cozza però con l’estrema tragicità della situazione reale vissuta
in quel limbo. Dopo una settimana, Andi viene rispedito in Albania assieme ad
altri profughi, in aereo, ma non abbandonerà il suo sogno italiano.
Artur Spanjolli è nato a Durazzo
nel 1970. Dal 1992 vive in Italia, dove si è laureato in lettere. Artista e
poeta, con Besa ha pubblicato Eduart (2005), La Teqja (2008), Cronaca di una
vita in silenzio (2010) e La sposa rapita (2011).
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