Una penna più autorevole di chi vi sta parlando in questo momento ha detto
che scrivendo questa biografia di Lucio Mastronardi, "La rivolta
impossibile", e stiamo parlando dell'autore della prefazione al testo
Fofi, il giornalista Riccardo De Gennaro, dunque, fondatore e direttore del
Reportage, ha colmato un vuoto; un vuoto, d'altronde, che era anche nostro,
pure della nostra memoria, visto che le poche notizie sull'attività letteraria
e sulla vita di Mastronardi le avevamo avute esclusivamente dal critico Onofri.
Perché, soprattutto, Lucio Mastronardi, nome ai più sconosciuto soprattutto
perché mai davvero accettato - in un certo senso in questo come il più longevo
'Di Ruscio' - dalle fabbriche delle letteratura, preme iniziare, è quel Lucio
Mastronardi che come Pasolini, Bianciardi e qualcun altro non si fece
abbindolare e offuscare la vista dalle sirene delle vita dolcissima per i
ricchi e di consumo più che consumistica per una fascia media di popolazione
più forte d'oggi. E se su tutti l'analisi più acuta, perché approfondita e
oltremodo lucida sempre sarà assicurata da Pier Paolo Pasolini, Luciano
Bianciardi si farà fregare, come naturalmente non può non sottolineare ancora
Goffredo Fofi, dalle altrettanto pericolose e calamitanti sirene dell'alcol, e
Mastronardi, l'autore della trilogia di Vigevano ('paradiso terrestre della
scarpa e cielo terrestre del danaro'), Il calzolaio - Il maestro - Il
meridionale, si farà annegare dal vissuto Ticino di casa. La struttura scelta
da De Gennaro è della consegna completa e per intera all'oggetto dello studio.
Le pagine s'alternano, infatti, tra la genealogia dello stesso libro in
formazione, corsivate per giunta, dove il giornalista Riccardo De Gennaro narra
per filo e per segno, perfino passando un po' del suo passato alla penna, le
vicende, gli incontri, la documentazione che hanno riempito la lunga gestazione
dell'opera: non a caso, per dire, l'opera letteraria dell'ex redattore di
Repubblica e Il Sole 24 ore è adesso apprezzata e portata ai posteri persino
dalla moglie dello scrittore della Vita agra, Maria Jatosti, già buona
conoscente, a suo tempo, dello scrittore di Vigevano. Esistenza inquieta assai,
quella di Mastronardi. Figlio del "vero scrittore della mia famiglia"
che era il padre Luciano, che dal nome con in quale marchia quasi il figlio
presenta la sua possenza d'antifascista, polemista, comunista rigoroso -
d'altri tempi diremmo magari. E d'una madre che omaggierà insieme a Lucio
questa figura ingombrante e decisiva di Padre; nonostante più avanti Luciano
eleverà a questa qualifica il mentore e suo mentore Elio Vittorini. Giustamente
scomodo per i compaesani, sia da non famoso che da celebre, ovvero quando da
uno suo romanzo Petri porta nella patria delle scarpe e del benzolo Alberto
Sordi per una pellicola, Lucio Mastronardi si presenta sempre con la morte nel
cuore, il senso d'inadeguatezza nelle più svariate situazioni, tipo nel
mestiere d'insegnante, la verve sempre e comunque dissacramente che finisce o
comincia nella e dalla "pazzia". L'irregolare Lucio Mastronardi, al
quale non piace il boom economico che davvero si mangia la mente dei suoi
concittadini e tanti per inquinamento da fabbrica ne fa morire, non è
l'etichetta da mettere sulla bottiglia da esportazione d'una città, Vigevano
appunto, che non ha neppure una libreria: solo fabbrichette e ricerca
spasmodica dello "sterco del demonio": terra che per certe
sfaccettature assomiglia ai pezzetti di Nord (altro che Padania inventata e
quindi inesistente) coccolate e conquistate dai bossisti e dalla loro
mentalità. E l'esordio di Mastronardi, come fosse un segno del destino, dopo
tra l'altro continui rinvii editoriali a volte imputabili all'operato d'un
Calvino pur convinto della pubblicazione e innamorato dell'autore, esce in
libreria con titoli indimenticabili come "La vita agra" dell'amico
toscano Luciano e "Memoriale" di Volponi. La lettura di "La vita
impossibile" è altamente appassionante. De Gennaro raggiunge lo scopo di
riportare all'attenzione del pubblico, oltre che delle dimentica critica criticante,
la scrittura d'una figura che non possiamo rimuove dalle classi del Novecento.
Che, per dire, ha spiegato il suo 'odio' per l'operaio, sempre più povero eppur
rimbabitamente soddisfatto. A pagina 184 del libro, però, troviamo l'operaio
che invece avrebbe interessato e attirato Mastronardi, il poeta e scrittore
Luigi Di Ruscio: che De Gennaro in un certo qual modo mette giustamente accanto
alla penna che fece la trilogia di Vigevano contro l'apologia del macinare
comunque a vuoto. Costanti e irregolari, si deve esser. Per restare. Per questo
dalla biografia tranciamo la fine.
La rivolta impossibile. Vita di Lucio Mastronardi, di Riccardo De Gennaro,
prefazione di Goffredo Fofi, Ediesse (Roma, 2012), pag. 216, euro 10.00.
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