Scrittore di successo già al primo libro (Chiamalo sonno del 1934), Roth
vive un blocco creativo di circa 50 anni, fino alla scrittura e pubblicazione
di “Alla mercé di una brutale corrente”,
opera di 6 volumi, 4 dei quali sono stati pubblicati in Italia ( Una
stella sul parco di Monte Morris, Una roccia per tuffarsi nell'Hudson, Legàmi e
Requiem per Harlem, tutti editi da Garzanti). Ritrovato tra gli appunti di Roth
e impaginato grazie a un sapiente lavoro di editor, Un tipo americano si
inserisce nel filone degli scritti precedenti dell’autore, tutti di chiara
matrice autobiografica e capaci di raccontare, tramite la vita del
protagonista, il modello e il sogno americano. Il protagonista è Ira Stigman,
alter ego di Henry Roth. Scrittore precoce, ma uomo inetto, viziato e tutelato da Edith, sua matura
mentore e amante, Ira conosce M nella residenza artistica di Yaddo, dove aveva
trovato ospitalità per un soggiorno alla ricerca dello slancio creativo che,
con il suo primo romanzo, sentiva essersi esaurito. “Smarriti i propositi;
smarriti lo scopo, lo slancio. Dentro di me stava avvenendo un cambiamento
profondo nel modo in cui consideravo il mio lavoro, nella mia obbiettività. È
difficile spiegarlo”. L’incontro con M mina le convinzioni di Ira, lo induce a
ripensare alla sua vita da un’altra prospettiva, lo convince a cercare se
stesso secondo la più classica delle esperienze intime americane: il viaggio
coast to coast. Evocativo e profondo, l'opera narra le vicende della vita di
Ira – Henry, ne descrive le angosce e i tormenti di chi cerca di percorrere la
propria strada, da solo. Non solo, lo
scrittore ci offre lo spunto per ragionare su quello che era il modello
americano negli anni ‘30/40: l’obbligo di inseguire il successo a tutti i
costi, le difficoltà degli ebrei in quel preciso periodo storico, le
disillusioni sull’ideologia comunista, e di sinistra in generale, e le
contraddizioni del sistema capitalista. Nell’amore per M e nella costituzione
di una famiglia, il protagonista troverà le risposte alle proprie domande. La
scrittura di Roth è coinvolgente, risucchia il lettore portandolo oltreoceano,
in un’epoca così lontana, eppure tangibile grazie alle scelte sintattiche e
lessicali dell’autore, accurate e precise, mai lasciate al caso (per questo
bisogna fare i complimenti anche a chi curato la traduzione in italiano). Non
può, infine, non destare interesse e curiosità la vicenda umana e artistica
dell’autore e del suo personaggio che ha vissuto un blocco creativo di ben 50
anni. La penna di Roth lascia un segno, possiede una profonda dimensione
interiore, sebbene uno dei motivi di interesse del libro stia anche nelle sue
riflessioni riguardo la società americana: da questa sua capacità di ”entrare
dentro” il lettore si deduce la grandezza di Henry Roth.
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