Un figlio ricorda la vita di rinunce e di sacrifici del padre, dall’infanzia
strappata ai banchi di scuola, alla tragedia della guerra sul fronte russo,
alla lunga prigionia, fino alla vecchiaia dopo anni di lavoro e molto altro
ancora. Una vita ricca (fin troppo) di fatica, senza mediazioni che la
rendessero meno dura; una fatica che definire da “sole a sole” o dall’alba al
tramonto è ancora troppo poco, perché prima dell’alba si era già in cammino
verso i campi e dopo il calare del sole, in autunno, si continuava in cantina o
nel frantoio. Un mestiere, quello del contadino, che si fa dall’alba al
tramonto della vita, stregati dalla terra che si lavora fin da bambini. A
quella fatica furono iniziati i figli per sollecitarli a impegnarsi negli studi
e costringerli a fuggire dalle privazioni dei padri e dei nonni, “per non fare
la loro stessa vita”. Una vita comunque ricca di ideali e passione politica, di
fede, amore e amicizia, una vita pregna di solidarietà. Dai racconti emerge uno
spaccato della vita di paese fatta di usanze e tradizioni, proverbi dialettali,
venditori e compratori ambulanti, fughe di animali per i vicoli, artisti e
giochi di strada, mestieri ormai scomparsi, forni pubblici sempre affollati e
piatti della cucina regionale pugliese. E poi la bellezza della campagna
pugliese ricca di trulli e muretti a secco, campi di grano e distese di
mandorli, ulivi, peschi e ciliegi, vigneti ad alberello e tendoni di uva da
tavola, cespugli di more e di asparagi, macchie di origano e di finocchio
selvatico. Una campagna dove ascoltare il campanaccio lontano delle mucche al
pascolo di una masseria; una campagna che ancora ti rallenta con i suoi greggi
e ti stordisce con le sue cicale, che affascina il viandante in un tripudio di
suoni, colori e odori. Questo libro è innanzitutto un atto d’amore di un figlio
verso il padre, un omaggio alle comuni radici contadine e a un passato troppo
spesso rimosso per effetto della sbornia della modernità. Dalle pagine emerge
il desiderio di contrastare la tendenza a cancellare uno spazio e un tempo
della nostra storia comune, di restituire dignità a cose, luoghi, affetti,
sentimenti che il mondo attuale considera preistorici, e di cui in qualche caso
addirittura si vergogna.
Nessun commento:
Posta un commento