Il primo romanzo giallo della scrittrice
napoletana Antonella Cilento, "La paura della lince", è leggere un
Guido Reni mentre il quadro vola a pelo d'acqua. Infatti protagonista della
storia è, in prima battuta, proprio una delle tele più quelle del Reni: dove
una lince, s'aggiunga, sconvolge l'ambiente descrittivo dell'opera. Ma ecco che
nello spassoso e molto ironico ultimo romanzo di Cilento troviamo soprattutto
il razzismo che sbarca a Napoli e il malaffare che non si sposta da Napoli.
Perché, appunto, il capoluogo campano, che fu solamente accoglienza sincera e
forse poca altezzosa superiorità morale e materiale dei ricchi, somiglia sempre
di più a quelle fettucce di Nord proprietà sentimentale e pratica della Lega
dei Bossi e famigli a vario titolo. Che sanno dei Borghezio pronti a bruciare
barboni e migranti. Mentre in La paura della lince un onorato preside
scolastico gioca a sparare agli immigrati che non sopporta. L'intreccio è
costruito magistralmente. Quando una bambina, orfanella, per aggiungere un
tassello fondamentale, è catapultata in vicende solamente all'apparenza più
grandi di lei. Tra persone che scompaiono e soggetti che riappaiono, siamo
nella novella che illustra un giro di soldi e opera d'arte a favore di chi da
questi vuole e può arricchirsi. Quasi camorra a parte. Autrice di forza e
audacia, Antonella Cilento non teme che immettendo nelle vicende piccoli
accadimenti da spettacolo d'attualità e di commenti da seconda serata possa
svilire il sottotraccia del suo romanzo. E riesce a restare immune, appunto,
dal pericolo. Seppur il forte rischio esisteva. Un piccolo editore partenopeo è
stato capace, preme sottolineare, di darci un libro brioso della nostra
Antonella Cilento, il suo primo giallo che vogliamo invece catalogare fra le
pubblicazioni che hanno il bel coraggio di non spaventarsi difronte alla
vastità di temi che quotidianamente sono malattia per la porzione di popolo che
mai dovrebbe rassegnarsi a subire gli atti delle cattive abitudini. I colpi di
scena del romanzo, poi, danno a lettrici e lettori una voglia che si rinnova di
non abbandonare neppur per un microscopico secondo le pagine di Cilento. Arte
non da tutti, va detto. Arte che la narratrice Antonella Cilento, ci dice con e
tramite l'azione della scrittura, non ha alcuna intenzione di dismettere. Grazie al cielo e al mare.
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