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lunedì 2 aprile 2012

Turbativa d'incanto 2003-2010, di Jolanda Insana (Garzanti). Intervento di Nunzio Festa


 (...)"Non si è legata a nessuno dei vari generi tardo-novecenteschi che testimoniano quanto sia ardua la condizione di chi è venuto dopo (...), non ha imboccato la scorciatoia frequentatissima della poesia del corpo e del dolore a tutti i costi (...), non si appoggia nemmeno a un riferimento metrico definito e riconoscibile. (...) Ci si trova invece spiazzati e piuttosto a disagio al cospetto di una voce assolutamente non conciliante, ostica e addirittura ostile" (...). Le sensazioni che Galaverni esprime per "Turbativa d'incanto" incontrano quelle dateci da Bello Minciacchi: (...) "Il basso corporeo rende il tono urticante ma non lo svilisce, gli dà carattere d'essenzialità, d'urgenza primaria. La scanzione del verso è forte, tenuta con saldezza severa, arroccata, e il tono sempre ostile (...)". La sfacciata ironia d'Insana, la poetica e rurale sfacciataggine sua battono a dadi e non a scacchi le certe sicureme della critica logicista, vivificando la compresione solamente, appunto, delle penne citate in apertura. Jolanda Insana, fin dal titolo che quindi deridendo le farneticazioni dei codici legali mette in difficoltà lettrici e lettori meno curiosi, spezza la sua intimità nelle corde vocali del portamento collettivo. Approfittando delle origini sicule, grazie alle due voci - ed è qui che il dramma raggiunge il vertice della passione ideologica (vedi il pometto La bestia clandestina) - che compongono la scrittura aggressiva e quasi spiritata. Un magna certamente colto, ma, come sapremo, giustamente e con dignità, di cadenza popolare. Gli anni agitati dalla poetessa sono quegli vecchi del Settanta tramite spinta Lsd che si tuffano nei giovani e freschi dei bombardamenti iracheni dell'ultima guerra. Il verso che frantuma il peso degli interstizi maggiormente abitati è un verso aspro, come al solito, eppure discorsivo alla massima potenza; una parola che non induce, ma appunto si pone l'obiettivo, in natura raggiunto, di fare a poltiglia la congiunzione in più che può esserci tra una battuta e l'altra. Ché in questa maniera si distrugge, per fare ricrescita ancora naturale, la vitalità della vita vissuta. Seppur malamente. In quanto la poetessa Jolanda Insana si prontende nelle tante contese della Terra. A balzi dei simboli: mentre i conflitti citati non sono che il simbolo del 'non arrendersi'. Quando la parolina "melancolia" è più forte di come viene scritta. 

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