Questa raccolta di versi
è un itinerario della ragione e delle passioni che ha il suo orizzonte nel
bisogno di fraternità, nel riconoscimento della ricchezza della diversità,
nell’urgenza politica della lotta per l’eguaglianza. Un cammino che aiuta a ritrovare
sé stessi e la propria identità nella consapevolezza di un comune destino
dell’umanità.
Se accoglienza, ascolto, solidarietà sono parole che non hanno diritto d’asilo
nel contesto del potere, che si ritraggono e si spengono nella spirale di una
storia che sembra andare al contrario, lo spazio poetico tenta un affondo nel
loro significato e valore, partendo dalla prima domanda che interroga l’umano e
la sua responsabilità: dov’è mio fratello?
Come in una preghiera corale, Nichi Vendola dice di sé e dei suoi “scomodi”
compagni di viaggio, della sua fede abbracciata al mondo, degli affetti e dei
dolori che lo hanno segnato. E ci restituisce un’esistenza senza pregiudizi. La
ricerca della risposta a quella prima domanda diventa una pietra d’inciampo in
ogni poesia, e la parola queer una dichiarazione di guerra a
tutte le guerre

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