Sono rari i libri che condensano in loro tre qualità:
1 Essere un documento storico
2)Essere sempre attuali
3)Contenere una carica poetica, ironica ed eversiva
insieme
La Patafisica di E. Baj (Abscondita, Milano, 2009) è una di queste rarità, non solo per la personalità pittorica
dell’autore, tra l’altro recentemente celebrato a Milano e Savona il suo
centenario della nascita, con importanti mostre Antologiche della sua arte
pittorica e l’attività di ceramista), ma anche per le sue qualità di scrittore e
critico d’arte, ricordiamo alcuni suoi libri:
· Enrico Baj, Impariamo la pittura, Tutto ciò che
serve per diventare un grande artista, o un allegro falsario, o un pittore che
fa sul serio e vuole divertirsi, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1987.
· Enrico Baj, Cose, fatti, persone, Elèuthera,
1988, EAN 9788885861060
· Enrico Baj, Cose dell'altro mondo, Elèuthera,
1990, EAN 9788885861138
Baj oltre alla sua immensa attività
pittorica, ha sempre avuto rapporti con poeti e letterati italiani e stranieri
(Duchamp, Ray, Breton, Queneau, Sanguineti, Eco ed altri ancora) ed ha
collaborato con le proprie illustrazioni alle edizioni di testi classici e
moderni, ha riscoperto il poeta e artista futurista FARFA (al secolo Vittorio
Osvaldo Tommasini).
E. Baj, è stato un Anarchico,
antimilitarista, Fondatore del movimento Nucleare insieme a Sergio Dangelo,
Visionario e Patafisico, conosciuto dal grande pubblico pe opere come I
funerali dell’anarchico Pinelli, Apocalisse, i suoi “Generali” plurimedagliati
e ridicolizzati .
Insomma un personaggio che
sapeva spaziare da Zenone di Elea, a Leonardo a Berlusconi, e al suo amato
Alfred Jarry.
Nel libro “La Patafisica”, tesse
le lodi di Jarry e della sua forza ironica eversiva e immaginaria sino a
definire la Patafisica come “La scienza delle soluzioni immaginarie”, ma capace
anche di descrivere il Phanteon Patafisico esaltando tra gli altri Marcel
Duchamp citando una sua massima famosa:” Non ci sono problemi perché non ci
sono soluzioni”.
Ma nel libro non mancano
polemiche contro l’informale, la spettacolarizzazione dell’arte, la moda delle
installazioni, l’effimero.
La sua figura emerge come un
Titano tra i grandi artisti Italiani del ‘900 come De Chirico, Fontana, Burri,
Vedova, Schifano, Pistoletto.
Un’altra delle sue famose
polemiche è quella contro il Futurismo del mito del progresso, della velocità e
della guerra, sino a scrivere un contro manifesto dal titolo IL FUTURISMO
STATICO:
“Manifesto Futurista
1. Noi disprezziamo il pericolo,
lo spreco, la forza.
2. Coraggio, audacia,
esaltazione portano lotta e morte.
3. Disprezziamo il movimento
aggressivo, l’insonnia
febbrile, il passo di corsa, il
salto mortale, lo schiaffo e
il pugno. Esaltiamo la quiete
pensosa, l’estasi, il sonno
e il dolce far niente.
4. Velocità è bruttura: la più
bella automobile da corsa, ruggente che sembra correre sul filo della
mitraglia,
fa schifo se paragonata a una
qualunque immagine naturale o artistica: e si lasci in pace la Vittoria di
Samotracia…
9. Vogliamo glorificare la
Donna, e disprezzare la
guerra, il militarismo, il
patriottismo, il gesto distruttore
e le “belle” idee per cui si
muore. Unica morte accettabile è quella nel proprio letto.
10. Musei, biblioteche,
accademie non ci riguardano
ma non vi è alcun bisogno di
distruggerle. Siamo per
il femminismo, per la donna
portatrice di vita e non di
distruzione.
Respingiamo quindi l’immagine
aberrante di una parità sessuale che non esiste e la maschilizzazione nel
capitanato d’industria, nella
competizione e nella violenza.
11. Fanno schifo le grandi folle
manipolate dai media,
il fervore degli arsenali e dei
cantieri, i fumi puzzolenti
e venefici delle officine, i
moti rivoluzionari e fasulli
delle violente e criminali città
moderne... Vogliamo una
società solare.
Noi fondiamo oggi il Futurismo
Statico, in nome
dell’immobilismo plastico, per liberare
gli uomini dalla
cancrena del moto, del motore,
del turismo dopolavoristico o intellettuale che sia.
Voi ci credete pazzi mentre
proponiamo una nuova
sensibilità. …L’immaginario dei
cieli è il nostro habitat
che il tempo scandisce nel
divenire della memoria.
Stesi sul letto del mondo,
accarezziamo la volta stellare. Ubu è con noi.”
Seguiranno altre “encicliche”
ironiche e sovversive contro il cattolicesimo e gli ecclesiastici dictat:
“De Phatafisica foeminarum”,
“Dererum Gayorum”, la “Populorum progressio” e la “Rerum novarum”.
Il leitmotiv del suo pensiero è
sempre teso a ribadire l’importanza di non prendersi troppo sul serio.
Nel 1963 fonda “L’Istituto
Milanese di Alti Studi Patafisici” con i Satrapi Leiris, Clair, Mirò,
Dubuffet, Farfa ed Escher.
L’Apocalisse:
L’Ironia, l’irriverenza, il
grottesco, il gusto del paradosso ha guidato il suo fare riuscendo a fare della
Patafisica una delle Avanguardie Artistiche del ‘900 di maggior impatto etico e
mediatico oltre che artistico, di cui il ciclo dell’Apocalisse (con prefazione
di U. Eco) resta una pietra miliare. Ecco cose scrive U. Eco in
proposito: “ Baj ha concepito per uno spazio tridimensionale una grande
Apocalisse a tre piani, grottesca e tragica, ironica e preoccupata. E che la
sua mostra si presenti come meditazione e sul libro dell'Apocalisse e su altri
libri che han parlato di apocalissi è reso evidente dal fatto che, all'inizio
della serie delle immagini, sta un libro di Konrad Lorenz sui peccati della
nostra civiltà. Da questo fatto, dal fatto che Baj ha voluto illustrare in una
sorta di grande affresco o di anti cappella Sistina alcune preoccupazioni che
serpeggiano nella cultura contemporanea (...) è nata l'idea di questo libro in
cui le riproduzioni dei particolari della Apocalisse di Baj sono una parte del
testo, fanno corpo col resto del discorso. Umberto Eco, nel suo saggio
introduttivo, commenta le ragioni per cui Baj doveva arrivare alla
rappresentazione apocalittica, e il senso che le rimeditazioni apocalittiche
hanno assunto nei vari secoli passati e nel nostro. Infine, le immagini di Baj
si saldano con brani letterari di varia estrazione, giocati sempre sulla
contrapposizione tra un testo antico e uno moderno. Un libro su un pittore? Un
libro fatto anche da un pittore? Un fumetto patafisico le cui nuvolette
provengono da biblioteche al di sopra di ogni sospetto? Un incontro fra uno scrittore,
un pittore e una serie di citazioni illustri? Probabilmente tutto questo, non
certo un catalogo, anche se all'origine vi è qualcosa di apparentemente simile
a una mostra. Ovvero, un catalogo: ma di diffusi terrori, di molte minacce, di
alcuni vaticini, di varie denunce. Tra il grottesco e l'erudito, un modo di
impegnarsi a parlare, per apologhi, sulla situazione attuale" (dal retro
di copertina).”

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