«Che incantevole romanzo questa Vita di Giovanni Comisso, altro non sapremmo definire un libro che si presenta come una biografia e invece è un’auto-biografia mai scritta per intero da Comisso, ma ricostruita come una lunga frase musicale […] per mano di uno strumentatore di altissima qualità stilistica quale Nico Naldini». Così Goffredo Parise presenta questo libro in una elegantissima recensione che è qui riprodotta in appendice. In esso infatti si alternano tre «voci» in una sorta di abile contrappunto: le lettere e i diari di Comisso, che ne costituiscono l’ossatura, le lettere del suo grande amico, Filippo De Pisis, e il racconto di Naldini che le completa e le salda armoniosamente fra di loro, senza che quasi si avverta il passaggio dall’una all’altra. Comisso fu il primo dei «due amici» (l’altro fu il cugino Pasolini) ai quali Naldini dedicò una biografia: la Vita uscì per Einaudi nel 1985 sfiorando la vittoria al Premio Strega. E a distanza di quasi quarant’anni essa mantiene intatto il suo incanto e la sua brillantezza. In un passo ispirato Naldini descrive magnificamente quello che è il momento più adatto per leggere Comisso: «Non sempre ce la facciamo a sopportare la vista di questo mondo, e allora chiudiamo pure gli occhi e cerchiamo di ridurre la ricettività degli altri sensi […]. Abbandonati a noi stessi, è questo il momento in cui cominciano a vagare nell’animo le armonie perdute, come le carezze di un vento misterioso. Ed è questo – attenzione! – il momento più adatto per leggere Comisso, perché è incominciata una trasmutazione del nostro stato abituale, favorita proprio dal torpore sognante in cui siamo entrati da qualche minuto». Ed è questo anche il momento più adatto per leggere la Vita di Giovanni Comisso di Nico Naldini.
Nico Naldini, (Casarsa 1929 – Treviso 2020) ha pubblicato i suoi primi scritti nelle riviste della «Academiuta di lenga furlana», fondata dal cugino Pier Paolo Pasolini nel 1945. Dopo la laurea ha lavorato per molti anni a Milano presso la casa editrice Longanesi. Trasferitosi successivamente a Roma, ha collaborato con registi come lo stesso Pasolini, Fellini e altri, realizzando nel 1974 anche un film di montaggio, Fascista. Dal 1979 fino alla morte è vissuto a Treviso, con frequenti soggiorni in Tunisia. Ha al suo attivo fondamentali biografie: oltre a quella qui ristampata di Comisso, quelle di Pasolini, Parise e De Pisis. È anche autore di numerosi saggi critici e di raffinate opere di narrativa e di poesia.
Francesco Zambon, (Venezia 1949) è professore emerito di Filologia romanza presso l’Università degli Studi di Trento e Maître ès Jeux dell’Académie des Jeux Floraux di Tolosa. Medievista di fama internazionale, ha al suo attivo circa 250 pubblicazioni in Italia e all’estero. I suoi studi riguardano soprattutto la letteratura allegorica e mistica del medio-evo, i bestiari, il ciclo romanzesco del Graal, i trovatori occitani, Dante e la poesia italiana ed europea del Novecento. Per Ronzani ha pubblicato il saggio Lingue inedite. La poesia italiana contemporanea tra lingua e dialetto (2021) e curato alcune opere di Nico Naldini.
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