Nessuno era riuscito prima di Finnegan a far incontrare il surf e la
letteratura con tanta maestria. In questo modo Thad Ziolkowski, sulle
pagine del «New York Times», saluta la pubblicazione di Giorni Selvaggi,
il memoir che William Finnegan, acclamato reporter di guerra del New
Yorker, ha composto ripercorrendo le tappe di una vita votata a una
personalissima sfida al «Dio oceano». Cresciuto in California e poi alle
Hawaii, William Finnegan ha iniziato a surfare da bambino. Ha inseguito
l’onda perfetta in giro per i cinque continenti, vagabondando dalla
Polinesia all’Australia, da Madeira al Sud Africa, dalle Fiji al Perù.
"Le
onde sono il tuo campo da gioco sono l’oggetto della tua adorazione e
dei tuoi desideri più profondi. Ma allo stesso tempo sono il tuo
avversario, il tuo nemico mortale, la tua nemesi."
Giorni
selvaggi è il diario di un’ossessione, un racconto incantato che immerge
il lettore in un mondo sconosciuto, pericoloso, fatto di cameratismo e
amicizie rese immortali dalla comune sfida alle onde. L’infanzia passata
fra i libri e un’adolescenza eccessivamente avventurosa, gli scontri
fra gang di adolescenti a Honolulu, i tumulti sociali degli anni ’60, le
surfate sotto acido sulle onde di Maui, la scoperta del mondo e dei
suoi conflitti. Insignito del Premio Pulitzer 2016, Giorni Selvaggi è un
romanzo d’avventura d’altri tempi, una autobiografia intellettuale, un
road movie letterario e, soprattutto, una straordinaria esplorazione sul
continuo perfezionamento richiesto dall’esigente e poco conosciuta arte
del surf.
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