La storia emblematica di Voltaire e dell’ingombrante eredità di Shakespeare, della contrapposizione tra cultura aristocratica e cultura borghese, tra civiltà classica e moderna, tra ideale del gusto e libera, geniale, creatività.
Voltaire è stato il primo intellettuale
impegnato del nostro mondo, il più letto, criticato, discusso ed emulato
del suo secolo. Grande ammiratore degli Inglesi, della loro libertà di
pensiero e delle loro istituzioni, giovane esule, tra il 1724 e 1728,
nei teatri di Londra scoprì Shakespeare, allora in Francia del tutto
sconosciuto, e lo utilizzò per rinnovare la tragedia francese. Solo
pochi decenni dopo però, intorno al 1760, la fama del poeta inglese in
Europa crebbe a dismisura, mettendo in crisi la tragedia, il ruolo della
Francia nel mondo e quindi lo stesso Voltaire, la cui cultura
significava regole, norme, principi e, soprattutto, buon gusto.
Shakespeare, invece, che trascendeva i limiti aristocratici, metteva in
scena non eroi ma uomini moderni, con un linguaggio ora ricercato ora
triviale, unendo tragico e comico, alto e basso. Pur contro
l’oscurantismo, Voltaire vide vacillare il suo mondo e attaccò il poeta
inglese, il cui sorprendente successo gli parve, a un secolo e mezzo
dalla morte, uno scandalo intollerabile. Ma sapeva, dal punto di vista
letterario e teatrale, di essere ormai uno sconfitto. Il libro
ricostruisce il modo in cui la scoperta quasi improvvisa dell’eredità di
William Shakespeare aprì in Europa uno scontro culturale senza
precedenti e sconvolse irreversibilmente l’assetto della civiltà
classica. È la storia della riscoperta del poeta che, con il suo genio,
pose fine alla tradizione del mondo neolatino e all’egemonia culturale
francese, annunciò il Romanticismo e aprì alla modernità
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