“Questa è una storia di
fantasmi, un racconto di ombre e dissolvenze, dove il tempo si è ostinato a
passare e noi nel mezzo a far finta di nulla, a non vederle le ombre sotto gli
occhi, a non sentirla la pioggia, a sopportare il vento. Neppure il sole forte
della calura estiva, il riflettersi dei raggi sulla vetrina, l’aria resa
stagnante di scirocco o frizzante di primavera, indifferenti alle stagioni e
attenti ai libri, quei “maledetti” libri così amati.”
“Raccontare un dolore
personale è difficile, catartico forse, ma complicato. Anche dal punto di vista
prettamente narrativo si rischia di fare confessione, operazione per pochi,
qualcosa di egoista e comunque autoreferenziale. Non è questo il caso, assolutamente.
L’opera è una dichiarazione d’amore, ai libri prima di tutto e alle parole poi,
carezzevoli, preziose, misurate e precise nella manciata di pagine che
raccontano questa storia. Un’elegia della famiglia, storia semplice e
monumentale di un uomo, un pioniere che ha fatto la storia di una città o
almeno quella che ha a che fare con i libri. E quindi diventa la storia di un
luogo, di un modo ostinato e romantico di vivere i luoghi, posti che assumono
un valore simbolico, nostalgico e caldo. Un mondo fatto di persone e di
quotidianità. Un ricordo che è come un regalo alla comunità di lettori “forti”
e resistenti. (Osvaldo Piliego su CoolClub). Questa è la storia di Anna
Palmieri, della sua famiglia e della sua libreria a Lecce, raccontata da una
delle figlie.
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