“Nell’arte di Franco
Colnaghi, la leggerezza attraversa tutto il suo percorso di ricerca e
sperimentazione, di espressione e di tensione etica e stilistica, a partire dai
primissimi disegni astratti degli esordi, per arrivare agli alberi soffiati
sulla materia degli anni ’90 sino alle scatole e alle esili filiformi sculture,
al ciclo “Città dei poeti “ e alla ”Leggerezza” delle recentissime opere. Nel
caso di Colnaghi, la leggerezza esprime sia qualità formali che poetiche, la
sua è una ricerca incessante sia nei temi (paesaggi astratti, ideogrammi cinesi
etc…), che nella ricerca e sperimentazione materica (dall’utilizzo del legno al
filo di ferro al cemento), un esercizio continuo di nuove forme, modi ed
espressioni, che solo dai neofiti e dai detrattori incapaci di “leggerezza”,
vengono scambiate per incoerenza stilistica e tematica. Ai nostalgici della
classicità e dei canoni della moda e del mercato, ai detrattori della
sperimentazione che accusano di vaghezza e casualità, ricordo solo una
riflessione di Pindaro: “Il sapere e la vita, invece di essere una dimora
stabile, sono una strada”. Così come per Colnaghi la “leggerezza” non è solo
una conquista, ma una via, una strada per accedere con precisione e libertà
espressiva, al mondo del gioco, della fantasia, della felicità, della
spontaneità espressiva, della fluttuazione materica, del movimento, la
“leggerezza” per il nostro artista diventa la chiave di accesso alla
visionarietà, alla semplicità, alla poeticità, che sono gli unici valori
fondanti e importanti dell’essere e del divenire di un’anima “leggera”, in
cammino verso l’invisibile, praticando la “leggerezza” come un’oasi di senso e
un altrove denso di verità e bellezza.” (Donato Di Poce)
Photo by Maxime Le
Conte des Floris on Unsplash
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