“Uno scritto è come un’immagine al primo
contatto: qui ho visto tante parole accostate, prive di aria per gli spazi
ridotti al minimo; ho avvertito un senso di reclusione, di autodifesa, ho
percepito la mancanza di un colore, di uno spiraglio, ho avvertito una
percezione di soffocamento. Ma la prima visione sparisce quando lo sguardo
scorre fra parola e parola e cerca il filo che le lega, la tessitura di senso
che intimidita o lasciata ancora nel fondo dà ragione della primaria percezione
visiva. Le poesie di Marina Pizzi non si aprono come valve a mostrare la perla
o la sua assenza appena si mostrano per suggerire il groviglio che le tesse, i
materiali spuri che le costruiscono, l’assenza di ogni delimitazione fra pensato,
agito, vissuto e trasceso. (…)” (Narda Fattori – Il giardino dei poeti)
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