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mercoledì 9 dicembre 2015

Darkland di Paolo Grugni (Melville Edizioni). Intervento di Nunzio Festa



Quando per esempio leggevo i romanzi di Paolo Grugni editi da Laurana ("L'odore acido di quei giorni e "La geografie delle piogge") "del" 'solito' Dadati, trovano nell'alto livello di letterarietà, e dunque nel talento dell'autore di scandire il processo narrativo fra sontuosa cadenza appunto quasi a virare verso il lirico e la rappresentazione genuina della psicologia del Personaggio, le doti maggiori dello scrittore milanese. Invece, oggi, dopo "L'antiesorcista" (Novecento Media, Milano, 2015) e adesso "Darkland", il germanista Grugni - che tra l'altro vive e lavora attualmente a Berlino - sappiamo della sua bravura nello sviluppare tesi attraverso però il codice del thriller, dove il mistero giustamente scorre ma facendosi forza nello sviluppo grazie a indagine, inchiesta; perché, appunto, gli angoli da passo saggistico sono sotto traccia. Dove il thriller storico si fa storia per mettere in guardia dai pericoli del futuro. Insomma Paolo Grugni con Darkland ci ricorda, innanzitutto, che il mito della Germania davvero denazificata è da dimentare. Come, certo, esistono rigurgiti di nazismo proprio in una società fatta dal suo popolo già inneggiante un capo dei capi - del quale si vantava. Ospite in quanto temporaneamente allontanato da casa dalla moglie in una casetta della Foresta Nera dei dintorni di Karlsruhe, il criminologo e docente appena sospeso pure dall'università dove insegna, Karl Jeryzick, trova le ossa di scomparsi 25 anni prima. Che con il poliziotto in pensione Arno Schulze diventeranno per una trentina di giorni l'assillo di mattine pomeriggi e notti di ricerche su ricerche. Con il ritorno di fatti riconducibili alle menti in fibrillazione di nazisti, ex nazisti e neonazisti. Tutta quella feccia, insomma che tra le altre cose da quell'epoca buia buia continua a ragionare anche intorno alla possibilità di sperimentare su carne e ossa viventi, sul sangue dei sempre vinti e vittime ancora: medicinali e comunque metodi chimici a sostegno/suffraggio delle loro assurde teorie. "Qual è l'annuncio sconvolgente che una potente organizzazione neonazista si accinge a fare il 20 novembre, in occasione del 70° anniversario del processo di Norimberga?". Diciamo soltanto d'andare a spulciare nuovamente la storia della Bayer. Per avere giusto qualche indizio. Epperò il salto di qualità del romanzo, a mio modesto avviso, risiede nella lettura alternativa alla vulgata del dna del nazismo. Grugni, attraverso soprattutto le conoscenze del suo protagonista Jeryzick, ricorda per esempio pure quanto e come il nazismo fu saccheggio e depredazione morale più materiale di tutto. Gli ebrei, per dire, furono in terra tedesca prima lasciati senza beni materiali e poi perseguitati con odio razziale passato alla popolazione che andava spesso verso l'inneggiare appunto Hitler, alla stregua di razza inferiore. Mentre i potenti del nazismo pensavo al contrario che gli ebrei erano allora migliori e più importanti di loro. In tutto ciò, altro aspetto normalmente tralasciato o comunque preso davvero in minima considerazione, in che maniera, assoluta direi, i nazisti si facevano e si fanno d'esoterismo.

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