Il clima ideale è il
felice esordio di Franco Vanni – cronista di giudiziaria presso il quotidiano
“la Repubblica” – nel mondo della narrativa italiana. Bosnia orientale, 1992.
Sono tutti morti, tranne una ragazza di sedici anni. Ha visto uccidere i suoi
genitori ed è prigioniera di Dragan, capo di una formazione paramilitare. Milano,
vent’anni dopo. Michele fa il lobbista, o il “creatore del clima ideale per i
clienti”, come dice. È abituato ad avere il controllo in ogni situazione. Ma
tutto cambia quando nonno Folco lo incarica di scoprire chi sia davvero Nina,
cameriera serba che lavora a Tirana. Qualcosa va storto. Troppa gente si fa
male. Qualcuno segue Michele. Perché il nonno vuole informazioni su Nina?
Perché tutti quelli che entrano in contatto con lei rischiano la vita? Le
risposte si nascondo in un intreccio di indagini private, truppe mercenarie,
ambizioni politiche e viaggi notturni fra Milano, l’Albania, la Serbia e la
Bosnia. Il clima ideale è un romanzo che accompagna il lettore lungo un
percorso di sangue, che dalle SS di Adolf Hitler porta alle squadre della morte
nell’ex Jugoslavia. Fino al cuore nero dell’Europa.
Perché vale la pena di
leggere Il clima ideale? Perché si tratta di un thriller di grande respiro
scritto senza sposare una qualche tesi, ma con la volontà di rappresentare,
mettere in scena. Che è poi quello che ciascuno di noi si aspetta da un
romanzo. Perché offre la possibilità di compiere un viaggio lungo un percorso
che da Milano attraversa l’Albania e la Serbia, per arrivare fino in Bosnia. Il
cuore dell’Europa si svela così sotto gli occhi dei lettori attraverso
descrizioni affettuose e spietate allo stesso tempo. Infine perché Franco
Vanni, al suo esordio, si dimostra uno scrittore schietto, come la sua
professione gli impone. La sua prosa è in perfetto equilibrio tra momenti di
profonda intimità e accelerazioni, cambi di scena e descrizioni che
accompagneranno il lettore fino all’ultima pagina.
COME COMINCIA - Sulla
lama passò uno straccio imbevuto di petrolio. Poi lo passò di nuovo, fino a
quando il metallo fu perfettamente pulito. Stese sull’acciaio una pasta
antiossidante che lasciò una patina opaca. Con una spugna bagnata tolse il
sangue incrostato dall’impugnatura di osso. Dopo averla asciugata, la carezzò
con un panno morbido di daino. Come ultima cosa, con lo stesso panno, lucidò la
lama. Quel vecchio coltello era l’unica eredità di suo padre, insieme a una
valigia di vestiti troppo piccoli e a un orologio da polso cecoslovacco. Da
quando erano cominciate le operazioni in Bosnia, Dragan puliva il pugnale ogni
sera, che lo avesse o meno sporcato nel corso dei rastrellamenti nei villaggi.
Quando ebbe finito, mise il coltello nel suo astuccio e si lasciò andare sulla
sedia di legno, unico arredo nella stanza oltre al letto, a un piccolo
lavandino e a una lampada di ottone senza paralume.
Franco Vanni (Milano,
1982) è cronista giudiziario del quotidiano “la Repubblica”. Barista e
disegnatore per gioco, cura con tre amici il blog di pesca
anonimacucchiaino.it. È onorato di aver dato una mano a Claudio Cecchetto nella
scrittura di In diretta. Il gioca jouer della mia vita. Il clima ideale è il
suo primo romanzo.
In rete: @franvanni
#ilclimaideale
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