Quando si tratta di
argomentare Finzi è un mattatore, per questo il suo pamphlet sulle rivoluzioni
nelle comunicazioni è molto simile a quelle lezioni universitarie interessanti,
affascinanti e chiare nella consecutio causa-effetto che si ricordano per lungo
tempo. La “galassia Gutenberg” e quella Internet si fondono in un’unica storia
che collega le innovazioni nei mezzi di trasporto, nelle relazioni commerciali,
nella tecnica e nella tecnologia dei mezzi di comunicazione. Le informazioni
che venivano veicolate in un libro stampato dopo il 1457 viaggiavano più veloci
di quelle scritte dagli amanuensi (basti pensare al peso dei codici miniati) e
la radio era uno strumento di propaganda estremamente più completo di un
manifesto affisso al muro. Per questo il globo nei secoli è diventato
puntiforme: l’informazione viaggia oggi alla velocità del pensiero, cosa
impensabile anche nel secolo delle grandi scoperte tecniche, l’Ottocento. Ma le
scoperte hanno anche avuto un loro determinante lato politico e se il mercato
globalizzato è andato a braccetto con lo sviluppo della rete militare ARPANET
in quella che è l’odierna Internet, questa non è il campo, come alcuni
vorrebbero, della realizzazione della democrazia. La rete ha anche fondato la
possibilità di diffondere menzogne e idee malsane (come quelle dei pedofili
oppure dei fondamentalismi a caccia di adepti) senza contare che permangono
interi gruppi sociali che non hanno accesso alla rete stessa. Se la
visualizzazione mentale della diffusione dei libri, delle tipografie e delle
prime case editrici, oppure la nascita dei dagherrotipi o delle schede forate è
piacevole come l’ascolto di una sinfonia, i toni che accompagnano la
descrizione (un po’ orwelliana) della società attuale sono più acuti e pongono
degli interrogativi sul futuro della stessa cognizione umana non sempre
rilassanti.
«Tecnologia non fa rima
con eguaglianza», sostiene Finzi e conclude questa sua breve storia dedicata
alla nipotina Sofia con un appello: «passare dalla globalizzazione
all’universalizzazione attraverso tre grandi valori guida: pace, valorizzazione
delle differenze, solidarietà».
Roberto Finzi ha insegnato Storia economica,
Storia del pensiero economico, Storia sociale negli atenei di Bologna, Ferrara
e Trieste. E tiene molto a ricordare gli anni giovanili passati a insegnare
nelle scuole medie e medie superiori. Ha pubblicato con alcune tra le maggiori
case editrici e su numerose riviste. Ha inoltre collaborato con diverse testate
giornalistiche, da L’Unità al Corriere della Sera, da Il Piccolo a Il
manifesto, da Rinascita a Diario. I suoi lavori sono stati editi, oltre che in
Italia, in Argentina, Brasile, Cina, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Spagna e
Stati Uniti. Ha interessi molteplici, come mostrano i suoi più recenti volumi:
Il pregiudizio. Ebrei e questione ebraica in Marx, Lombroso, Croce (Bompiani
2011); Marzo 1943 “ un seme della Repubblica fondata sul lavoro” (Ceuls- Clueb
2013); L’onesto porco. Storia di una diffamazione (Bompiani 2014).
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