Adriano Chiarelli è autore, sceneggiatore e
documentarista. È stato assistente alla regia per Matteo Garrone e Paolo
Sorrentino e ha all’attivo collaborazioni con Fox Channels e Rai. Scrive
articoli e inchieste per Contropiano e Minima&Moralia. È autore del libro
Malapolizia (Newton Compton 2011), un’indagine sugli abusi della polizia
italiana. I dati che accostano la realizzabilità dell’opera alla storia della
Salerno-Reggio Calabria. I dettagli delle vicende di mala polizia in Val di
Susa. I punti di forza e il fascino di un movimento di massa ed eterogeneo.
Nato dai sogni dell’amministratore delegato di FF.SS. Lorenzo Necci nei primi anni
Novanta, il progetto Tav inizia ad avere una “biografia” interessante. Adriano
Chiarelli, già autore di Malapolizia per Newton Compton, evidenzia l’inutilità
e la dannosità (non solo per i valsusini) della Grande Opera, ma il suo lavoro
per la prima volta non è stato spinto da logiche “di movimento”. Alcuni
sviluppi del movimento contro l’Alta Velocità riportati nel volume sono
avvenuti da pochissimo tempo: il 27 gennaio 2015 la procura di Torino ha
comminato 47 condanne per un totale di 150 anni agli attivisti No Tav per i
fatti del luglio 2013; inoltre ha fatto scalpore il recente processo allo
scrittore Erri De Luca, indagato per istigazione a delinquere. Non ritrattando
(dichiarò «è giusto sabotare la TAV») firma l’accorata prefazione al volume. Le
fonti utilizzate da Chiarelli sono di stampo giornalistico: testimonianze,
verbali, testi di interrogazioni parlamentari, intercettazioni e sentenze. Ora
che personaggi come Ercole Incalza, come prima di lui Maria Rita Lorenzetti o
Emilio Souberan (il poliziotto coinvolto nei tragici fatti che spinsero al
suicidio due anarchici) sono interessati da procedimenti giudiziari è possibile
comporre una “controstoria” del progetto Tav, che renda l’idea di come alcuni
lobbisti abbiano letteralmente fatto carte false per distribuire prebende e
posti di lavoro connessi alla realizzazione della linea ferroviaria. Le ragioni
del No vengono esaminate razionalmente e fanno miseramente cadere quell’accusa
di essere “nimby” (persone che semplicemente non vogliono l’opera nel proprio
giardino) che spesso i valsusini si sono visti comminare. Chiarelli ha vissuto
per un periodo a stretto contatto con i No Tav e questo l’ha aiutato a capire
la natura profonda di una resistenza trasversale, certo con centinaia di
pratiche differenti, ma unitaria e capace di fare fronte compatto. Se, dati
alla mano, il traffico di passeggeri e merci della tratta già esistente non
esige un ripensamento della viabilità, ma il costo di realizzazione continua a
lievitare, le ragioni del Sì vacillano. Lo stesso senatore Pd Stefano Esposito,
definito da Chiarelli un “ultrà Sì Tav”, ha dichiarato (29 Ott. 2014) che se la
Torino-Lione costerà 7 miliardi di euro invece dei 2,9 previsti, allora l’Opera
non è sostenibile. Oltre alle questioni giudiziarie, alla storia del malaffare
insinuato nelle ditte che hanno gestito i lavori e ai dati finalmente chiari su
costi e “benefici”, Chiarelli rende giustizia all’opera di controinformazione
che il movimento sta facendo da anni. Per la prima volta in un libro si rende nota
con tanto di reportage fotografico l’operazione “Hunter”: un’approfondita
indagine (ancora in corso) in cui i poliziotti sono per una volta gli
inquisiti, accusati del pestaggio inutile e disumano nei confronti di quattro
attivisti. Forse questa volta le indagini arriveranno prima dei rimbrotti
dell’Unione Europea come per i fatti della Diaz, ma solo grazie allo zelo dei
No Tav. Se si aggiunge il ricorso presentato al Tribunale permanente dei popoli
(un organo sovranazionale che ha compiti di monitoraggio sui diritti
fondamentali delle popolazioni), si capisce come la natura delle azioni che il
movimento porta avanti sia prevalentemente dialettica. Ciò che succede nel
"laboratorio politico" della Val di Susa nel bene o nel male ci
riguarda da vicino: questo libro aiuta a non disinteressarsene.
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