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mercoledì 25 dicembre 2013

Margini. Storie di donne e di uomini senza storia di Zena Roncada, di Lucia Saetta, (Pentagora). Intervento di Nunzio Festa

I luoghi devono farsi tutt’uno alle donne e agli uomini che li vivono o li attraversano. Altrimenti son spazi morti. Anzi rischiano d’esser pezzi di geografie ammazzate. E Zena Roncada racconta, con i brevissimi raccolti proprio sotto il titolo di “Margini”, quelle “Storie di donne e uomini senza storia” denunciate nel sottotitolo del libretto e che tengono insieme fiume e paese ballati dal Po che erano in sintonia assoluta con gli abitanti e i naviganti di quei terrestri mari. Per fortuna, ci fa capire l’autrice nata a Borgofranco sul Po, esistono ancora certe realtà. Sicurezza di presente che “a fare granaio” si porta con narrazioni vaganti intorno a ortiche, orti, portoni. “Caro Nunzio, mi fa piacere che i miei racconti – sono parole private di Zena, che riporto per la ragione che spiegheremo più avanti – arrivino a te, in una terra che io amo tanto (la mia Basilicata, ndr). Mio padre, ai tempi della FederBraccianti nazionale, ha lavorato a lungo nei tuoi luoghi, sotto la guida di Di Vittorio. Grazie, per ogni cosa”: pensate quale onore e che piacere c’ha dato la lettura di questo libro; dove in questo pezzetto di Sud lucano dal quale scrivo prendo tasselli d’un Nord che è stato semplicemente un Settentrione contro la malvagità dei pregiudizi anti-meridionali. Ma torniamo alle vite dette da Zena Roncada. Ed ecco che, da premettere, il volume è stato suddiviso in quattro sezioni. La prima parte titolata “Mappe di terra, di fiume e di cielo”. La seconda “Il tempo delle formiche sulla tavola”. Poi “Orti, corti e cortili”. Infine “Amori e spose”. Augurandoci comunque di non far torno all’insegnante Roncada, bravissima e meticolosa a usare la penna appuntita di chi cura parole e sensazioni, prendiamo - a esempio buono per un’analisi di contenuti e scrittura - soltanto uno dei ultimi racconti brevi del libro, il bellissimo davvero “L’Alda”. “Che poi, lì, era una faccenda d’anima”, meraviglioso incipit. Che immette in velocissime perfezioni: “La musica si sganghera, sale per la manica, cerca il collo e la gola”. Con poche fulminanti battute, Zena Roncada ci spiega chi è e cosa vuole Ada e chi è cosa vuole lo sposo che ha apprezzato l’anima di questa donnona sgraziata appunto nel fisico e sicuramente più che aggraziata nell’anima. Un tocco fulmineamente che ci dice come i suonatori di fisarmonica viaggianti di strade e cantine portano nel taschino la tristezza del risveglio da dopo-bevuta. Quella disperazione silenziosa a dare la mancanza o l’esiguità di parole al vero prossimo, alla donna a sua volta vittima di quel lungo momento di cupa ripartenza. Il racconto è riuscito. Alla perfezione. E d’altronde è emblematico e rappresentativo delle capacità di Ronca. Margini è una raccolta di racconti non soltanto validissima, ma addirittura un libro che dovrebbe piacere molto ad autrici e autori della short story, Carraro e Benedetti in testa. E che di certo piace a Mauro Corona.

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