Tre leggendari pionieri
ottocenteschi rivivono fra le pagine dell'originale e struggente mescolanza di
fatti e finzione che è "Livelli di vita": Fred Burnaby, colonnello
della cavalleria della Guardia Reale inglese e viaggiatore per terre esotiche e
inesplorate, la "divina" Sarah Bernhardt, la più grande attrice di
tutti i tempi a detta di alcuni, e Félix Tournachon, il caricaturista,
vignettista, aeronauta e celebre fotografo ritrattista noto come Nadar. Ad
accomunarli, un'incomprimibile passione per il volo, l'impulso sacrilego a
issarsi a bordo di una cesta di vimini appesa a un pallone e, affidandosi a un
precario equilibrio di pesi e correnti, sganciarsi dal regno che ci è deputato
per conquistare lo spazio degli dèi. Una buona metafora per ogni storia
d'amore. Quella immaginata fra Burnaby e Sarah Bernhardt, ad esempio - l'aria,
l'assenza di vincoli, l'eccentricità, lei; la concretezza, l'avventura, la
disciplina, lui. O quella, cinquantennale, fra Nadar e l'afasica moglie
Ernestine. Oppure la storia d'amore, durata trent'anni e poi proseguita, fra
Julián Barnes e la moglie Pat Kavanagh. Storie in cui "metti insieme due
cose che insieme non sono mai state e il mondo cambia", esempi di una
"devozione uxoria" che travalica ogni barriera. Volare è esaltante e
semidivino, volare è pericoloso. Un calcolo sbagliato, un vento contrario, un
disegno avverso, o la casuale assenza di esso, e si può
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