In questi giorni, a Matera, nella
città dei Sassi zeppa di lentezza meridiana e, sembrerà strano, anche
d'indifferenza e velocità più che post-moderne, per così dire, il giornalista e
scrittore, ma soprattutto viaggiatore-viaggiante Andrea Semplici, appassionato
di foto e fotografia, sta portando a spasso le sue tante e diverse
pubblicazioni uscite per Terre di Mezzo insieme a una compagine
artistico-musicale guidata dalla voce gentile e calda di Adele Caputo. La
manifestazione itinerante, che va tra terrazze e luoghi un po' meno intimi, pur
partendo sempre dal principio d'appartenenza quasi famigliare e sentimentale,
oltre che ovviamente politica, si chiama "Libri Semplici". E s'è
trovata, per dire, tra lo sfascio del carro di cartapesta e cartapestato della
Bruna materana e l'ultimo round degli Europei di calcio, intanto. Però
attirando un successo da pesare col tono della condivisione. Non solo numeri.
Non solamente le case riempite per l'occasione. Quindi ne abbiamo approfittato
per incontrare, grazie alla cortesie delle piccole e combattive edizioni, due
testi di Semplici. Premesso che non è l'originalità della lingua che ci
convince maggiormente, possiamo già affermare che la volontà di Andrea
Semplici, coccolato dal sogno solito e utilizzato da secoli del realismo magico
di stampo sudamericano e dunque soprattutto postatoci dall'intramontabile e
nostalgico sempre Gabo, è quella d'invitare alla partenza costante. Portando
pezzi d'altro mondo - altri mondi - nelle latitudini meno sperimentate dalle
magie della forza primitiva (e lasciamo veramente tra parentesi le lande che
stanno divenendo piano piano nuovo Occidente di marca orientale): le nostre;
s'entri, per fare un esempio, senza imprudenza, nell'ultimo "In viaggio
con Che Guevara" e "In viaggio con Kapuscinski", questo nello
specifico pubblicato per la prima volta nel 2010 e ripubblicato l'anno scorso.
La dichiarazione d'amore, non al "mito" ma all'uomo e
combattente-viaggiatore Che, è quella che consente a Semplici di ridarci un
viaggio nei luoghi argentini che il guerrigliero, con "Alberto e con la
moto", fece prima di diventare liberatore di Cuba. Da questo libricino,
tra l'altro, apprendiamo che oggi, a Menem fatto, il presidente della parità
peso-dollaro e del peggioramento esponenziale delle condizioni di vita del suo
Paese, non è più possibile entrare col treno nel cuore dell'Argentina. Ma sono
necessarie ore e ore di pullman. Comunque la pubblicazione, ovvero il viaggio
di Semplici, rifà le tappe del Che Guevara che stava per diventare medico.
Fornendo, in fondo al testo, una serie di consigli a chi volesse re-inventare
le visite d'Argentina e della sua pampa. Ryszard Kapuscinski, che spesso nel
libro l'autore omaggia col soprannome amichevole "Kapu", potremmo
dire che è il maestro del giornalista fiorentino. Qui, infatti, lo scrittore,
per dire, ricorda come aveva invitato Kapu anche nella sua Firenze prima della
scomparsa di quest'ultimo. Semplici ci spiega, in poche pagine, R. Kapuscinski.
Le sue origini fra Urss e Bielorussia, potremmo sintetizzare. Visto che Kapu
nacque in mezzo al dominio sovietico, prima che il suo luogo natale divenisse
altra geografia politica insomma, e soprattutto molto prima che facesse le
prime sperate partenze verso quelle che saranno in tutto "ventisette rivoluzioni"
nel mondo. Tutte seguite. Sentite. Perché, è bravo Semplici a rimembrarci, il
reporter Kapuscinski studiava molto prima di salpare e sapeva sempre, poi, che
pezzo d'Africa in subbuglio andare a raccontare. Come poi ha fatto e farà Andrea
Semplici, in ogni posto Kapu diventava cittadino di quel posto. L'unica maniera per narrarlo al
meglio.
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