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domenica 15 aprile 2012

La felicità terrena, di Giulio Mozzi, con una Notizia di Giulio Mozzi, nota di Carlo Dal Cielo, Laurana. Intervento di Nunzio Festa


Nel 1996 Einaudi candidò allo Strega "La felicità terrena", che poi andò in cinquina finale, addirittura; però la nota che Mozzi affida a questa nuova edizione targata Laurana, tra l'altro comprensiva di pulitura d'un racconto e aggiunta d'altri due, offre maggiori approfondimenti di quel periodo, che è un vero piacere leggere: il divertimento personale, tra l'altro, sta nell'inzuppare gli occhi in un'acidità che non risparmia parentizie varie e sghignazzi da dintorni. Che è un piacere molto simile a quello provocato dalla lettura di Dal Cielo - l'eteronio dello scrittore - , ma questo si capirà a fine libro (quindi qui nulla sentirete in merito). Allora, si diceva, l'edizione della Feliticità terrena in uscita questi giorni riconsegna ai tempi moderni le immagini e le sensazioni dell'impiegata delle poste, magnifico personaggio colto in azioni che rivedono situazioni emozionali che avevano rivisto nel 'recente' e già festeggiato "Il male naturale", posizionata dietro la sua postazione di lavoro e dietro i suoi problemi che sono dentro e fuori dallo stesso lavoro abitudinario. Bruttina e lenta, l'impiegata è capace di intenerire, dannatamente, l'osservatore. Comunque il racconto sicuramente più riuscito ci dice d'una certa e sincera Maria Annuziata. Una donna che perde prima il marito stronzo e poi l'amatissimo figlioletto. Il primo per fuga. Il secondo per malattia. Eppure M. A. decide di far rivivere la presenza, appunto, del figlio-morto che le potrebbe e dovrebbe dare l'unico frammento di vita felice. Fino alla fine, naturalmente. Senza dubbio i protagonisti di questi racconti si sono fatti mondi paralleli per esser sereni. Ma il bello è che una dose di tranquilla serenità la trovano davvero. La lingua di Giulio Mozzio s'atteggia a moto d'animo che vuole controllare l'eccessiva scorrevolezza delle vite abbozzate, però senza esser così invadente da limare le caratterizzazioni degli anfratti che i soggetti pensati e disegnati col pennino hanno edificato per tutelarsi dal brutto del caso. P.S. La "notizia", oltre a esser, come accennato, più che spassosa, è un racconto a sé. L'estro di Mozzi, che a tratti pare macchiarsi di vanità, spettina le volontà commerciali del marketing. Per provocare disagio e storture nel certo percorso di chiede di leggere senza preoccupazioni di sorta. 

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